Per provocazione, ho modificato il titolo di un bell’articolo di Paolo Pegoraro comparso su Internet, del 17/06/2015 dal titolo: “Napoli: lo scetticismo attorno a Sarri è giustificato?”. Consiglio di andare a cercarlo su Google, aiuterà tantissimo a vedere le cose da una prospettiva diversa. Come l’obiettivo di questo umile articolo non è quello di esaltare Giampaolo come nuovo grande allenatore, ma invitare alla cautela e all’obiettività di giudizio che il passato ci può aiutare a trovare.

Lo scetticismo che divideva nel giugno 2015 il mondo dei calciofili circa la scelta di Maurizio Sarri, suona oggi come una pura follia. Eppure, nel giugno 2015, quello che si sapeva di Sarri era soltanto che facesse giocare bene una squadra di provincia come l’Empoli, facendogli raggiungere la salvezza con 42 punti, raggiungendo appena un quindicesimo posto. A 56 anni aveva allenato una sola stagione in serie A, e negli ultimi dieci anni, aveva raccolto 1 sola promozione e ben 4 esoneri. Dalle statistiche sembrava chiaramente un allenatore mediocre, buono per la provincia, ma destinato ad una carriera anonima.

Dopo soli 4 anni, com'è possibile che la nostra concezione di Sarri sia completamente stravolta? Oggi fresco vincitore dell’Europa League con il Chelsea, sogno per la panchina di molti milanisti, e quasi promesso successore di Allegri alla Juventus?

La fortuna è la chiave che apre la porta del labirinto del successo, ma per trovarlo, la fortuna non basta. Perdersi in quel labirinto è semplicissimo. Le spiegazioni di questo stravolgimento sono ben altre.
La prima è la mancanza di competenza nella gran parte di noi tifosi e di molti addetti ai lavori. Spesso le valutazioni sono basate su quel poco di misurabile che la statistica concede, come le classifiche, le posizioni raggiunte, i punti conquistati, i trofei vinti.
La seconda è la scarsa capacità di comprendere l’importanza della gavetta, e la possibilità di evoluzione che ogni allenatore ha nel susseguirsi delle esperienze. Alcuni riescono a migliorarsi molto, ricominciando da zero in un altro ambiente, sfruttando le esperienze maturate. La terza è il coraggio e la disponibilità di dirigenti pronti a scommettere, per necessità o interesse. Quelle poche e mediocri informazioni su Sarri sono state sufficienti a convincere per esempio un genio come De Laurentiis ad affidargli la panchina del dopo-Benitez. E pensare che Galliani lo aveva anche preceduto, senza avere la convinzione di imporsi contro il volere di Berlusconi. Per l’ennesima scelta sciagurata che ha precipitato la società rossonera nel limbo attuale.
È anche interessante citare che in quei giorni Sarri veniva visto dai tifosi partenopei come un ripiego per il mancato arrivo di Unai Emery, prestigioso allenatore del Siviglia, fresco vincitore della seconda Europa League consecutiva. Quell’Europa League che quest’anno Sarri ha strappato con il Chelsea proprio a lui, Unai Emery, seduto questa volta sulla panchina dell’Arsenal! Il calcio, se ti guardi indietro, è davvero incredibile.

Spero che questa analisi abbia reso chiaro quello che era Sarri 4 anni fa nell’immaginario comune, nel caso questo ricordo fosse stato rimosso. Quello che oggi è il Napoli in Italia e in Europa, e la salute dei suoi bilanci, sono tanto il frutto di quella scommessa coraggiosa ma azzeccata pienamente.
Allo stesso tempo, spero anche che il lettore capisca che l'eventuale scelta di Giampaolo debba sì essere vista come una scommessa, ma non necessariamente come una scommessa destinata alla mediocrità e al fallimento.
La storia insegna. Il futuro può rivelare sempre piacevoli sorprese.