Sono tempi difficili da condividere con la quotidianità delle nostre azioni, tra la voglia di fregarsene come se nulla fosse e la paura del contagio che ci condiziona nel sociale. Eppure, a sentire le autorità, non c’è niente da temere da un “semplice raffreddore”, anche se ci vuole l’esercito per contenerne la diffusione. Non essendo un popolo particolarmente disciplinato, c’è bisogno della psicosi per dettare le regole e sperare che esse siano rispettate. Fare affidamento sul buon senso è fuori luogo, chi ha potuto lasciare le zone calde l’ha fatto senza pensarci due volte. Non a caso, a mille chilometri di distanza, è facile imbattersi in alcuni bar in facce che avevi imparato ad associare alle festività comandate, mentre si gustano beatamente un pasticciotto “fuori stagione”. Ma non ti diranno mai che fuggono dal “tampone” perché piuttosto si dichiarano nemici del “tampax”, unico vero spauracchio di certe avventure, il solo impedimento della zona rossa.

Di conseguenza, parlare di focolai, ha senso fino ad un certo punto, perché i potenziali untori sono dappertutto. La ricerca spasmodica del paziente “zero” a Codogno non ha rilevanza scientifica, quanto il piacere di potergli addossare tutta la responsabilità di un’epidemia che sarebbe arrivata comunque. Per altri, invece, si tratta di scoprire se fosse di fede milanista o interista, giusto per dedicargli una coreografia alla riapertura degli stadi. D’altro canto, Salvini sperava che il Covid 19 arrivasse con gli sbarchi, ed era persino disposto a limonare con un paio di operatrici della Sea-Watch infette per racimolare consenso, a patto che non fossero come la Carola, ovvero molto rackette. Nel frattempo, considerato che si è partiti dalla Lombardia, allora è toccato ad Attilio Fontana immolarsi. E le immagini del governatore che combatte con la mascherina ricordano tanto quelle di Balotelli che veniva sconfitto dal fratino in allenamento, forse anche più comiche.

Personalmente, pur non essendo né virologo né tantomeno tuttologo, neppure lontanamente accostabile alle indiscusse competenze della dottoressa D’Urso o agli scienziati improvvisati che in questi giorni popolano lo schermo, credo che arrivati a questo punto conti più risalire alla catena dei contagi dell’ultimo paziente piuttosto che del primo. Mio figlio, invece, si chiede come mai pandemie e zombi vengono sconfitte dopo un paio di ore a Hollywood mentre con il Covid 19 bisogna attendere due anni per un vaccino. Ma l’emergenza è utile per scoprire un mondo di nuovi eroi, dove una giornalista di una nota azienda non manca di sottolineare ad ogni servizio quanto la letalità del virus sia una minaccia solo per gli anziani e per pazienti già compromessi clinicamente da altre patologie. Come se essere anziano o sfigato sia una condizione che non meriti commiato da parte dei giovani forti e in salute. Che poi è un offesa alle centinaia di migliaia di italiani che da anni combattono con malattie terribili e temono che questo “semplice raffreddore” possa vanificare gli sforzi di allungare l’aspettativa di vita di qualche primavera. Molti dei quali, è bene ricordarlo, sono ben al di sotto degli “anta”.

Ma tralasciando gli aspetti frivoli di questa emergenza passiamo alle cose serie, e cioè al dramma che Cristiano Ronaldo ha dovuto subire per l'ennesimo primato sfumato: il 24 febbraio scorso la parola amuchina ha superato il nome dell’attaccante bianconero nella ricerca su google. E come se non bastasse la sconfitta con il Lione risulta più chiacchierata del coronavirus, dove milioni di immunologi ancora festeggiano alla sterilità del sarrismo, un germe che fatica a scalfire le difese dei rivali in campionato, rivelatosi del tutto inefficace contro una modesta compagine francese. Per la verità, non intacca nemmeno gli stessi giocatori bianconeri. Più che sarrismo, appare pietismo.

Tuttavia Agnelli ha le idee chiare: difende Sarri e sogna Guardiola, elogia Paratici e ne sottolinea il contratto a scadenza il prossimo anno, prende un caffè con Allegri nelle giornate in cui va un tantino stitico, snobba Conte ma lo teme più del Covid 19, è stimolato dalla concorrenza di Zhang ma lo vorrebbe in quarantena per 14 anni. Soprattutto il presidente non sbaglia un colpo, perché aveva ampiamente annunciato che con il Lione sarebbe “iniziata la vera stagione” della Juve. E ci hanno creduto anche i tifosi che, in barba a tutte le raccomandazioni, sono partiti in massa per la Francia senza mascherina e sono tornati incappucciati, dalla vergona.

Intanto domenica c’è il derby d’Italia. Nel rispetto delle direttive emanate da Conte (quello con i capelli veri e i denti finti) si giocherà a porte chiuse. La società bianconera si sta già organizzando per non far mancare l’affetto dei propri tifosi con un mega impianto a diffusione audio con cori registrati, nonché con un omaggio ad intervalli regolari per l’ex capitano Conte (quello con i capelli finti e i denti veri). Sarri e il suo staff preparano la partita tenendo presente che CR7 gioca quando e dove vuole, Chiellini si “è praticamente messo in campo da solo”, Buffon “farà le partite che gli servono per entrare nella storia”, Bonucci cazzia chi osa distrarsi nelle fasi di riscaldamento perché lui, da capitano, predilige farlo durante la gara e Pjanic che risulta incisivo solo su Instagram.
Poi bisogna gestire i “vaffa” di turno degli argentini sostituiti, l’inserimento di Rabiot che sarà pronto per il prossimo ritiro, il nuovo ruolo da mezzala cucito in panchina per Bernardeschi, un Alex Sandro che manifesta i sintomi di De Sciglio e Danilo che, scambiato per un Cancelo che non sapeva difendere, non garantisce dignitosamente nessuna delle due fasi. Ma il problema, a sentire il mister, sono le palle che girano lentamente quando dovrebbero farlo con ben altri ritmi. L’ideale sarebbe che girassero vorticosamente come quelle dei tifosi.

E non ho dimenticato Paratici, che dopo il sontuoso mercato in entrata e in uscita della Juve è di nuovo alla caccia del grande colpo a “zero”. Stavolta è stato inviato in missione dal presidente a Codogno per arrivare per primo sul profilo più ricercato d’Europa.
Una volta trovato, sarà un piacere farselo soffiare da Marotta sul filo di lana, per poterlo ammirare mentre starnutisce negli spogliatoi neroazzurri. Perché, se un dirigente è incapace di rafforzare la propria società, deve comunque provare ad indebolire la concorrenza, altrimenti gli si chiederà di devolvere le sue proprie chiappe alla scienza per la sperimentazione umana del nuovo vaccino contro il sarrismo: il contevirus20.