Lo scempio a cui ho assistito l'altra sera nella partita contro lo Spezia persa per 2-0 meriterebbe uno sfogo immediato e severo. Ma a volte è difficile trovare un equilibrio tra l'amore per il Milan e la rabbia scatenata dall'indecenza di certe partite. Rabbia che pure è figlia dell'amore per la squadra del cuore, ma che potrebbe rivelarsi controproducente in questo momento particolare, a due giorni dalla sfida di ritorno del derby semifinale di Champions League. Rinvierò così a dopo martedì ogni considerazione su questa partita imbarazzante, assieme a tutte le considerazioni su questa stagione ormai quasi fallimentare.

Martedì a San Siro sarà un momento "particolare" sotto vari punti di vista. Per la sensazione surreale di avere ancora il coraggio di pensare alla finale. Per l'importanza di vincere un derby, dopo tre sconfitte consecutive nella stracittadina. Per quel burrone che troveremmo sotto i piedi dopo una ormai molto probabile eliminazione. Per il terrore che ci assalirà in caso di eliminazione in un derby semifinale di Champions League contro Chalanoglu e compagni. Per il doverci comunque ancora credere, spinti dal legame verso la squadra del cuore, sognando anche l'impossibile.
Voglio quindi dimenticare per alcuni giorni quell'insulto che è stata la partita di ieri sera, e lo scempio del derby d'andata, per concentrarmi il più possibile su questo momento particolare, che si materializzerà a San Siro martedì sera.

Nel derby d'andata, il destino ha voluto che la partita, nonostante un Milan imbarazzante, terminasse con non più di 2 goal di scarto. Questo risultato di partenza per la partita di ritorno porta a considerazioni molto diverse se si guardano gli aspetti statistici oppure quelli tecnici.
Da un punto di vista puramente statistico è interessante notare come la Champions League sia stato teatro di rimonte talvolta incredibili. Come quella del Barcellona sul PSG con addirittura 4 goal di scarto, o della Roma sul Barcellona stesso, con 3 goal di scarto.
Ma mentre queste due rimonte sono avvenute prima delle semifinali, il modello di rimonta più interessante da seguire resta quello del Liverpool nella stagione 2018/2019, quando il Liverpool riuscì a ribaltare il risultato di 0-3 subito al Camp Nou, con un maestoso 4-0, preludio alla vittoria della Champions League. E una traccia di quella rimonta è incredibilmente presente nell'attuale rosa del Milan: sembra assurdo, ma uno degli artefici di quella rimonta fu proprio Divock Origi con una doppietta. Oggi Origi è il fantasma di se stesso, ma questo spiega la sua fiducia nelle possibilità di qualificazione, dopo la sconfitta nel derby. E pensare che quello era un Liverpool senza Salah e Firmino infortunati, e con ancora meno speranze di qualificarsi, rispetto al Milan di oggi.

C'è tuttavia un denominatore comune tra molte delle rimonte più difficili: un goal nei primi 10 minuti di partita. È il goal della speranza, quello che riapre la partita, che compatta la squadra, che fa pensare di potercela fare. Passare in vantaggio, e farlo subito.
Ma parlare di statistiche in senso astratto serve a poco. Il Milan di Pioli contro l'Inter di Inzaghi ha già alle spalle un buon quantitativo di scontri diretti nelle ultime due stagioni, che possono dare informazioni molto più concrete. E quelle statistiche sono impietose. A fronte di 8 scontri diretti contro l'Inter, si possono contare per il Milan:

  • 2 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte
  • 6 goal fatti e 13 goal subiti
  • 1 vittoria e 4 sconfitte negli ultimi 5 scontri diretti, a testimoniare una continua crescita delle performance dei cugini contro di noi
  • su 7 scontri non terminati senza reti, è sempre stato l'Inter a passare in vantaggio

Ma quello che appare ancora più inquietante, è la distribuzione di reti:

  • 3 goal subiti nei primi 10 minuti di gioco (il 23% di tutti i goal subiti contro l'Inter)
  • 10 goal subiti nei primi 40 minuti di gioco (il 77% di tutti i goal subiti contro l'Inter)
  • Solo 2 goal segnati nei primi 40 minuti di gioco (il 33% di tutti i goal segnati contro l'Inter), meno di quanto l'Inter abbia addirittura segnato nei primi 10 minuti
  • Dopo 40 minuti di gioco il Milan non è mai stato in vantaggio

L'Inter segna quindi tanto e subito contro di noi (77% dei goal nei primi 40 minuti), mentre in questa stagione, se escludiamo gli scontri diretti contro il Milan, ha segnato nei primi 40 minuti in campionato il 40% di tutti i goal segnati, e in Champions League appena il 19%. Mentre il Milan, con il 38% in campionato e 33% in Champions League, contro il 33% degli scontri diretti contro l'Inter nelle ultime due stagioni, presenta un dato molto più uniforme.
Quindi l'Inter di Inzaghi segna molto più facilmente contro il Milan nei primi 40 minuti di gioco, e questo, a mio parere, è legato sia alla capacità di preparare meglio i derby, ma soprattutto a delle caratteristiche del gioco del Milan ben leggibili per il tecnico dell'Inter e molto compatibili con la sua idea di gioco. La sensazione di rivedere sempre la stessa partita, o le stesse situazioni, non fanno che confermare che non si tratti di un puro caso. E qui stiamo per uscire dall'aspetto statistico, per entrare in quello puramente tecnico, perché gli ottimi numeri dell'Inter di Inzaghi non ne sono altro che la naturale conseguenza.

Il gioco dell'Inter è tutto basato sullo spostamento dei giocatori avversari, sfruttando la palla e i movimenti dei propri giocatori. Lo spostamento dei giocatori avversari serve per creare opportunità e spazi, da sfruttare con gli inserimenti. Il pressing avversario si trasforma in un'arma per la squadra di Inzaghi, per accelerare la creazione di spazi, così come la marcatura a uomo il presupposto per lo spostamento controllato di uomini.
Basta vedere le azioni che hanno preceduto il primo goal dell'Inter nel derby di Champions, sono il libro aperto delle ricette con cui l'Inter fa del Milan quello che vuole in fase di possesso.
Tutto nasce da Bastoni che ha il pallone tra i piedi e Giroud a ostacolarlo. Bastoni attira il pressing di Giroud, e passa una palla invitante per il pressing avversario a Onana. E infatti Giroud abbocca, e continua il pressing su Onana, lasciando così Bastoni libero a ricevere il passaggio di ritorno. Nessuno si aggiunge al pressing solitario di Giroud. A quel punto Bastoni è libero di avanzare un po', ed effettuare il classico lancio lungo, forte, tagliato e preciso sulla sinistra. Chi c'è a ricevere il pallone? C'è ovviamente Dzeko, l'uomo degli spostamenti strategici. E chi c'è a marcarlo e fargli fallo? Tomori! Cosa ci fa Tomori così a sinistra nella zona di Calabria? E perché fa fallo a Dzeko?

Sfruttando la frequente marcatura a uomo del Milan, e la tendenza a pressare alto, Dzeko è riuscito a portarsi appresso Tomori per decine di metri, facendogli lasciare la sua zona, e creando un'opportunità di inserimento. Per la veemenza di Tomori, questa opportunità non è stata sfruttata, ma ne è uscito comunque un calcio di punizione, data la capacità di Dzeko di difendere palloni.
Sul calcio di punizione successivo, Di Marco cerca la testa di Acerbi con un cross corto al limite dell'area, che confonde ancora il Milan. Tonali va in pressing, e ne esce una deviazione fortunosa in calcio d'angolo. Passo dopo passo, l'Inter è arrivato al primo obiettivo, dove può sfruttare l'incapacità del Milan in queste situazioni. È emblematico vedere i fotogrammi precedenti al goal di Dzeko, e fare alcune osservazioni:

  • Ci sono 8 giocatori del Milan in area di rigore, e solo 5 giocatori dell'Inter, un vantaggio che si rivelerà inutile
  • Krunic, Giroud, Kjaer e Hernandez, tra i migliori saltatori, sono in linea e marcatura a zona davanti a Maignan, con i soli Lautaro Martinez e Bastoni nell'area piccola
  • Acerbi, Dzeko e Dumfries sono vicini, appostati sul dischetto del calcio di rigore, contrastati da Tonali, Calabria e Tomori
  • Dumfries cerca di scegliersi Tomori come marcatore, Acerbi cerca di distrarre Tonali dall'altro lato, per lasciare così Calabria con Dzeko
  • C'è uno spazio vuoto di 7-8 metri, tra la linea dei marcatori a zona, e i giocatori appostati sul dischetto, dove arriverà il pallone di Calhanoglu

Dopo la battuta del calcio d'angolo, Acerbi va a sinistra portandosi appresso Tonali, e Dumfries a destra, portandosi appresso Tomori. La palla si dirige verso il centro della linea dell'area piccola, Calabria non riesce a intervenire in alcun modo, e Dzeko la piazza comodamente in rete. Nell'occasione, Hernandez e Kjaer restano impassibili, non sapendo gestire correttamente la marcatura a zona.
Pochi minuti dopo, arriva il goal di Mkhitaryan, e il vero artefice del goal è ancora una volta Dzeko, che riesce a tirarsi appresso Tomori addirittura dietro a Kjaer, lasciando lo spazio libero per Mkhitaryan, seguito con non sufficiente convinzione da Tonali.

In quei pochi minuti della partita d'andata sono racchiuse le spiegazioni scientifiche delle statistiche del Milan di Pioli contro il Milan di Inzaghi. E non sono problemi semplici da risolvere, perché sono legati ai concetti cardine del gioco di Pioli, che vanno ad agevolare il gioco di Inzaghi, se tutto l'ingranaggio non funziona perfettamente: pressing alto non coordinato e marcature a uomo poco dinamiche e mal controllate (vedi Tonali su Mkhitaryan), in fase di non possesso. E in tutto questo Dzeko va a nozze.
Purtroppo non si può passare a difendere a zona dall'oggi al domani, ma non possono marcare tutti a uomo, perché serve superiorità numerica nel contrastare la mobilità dell'Inter di Inzaghi, e i centrocampisti devono correre molto, come purtroppo non è successo nel caso del secondo goal in contropiede. Che faceva Krunic in marcatura spensierata a centrocampo su Barella? Mentre i suoi compagni combattevano una battaglia sanguinosa contro i movimenti di Dzeko e la creazione di spazi per Mkhitaryan, che alla fine si trovava assieme a Dzeko e Dumfries contro Tomori e Hernandez (grazie anche al movimento intelligente di Lautaro a tagliare fuori Kjaer) in un pericolosissimo 3 contro 2 in area?

In 2 giorni Pioli non potrà certo risolvere tutti i problemi, ma di sicuro si potranno evitare i pressing solitari di Giroud, le marcature cervellotiche di Krunic su Barella, le marcature a uomo di Tomori in orizzontale in area, e quelle in verticale dello stesso Tomori e di Kjaer, quando gli avversari vengono incontro al loro portatore di palla, apparentemente per offrire una linea di passaggio, ma in realtà per spostare il proprio marcatore creando uno spazio.
E servirà soprattutto tanto, tanto allenamento sui calci d'angolo, per coprire meglio le zone, scegliere meglio le marcature ed educare i marcatori a zona a seguire la palla e coprire efficacemente tutta la propria zona di marcatura.
Servirà poi una prestazione di grande concentrazione e determinazione, come quella nella partita di ritorno di serie A al Maradona contro il Napoli.
Per il resto c'è soltanto una persona che può dare una speranza al Milan, l'unica persona che nelle ultime stagioni è riuscito, con una prestazione sontuosa nel derby di andata in questo campionato, a portare il Milan in vantaggio sull'Inter di due goal, anche se per soli 7 minuti (a causa del goal del nemico numero uno Dzeko). L'unico top player del Milan, perché solo i top player possono cambiare il corso della storia: Rafael Leao.
Servirà il Leao dei giorni migliori, come il Leao del Maradona in campionato, quello inarrestabile e capace di creare pericoli a catena e servire palloni magici ai compagni.
Un Leao che possa finalmente scrivere pagine poetiche di storia del Milan. Con ispirazione, coraggio e fiducia.