Anno 405 avanti Cristo. L'odierna Sicilia, così come la conosciamo, non esisterebbe nemmeno se non fosse stato per i greci - i quali hanno colonizzato per primi le coste di questa magnifica isola - e soprattutto se non fosse esistito un grand'uomo, un condottiero invincibile, una delle personalità più imponenti e al contempo enigmatiche dell'antichità: Dionisio I, detto il "Vecchio". Diventato Tiranno (che all'epoca era una carica politica simile a quella del dittatore moderno, alla Mussolini per intenderci) grazie alla potenza del suo ingegno e alla forza del suo fedele esercito di mercenari, riuscì in breve tempo nell'impresa che nessun altro all'epoca avrebbe anche solo potuto immaginare: creare da zero un "impero ellenico" in Sicilia, gravitante intorno alla potentissima pòlis (città) di Siracusa, la quale era anche il vero, grande amore nella vita di Dionisio. "Io ho già fatto la mia scelta e sono pronto a dannare la mia memoria per  i secoli a venire, a essere ricordato come un mostro capace di qualsiasi nefandezza, ma anche come un uomo in grado di piegare gli eventi al proprio destino. Solo questo tipo uomini assomiglia agli dèi". Così parlò Dionisio rivolgendosi al suo biografo nonché grande amico, Filisto. Il Tiranno di Siracusa era un individuo arrogante, presuntuoso, a tratti narcisista: non ricorda anche a te qualcuno in particolare, caro lettore? Già, proprio lui... Zlatan Ibrahimovic, il "tiranno" del calcio mondiale. Si sono diffuse nelle ultime settimane le insistenti voci che vorrebbero il ritorno delle svedese al Milan. Ed è proprio ai suoi tifosi che rivolgo una precisa domanda: al netto dell'amore e del rispetto che nutrite verso Ibra (peraltro contraccambiato), vorreste davvero che un simile trasferimento si concretizzi? Sono sicuro che, dopo aver letto le mie argomentazioni, anche tu, amico milanista, ti ricrederai sulla necessità di avere il gigante taekwondoka in squadra. I pro e i contro di questo affare parrebbero equivalere tra loro, ma non è così.

Pro Ibrahimovic al Milan: 

  1. Ha dimostrato nei Los Angeles Galaxy di non avere minimamente risentito dell'infortunio al ginocchio e di poter garantire un'altra stagione ad alti livelli prestazionali.
  2. Prenderebbe relativamente poco d'ingaggio.
  3. É molto legato al Milan e a Milano; inoltre ha mantenuto ottimi rapporti sia con Gattuso che con Leonardo, che lo accoglierebbero a braccia aperte.

Contro Ibrahimovic al Milan:

  1. Confutando l'altro Punto 1, si può affermare senza pericolo di essere smentiti che la MLS americana è un campionato dove pure Lapadula andrebbe in doppia cifra come attaccante.
  2. Confutando l'altro Punto 2, Ibra verrebbe a costo zero e peserebbe poco nel budget stipendi, ma quel "poco" andrebbe comunque utilizzato da Leonardo per rattoppare zone del campo più scoperte. Come il centrocampo, ad esempio.
  3. Dice il saggio cinese: con troppi galli a cantar non si fa mai giorno. Ibra è sì molto amato dalle parti di "Casa Milan", ma siamo sicuri che i vari Higuain e Donnarumma la pensino allo stesso modo?

Ora che vi ho fornito gli spunti necessari, tifosi milanisti, fate le vostre considerazioni. Chi vi scrive un'opinione se l'è già fatta da tempo. Un'opinione che pare essere condivisa anche dal direttore generale dell'area sportiva rossonera, Leonardo, che non si è fatto sfuggire il più forte talento brasiliano della sua età: Lucas Paquetá. Se Ibrahimovic, "tiranno" del calcio mondiale, è abituato a "sparate" del genere - "Io e Mourinho arroganti? La gente parla di arroganza, io la chiamo fiducia in se stessi" - il giovanissimo brasiliano fa dell'umiltà e della genuinità le sue armi migliori, temprato com'è da anni di sofferenze e difficoltà. Difficoltà come quella che ne stava per rovinare il sogno di bambino, un bambino che come tanti in Brasile preferiva correre dietro alla bola (che avete capito? Maliziosi...) per le strade di Rio, piuttosto che studiare costretto sui banchi di scuola. All'età di 15 anni venne scartato dal suo club del cuore, il Flamengo, a causa di un fisico cagionevole e inadatto: Paquetá era alto solo 153 centimetri e gli era stata diagnosticata una rara malattia ossea. Una tragica storia che ricorda da vicino quella che ha sconvolto l'adolescenza di Lionel Messi che, proprio come Lucas, è stato "aiutato" dalla medicina (Leo con una cura di ormoni, il brasiliano di integratori alimentari), potendo così regalare al mondo intero la gioia del suo infinito estro. 

Paquetá cresce, cresce e cresce ancora: 27 centimetri in soli 3 anni lo rendono un calciatore strutturato fisicamente, pronto per la prima squadra. Esordisce a 20 anni e per recuperare il tempo perso fa leva sulla sua enorme capacità di soffrire, adattandosi a qualsiasi ruolo del centrocampo pur di scendere in campo: è questa sua qualità, in particolare, ad avere colpito le attenzioni di Leonardo. Nell'ultima partita del Brasilerao - vittoria 0-3 del Flamengo a domicilio sul Corinthians - Lucas ha giocato nel suo ruolo naturale da trequatista. Ma chi ha visto la sfida ne ha colto l'originalità con cui interpreta questa posizione: ogni singola azione dei Rubro-Negro passava infatti dai piedi vellutati di questo vero e proprio regista di centrocampo. Al netto delle sue qualità tecnico-tattiche, Paquetà ha dimostrato doti fisiche importanti, visto che ha realizzato una doppietta di cui il primo gol con una pregevole incornata di testa sugli sviluppi di un corner.

Dire che i tifosi del Flamengo non abbiano preso bene la notizia della vendita del loro gioiello è un eufemismo. Sul profilo Twitter di Globoesporte.com - il quotidiano che ha pubblicato la voce dell'imminente trasferimento di Paquetà al Milan - si sono moltiplicati gli insulti nei confronti del presidente Eduardo Bandeira de Mello, reo di aver ceduto in meno di un anno Vinicius Jr. (al Real), Vizeu (all'Udinese) e in ultimo lo stesso Paquetà, con il solo fine di arricchirsi non tenendo conto minimamente del crollo tecnico che la squadra avrebbe subito. In definitiva, chi vi scrive non ha paura di esporsi, mettendoci persino la mano sul fuoco: il Milan si è assicurato per pochi spicci (35 milioni) il nuovo Kakà, beffando in extremis i tentativi di altri top club europei. D'altronde se sul ragazzo c'erano le mire di PSG e Barcellona un motivo deve pur esserci, no? Ora che Leonardo ha fatto trenta, mi aspetto faccia pure trentuno, accantonando in un impolverato angolino della soffitta la suggestiva, ma pericolosa idea-Ibrahimovic e perseguendo la strada già intrapresa di un Milan giovane, talentuoso e (se possibile) competitivo.