28ª giornata: Napoli-Milan 0-4

Di ritorno dalla sosta per le nazionali, il Napoli affronta il Milan in campionato, prima sfida ai rossoneri delle 3 in programma nel mese di Aprile, le altre due nei quarti di Champions League. Spalletti, per chiudere al più presto possibile la pratica Scudetto, manda in campo l'11 titolare, con un'eccezione, non banale: al centro dell'attacco, al posto di Victor Osimhen, infortunatosi con la Nigeria, c'è Giovanni Simeone. L'assenza del nigeriano, fin qui autore di una stagione straordinaria, pesa come un macigno ma il Napoli, tra Settembre e Ottobre,nel periodo in cui il n.9 era infortunato, alternava Simeone e Raspadori nel ruolo di centravanti e ha sempre vinto. Pioli rispolvera il 4-2-3-1 dello Scudetto e fin dalle prime battute incarta il Napoli con due mosse: 1) Bennacer alzato sulla trequarti per contrastare, marcare a uomo Lobotka, fonte di gioco azzurra. 2) l'utilità di Krunic, mix di tecnica e fisicità, che si abbassa in mediana e la tecnica di Brahim Diaz, falso esterno in realtà più centrale vicino Bennacer, con il buco lasciato sulla fascia coperto da Krunic che da man forte a Calabria per raddoppiare l'uragano Kvaratschkelia. Il Napoli inizia propositivo ma sbatte contro il Milan, che recuperata palla è verticale, va dritto per dritto e alla prima occasione va avanti: minuto 17, B.Diaz imbuca per Leao che con un tocco sotto supera Meret e trova lo 0-1. 8 minuti dopo i rossoneri trovano anche il raddoppio: Bennacer pesca B.Diaz che controlla, dribbla Mario Rui e batte Meret con la deviazione di Kim, 0-2. Incredibile al San Paolo, avvio shock per il Napoli, sotto di 2 gol (prima volta in stagione). In qualche modo i campani provano a riaprirla ma il Milan, attento e compatto chiude tutti gli spazi. Nella ripresa sono i rossoneri a partire forte con Giroud il cui diagonale mancino sfiora il palo e si spegne sul fondo. Il Napoli si rende pericoloso, seppur grazie a episodi e non attraverso la bella manovra a cui ci aveva abituato. Prima con Kim il cui tiro cross è parato da Maignan, che poi con un miracolo (para con il volto) si oppone ad un altro difensore, Mario Rui. All'ora di gioco però il Milan chiude i conti: recupero palla straordinario di Tonali su Lobotka, il n. 8 lancia Leao che ubriaca Rrahmani e con un mancino a incrociare buca le mani a Meret per lo lo 0-3 e per la sua doppietta personale. Il Milan firma anche il poker con Saelemaekers, che dribbla nello stretto tutta la difesa, stasera di burro, del Napoli e depone il pallone che vale lo 0-4 e che chiude definitivamente il match. Serata storta, davvero difficile per gli azzurri, completamente in balía degli avversari e mai realmente pericolosi davanti. Ma anche dalle brutte sconfitte si può imparare: il Napoli ha capito che,semmai ce ne fosse bisogno, con il Milan in Champions League non sarà una passeggiata e che sarà vera battaglia. In classifica gli azzurri resta a 74 punti e sulla Lazio seconda.

NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Kim (81′ Juan Jesus), Rrahmani, Mario Rui; Anguissa, Lobotka (68′ Elmas), Zielinski (68′ Ndombele); Politano (68′ Lozano), Simeone (77′ Raspadori), Kvaratskhelia. All.Spalletti

 

29ª giornata: Lecce-Napoli 1-2

Dopo la netta batosta con il Milan (0-4) il Napoli sfida il Lecce per provare a ripartire e avvicinarsi sempre più ad uno Scudetto, divenuto ormai una formalità. Si gioca di venerdì santo, anticipo del turno pre pasquale di sabato perché il Napoli martedì ha gli ottavi di Champions League contro il Milan. Nonostante l'impegno europeo solo 4 giorni dopo,Spalletti manda in campo l'11 titolare con Raspadori preferito a Simeone al centro dell'attacco al posto dell'infortunato Osimhen. Partita molto tattica. Il Lecce infatti attende molto accorto, basso e compatto per poi verticalizzare subito appena recuperata palla.Il Napoli è sempre offensivo, fa molto possesso palla e tanti passaggi corti ma la debacle con il Milan sembra aver lasciato scorie e sembra aver minato le solide certezze dei campani: il fraseggio infatti è lento, sterile, i partenopei faticano a trovare spazi (c'è anche da dire che i giallorossi non si rendono mai pericolosi). Partita sporca, per sbloccarla il Napoli deve sfruttare un calcio piazzato: batte Mario Rui, Kim si allarga e crossa in mezzo dove Di Lorenzo di testa trova lo 0-1 e sblocca un match complicato. Dopo il vantaggio, gli azzurri sfiorano anche il raddoppio con Lozano che prima impegna Falcone e poi si vede ribattere, murare la sua conclusione da Baschirottto. Nella ripresa il Lecce parte meglio con Oudin manca il pallone per pochissimo dopo un taglio. Poi arriva il pari: traversa di Ceesay, sulla ribattuta Di Francesco fa 1-1. Il Lecce spinge ma nel momento di massima intensità di attacco giallorosso, il Napoli si riporta avanti in modo clamoroso: cross di Mario Rui, il terzino sinistro giallorosso Gallo con un colpo di ginocchio appoggia verso il portiere Falcone a cui, sorpreso, sfugge il pallone dalle mani che finisce in porta, 1-2. Succede poco fino alla fine della partita, al triplice fischio il Napoli esulta per una vittoria sofferta, sporca: gli azzurri non hanno espresso il loro solito calcio manovrato e brillante, sono apparsi abbastanza stanchi fisicamente, si sono resi poco pericolosi, praticamente solo  con azioni individuali e hanno trovato le due reti con un difensore e con un autogol. Allo stesso tempo però quello ottenuto in Puglia è un successo pesante sia per ripartire dopo la sconfitta con il Milan e dunque per il morale sia per la classifica: con i 3 punti in Salento infatti gli azzurri si portano a 74 punti, a +16 sulla Lazio seconda e si avvicinano sempre più allo Scudetto, un discorso da chiudere il più in fretta possibile per dedicarsi, coltivare il sogno Champions League. Mercoledì quarti di finale contro il Milan.

Napoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Mario Rui (94'Olivera); Anguissa, Lobotka, Elmas; Lozano (66'Ndombele), Raspadori (66’ Simeone) (82’Politano), Kvaratskhelia (94' Zerbin). All. Spalletti

 

Quarti di finale di Champions League - gara di andata: Milan-Napoli 1-0

Ci siamo! Finalmente è il giorno di Milan-Napoli, derby italiano valido per i quarti di finale di Champions League. In campionato i rossoneri stanno deludendo, sono in lotta per un posto in Champions ma nell'ultimo confronto hanno schiantato 0-4 i partenopei che dal canto loro hanno dominato sin qui sia in Italia, con uno Scudetto ormai prossimo, che in Europa tra fase a gironi e ottavi. Sarà un confronto equilibrato, si gioca sui dettagli. A proposito, uno rischia di fare la differenza: Pioli ha tutti a disposizione e schiera l'11 del poker al San Paolo, Spalletti deve rinunciare ancora al suo top player, l'attaccante principe Victor Osimhen che non recupera e ai suoi sostituiti Simeone e Raspadori. Per la gara più importante della stagione l'attacco azzurro è tutto fuori gioco, nessuna prima punta, una vera sfortuna .Per ovviare al vuoto davanti Spalletti propone, nell'11 tipo, Elmas falso nueve e si appoggia totalmente su Kvaratschkelia, in uno stadio in cui il vero talento si esalta e viene esaltato. Il Milan approccia male al match, mentre il Napoli parte fortissimo: Kvaratschkelia viene murato sulla linea, Anguissa scalda i guanti di Maignan, il colpo di testa di capitan Di Lorenzo finisce di poco alto. La conclusione di Zielinski finisce alta. Ottima partenza del Napoli, feroce e aggressivo e capace di creare diversi pericoli alla retroguardia rossonera. Al 25' Leao rompe l'iniziale assedio napoletano mettendosi in proprio e sfiorando il gol con un mancino a incrociare che finisce fuori. Al 40', dopo una fase di equilibrio, il Milan trova il vantaggio: Brahim Diaz sguscia via, si fa tutta la metà campo azzurra palla al piede e serve Leao, abile con un tocco a liberare Bennacer che con un mancino al volo all'angolino basso trova l'1-0 che fa esplodere San Siro, un'autentica bolgia. Prima dell'intervallo i rossoneri sfiorano anche il raddoppio con il potente colpo di testa di Kjaer che sbatte sulla traversa. Nella ripresa fiammate da una parte e dall'altra, tra due formazioni che esprimono un bel calcio. Poi al 74' svolta per il finale del match e per la gara di ritorno: espulso Anguissa, Napoli in 10 e costretto inevitabilmente ad abbassarsi e ad essere più accorto. Piove sul bagnato per il Napoli: Kim viene ammonito, era diffidato e salterà il ritorno, assenza pesantissima per i partenopei che in vista della gara del San Paolo non potranno contare sul loro miglior marcatore. Nonostante l'inferiorità numerica gli azzurri riescono a rendersi pericolosi, prima con un colpo di testa di Di Lorenzo, su cui Maignan compie un autentico miracolo e poi con un sinistro di Olivera di poco alto. Il risultato però non cambia più: il Milan supera 1-0 il Napoli e si aggiudica il primo round dei quarti di finale oltre al secondo conflitto diretto con i partenopei nelle tre del mese di Marzo. Il discorso però resta apertissimo: il Milan ha un prezioso gol di vantaggio ma doveva approfittare dell'uomo in più per segnare il secondo e avvicinarsi sensibilmente alla qualificazione. La strada è un po' più in discesa ma al ritorno sarà difficile. Il Napoli nonostante la sconfitta ha giocato bene, ha creato tanto ma non ha concretizzato. Alla fine però la squadra di Spalletti ha limitato i danni e al ritorno, spinta dall'atmosfera di fuoco di Fuorigrotta, ha le armi per ribaltare il risultato potendo probabilmente contare anche su Victor Osimhen. I rossoneri per difendere l'1-0, gli azzurri per attaccare e conquistare una storica semifinale e sognare la Champions League, appuntamento fra una settimana al San Paolo.

NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Mário Rui (81'Oliveira); Anguissa, Lobotka, Zieliński (81'Ndombele); Lozano (69' Raspadori) Elmas, Kvaratskhelia (81' Politano) All.: Spalletti.

 

30ª giornata di campionato: Napoli-Hellas Verona 0-0

Archiviata la bruciante sconfitta contro il Milan nell'andata dei quarti di finale di Champions League, torna il campionato per il Napoli che al San Paolo affronta l'Hellas Verona. Con lo Scudetto ormai una formalità, Spalletti può concedersi il lusso di fare un ampio, robusto turnover in modo da avere al massimo delle forma, fisica e mentale, i titolari per la rimonta che gli azzurri inseguiranno contro il Milan in Europa: in difesa i titolari, in mezzo Anguissa, Demme, in panchina in tutta la stagione ed Elmas, davanti Politano, Raspadori e Lozano. Il Napoli di Spalletti è offensivo e propositivo, manovrato e ragionato, fa molto possesso palla (a fine partita raggiungerà addirittura l'80%), tanti passaggi corti e mantiene un baricentro alto, mentre l'Hellas Verona di Zaffaroni attende molto bassa, compatta e guardinga e prova a ripartire in contropiede. Solo un'occasione nella prima frazione, per l'Hellas Verona, che si rende pericoloso con un sinistro di Lasagna parato da Meret. Nella ripresa prima vera chance della partita per il Napoli, insidioso con un colpo di testa del solito Di Lorenzo che termina di poco a lato. Spalletti piano piano mette dentro i titolari ma è ancora Di Lorenzo a sfiorare il vantaggio che però non arriva. Termina 0-0, pareggio indolore per gli azzurri salgono a 75 punti, vedono diminuire a +14 il distacco sulla Lazio seconda ma lo Scudetto non è in discussione, la testa era tutta verso la Champions League e alla sfida con il Milan.

NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Kim, Juan Jesus, Olivera; Anguissa, Demme (64'Zielinski), Elmas (72'Lobotka); Politano (85'Zedadka), Raspadori (72'Osimhen), Lozano (64'Kvaratskhelia). All. Spalletti.

 

Quarto di finale di Champions League - gara di ritorno: Napoli-Milan 1-1

Ci siamo! Finalmente ecco la grande notte, la resa dei conti tra Napoli e Milan che al San Paolo si giocano la gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League. Si riparte dall'1-0 dell'andata per i rossoneri, firmato Bennacer. Imeneghini proveranno a resistere ma la squadra di Spalletti è ancora pienamente in corsa ed è pronta a vendere cara la pelle per compiere la rimonta e andare in semifinale, spinta, trascinata dall'atmosfera caldissima, infuocata di Fuorigrotta. Che l'ambiente fosse bollente lo si era già capito la sera prima quando i tifosi partenopei hanno fatto scoppiare i fuochi d'artificio sotto l'hotel dove stavano dormendo i giocatori del Milan. Capitolo formazioni: Spalletti rimpiazza gli squalificati Kim e Anguissa con i loro sostituti naturali, Juan Jesus e Ndombelé, ma soprattutto recupera il grande assente dell'andata, Victor Osimhen,di nuovo al centro dell'attacco. Inizia forte il Napoli che fa molto possesso palla, pressa molto alto e prova a mettere alle strette un Milan che non riesce a palleggiare e uscire. Ci prova Kvara (destro debole, para Maignan), poi due volte Politano (entrambe palla di poco fuori). All'improvviso però ecco il Milan: Mario Rui frana su Leao, calcio di rigore ma dal dischetto Giroud si fa ipnotizzare da Meret con il San Paolo che esplode di gioia per lo scampato periodo. Resiste lo 0-0, il Napoli prova a reagire con Zielinski, il cui destro centrale è bloccato da Maignan. Gli azzurri però soffrono moltissimo il contropiede del Milan e rischia anche al 29' ma Meret respinge ancora su Giroud, per cui la prima mezz'ora di gioco è stata un autentico incubo. Al 33' però la sfortuna colpisce il Napoli: Mario Rui e Politano non ce la fanno dopo brutti scontri nei minuti precedenti e Spalletti è costretto a rimpiazzarli con M.Olivera e Lozano e a sprecare due cambi già nella prima frazione. Anche 5 minuti dopo la Dea Bendata sembra voler volgere le spalle ai partenopei che si vedono negare dall'arbitro Marciniak un rigore abbastanza netto per fallo di Leao su Lozano (dal replay si vede chiaramente il contrasto tra il portoghese e il messicano e la caviglia del secondo ruotare). Al 43' il Milan passa a sorpresa in vantaggio: Leao prende palla, si divora tutta la metà campo azzurra e serve in mezzo Giroud, che a porta vuota non sbaglia e gela il San Paolo, calato in un silenzio totale, 0-1. Colpo pesante per il Napoli che finora aveva creato poco ma aveva avuto la supremazia territoriale contro un Milan al contrario attendista ma cinico, abile a sfruttare le poche occasioni create. Ma soprattutto è un colpo durissimo in ottica qualificazione: gli azzurri infatti ora devono fare tre gol per ribaltare il risultato e conquistare le semifinali. Nella ripresa Napoli chiaramente arrembante, subito pericoloso Kvara che con il destro non inquadra la porta. Il georgiano è pericoloso anche 10 minuti dopo con un destro di poco alto sopra la traversa. Al 64' grande occasione sciupata dagli azzurri per accorciare le distanze con M. Olivera che sugli sviluppi di un calcio d'angolo, tutto solo manda alto il pallone con un colpo di testa. Spalletti getta nella mischia le sue risorse offensive, Elmas e Raspadori e conclude i cambi inserendo Ostigard al posto di Rrahmani, acciaccato. All'80' il Napoli ha la grande occasione di riaprire il match: Tomori respinge con la mano il pallone crossato dall'instancabile Di Lorenzo, calcio di rigore. Il San Paolo ruggisce di speranza. Dal dischetto però Kvaratskhelia si fa ipnotizzare dall specialista Maignan e tradisce il popolo partenopeo nella serata più importante di una stagione in cui è passato dall'essere giocatore sconosciuto a fenomeno assoluto. È un errore pesante che sa di condanna definitiva alla qualificazione, il Napoli continua ad attaccare ma nell'ambiente inizia a serpeggiare rassegnazione. Nel finale, praticamente a tempo scaduto, Osimhen trova con un colpo di testa l'1-1 ma è troppo tardi. Il Milan vola in semifinale di Champions League, il Napoli è eliminato dalla massima competizione europea. Tra i tifosi ma anche tra i giocatori la delusione è cocente: con un storico Scudetto ormai vicinissimo, dopo l'ottimo percorso ai gironi e dopo aver schiantato l'Eintracht Francoforte,si erano create grandi aspettative attorno a questa squadra e uscire così fa molto male. Il Napoli è stato colpito anche dalla sfortuna, ma più in particolare dagli episodi: l'infortunio di Osimhen, poi tornato ma chiaramente a mezzo servizio, le squalifiche di Kim e Anguissa, le occasioni non concretizzate di San Siro, il rigore sbagliato da Kvara,il mancato su Lozano.Termina così il sogno Champions League e la possibilità di rendere indimenticabile e magica una stagione già storica. Già in città erano apparse bandiere con lo Scudetto e vicino la Champions League e chiaramente sarà un colpo difficile da digerire. Napoli però deve dimenticare subito la delusione e iniziare a festeggiare: per lo Scudetto manca sempre meno.

NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani (74'Ostigard), Juan Jesus, Mario Rui (34'Olivera); Ndombele (63'Elmas), Lobotka, Zielinski (74' Raspadori); Politano (34' Lozano), Osimhen, Kvaratskhelia. All. Spalletti.

 

31ª giornata: Juventus-Napoli 0-1

​​​Le delusione in Champions League è stata enorme e resterà una ferita aperta a lungo ma il Napoli può "consolarsi" con lo Scudetto, sempre più prossimo. Il calendario viene a dare una mano agli azzurri regalandogli la Juventus in una sfida ideale per provare a ripartire, ricreare entusiasmo e avvicinarsi sensibilmente al titolo. Spalletti per la trasferta a Torino propone l'11 titolare ma con Ndombelé al posto di Zielinski, davanti confermato Osimhen. La partita si accende con due tiri dalla distanza (di Cuadrado e Ndombele), Lozano spaventa l'Allianz Stadium quando rischia di rubare palla a Szczesny che si era avventurato in un dribbling pericoloso. Al 32' rischia grosso Gatti che nel tentativo di stoppare Kvaratskhelia, colpisce con una manata il georgiano. L’arbitro Fabbri e il Var (soprattutto) sorvolano. Gatti tira un sospiro di sollievo e nel finale di tempo salva la Juventus con un gran recupero su Lozano, che pecca di egoismo (a sinistra c’era Kvaratskhelia libero). Ad inizio ripresa il Napoli resiste e poi risponde con due conclusioni pericolose di Kvaratskhelia e Ndombele. Allegri getta nella mischia le risorse a sua disposizione, Spalletti getta nella mischia Zielinski ed Elmas. E proprio quest’ultimo attiva Osimhen, che sfiora la rete con tiro velenosissimo a fil di palo. Il bomber nigeriano prende fiducia e metri (ai difensori juventini) e su perfetto suggerimento di Di Lorenzo tenta il gran gol con una conclusione di prima intenzione che finisce alta di poco. Al 73' la Juventus passa in vantaggio con Di Maria, al termine di una ripartenza bianconera. L’Allianz Stadium esulta, ma la festa viene spenta dall’arbitro Fabbri che dopo il controllo al Var annulla la rete per il fallo a inizio azione di Milik su Lobotka. La Juve insiste. Vlahovic al 45’ entra al posto del polacco e poco dopo trova la deviazione vincente sotto porta su assist di Chiesa ma anche questo gol viene annullato perché il n.22 che era in fuorigioco tocca la palla quando ha superato la linea. E in pieno recupero il Napoli passa in vantaggio: Zielinski allarga per Elmas che mette in mezzo per Raspadori che lasciato incredibilmente solo dalla difesa bianconera trova il vantaggio con un potente sinistro al volo che fa delirare lo spicchio azzurro dello Juventus Stadium e tutto il popolo napoletano. In una stagione straordinaria il Napoli si toglie anche lo sfizio di schiantare la Juventus 5-1 all'andata e di vincere anche allo Stadium all'ultimo minuto.Nel 2018 la Juventus perse 0-1 in casa contro il Napoli:il colpo di testa imperioso, perentorio, potente di Koulibaly al minuto 93 illuse gli azzurri che si portarono grazie a quella vittoria a -1 dai bianconeri. A Napoli scoppiarono i fuochi d'artificio perché il Napoli era ancora dietro in classifica ma poteva sfruttare l'inerzia dello scontro diretto e aveva un calendario più facile rispetto ai rivali. Il crollo della settimana successiva a Firenze e al successo 2-3 della Juventus sull'Inter della sera prima in una gara ricca di emozioni e polemiche, distrusse però il sogno. Anche stavolta il Napoli ha vinto 0-1, anche stavolta con un gol nel finale e anche stavolta la vittoria può valere lo Scudetto ma c'è una differenza: il titolo è ad un passo.

Napoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Kim, Juan Jesus, Olivera; Anguissa, Lobotka (96'Rrahmani), Ndombele (68' Zielinski); Lozano (68' Elmas), Osimhen, Kvaratskhelia (86'Raspadori). All. Spalletti

 

32ª giornata: Napoli-Salernitana 1-1

L'attesa è finita, finalmente per i napoletani arriva Domenica 30 Aprile, giornata che può regalare aritmeticamente al Napoli lo Scudetto. Ricapitoliamo: se l'Inter batte la Lazio o pareggia nel match delle 12.30, il Napoli battendo la Salernitana alle ore 15 si laurerebbe campione d'Italia con 6 giornate di anticipo. Fin dalla mattina il centro città si riempie di tifosi che con cori e bandiere scaldano subito l'atmosfera. Intanto inizia Inter-Lazio e da San Siro non arriva un bella notizia: ospiti avanti con Felipe Anderson, che sfrutta un errore di Acerbi, scambia con Luis Alberto e con il destro fa 0-1. Con questo risultato la festa sarebbe rimandata anche con una eventuale vittoria del Napoli. Nella ripresa Lautaro fa 1-1 e fa esplodere sia i tifosi nerazzurri che i tifosi napoletani, Gosens fa 2-1 e il tripudio a Napoli è totale. Il 3-1 di Lautaro chiude i conti e scatena la festa. Il primo passo verso la conquista dello Scudetto in questa giornata, cioè un mancato successo della Lazio, è stato fatto, ora è tutto nelle mani del Napoli che ha il primo match point Scudetto: battendo la Salernitana sarebbe campione. Sembra tutto scritto ma non sarà facile dato che la Salernitana è avversario ostico, rivelazione delle ultime giornate, dato che non perde da 8 gare (2 vittorie,6 pari). Allo Stadio San Paolo l'atmosfera è straordinaria: stadio tutto azzurro, trombette, cori, tantissime bandiere azzurre, a scacchi, diverse con lo Scudetto ("una per chi c'è, una per chi non c'è più",come scritto nel comunicato Ultras). Mai c'erano state allo stadio perché, da quando il presidente è De Laurentiis, sono proibite a meno che non si compila un modulo. Queste strette restrizioni sono però scomparse dopo l'incontro pacificatore tra il presidente e i tifosi dopo i fatti di Napoli-Milan in vista dello Scudetto. Ora lo stadio è uno spettacolo ed è pronto a sospingere la squadra all'agognato titolo. Lo speaker Decibel annuncia da bordo campo la formazione: 11 tipo per Spalletti. Il Napoli parte forte e dopo appena 1 minuto sfiora il vantaggio con Osimhen, con un potente colpo di testa che finisce fuori di poco. Il n.9 è pericoloso anche al 22' quando sugli sviluppi di un calcio di punizione, sempre con un colpo di testa, costringe Ochoa al miracolo in tuffo. Il portiere messicano si supera anche sul mancino al volo di Anguissa, mentre il mancino di Olivera finisce sopra la traversa. Nella ripresa si accende subito Kvara che sfiora il gol con un destro a giro di poco alto. Il Napoli continua ad attaccare e al 61' passa in vantaggio: angolo di Raspadori per M.Olivera che con un colpo di testa batte Ochoa, trova l'1-0 e fa delirare il San Paolo e tutta Napoli. Può essere il gol Scudetto, molto simile a quello decisivo per il Tricolore del 1990 firmato da Baroni, un difensore centrale, contro la Lazio (1-0). Al 65' il Napoli, libero e più leggero dopo aver sbloccato il match, sfiora subito il raddoppio con un'azione spettacolare per Elmas che parte dalla fascia destra, giunge fino all'interno dell'area e prova il mancino a incrociare sul secondo palo con la palla che esce di pochissimo. Al 75' brivido per i tifosi azzurri: Kastanos con il mancino impegna Meret che si distende e blocca a terra. Due minuti dopo Osimhen rischia di trovare il gol dell'anno: con una conclusione da 20 metri prova a sorprendere Ochoa che era fuori dai pali ma il portiere messicano recupera la posizione e respinge. Ritmi alti, il Napoli va nuovamente vicino al raddoppio con Kvaratskhelia che con il mancino sfiora il palo per pochi centimetri. Partita che sta diventando pericolosa per il Napoli che è avanti di un solo gol e ha sprecato tanto sottoporta. Serve trovare il raddoppio, il gol della sicurezza per chiudere il match e festeggiare.All'84' la Salernitana incredibilmente il pareggia: Dia salta Osimhen, entra in area e un sinistro secco e potente trova l'1-1. Sul San Paolo cala il gelo, un silenzio assoluto, tutti, compresi i giocatori cadono nello sconforto: in questo momento il Napoli non è Campione d'Italia. Gli azzurri però hanno la forza di reagire e si riversano un attacco. Kvara sfiora subito il raddoppio con un destro a giro su cui Ochoa è nuovamente pericoloso. Nel finale ci prova anche Simeone, entrato per l'assalto finale, che raccoglie un pallone vagante in area e prova a girarlo in porta ma trova ancora la risposta di Ochoa, autore di una partita monumentale, clamorosa. Finisce così: il Napoli pareggia 1-1 con la Salernitana ed è costretto a rimandare la festa Scudetto (79 punti, +18 sulla Lazio seconda a 6 giornate dalla fine, con gli stessi punti si andrebbe allo spareggio). Nell'ambiente azzurro però la delusione è tanta perché le condizioni per festeggiare erano perfette: in casa, con uno stadio pieno e spettacolare, con una Napoli fuori pronta a gioire, di Domenica alle 18 e con il sole. Invece il gol di Dia ha rovinato una festa che non sarà Domenica 30 Aprile. Ora per laurearsi campione al Napoli basta conquistare un solo punto in 6 gare, ma è sufficiente anche che la Lazio perda una delle ultime 6 partite. Probabile che lo Scudetto avvenga nel turno infrasettimanale, contro l'Udinese. Certo, magari non sarà come vincere a Napoli ma l'importante è vincere e chiudere il discorso e poi come dicono i napoletani "significa che il destino ci ha riservato un'altra data","più grande è l'attesa che il tempo passi velocemente,maggiore sarà la festa". L'unica certezza è che festa sarà.

NAPOLI (4-3-3) Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Olivera (82' Juan Jesus); Anguissa (90' Ndombele), Lobotka (90' Simeone), Zielinski (60' Raspadori); Lozano (60'Elmas), Osimhen, Kvaratskhelia. All. Spalletti

 

33ª giornata: Udinese-Napoli 1-1

Il Napoli, dopo l'amaro pareggio con la Salernitana in cui ha sprecato il primo match point Scudetto, sfida in trasferta l'Udinese nel turno infrasettimanale per provare a chiudere finalmente il discorso Tricolore. Come già detto nelle cronaca della partita contro i granata, agli azzurri basta un punto contro i friulani o una sconfitta della Lazio contro il Sassuolo per diventare campioni. Nella serata di mercoledì i biancocelesti superano i neroverdi 2-0 (Felipe Anderson,,Basic), sfuma così la possibilità di festeggiare davanti la TV, l'opzione emotivamente più triste. Il Napoli ha quindi la possibilità di festeggiare in campo, con una vittoria o un pareggio ad Udine, invasa di tifosi napoletani. Sono circa 11000/12000 in uno Stadio Friuli quasi tutto azzurro, mescolato al bianconero oltre a numerosi tifosi fuori dall'impianto. Chi non è riuscito ad andare in trasferta poteva seguire la gara allo Stadio San Paolo in cui sono stati installati una serie di maxischermi, per il costo di 5 euro e con l'incasso da devoluto in beneficenza.mDue sorprese per Spalletti nella formazione titolare: Ndombelé in mezzo al posto di Zielinski ed Elmas alzato sulla fascia destra per il solito Lozano. Il Napoli prova a partire forte e si rende subito pericoloso con Di Lorenzo il cui colpo di testa è parato da Silvestri, debole. L'Udinese però al primo assalto passa in vantaggio: Lovric raccoglie da Udogie e con destro potente fulmina Meret, 1-0 per i bianconeri. Incredibile,il Napoli si ritrova sotto e con questo risultato non sarebbe ancora aritmeticamente campione e sarebbe costretto a rinviare nuovamente la festa. Gli azzurri si innervosiscono e comunque si vede che questa squadra è arrivata con il fiato lungo in questo finale di stagione: il palleggio non è più brillante ed elegante, la squadra sembra stanca fisicamente ma, grazie all'ottima prima parte di annata e al largo vantaggio, lo Scudetto è ormai vicino mentre il percorso di Champions League è probabilmente terminato per queste ragioni. L'Udibese, squadra atletica e muscolare, invece è sul pezzo, il Napoli fatica a creare, a imbastire azioni e non riesce a scuotersi, probabilmente anche a causa della fretta, della frenesia di voler festeggiare il prima possibile. I friulani si rendono pericolosi ancora con Lovric che, dopo uno dei suoi inserimenti, costringe Meret alla parata. L’unico sussulto del Napoli è un colpo di testa di Osimhen su cross di Elmas che finisce fuori. Il Napoli rischia in contropiede ma Kim più di una volta chiude e spazza via. Ad inizio ripresa, al 52', il Napoli rompe l'incantesimo e trova il pari: Elmas batte l'angolo, Anguissa mette in mezzo un potente pallone alla cieca per Kvara che con un siluro impegna Silvestri ma Osimhen sulla ribattuta con il destro trova l'1-1. Tripudio assoluto dei tifosi azzurri al Friuli, a Napoli, gioia per tutti i napoletani: in questo momento il Napoli è campione. Si scioglie la tensione degli azzurri che, trovato il pari, sembra come si siano tolti un peso e giocano più tranquilli e più leggeri. Kvara si accende, Elmas imbecca Zielinski che al volo costringe Silvestri al tuffo, dalla Sud e dallo spicchio partenopeo cominciano i cori che partono dal classico “La capolista se ne va” al mitico “Oh Mamma, mamma,mamma”.Il Napoli palleggia per far scorrere il tempo, l'Udinese attende e quando riconquista palla non affonda, non forza la giocata. I minuti passano, l'attesa cresce, in panchina i giocatori tutti abbracciati aspettano il fischio finale, i tifosi assiepati sulle tribune anche di più. 3 minuti di recupero, ma l'arbitro fischia prima.
Finisce 1-1 alle ore 22:37 di giovedì 4 maggio 2023: il Napoli è Campione d'Italia, 33 anni dopo l'ultima volta e per la terza volta della sua storia epica e leggendaria.
In tribuna esplodono di gioia i tifosi azzurri che poi scatenano l'invasione di campo circondando e abbracciando i giocatori. Le telecamere inquadrano Spalletti che con un sciarpa azzurra al collo abbraccia un dirigente, poi la festa si sposta a Napoli. Prima al San Paolo,che al triplice fischio era esploso in un boato spaventoso ed è ora pieno di bandiere che sventolano, di trombette e di fumogeni. Nello Stadio risuona "Napule é" di Pino Daniele,che tutti cantano accendendo le torce dei telefoni e sventolando i vessilli azzurri creando uno spettacolo bellissimo. Parte anche "o Surdato 'nnamorato". Prende la parola il presidente Aurelio De Laurentiis, primo artefice di questo Scudetto, il primo per lui da presidente del Napoli: "Grazie,mi avete sempre detto, noi vogliamo vincere ed abbiamo vinto tutti insieme”. Poi il sindaco Manfredi: "Sono fiero di una grande città, con un cuore enorme, una passione infinita e una grandissima civiltà. Lo scudetto è un grande riconoscimento per tutti i napoletani. 33 anni fa era una Napoli diversa, una grande città diversa. Oggi è una Napoli in grande crescita, felice, che vuole giocare il suo ruolo nel mondo e lo dimostra con una festa di grande passione e civiltà. La città ha fatto un regalo a me, a tutti. Gioia spontanea, una bella, bellissima storia che condividiamo con tutta l'Italia. Abbiamo bisogno di un pò di felicità". Chi non è andato ad Udine o al San Paolo scende nelle strade o nelle piazze scatenando la propria gioia e fuochi d'artificio. A Piazza del Plebiscito, pienissima la gente festeggia con maglie, sciarpe e bandiere intonando il coro "I Campioni dell'Italia siamo noi", poi sono state accese decine di fuochi d'artificio tra Palazzo Reale e la basilica di San Francesco di Paola, che hanno colorato il cielo di azzurro, ma anche di rosso, bianco e verde, i colori dello Scudetto. I Quartieri Spagnoli, dove c'è un autentico tempio laico dedicato a Diego Armando Maradona, rappresentato in un murales su un muro di uno dei palazzi sono pieni, è la festa più totale. Anche al lungo mare è festa, invaso da tifosi azzurri. Azzurro è anche Castel dell'Ovo. Tutta Napoli è in delirio. Da Udine intanto arrivano le parole di Spalletti, felice ed emozionato:"La felicità è una cosa fugace, perché ora ho vinto ma bisogna ripartire. Ciò ti toglie qualcosa alla felicità della vittoria, ma vedere i partenopei sorridere è la più grande emozione, sono loro che ti trasferiscono l’emozione”. Poi sulle aspettative di tifosi: “Il problema era arrivare a questo punto qui, hai il sentimento di una città sul collo. Molte di queste persone riusciranno a superare momenti duri della loro vita con questa vittoria,e noi abbiamo questa grande responsabilità. Siamo più rilassati per aver dato loro questa gioia”. Poi alcune dediche speciali: “Voglio fare alcune dediche: la prima è alla squadra e ai calciatori, la seconda a Napoli, "Napoli,è per te!", urla Spalletti proprio come fece LeBron James che nel 2016 condusse Cleveland alla vittoria della NBA e dedicò il tanto sognato titolo alla sua città. Poi l'allenatore del Napoli aggiunge: "Non dimentico la società, Giuntoli e quelli che lavorano con me. E anche Matilde, mia figlia, e mio fratello Marcello (morto nel 2019,ndr)" prima della commozione e le lacrime finali. È Giovedì, ma è una notte lunghissima per il Napoli, i festeggiamenti durano fino alla mattina seguente,mche accoglie i freschi Campioni d'Italia con un sole caldissimo e il mare che fa da sfondo. I campioni tornano a Napoli solamente il giorno dopo, loro che sono i veri protagonisti di questo capolavoro assieme al Presidente De Laurentiis,al DS Giuntoli e al tecnico Spalletti,di cui parleremo in seguito. È lo Scudetto di Victor Osimhen, che a suon di gol ha trascinato il Napoli al sogno e si è anche laureato capocannoniere del campionato. Il n.9 è riuscito dove Edinson Cavani e Gonzalo Higuain, due centravanti che hanno fatto la storia del Napoli, non erano riusciti prima di lui. Di destro, al volo, di testa, in velocità, il nigeriano è diventato un attaccante completo, formidabile e ha conquistato Napoli con la sua maschera per proteggersi lo zigomo. È lo Scudetto di Khvicha Kvaratschkelia: arrivato tra lo scetticismo generale l'esterno georgiano ha avuto un impatto devastante su questo Napoli. Tra giocate, gol e assist sopraffine ha fatto dimenticare un certo Insigne, Napoli e la Serie A hanno trovato un vero fenomeno, mix di tecnica e rapidità, un uragano che ha ubriacato i terzini di ogni squadra. Il rigore sbagliato con il Milan un passaggio per crescere. Kvaradona, Kvaravaggio o semplicemente Kvara, tanti sono i soprannomi per questo talento che tutta Napoli si coccola. È lo Scudetto di Stanislav Lobotka, centro e fulcro di questa straordinaria formazione. È un piacere per gli occhi vedere giocare questo centrocampista dal baricentro basso,la sua precisione, la sua raffinatezza,la sua eleganza nel controllo di palla e nei suoi (tanti) passaggi corti, la moltitudine di palloni toccati ogni partita, la sua abilità nell'impostare e la sua intelligenza tattica. È lui l'emblema del calcio manovrato, ricamato del Napoli e sullo Scudetto c'è anche la sua firma. È lo Scudetto di Kim Min-Jae, difensore centrale coreano arrivato dal Fenerbahce (Turchia). Sostituire Kalidou Koulibaly, colonna difensiva degli ultimi anni, fisicamente un Bronzo di Riace, implacabile in marcatura, piedi buoni, rapido ed entrato nel cuore dei tifosi partenopei sembrava un'impresa impossibile ma Kim incredibilmente ci è riuscito, sfoderando delle prestazioni mostruose tra marcature tostissime e chiusure in velocità. È lo Scudetto del capitano Giovanni Di Lorenzo che ha alle spalle una storia bellissima: dopo una lunga gavetta tra Lucchese, Cuneo, Reggina e Matera, poi va all'Empoli con cui vince il campionato di Serie B e a 25 anni debutta in Serie A e segna il suo primo gol in massima serie. Passa poi al Napoli e nel 2021 vince l'Europeo con l'Italia. Guardando la sua storia, la sua carriera, fatta prevalentemente di squadre piccole e campionati minori, sembra incredibile che sia lui il capitano del terzo Scudetto dopo che nei primi due era stato Diego Armando Maradona, il più grande giocatore della sua storia e dopo che in estate aveva ereditato la fascia da un napoletano doc come Lorenzo Insigne. In realtà nessun giocatore merita più di lui di essere capitano e non è un caso che Spalletti e i giocatori, salutato Insigne, non abbiano avuto dubbi a dargli la fascia. Di Lorenzo è un bravo ragazzo, umile e disponibile, leader silenzioso, frutto del percorso, della gavetta, dei sacrifici e del non mollare mai. Alzala capitano, per Napoli e per te, che ci hai sempre creduto. Storia simile a quella di Alex Meret, portiere friulano che dopo essere esploso alla Spal con cui ha vinto la Serie B e debuttato in Serie A, è passato da molto giovane al Napoli, una big del calcio italiano e nelle prime stagioni ha faticato e non poco ad imporsi complice anche la forte concorrenza di Ospina. Le prestazioni deludenti della scorsa stagione (su tutte l'errore di Empoli che ha praticamente escluso il Napoli dalla lotta Scudetto) e il probabile arrivo in estate di Keylor Navas, che ha giocato al Real Madrid e al PSG sembravano la pietra tombale sull'esperienza in azzurro del portiere. Alla fine però l'estremo difensore di Costa Rica è andato al Nottingham Forrest (Inghilterra) e Meret che sembrava destinato allo Spezia è rimasto, ha sfornato prestazioni incredibili, parate clamorose ed ha conquistato il Tricolore. Ora per lui inizia una nuova era a Napoli. È lo Scudetto di Amir Rrhamani, cresciuto al Verona di Juric, che con Gattuso non vedeva il campo e con Spalletti si è imposto come marcatore implacabile. È lo Scudetto di Juan Jesus, all'Inter capitano ma nel mirino dei tifosi per prestazioni deludenti, alla Roma protagonista nella serata storica del 3-0 al Barcellona che è valsa la qualificazione alla semifinale di Champions League e ora tra gli artefici dello Scudetto del Napoli. Non male. È lo Scudetto di Franck Zambo-Anguissa, classico n.8 mix di fisicità e tecnica, arrivato tra lo scetticismo generale ma abile ad imporsi subito nello scacchiere spallettiano. È lo Scudetto di Piotr Zielinski, centrocampista che c'era anche nella delusione del 2018. Fisico e tecnico, per caratteristiche ricordava un certo Kevin De Bruyne, negli anni si è un po' perso, è stato troppo discontinuo tra colpi straordinari e partite in ombra, quest'anno a volte è stato decisivo, in generale meno appariscente ma la sua intelligenza è stato uno dei fattori per il titolo. È lo Scudetto di Elmas, tecnico e rapido, vero jolly con la sua duttilità che gli permette di giocare trequartista, esterno o tra i due in mediana. È un giocatore forse sottovalutato di questo Scudetto, ma in realtà molto importante. È lo Scudetto di Mario Rui e Mathias Olivera, di Lozano e Politano, eterni ed irrisolvibili ballottaggi, di Raspadori, bravo ragazzo, educato e umile come pochi, decisivo con il gol alla Juventus e di Simeone, che mette cuore, sacrificio e gol (pesanti) quando chiamato in casa. È lo Scudetto di Gaetano e Zerbin, giovani cresciuti nel Napoli. È lo Scudetto del giovane vichingo Ostigard, che ha mostrato buone qualità e di Ndombélé che ha giocato poco ma è stato un ricambio prezioso in mezzo al campo. È lo Scudetto del terzino Bereszynski,approdato a Gennaio dalla Sampdoria,del secondo portiere Gollini, del terzo portiere Marfella, del mediano Demme e del giovane Zedadka: tutti e cinque hanno giocato poco ma sono entrati comunque nella storia del Napoli. Ecco i protagonisti sul campo del Napoli, nei prossimi articoli analizzeremo la panchina,la società e la dirigenza per concludere questa lunga serie.

 

Le ultime gare del Napoli,giocate a Scudetto conquistato.

34ª giornata: Napoli-Fiorentina 1-0 (la grande festa al San Paolo)

35ª giornata: Monza-Napoli 2-0

36ª giornata: Napoli-Inter 3-1

37ª giornata: Bologna-Napoli 2-2

38ª giornata: Napoli-Sampdoria 2-0 (la premiazione, la squadra alza lo Scudetto, è campione d'Italia) 

 

Classifica finale Serie A 2022-2023

Napoli 90

Lazio 74

Inter 72

Milan 70

Atalanta 64

Roma 63

Juventus 62

Fiorentina 56

Bologna 54

Torino 53

Monza 52

Udinese 46

Sassuolo 45

Empoli 43

Salernitana 42

Lecce 36

Hellas Verona 31

Spezia 31

Cremonese 27

Sampdoria 19