Sebbene manchi ancora l'ufficialità, l'Udinese mette a segno i primi colpi del mercato invernale: Stefano Chuka Okaka e Marvin Zeegelaar. Definire colpi una punta italiana mai esplosa e che tutti davano per dispersa, e un carneade olandese di ventotto anni con fugaci esperienze in club prestigiosi (Ajax e Sporting Lisbona), potrebbe apparire quantomeno azzardato. Ma tant'è... va preso quello che passa il convento. Soprattutto se quel convento, posto nella ridente cittadina di Watford, arricchisce a dismisura una famiglia già di per sé molto agiata.

Il prestito dell'ex Roma, se contestualizzato, potrebbe essere più utile di quanto non sembri. L'attuale inedia in zona-gol degli attaccanti bianconeri preoccupa e i centimetri, i chili e l'esperienza di Okaka potrebbero sopperire alle momentanee difficoltà di Lasagna, cui una "spalla" farà di certo comodo, e all'assenza prolungata del lungodegente Teodorczyk. Pronunciarsi in merito all'altro acquisto proveniente dagli "Hornets" risulta complicato. Qualche apparizione in club di buon lignaggio come l'Ajax (dove ha mosso i primi passi) e tanta, tantissima panchina (e tribuna) al Watford. Su Zeegelaar i casi sono due: è stato preso perché sa ricoprire tutti i ruoli della fascia mancina e, al netto della deludente stagione di Pezzella, rappresenta un'occasione irripetibile; oppure si tratta dell'ennesima operazione sull'asse "Watford - Udine" funzionale al rilancio di atleti che in Premier League non vedono il campo. Propenderei per quest'ultima alternativa.

Non mi addentrerò negli impervi meandri di questioni economico-finanziarie, personalmente non ne capisco un'acca. Una cosa però credo di averla intesa: il Watford fattura e guadagna molto di più rispetto ai friulani. Ne consegue un maggiore impegno da parte dei Pozzo nella gestione del club dell'Hertfordshire, che per produrre annualmente i cento e passa milioni di fatturato non può prescindere dalla partecipazione alla Premier League. È un circolo virtuso per gli inglesi: acquisto di calciatori importanti e più forti, risultati migliori, mantenimento della categoria, maggiori introiti, nuovi acquisti di calciatori importanti e più forti e così via. Rappresenta, viceversa, un circolo vizioso per l'Udinese che, in futuro, non porterà a nulla di buono (leggasi retrocessione in Serie B.).

Biasimare i Pozzo per tali motivi sarebbe da ipocriti: quanti di noi, se fossero al loro posto, rinuncerebbero a cuor leggero alla pioggia di milioni che solo la Premier, la "Eldorado del Calcio" può garantire? La risposta è semplice: nessuno. Eppure io credo che nella vita, più specificatamente nel calcio, esistano cose che ancora superano d'importanza il tintinnio del denaro: la Storia, ad esempio. E quella dell'Udinese ha certamente più pagine intrise di ottimo inchiostro rispetto ai dirimpettai inglesi. Basti ricordare le numerose partecipazioni europee dei bianconeri, che contrastano con la totale assenza di gettoni in Coppa Uefa/Europa League, né tanto meno in Champions, della compagine britannica. Negli anni in cui i ragazzi di Cosmi venivano ospitati al "Camp Nou" al cospetto del leggendario Barcellona di Ronaldinho, il piccolo Watford faceva la spola tra seconda e terza divisione, in impianti fatiscenti e campi fangosi. In definitiva, l'Udinese non può e non deve ridursi a diventare mera succursale di un club straniero di seconda fascia, nonostante questi rappresenti una vera e propria miniera d'oro per il patron Pozzo.