Al netto di quello che sta accadendo in un campionato ormai morto e sepolto da una Juventus schiacciasassi e tritatutto, ad interessare di più opinione pubblica e tifosi nelle ultime ore è ciò che sta avvenendo a livello politico. I recentissimi sviluppi extra-campo hanno portato chi vi scrive a prendere seriamente in considerazione quello che fino a poco tempo fa non era neppure immaginabile: Juventus e Inter (quasi) amici, addirittura alleate contro un non ancora precisato nemico comune, infine prestigiosi soci di un ambizioso progetto europeo. In soldoni, la storica rivalità tra bianconeri e nerazzurri così come la conoscevamo, cementificatasi negli anni grazie a polemiche e veleni, non esite più. O comunque ha cambiato per sempre i suoi rigidi connotati. 

Tutto ebbe inizio nell'autunno dell'anno passato quando, in occasione delle elezioni presidenziali dell'ECA (prestigioso organismo che tutela i vari club a livello europeo), presenziarono - oltre al diretto interessato Andrea Agnelli - alcuni membri della dirigenza dell'Inter, tra cui Steven Zhang. La presenza del Delfino di casa Suning, in mezzo a quel po' po' di dirigenti, dimostrò che pure l'Inter contasse veramente qualcosa là dove conta davvero, ossia nella "stanza dei bottoni" della UEFA, portando altresì alla luce del sole i primi contatti ed approcci tra Juventus-Inter.

Il proverbio romano "Do Ut Des" conta moltissimo in politica e in questa situazione calza a pennello: Zhang, essendo uno dei 220 membri votanti, diede la sua preferenza ad Agnelli, il quale contaccambiò mettendo una buona parola affinché il dirigente cinese venisse eletto all'interno del "Club Competition Committee" dell'UEFA (organismo con vari compiti: valutare possibili modifiche alle competizioni UEFA, ai regolamenti; aiutare nel processo di scelta delle località delle finali UEFA e proporre nuovi modelli per la distribuzione dei ricavi dei Club). I rapporti tra i due vanno via via rafforzandosi: celebre è lo scambio di convenevoli in un recente Juventus-Inter, in cui Agnelli disse a Zhang: << Chiamami... ci sentiamo presto!>>, con un trasporto e una passione che neppure sua moglie, ai tempi del primo appuntamento, gli riconosceva.

Nulla di strano, direte voi: normali confidenze ed aiuti reciproci finalizzati, probabilmente, ad un rafforzamento del peso politico del calcio italiano all'interno di quello continentale. Situazione, questa, che pare essersi almeno in parte realizzata, considerato il fatto che il nostro campionato qualifica direttamente quattro squadre ai gironi di Champions, senza passare per le "forche caudine" dei preliminari. Ma c'è sicuramente dell'altro che bolle in pentola, magari concernente fatti di casa nostra: ad esempio l'eterna e titanica battaglia contro Lotito per l'elezione del presidente della FIGC. Ed ecco che, a tal proposito, entrano in gioco nuovi eventi e sorprendenti personaggi. Tra questi c'è quel Massimo Moratti che noi tutti pensavamo essere alle Maldive a godersi la meritata pensione, e che invece è stato "riesumato" proprio da Andrea Agnelli che, in combutta con Gaetano Micciché, lo ha proposto come candidato della Lega di A per le elezioni del 25 ottobre prossimo, le quali (finalmente!) designeranno il nuovo presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Bisognerebbe chiedere ad Agnelli quali siano i motivi di questa decisione, perché abbia scelto proprio Moratti come candidato. L'eventuale risposta del presidente bianconero sarebbe banale e scontata: << Massimo impersonifica fedelmente le caratteristiche che un buon, anzi ottimo, capo della federazione deve avere: enorme esperienza e conoscenza delle dinamiche del calcio.>>. Tutto vero, ma non è che c'è dell'altro? Non è che pure la candidatura di Moratti s'inserisce nel piano di "riappacificazione" tra Juventus e Inter? E che dire dei rumors che vorrebbero Giuseppe Marotta in procinto di firmare con i nerazzurri? Non vi pare anche questa una coincidenza parecchio strana, "alla Adam Kadmon" per intenderci?

Naturalmente non bisogna correre troppo, trattandosi di semplici voci che però hanno ottime probabilità di avverarsi nelle prossime settimane: venerdì 5 ottobre scade la deadline per i club di Serie A, che devono assolutamente proporre un loro nome che vada al "ballottaggio" con Gabriele Gravina (il candidato di Lega Dilettanti, Lega Pro, AIA, AIAC); il 25 ottobre va a naturale scadenza il mandato di Marotta come Amministratore Delegato nel CDA juventino, ricordando che per concludere definitivamente la sua avventura a Torino il buon Beppe dovrà giungere ad un accordo con la società per l'eventuale buonuscita da Direttorre Generale. In definitiva, tra meno di un mese sapremo la verità. 

Quel che mi sento di dire con assoluta certezza è che i tempi in cui Gigi Simoni inveiva contro l'arbitro Ceccarini sono finiti per sempre: stiamo entrando in una nuova epoca, un'epoca in cui juventini ed interisti guardano il "Derby d'Italia" mescolati in tribuna e volendosi un sacco di bene.