Le premesse che questa stagione fosse diversa da una generazione di campionati copia e incolla c'erano tutte. L'addio di Allegri, il ritorno di Conte, Balotelli Luther Burger King, la flessione fisiologica di CR7 (e del CR7 degli allenatori), Fonseca e molto altro. Unica certezza il Milan, che tra l'altro ha il grosso merito di dare continuità al progetto confusionario di Elliott e Gazidis. Ma partiamo dall'inizio, ovvero dal defenestramento di Allegri. In casa Juve è una svolta epocale: dopo decenni trascorsi a collezionare scudetti decidono che dare battaglia ai record del Rosenborg non è da top club. Di conseguenza via il Max esponente del calcio provinciale e dentro uno, a caso. Basta che provi a giocare a calcio. A Torino però, a sentire Paratici, si hanno “le idee chiare”. Quindi vanno su Guardiola, Pochettino, Zidane, Dechamps, Papadopulo e perfino Stramaccioni. Alla fine non rimane che Sarri, che comunque fin dall'inizio era il primo vero obiettivo. Da scartare. Con Sarri alla Juve, la dirigenza bianconera si mette al lavoro (in ritardo) pur cucire un abito su misura ai dettami tattici del nuovo tecnico: una tuta, ma di quelle sobrie. Da abbinarci eventualmente un bel paio di scarpe ginniche bianche, come ieri a bordocampo.

Tuttavia, un cambio di mentalità così netto rispetto alla tradizionale difesa meno battuta del campionato come mantra per vincere (solo in Italia), impone il massimo impegno da parte di tutte le componenti in Corso Galileo Ferraris, a cominciare proprio da Agnelli. Il giovane presidente è, come noto, completamente assorbito dalla gestione societaria. Di mattina sveglia molto presto, una spuntatina veloce con le cesoie al suo viso ipertricotico, giusto per far riaffiorare gli occhi, e poi al lavoro fino a tarda sera senza sosta. Mezza giornata la trascorre sforzandosi di trovare qualcosa da fare, la restante per prepararsi a fare qualcosa. Ma la notte generalmente porta consiglio, e allora dalla mattina seguente il presidente è di nuovo al lavoro alla ricerca di qualcos’altro da fare rispetto al giorno prima. Eppure una volta ha provato a prendere una decisione. Vedendo Demiral che, insieme ai compagni in Nazionale, si rendeva protagonista di un gesto plateale col saluto militare, chiedeva alla moglie se non fosse il caso di metterlo fuori rosa, pur non conoscendo i motivi del gesto. Per tutta risposta la modella turca imponeva il saluto militare anche a suo marito ogni qualvolta avesse incrociato il suo sguardo. Non di meno, Nedved non lesina sforzi e si dedica anima e corpo alla causa: la giovane Lucie. Il dirigente bianconero rimane folgorato dalla giovane amica e coetanea della figlia, quel giorno a casa per studiare insieme alla compagna. Pavel è tutto un fremito, gli si rizza perfino la chioma bionda. Così decide di andare dalle ragazze per offrire uno spuntino tra un compito di Facebook e un post su Twitter. La figlia declina seccata, ma quando la giovane amica chiede maliziosa un tiramisù, Nedved è così ingrifato che casca per terra. E stavolta non è una simulazione. La moglie Ivana non l’ha sicuramente presa bene, ma benissimo. Infatti il giorno dopo, per ripicca, invita a casa tutta la squadra di basket della classe della figlia. Chiaro che con tutti questi impegni il dirigente bianconero non possa pensare troppo alla Juve, tuttavia non manca di andare allo stadio ogni tanto. Anche Paratici non se la passa per niente bene, in quanto esce da una lunga storia con un partner più grande lui: Marotta. Eppure non resta single a lungo, da quest’estate è già impegnato ufficialmente con una tardona: la Vecchia Signora. Eh già, il vizietto di farsela con quelli più grandi è duro a morire.

Il problema semmai è che certi giochetti costano cari. Ed è così che per scorrazzare con la bella milfona, nonché per regalarle gioielli ed emozioni, il buon Fabio si espone parecchio. E per rientrare ha bisogno della plusvalenza. Se è pacifico che nel guardaroba della Juve ci sono comunque due squadre, è pur vero che mezza squadra è composta da pensionandi e l’altra da esuberi. Dei restanti, pochi sono i giocatori funzionali al nuovo progetto tecnico, e gli acquisti sul mercato di quest’estate sembrano più dettati dallo shopping compulsivo, piuttosto che da una attenta valutazione tattica. A cominciare da De Ligt. Il ragazzone olandese è forte e ha dei numeri interessanti, soprattutto un bagher niente male. Certo, è costato uno sproposito ma secondo Paratici era proprio la difesa a bisognare di un investimento del genere. Chiaro che il ragazzo è giovane e, probabilmente, diventerà anche affidabile un giorno. Eppure lo pagano da top player nonostante il praticantato. Sicuramente avrebbe beneficiato di un insegnante in campo come Chiellini, perché Barzagli poco può da fuori, anche se s'impegna. E a poco servono le lezioni di tattica sull'Ipad: appena Barzaglione si distrae gli ormoni di De Ligt virano decisi su YouPorn. Anzi, probabilmente i video sono controproducenti per evitare i falli di mano. In ogni caso, con De Ligt la Juve è così forte in difesa che bisogna indebolire le fasce: via Cancelo per Danilo e Spinazzola per Nessuno.

A centrocampo Paratici è convinto che Khedira e Matuidi possano tranquillamente adeguarsi al nuovo sistema di gioco: uno pensa e l'altro corre. Ma non manca di rinforzare la mediana con l'acquisto di Rabiot, non sia mai serva qualcuno con caratteristiche diverse. Infatti il francese, a differenza dei due, né corre né tantomeno pensa. Però garantisce la tenuta, dei capelli. Ramsey invece è venuto per incasinare le poche certezze di Sarri. In attesa di capire se è più utile da trequartista o da mezzala, lo impiega come fornitore di borracce ai compagni, in panchina. In attacco le cose non vanno meglio. Paratici in estate mette in vendita praticamente tutti, ad eccezione di Ronaldo. Ma si incarta tra le esigenze di bilancio, quelle del tecnico bianconero e i capricci di CR7. E non gli riesce di piazzarne alcuno. Addirittura per Mandzukic si rivolge a Noicompriamoauto.it, nella speranza che si facciano carico di un paracarro. Con Dybala sfiora il grottesco proponendo lo scambio con Lukaku, più conguaglio a favore del Manchester Utd. Intanto, sono proprio Higuain e Dybala spesso a togliere le castagne dal fuoco ad una Juve tutt'altro che irresistibile. E qui il buon Paratici diventa perfino patetico, perché non manca di elogiare Higuain "fra i primi tre centravanti al mondo" e Dybala "uno dei migliori dieci", quando fino a ieri li pregava di sbolognare. Ma siccome il dirigente bianconero ha le idee chiare, ecco che Sarri deve inventarsi trequartisti ed esterni d'attacco improvvisati.

Ma un anno di confusione (perché transizione potrebbe anche essere un progetto) alla Juve ci potrebbe anche stare dopo anni di dominio incontrastato. Peccato che proprio nella stagione in cui si decide di guardare oltre il calcio casareccio, per provare a recuperare posizione in un contesto globale, allineando progetti e mentalità agli standard europei, proprio quando anche la Nazionale dimostra di potersela giocare con un calcio propositivo, una débâcle della Juve che vuol rinnovarsi potrebbe spalancare le porte al 5-3-2 dell'invasato di successo, non a caso eurofallito. E soprattutto rischiare di dover ancora pensare di proporre barricate e contropiedi come unica soluzione potabile. Perché sarebbe un clamoroso passo indietro per il calcio italiano.