Mi ritorna ancora alla mente il 77esimo minuto di Milan-Roma dello scorso 8 gennaio, e l'immagine di Pobega che segna il 2-0. Il Milan sembra in pieno controllo della partita, e il Napoli dista soltanto 5 punti. È il solito Milan delle ultime due stagioni, che  gioca una partita preparata benissimo, con l'infermeria piena, pochi rinforzi dal mercato, e un secondo portiere che da poche certezze.
Le scorie per il dicembre nero delle amichevoli internazionali (3 partite, 3 sconfitte, 2 goal segnati e 9 goal subiti) sembrano definitivamente smaltite. Anche la paura degli ultimi minuti contro la Salernitana, per l'idea sconsiderata di Pioli di passare in corsa alla difesa a 3, e per il goal degli ospiti che aveva riaperto la partita, sembra dimenticata.
La corsa per lo scudetto sembra continuare tranquillamente, tenendo il passo del Napoli, e sperando di arrivare a vincere lo scontro diretto del 2 Aprile, per portarsi a -2 punti e giocarsela fino alla fine. Ma dopo 8 minuti, senza saperlo, Pioli decide ingenuamente di avvicinarsi al tunnel, che renderà vani tutti questi pensieri. Dentro Gabbia, un difensore, al posto di Saelmaekers, un giocatore di ruolo offensivo. Passaggio alla difesa a 3 in corsa, ancora una volta: la squadra abbassa il baricentro, e regala un calcio d'angolo alla Roma. Battuto tranquillamente, e goal segnato in tranquillità da un difensore giallorosso incontrastato. P
artita riaperta, e la luce inizia a svanire. Altro regalo, al 93esimo minuto, un fallo a livello della propria trequarti. Calcio di punizione, colpo di testa in solitaria di Matic, difesa allo sbando, e sulla ribattuta centrale di Tatarusanu segna Abraham. Non c'è tempo per fare il miracolo, ma tutto il tempo per cercare di capire l'incomprensibile esito di una partita che una grande squadra e un grande allenatore non possono pareggiare in questo modo.
Pioli dice nell'intervista post-partita: "ci siamo incasinati la vita da soli". Regola numero uno violata: il capitano della nave non può parlare in prima persona plurale degli errori che lui stesso ha commesso. Le sostituzioni e il conseguente abbassamento del baricentro, sono principalmente le conseguenze delle scelte di Pioli. "Valuteremo tutto e cercheremo di migliorare", "dovremo fare meglio nelle prossime gare" sono state altre parole inutili e di circostanza, che hanno creato inutilmente confusione nella squadra, la quale non poteva fare meglio di quel che aveva fatto fino al minuto 77esimo. Ammettere semplicemente di avere sbagliato, di riconoscere l'errore fatto, e di non ripeterlo, sarebbe servito a dare maggiore sicurezza e fiducia all'ambiente. Ma fin qui la situazione era ancora più che recuperabile, bastava raddrizzare il timone, e ritornare alle certezze di quel minuto 77esimo.

Risulta ancora difficile collegare causalmente e logicamente questo racconto, a quanto abbiamo visto con i nostri occhi appena 7 giorni fa, nella surreale sconfitta casalinga contro il Sassuolo per 2-5. Una partita preparata malissimo, una squadra disorganizzata, piena di insicurezza e confusione, e un allenatore incapace di ovviare in corsa a una partenza da incubo. Sono trascorsi soltanto 21 giorni tra quel minuto 77esimo e il disastro contro il Sassuolo, ma la traiettoria che collega i due punti sembra impossibile da percorrere in così poco tempo. Esiste una sola teoria per spiegare questo tracollo: un crollo psicologico di gruppo. I problemi tattici, tecnici e atletici sono soltanto una conseguenza di questo problema primario. Capire quali siano invece le cause scatenanti di questo crollo psicologico, potrebbe invece aiutare a trovare gli antidoti per contrastare il veleno della crisi che investe il Milan.

Per spiegare il crollo psicologico di gruppo, serve capire quali siano stati gli eventi che hanno portato a sviluppare insicurezza e confusione. Qualcuno potrebbe semplicemente dire che così come una vittoria tiri l'altra, lo stesso accada con le sconfitte. Ma qui non si parla tanto di risultati, quanto di prestazioni e atteggiamento. Dell'incapacità di trasformare la rabbia per una sconfitta, in energia positiva per una rivincita. Le prestazioni contro Lazio e Sassuolo, dopo la sconfitta umiliante di Supercoppa, sono la rappresentazione purtroppo perfetta di questo concetto.
Dal minuto 77esimo di Milan-Roma in poi, si possono invece elencare una serie di scelte tecniche e atteggiamenti sbagliati, a partire dalla partita successiva. Che a mio parere, nel loro insieme, rappresentano la causa scatenante di questa crisi.

Milan-Torino 0-1. Dopo il disastro finale di Milan-Roma, la scelta più saggia sarebbe quella di ripartire al 90% dalla formazione del minuto 77esimo contro la Roma, il 'finto' 4231: Tatarusanu; Calabria, Kalulu, Tomori, Hernandez; Bennacer, Tonali; Saelemaekers, Pobega, Leao; Giroud. Magari con variazioni minime, per far rifiatare Giroud (al suo posto De Ketelaere, Diaz o perché no, anche Lazetic). Quella scelta servirebbe a fare ritrovare certezze alla squadra dopo la dura batosta contro i giallorossi di Mourinho. Pioli, invece, decide di rivoluzionare tutto senza motivo, schierando un improbabile 3511, e lasciando inizialmente in panchina Leao e Theo Hernandez. L'esperimento fallisce ufficialmente al minuto 77esimo, per ritornare al 4231 puro, quando Theo Hernandez entra a sostituire Gabbia.
Dopo una serie di sostituzioni piene di confusione (Leao per Saelemaekers? Giroud per Pobega?), che finiscono per rendere il gioco del Milan caotico ed inconcludente. Il destino ci punisce con un goal in contropiede, e il Milan finisce fuori dalla Coppa Italia, primo obiettivo stagionale andato in fumo. Sono convinto che in quella partita i giocatori abbiano smesso di vedere in Pioli il capitano della nave, sicuro di se e capace di fare le scelte giuste nei momenti di difficoltà. E questo ha fatto scaturire insicurezza, paura e confusione nel modo di giocare e di stare in campo.

Lecce-Milan 2-2. Sarebbe l'ora di abbandonare il 4231 puro, per inserire di nuovo il terzo centrocampista, ma Pioli manda di nuovo in campo Brahim Diaz come trequartista centrale. E sarebbe fondamentale preparare bene la partita, dimenticando l'impegno prossimo della Supercoppa. Ma Pioli ha preparato malissimo la partita, e il Milan non scende in campo nel primo tempo, andando sotto di due goal. Nel secondo tempo, la scossa dell'intervallo serve a far raggiungere il pareggio, l'ultimo risultato utile conquistato, ma in 25 minuti finali non si riesce a portare a casa la vittoria che sarebbe tanto servita al morale del gruppo.
Milan-Inter 0-3. Pioli si manifesta pericolosamente spavaldo, e invece di abbandonare finalmente il 4231 puro, decide addirittura di renderlo più offensivo, inserendo Junior Messias al posto di Saelemaekers. La squadra è in confusione, non riesce a capire la scelta dell'allenatore, e non riesce a seguire lo spartito offensivo. Il centrocampo è sovrastato dalla superiorità numerica dell'Inter, e tanti giocatori (Calabria, Tomori, Theo Hernandez) manifestano un crollo psicologico contagioso, che porta il Milan in pochi minuti sotto di due goal.
Lazio-Milan 4-0. Pioli si rivela completamente ottuso, e insiste con il 4231 puro nella versione più offensiva, con Junior Messias al posto di Saelemaekers. Decide anche di togliere Kjaer, il difensore che meglio aveva giocato contro l'Inter. Passano 4 minuti, e la squadra è già sotto.
Milan-Sassuolo 2-5. Tutto l'ambiente attende urgentemente segnali di buon senso da parte di Pioli, soprattutto la squadra. E Pioli tira fuori un lungo repertorio di scelte assurde, forse ingenuamente pensate per dare una scossa all'ambiente, o per spiazzare l'avversario:

  • Ancora una volta il 4231 puro, senza inserire finalmente il terzo centrocampista
  • Leao in panchina a inizio partita, togliendo dal campo il pericolo maggiore per una squadra alta come il Sassuolo, e inserendo l'inconcludente Rebic
  • Gabbia in campo al posto del più esperto Kjaer, per sostituire l'infortunato Tomori
  • Krunic, appena rientrato dall'infortunio, in mediana al fianco di Tonali, per sostituire Bennacer, invece che ricorrere ai più pronti Pobega e Vranckx
  • De Ketelaere buttato a caso nella mischia come titolare, e poi subito tolto nel secondo tempo, bocciando repentinamente la scelta e annientando psicologicamente ancora di più il giocatore

Il risultato finale è la sentenza inequivocabile a un repertorio di scelte scellerate, nel corso delle ultime 5 partite.
"In questo momento sono tante le cose che non funzionano, dal punto di vista tattico a quello mentale", "Il problema più che altro è stato senza palla. Ci sono state poche coperture e poca lucidità. Dobbiamo fare un lavoro più preciso". Sono parole di Pioli, e sembrano descrivere fedelmente l'andamento della partita Milan-Sassuolo. Peccato che siano invece state pronunciate alla fine di Lazio-Milan, quasi come una profezia per il futuro. E che con il senno di poi, diventano la prova di come nulla sia stato fatto in 5 giorni per cambiare il corso degli eventi in campo.

I giocatori del Milan manifestano ormai continuamente segni di insicurezza e confusione, specialmente nella fase di non possesso. Questo porta a errori nei posizionamenti e nelle coperture, che sono stati la maggiore causa di goal subiti in questo periodo negativo. Inoltre, la paura della fase di non-possesso, e quindi di perdere il pallone, ha effetti collaterali anche sulla manovra durante la fase di possesso:

  • Tendenza eccessiva a tornare indietro fino al portiere, allungando così la squadra, favorendo il pressing alto avversario, e mettendo in difficoltà il proprio portiere.
  • Errori nei passaggi, effettuati con poca calma e quindi poca precisione.
  • Rallentamento dei contropiedi, per controllare meglio la palla.
  • Scelta dei passaggi più semplici e quindi spesso anche meno produttivi.
  • Paura che il compagno perda il pallone, e dribbling di troppo.

Tutto questo sembra davvero assurdo alla luce di quello che era il Milan pochi mesi fa. Pioli ha fatto un capolavoro negli ultimi due anni e mezzo prima del mondiale in Qatar, ed è davvero un peccato che stia bruciando tutto in così poche partite. Ha avuto certamente anche periodi di crisi, ma mai era successo di fare 2 punti in 4 partite di campionato (di cui tre giocate in modo imbarazzante), tanto per citare una semplice statistica.

"Dobbiamo lavorare", in modo molto generico, come invocava spesso Pioli nei post-partita, serve a ben poco. Il mister deve invece urgentemente lavorare su di sé, sulle sue scelte. Dare spazio al buon senso, mostrare l'umiltà di tornare sui propri passi, evitando scelte arroganti, testarde o cervellotiche, lasciando invece campo alla razionalità.
Niente più 2 soli centrocampisti, niente più esperimenti con la difesa a 3 né scelte pericolose, come tenere Leao in panchina nel primo tempo.
Un 433 o un finto 4231, con una formazione in campo che si avvicini il più possibile a quella che da uno osservatore esterno può sembrare la migliore.
Dopo aver rimesso la squadra sulla giusta rotta, potrà riprendere a fare scelte con più libertà e più inventiva. Ma in questo momento serve pragmatismo. E soprattutto umiltà, onestà e razionalità.