Con l’anno nuovo è tempo di saldi. Sono tante le occasioni a buon mercato, almeno quante sono le "sole” che di questi tempi si celano tra una vetrina tarocca e l’altra, allestite ad hoc per il babbeo di turno. 
Ma gli affari sono tali anche per chi deve vendere, e se questi non dovesse avere la necessità di svendere e liquidare la propria merce allora è meglio cambiare bottega. E se l’anno che si saluta ha lasciato in eredità alcuni “pacchi”, gennaio è il mese giusto per disfarsene con un sano riciclo. Magari qualcuno ci casca. Ed ecco che tutti gli operatori di mercato sono al lavoro a caccia dell’occasione giusta, anche solo della plusvalenza - presunta o farlocca - che tanto bene fa al bilancio societario.

È vero, la sessione invernale è in genere avara di grandi manovre di mercato.
Anzitutto perché le società più virtuose, forti di una programmazione oculata, a gennaio amano crogiolare il proprio ego sotto il sole irriverente di mete esotiche. Il freddo a lavorare è piuttosto una condizione per gli sfigati, alias comuni mortali. Tuttavia mai come quest’anno, complice l’incertezza di un campionato tutt’altro che deciso sotto l’albero, anche le cosiddette grandi sono costrette a muoversi con decisione. Vuoi per rinforzarsi o, più semplicemente, per rimediare agli scempi del mercato estivo. Di conseguenza è facile immaginare che l’emissione di una grossa quantità di denari generi un effetto domino sul calciomercato, coinvolgendo tutte le società, anche le più piccole. Di sicuro quelle che prediligono agire da satellite piuttosto che riflettere luce (e programmazione) propria.  

Intanto Paratici piazza il primo botto di capodanno prendendo (per) “Kulu”, con un’operazione degna dei gradi che Agnelli gli ha cucito sulle spalline. Chissà, forse una tiratina d’orecchi sarà giunta al buon Fabio per aver cannato buona parte (ad esser buoni) del mercato estivo. Perché alla Juve non si guarda in faccia a nessuno e basta poco per ritrovarsi all’Inter (che poi non deve esser così male..).
Credo che i tempi in cui il giovane dirigente andava in giro, con l’etichetta appiccicata sulla giacca aziendale con su scritto in bella vista “sono il nuovo diesse della Juve e c’ho li sordi”, distribuendo pizzini a destra e manca con le strategie di mercato, siano terminati molto prima del panettone.
E l’acquisto di Kulusevski è un segnale in tal senso, mandato anche allo stesso Marotta, che sul parmense ci aveva fatto la bocca. Chiaro che il tuttocampista di proprietà dell’Atalanta serva subito al centrocampo bianconero, evidentemente povero di quella dinamicità funzionale al gioco di Sarri. Altrimenti questa operazione non sposterà nulla nell’immediato, e quindi in una stagione con tanti obiettivi ancora da conquistare, nonostante una coppetta già lasciata miseramente per strada. Con buona pace di D’Aversa e del Parma che in cambio riceveranno l’amicizia della Juve e un paio di prestiti. Se poi uno di questi si dovesse concretizzare con l’arrivo di Pjaca allora sarebbe il classico pacco confezionato per l’occasione, nella speranza che i gialloblù non debbano annoverare il mercato di gennaio alla voce “cornuti e mazziati”.

Intanto, mentre Mandzukic sposa il calcio più idoneo alle sue ultime prestazioni e si leva finalmente dalle palle (di Natale s’intende), Paratici chiama anche il Genoa e, in virtù dei buoni rapporti, gli rifila Perin. Preziosi non dimentica il prestito a fondo perduto della FCA per Rincon di qualche anno fa, nemmeno quello per Romero di quest’estate. Ed è per questo che il presidente genoano accoglie a braccia aperte l’esubero juventino, che tra l’altro pone fine al progetto di crescita in solitudine del giovane portiere di proprietà dell’Inter: Radu. In fondo per Paratici, a quanto pare, non c’è niente di meglio che fare mercato alla Juve riservando dispetti al suo vecchio partner, e quindi ai nerazzurri. L’importante è di non cadere nelle varie trappole disseminate sul mercato da quel volpone di Marotta, con il rischio di pavoneggiarsi come quel marito che si evira per far dispetto alla moglie, ovvero alla Vecchia Signora. In ogni caso alla Juve servirebbe anche un terzino sinistro, senza dimenticare che dalla parte opposta, tra De Sciglio e Danilo, il migliore è senza alcun dubbio Cuadrado, che resta comunque un giocatore adattato. Ma non siamo ancora a gennaio e la Juve sembra piuttosto determinata anche se, probabilmente, bisognerà attendere di conoscere il prossimo obiettivo per la fascia sinistra dell’Inter per spingere forte sul mercato, e dare ad Alex Sandro un alternativa.

Non di meno Marotta, in qualità di plenipotenziario dirigente neroazzurro, è chiamato agli straordinari nel mercato di gennaio. Di solito, alla Juve, poteva permettersi di attendere la Befana tra un cenone e un brodino, guardando dalla poltrona vecchi cd del matrimonio felice con Paratici ai tempi della Samp. Oggi sono solo un lontano ricordo, che magari brucia ancora. Ma per un single attempato non c’è tempo per ciabatte e plaid, perché bisogna combattere con tutte le energie in un mondo cinico e competitivo per dimostrare di essere ancora utili alla causa. E magari confezionare uno sgarbo proprio alla Juve, che troppo frettolosamente lo ha rottamato. Intanto sono anni che non si ricordavano festività dal sapore così dolce in casa neroazzurra, per nulla scalfite dall’ennesimo passaggio a vuoto in Europa. Dare battaglia all’odiata rivale in campionato evidentemente non ha prezzo, per di più con l’icona bianconera in panca. Ed è proprio Conte a tenere tutti sugli attenti affinché non si arretri di un millimetro. E a Marotta il delicato compito, tra l’altro esplicitamente preteso dal suo mister, di intervenire sul mercato per un centrocampista, un esterno e un attaccante. 

Per il terzino si prova a rompere le scatole sempre al Parma, che dopo Kulusevski dovrà cercare di trattenere anche Darmian. In ogni caso non una primissima scelta per Conte, ma bisogna considerare che Alonso ha costo troppo elevato anche solo per sedersi a trattare, specie dopo aver speso 160 milioni nel mercato estivo e averne buttati via altri 30 con la mancata vittoria sui ragazzini catalani in gita a Milano. Anche perché c’è da portare all’Inter un certo Vidal, e sarà un’altra operazione sanguinosa. Per di più per un centrocampista che fa della ferocia a metà campo la sua arma migliore, e non bisogna dimenticare che le tante primavere pesano soprattutto agli uomini di “polmoni”, mentre la tecnica e i pieni buoni hanno generalmente una parabola più lenta. Ma Vidal serve all’Inter come il pane e Marotta le sta provando tutte pur di accontentare il mister. E dopo aver suggerito di far causa al Barcellona per compensi non meglio precisati, il dirigente neroazzurro suggerisce al centrocampista blaugrana di provare con due dita negli occhi a Messi in allenamento. Come extrema ratio si proverà, eventualmente, con una scazzottata con Rakitic, con la speranza che almeno uno dei due venga messo sul mercato a prezzo di saldo. E in quel caso anche il croato andrebbe benissimo per l’Inter.
Per l’attacco Marotta si affida a studiare la letterina scritta di nascosto da Conte a Babbo Natale, che invece di essere indirizzata in Lapponia è giunta agli uffici di Corso Vittorio Emanuele a Milano: “Se mi porti Giroud io ti giuro non piango più, se mi dai Lasagna o Petagna ogni intervista m’invento una lagna, altrimenti volente o dolente portami a casa almeno Llorente”. Staremo a vedere se Beppe Natale riuscirà nell’impresa di accontentare i capricci di Conte. Tanto è pacifico che in caso di vittoria sarà tutto merito del tecnico salentino e in caso di secondo posto (o zeru tituli) tutta colpa degli altri; lui comunque avrà migliorato due quarti posti.

Infine chiudo con una nobile decaduta che è riuscita nell’impresa di strappare Ibra nientepopodimeno che al Bologna di Sinisa.
Nonostante la facile ironia, al Milan serviva uno così. Perché a Suso non sarà più concesso un dribbling di troppo, ai terzini di sbagliare un cross, ai centrocampisti di pascolare liberi in mezzo al campo e a Donnarumma di atteggiarsi a superstar. Con Zlatan in campo e fuori, o migliori il rendimento, o scappi senza svuotare l’armadietto.
Eh già, Ibra è proprio quello che serviva ad una banda di smidollati.  
A Zvonimir Boban Frankenstein, al grido di “si può fareee”, non restava altro che l’esperimento di riesumare il campione svedese per poter dare una svolta al progetto insipido dei rossoneri. Al suo aiutante Ygor Maldini il compito di continuare in quello che gli riesce meglio, ovvero non fare nulla. Anche perché sono sicuro che se volesse contribuire al progetto, sarebbe capace di scambiare il cervello di Van Basten con quello di Balotelli..

L’occasione mi è gradita per augurare alla Redazione e a tutti gli utenti, nonché ai bravissimi blogger di vxl, un felice anno nuovo.


Con affetto,

 Gianluca (alias querty977).