I tre fuorilegge sono i banditi più temuti di tutta la provincia italica. Killer spietati e senza scrupoli seminano il terrore nel territorio degli “spaghetti western”, scorrazzando incontrastati tra un assalto alla diligenza, una rapina (al VAR), una scazzottata col pennivendolo locale e una truffa al governo federale (plusvalenza). In una terra dove gli sceriffi hanno cinque stelle ma non controllano alcunché, il buono, il brutto e il cattivo si sfidano per imporre la propria legge nella contea, badando bene di non oltrepassarne mai i confini, dove si rischia di lasciarci lo scalpo.

Inzaghi detto “il buono” capeggia alla grande un manipolo di ladri di galline travestiti da aquile. Rispetto ai più temuti avversari difetta in fucili e ha gli uomini contati. Al suo finanziatore Lotito ha chiesto di assoldare un paio di mercenari in gennaio, per non dover rimpiangere di vanificare l’impresa “per un pugno di dollari”. Tuttavia le casse della Formello Bank non destineranno un solo dollaro alla causa, perché quando parli di pecunia Lotito non ci sente da un orecchio: c’ha L’otite. Anche se poi lo stesso presidente assicura una ricompensa pari a trenta denari in caso di successo sui rivali nordisti. Se invece “il buono” dovesse fallire sarà messo alla gogna da traditore e considerato peggio di Giuda, che con lo stesso onorario almeno riuscì a disfarsi della concorrenza con lo scandalo apostopoli, in prescrizione come calciopoli. Ma Inzaghi va avanti per la sua strada più determinato che mai, facendo di necessità virtù e senza piangere “per qualche dollaro in più”. Quello semmai è “il cattivo”.

Il “buono”, forse anche troppo,  per scongiurare che un semplice raffreddore possa mettere fuori gioco un solo pistolero, che in assenza di alternative valide diventa quanto mai essenziale, ha pagato di tasca sua il vaccino antinfluenzale a tutta la ciurma, e a Ciruzzu addirittura rimbocca le coperte tutte le sere, preparandogli una borsa d’acqua calda, a cui il ragazzo ha dato teneramente il nome di “Jessica”. La stessa borsa che una volta causò una violenta rissa perché finì sotto le coperte di Caicedo. Stabilite le gerarchie, Inzaghi e i suoi hanno messo in fila ben 11 scorribande nella contea, portando a casa il bottino pieno. All’ultima si è lasciato per strada un paio di forzieri contro i terribili seguaci di Romeo e Giulietta, una baby gang fastidiosa come Raiola nella tenda dopo una scorpacciata di fagioli. Ma l’obiettivo dichiarato resta comunque la conquista delle terre italiche, anche perché nella recente spedizione oltralpe gli aquilotti ci hanno lasciato le penne, sculacciati da presuntuosi uccellacci con la cresta: i galletti francesi.

Un facoltoso stalliere, discendente da una ricca dinastia di fabbricanti di carrozze, alcune delle quali trainate da cavallini rampanti, ha messo su una compagnia di mercenari prezzolati per difendere un dominio che dura da ben 8 anni e, soprattutto, per provare ad estendere l’egemonia anche oltre confine, dove spesso le ambizioni s’infrangono sotto i colpi di compagini ben più audaci. E le ferite inferte dai pellirossa crociati dell’Ajax col “massacro di Fort Apache” ancora bruciano. A farne le spese soprattutto l’acciuga Allegri, ormai riciclato col movimento delle sardine nella lotta contro il sistema moderno, e quindi contro il calcio giocato. Per riprovarci il rampollo lancia sul mercato un nuovo motore ibrido euro 7 (in omaggio alla finali perse), con un rendimento a metà tra il diesel di Allegri e il turbo di Sarri, alimentato con benzina agricola.  

Il faccendiere Paratici, uomo di fiducia (a tempo) di Agnelli, ha il compito di irrobustire la banda e arruola i mercenari De Ligt, Rabiot e Ramsey, rispettivamente “la mano più veloce, il femorale più fragile e il codino più lento di tutto il west”. Per rientrare delle spese scambia un cavallo per un pony e proiettili del winchester per alcuni colpi a salve, operazioni certificate dal notaio Gravina come ricche plusvalenze. Ma dietro i “tre dell’Ave Maria” c’è ancora troppa gente con le polveri bagnate o dalla mira tutt’altro che infallibile. E Paratici rischia seriamente di retrocedere a palafreniere, con l’incarico di ripulire la stalla dalla montagne di escrementi accumulati negli anni, e spacciati come gianduiotti.

Intanto ora la palla passa a Sarri, noto come il “brutto”, che si ritrova per le mani una banda che fino a ieri aveva la meglio sugli avversari con l’autogestione, comandati dal pistolero Ronaldo, ovvero da un killer spietato capace di impallinare indifferentemente nemici, compagni e fanciulle nei saloon. Un fuorilegge in grado di pretendere la taglia da ricercato numero uno per poi mandare gli avvocati a liquidarla. E il “brutto”, piuttosto che rischiare l’ammutinamento, si dichiara un assistente di CR7.  Rispetto ai principali nemici predica tattiche di guerriglie più evolute, ma nella provincia italica risulta efficace ancora il brigantaggio.

Il “cattivo” è il più grande mercenario di tutto il west e, probabilmente, anche il fuorilegge più temuto. Al contrario di molti avventurieri Conte non vende solo i servigi, ma ci aggiunge anche l’anima, opportunamente ripulita dalle scorie degli amanti passati. Se Conte fosse una donna sarebbe tutt’altro che una contessa. Tuttavia “il cattivo” è un killer feroce, famelico, e suoi uomini sono pronti ad andare in guerra al suo fianco. Ha chiesto e ottenuto che la banda fosse ripulita da malandrini da saloon e impreziosita col reclutamento di banditi di sua fiducia. Il conto è salato ma grazie alle acrobazie del contabile Marotta e alle disponibilità economiche di Zhang il “cattivo” è stato accontentato su tutta la linea. E se fino allo scorso anno all’arrivo dei neroazzurri in città si annunciava il circo, ora grazie al “cattivo” i clown non si vedono più. Wanda Orfei ha piantato le tende altrove. Peccato solo che “el grinta” si afflosci in Europa, dove il suo scalpo viene ancora sventolato al cielo dalla giovane marmotta Ansu Fati. Ma fare lo scalpo a Conte è come togliere un libro di grammatica a Cassano, non gli fai nulla.

Nel saloon tra un whisky e un rum non si parla d’altro, e si accettano anche scommesse su chi tra il “buono, il brutto e il cattivo” alla fine avrà la meglio. Buffon punta forte su Conte (al massimo perde, non è una novità), mister Palmieri su Inzaghi che paga bene e qwerty977 si copre con Sarri. Poi c’è Elliott che ci prova con Pioli ma forse è ubriaco, o semplicemente gli piace fare beneficienza. Invece Pardo non ha dubbi e gioca la doppia chance, cancellano lo spettacolo del “tiki taka” per il “352 maccheronico”. Intanto un paio di scugnizzi italoamericani fanno domande su un certo Pasqua, pare abbiano in serbo uno scherzetto su Commissone. Mentre Petrachi si dimostra lungimirante ancora una volta, ed è già al lavoro per la prossima scuderia.
Nell’attesa di conoscere quali mani baciare dal prossimo maggio, provo ad intrattenermi con la barista. Non è granché ma al terzo bicchierino, gentilmente offerto da uno che si fa chiamare “ninja”, non si fa caso a quei cuscini che nasconde sotto il vestito per dare risalto a fianchi e seno, alla briglia da cavallo che le stringe la vita a modi clessidra e a quelle labbra che hanno dovuto subire due capocciate per dare l’effetto botox. Intanto mi diletto e poi chissà, magari un giorno mi diventa come la Leotta.
In fondo le aspirazioni sono le stesse..