Tra i capisaldi del pensiero di uno degli allenatori più vincenti in attività ve n'è uno che recita che, per poter vincere un campionato ed ascrivere così il proprio nome nell'albo d'oro, una squadra non debba prescindere dall'avere una difesa forte. Non che ci volesse Massimiliano Allegri per partorire un concetto simile, ma è indubbio che l'equazione calcistica "meno gol subiti = più punti in classifica" si avvicini molto alla realtà delle cose. A suffragare questa tesi ci pensano le fredde statistiche: il filo conduttore nei sette tricolori consecutivi della Juventus è rappresentato dal minor numero totale di reti subite. Se andassi ad analizzare e scrutare ogni singolo campionato dalla stagione primordiale della Serie A fino ad oggi (lascio l'incombenza ad altri...), si potrebbero contare sulle dita di una mano i casi in cui la miglior difesa non si sia laureata Campione d'Italia a maggio.

Non lascia dunque basiti il fatto che la Juventus, in virtù delle sole quindici reti subite, sia saldamente in testa dopo venticinque giornate; ciò che invece desta sorpresa è la sottile differenza nei dati difensivi delle rivali - sebbene definirle rivali appaia quantomeno eufemistico - rispetto ai Bianconeri. Prendendo in esame il mero scarto di punti crederemmo infatti che gli uomini di Allegri stiano surclassando gli avversari anche nelle statistiche. Invece non è così: il Napoli secondo - Meret intanto ha inanellato il quinto clean sheet di fila - ha subito soltanto tre gol in più della capolista; il Milan pare abbia finalmente registrato e sistemato le retrovie con 22 reti; infine sono 20 quelle prese dall'Inter, un brillante dato infangato e rovinato dallo sciagurato 3-3 del "Franchi" di domenica scorsa.

Perché allora la Juventus sta ammazzando l'ennesimo campionato? Di cosa abbisognano le altre per raggiungere il tanto agognato Empireo della A? In molti potrebbero asserire che il "segreto di Allegri" stia nella forza del suo attacco: d'altronde le 53 realizzazioni bianconere sono un'ottima argomentazione. Cosa accadrebbe quindi se ad esempio alla Vecchia Signora dovessero mancare i preziosi servigi di Cristiano Ronaldo? Tolte le 19 segnature dell'asso portoghese, credo che il gap in termini di punti tra la Juventus e chi le sta dietro rimarrebbe pressoché immutato. Perciò accade che, come in una partita del gioco dell'oca, il discorso torni al punto di partenza: quello che davvero conta nell'altro gioco, quello del calcio, è la difesa. I tre gol in più subiti dal Napoli, che di primo acchito sembrerebbero un'inezia, hanno un peso specifico in realtà determinante nel delineare le giuste e veritiere distanze in graduatoria.

In virtù di quanto scritto finora, la Juventus parrebbe destinata a vincere il prossimo Scudetto, e il prossimo ancora...e chissà quanti altri! La verità è che, se l'ambizione della dirigenza torinese fosse (come credo) quella di rafforzare la propria egemonia nazionale, gli sforzi maggiori andrebbero profusi nel rinnovamento di un "pacchetto" difensivo ormai logoro nonostante (e in virtù de) i fasti passati.
Avvalendomi di dati anagrafici e statistiche varie, il quadro che ne nasce è alquanto tetro: Chiellini, quando non acciaccato ed in salute, entra nel novero dei centrali più forti d'Europa, ma ad agosto saranno 35 candeline e si sa che nel calcio gli anni vanno moltiplicati come per i cani; Bonucci è più giovane del dirimpettaio ma ha dimostrato alcune lacune difficilmente risolvibili dopo i "trenta" e che ad alcuni tifosi hanno fatto storcere il naso vista la turbolenta parentesi milanista; ceduto forse troppo imprudentemente Benatia, gli altri esponenti della "Linea Maginot" bianconera appaiono o un po' acerbi (Rugani) o del tutto fuori luogo (Caceres).

Paratici dovrà rimboccarsi le maniche e giocoforza intervenire rintuzzando un settore pericolante e probabilmente costruito male in estate. Un particolare non trascurabile sembra tuttavia obnubilare le ambizioni e i piani dello "Chief Football Officer" della Juventus: di difensori forti ce ne sono in giro per il mondo, il problema è che costano caro. Anche per le ingenti disponibilità della società pluricampione d'Italia. Qualche esempio appoggiandomi agli ambivalenti rumors di mercato: Eder Militao, centrale brasiliano di enormi prospettive del Porto, ha un prezzo esorbitante (conosciamo i portoghesi, bottega tra le più salate) e recentemente è stato escluso dai titolari in seguito ad una notte brava in disco (episodi che alla Juve non vanno tanto giù...); se l'ex São Paulo costa parecchio, per comprare il primo obiettivo della lista dei papabili difensori - l'enfant prodige olandese De Ligt, un mostro! - la Juventus dovrebbe dissanguarsi, vista anche la spietata concorrenza di Barcellona e PSG; perfino il meno pubblicizzato Romero, difensore centrale del Genoa e sorpresa del campionato, ha un prezzo d'acquisto smodato.

Quale soluzione adottare per aggirare un mercato sovrastimato? La più naturale sarebbe attingere dal settore giovanile e altresì dai ragazzi in prestito, ma da questo punto di vista la Juventus non sembra aver fatto negli anni scelte adeguate. E qui l'irreprensibile Vecchia Signora avrebbe dovuto prendere esempio da una rivale claudicante che però sta fieramente e velocemente riprendendo a correre: sto parlando dell'Inter e della sua eccezionale batteria di difensori centrali, in prospettiva la migliore e più completa del mondo. Senza aggiungere più di quanto già abbondantemente scritto e detto circa la fenomenale, imberbe e meglio assortita coppia Skriniar-De Vrij, a cui presto andrà ad aggiungersi l'esperienza e la garra charrua di Godin, ciò che forse sarà sfuggito a molti è l'abbondanza di "materia prima" cui l'Inter dispone e che Ausilio ha rettamente mandato a farsi le ossa: Gravillon, grazie alla salvifica recompra, farà ritorno a casa dopo una brillante stagione in B; tra tre-quattro anni celebreremo Zinho Vanheusden, in prestito allo Standard Liegi, come uno dei centrali più forti in circolazione; circa il roseo futuro che aspetta il classe '99 Alessandro Bastoni è sufficiente far notare la sua titolarità inamovibile a Parma.

In conclusione da qui all'estate prossima tante cose possono cambiare sul fronte delle segrete trattative e dei progetti societari sul mercato, ma un dato appare certo, quasi cristallino: per una volta l'Inter arrancante e in crisi degli ultimi otto-nove anni, seppur relativamente ad un singolo comparto di squadra, è messa meglio della dominante ed inappuntabile Juventus del medesimo periodo.