Domenica 26 marzo è arrivata l'ufficialità, se mai ce ne fosse stato bisogno: Antonio Conte non è più l'allenatore del Tottenham Hotspurs. La conferenza stampa, o meglio lo sfogo, post pari 3-3 con il Southampton ultimo in classifica è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di acqua. Era infatti da più di un mese che Conte non faceva altro che attaccare squadra e dirigenza, ogni conferenza stampa si stava trasformando in un tiro al bersaglio, ma l'ultima è stata davvero troppo per la dirigenza degli Spurs, che approfittando della sosta per le nazionali ha esonerato il tecnico e messo fine ad un rapporto ormai logoro.
Sono state effettivamente pesantissime le sue ultime parole, un autentico attacco frontale a ogni componente del club: "Abbiamo dimostrato che non siamo una squadra. Vedo giocatori egoisti, che non vogliono aiutare e che non ci mettono il cuore. La società è responsabile per il mercato, l'allenatore ha le sue responsabilità... e i giocatori? Dove sono i giocatori?".
Poi ha parlato della mentalità del club: "Sono vent’anni che non vincono, sono abituati, non giocano per qualcosa di importante, non vogliono giocare sotto pressione".

Eppure al momento del suo arrivo, attorno a Conte c'era tutta un'altra atmosfera: il tecnico italiano era stato accolto tra l'entusiasmo generale un anno e mezzo fa con un obiettivo preciso, riportare un trofeo nella bacheca degli Spurs, a secco di vittorie dal 2008 (Coppa di Lega). Insomma, la classica sfida di Antonio Conte, che ama raccogliere squadre dalle ceneri, in difficoltà, plasmarle a sua immagine e somiglianza e portarle al trionfo.
Il giochino gli è riuscito alla Juventus, ereditata dopo gli anni duri di Calciopoli e condotta a 3 Scudetti di fila (di cui 1 da imbattuto e 1 con il record di 102 punti). Poi all'Italia, raccolta dopo la delusione del Mondiale e portata ad un dignitoso quarto di finale all'Europeo e al Chelsea, che ha riportato alla vittoria della Premier League e successivamente della Fa Cup.
Infine l'ultimo capolavoro all'Inter, che ha guidato alla conquista dello Scudetto, 11 anni dopo l'ultima volta e a 10 dall'ultimo trofeo.

Al Tottenham, per la prima volta in carriera, Conte subentra su una panchina a stagione in corso. Nella prima mezza annata con gli Spurs non vince nulla, ma compie una grande impresa: dopo una lunga cavalcata il Tottenham sorpassa l'Arsenal, conquista il 4º posto finale e conquista la qualificazione in Champions League. In estate la società gli regala diversi acquisti per rinforzare la squadra in vista di una stagione ricca di impegni tra Premier League, coppe nazionali e Champions League: vengono riscattati Kulusevski e Bentancur dalla Juventus, rinati sotto la sua guida, arrivano anche il portiere Forster, il difensore Lenglet, l'esterno Perisic, il mediano Bissouma e il colpo Richarlison davanti.
Nonostante i tanti investimenti e la permanenza dei gioielli Kane e Son, Conte preferisce mantenere un profilo basso in Premier League, anche perché oggettivamente il suo Tottenham sembra molto distante dalle corazzate Manchester City di Guardiola e Haaland e dal Liverpool di Klopp. A sorpresa però è l'Arsenal di Arteta e dei giovani terribili a dominare l'Inghilterra, ma il Tottenham è troppo discontinuo, non sembra una squadra di Conte, è troppo offensivo e prende troppi gol e ondeggia sempre tra e posto. Sia in Fa Cup che in League Cup viene buttato fuori prematuramente, l'unica minima soddisfazione è la Champions League, che vede gli Spurs superare un girone oggettivamente agevole con Eintracht Francoforte, Marsiglia e Sporting Lisbona e accedere agli ottavi di finale come prima del gruppo.
Il sorteggio abbina gli Spurs al Milan, Campione d'Italia, sfida equilibrata e alla portata: all'andata però il Milan si impone 1-0 a San Siro e in Inghilterra si difende con ordine e impone lo 0-0 agli Spurs, che escono così anche dalla massima competizione europea. Per Conte la Champions League, che stava diventando l'ancora di salvezza di una stagione complicata, resta una chimera: nonostante i numerosi campionati vinti e le squadre di livello allenate, non è mai infatti andato oltre i quarti di finale. 

E così arriviamo all'epilogo degli scorsi giorni, conclusione di un'annata davvero complicata sotto tutti i punti di vista: i risultati sul campo sono stati, come detto, poco soddisfacenti e fuori ci sono state l'operazione alla cistifellea, la morte di cari amici come Ventrone (nel suo staff dai tempi della Juventus), Vialli e Mihajlovic, oltre alla mancanza della famiglia, rimasta in Italia. 
Tutto questo probabilmente ha portato allo sfogo di cui ho parlato all'inizio di questo articolo, non una novità per Conte, che in tutta la sua carriera è stato allenatore diretto, schietto ed ha spesso attaccato le società. Vuole vincere e per farlo vuole i giocatori richiesti, pretende il massimo da società e giocatori. Non è per niente aziendalista, non scende a compromessi e se non viene accontentato, alza la voce. Sarà antipatico, si lamenterà troppo, ma dice le cose come stanno per la sua ossessione, la vittoria appunto.
Parliamo del tecnico che ha lasciato la Juventus dopo due giorni di ritiro a causa del mancato arrivo di rinforzi quali Nainggolan, Sánchez, Cuadrado e Iturbe e che ha lasciato l'Inter non accettando il ridimensionamento imposto da Zhang. Anche al Tottenham si è lamentato, oltre che dei motivi prima citati, del mancato acquisto di Adama Traoré, potente laterale del Wolverhampton.

Ora per Antonio Conte si prospetta una primavera e un'estate calda, alla ricerca di una nuova sfida, la prima dopo un'esperienza, quella al Tottenham, conclusa senza trofei vinti.
L'Inter sembrerebbe clamorosamente in prima fila dopo la rottura dell'anno scorso: Simone Inzaghi nonostante i 3 trofei in 2 anni (1 Coppa Italia, 2 Supercoppe) e i quarti di Champions League di questa stagione sembra a forte rischio. Troppa la delusione per il campionato scorso, perso in modo beffardo contro il Milan di Pioli e per quello di quest'anno, in cui i nerazzurri sono a distanza siderale dal Napoli dominatore.
Conte sembrerebbe pronto a tornare, ma ci sono 2 grandi ostacoli: il primo è rappresentato dalle grandi difficoltà economiche del club nerazzurro, che difficilmente potrebbe sostenere l'enorme stipendio del tecnico (12 mln) e non potrebbe regalargli i rinforzi richiesti. Il secondo problema è che la rosa dell'Inter, tra addii a 0 o cessioni forzate per sistemare i conti, rischierebbe di essere molto indebolita.
Paradossalmente Conte troverebbe una situazione peggiore di quella che lasciato, sia economicamente che per l'organico a disposizione e rischierebbe di rovinare l'ottimo ricordo lasciato con lo Scudetto vinto.
Personalmente non so quanto gli possa convenire tornare sulla panchina nerazzurra.

In questi mesi si è parlato anche di un clamoroso ritorno alla Juventus, anche se allo stato attuale è più una suggestione che un'opzione vera e propria. Questo perché Allegri sta conquistando buoni risultati, è stato bravo a tenere la barra dritta dopo l'annuncio della penalizzazione ed è stimato dalla società. La sua posizione si è rinsaldata, dovesse arrivare tra le prime 4 e vincere Coppa Italia ed Europa League è completamente da escludere un suo esonero, anche per il maxi stipendio da 9 mln che riceve.
Attualmente però esiste una percentuale (bassa) che Conte torni a Torino, ma anche in casa bianconera la situazione economica è difficile e la società con tutta probabilità non potrebbe soddisfare sul mercato l'allenatore pugliese.
Tra i tifosi bianconeri il tecnico leccese ha molti estimatori: è stato per anni capitano della Juventus ed è stato colui che ha risollevato il club dopo Calciopoli e lo ha riportato sul trono d'Italia. Tuttavia ci sono anche molti sostenitori di Madama che si sono sentiti traditi e non gli perdonano il fulmineo addio del 2014 e il passaggio all'odiata rivale Inter. 
La scelta più stimolante per Conte è pertanto rappresentata dalla Roma, tenuta in scacco da José Mourinho.
Il portoghese con tutta probabilità onorerà il contratto fino al 2024, ma è stuzzicato dal Psg, che silurerà Galtier. Vincendo in Francia, Mou vincerebbe in quattro paesi europei diversi e potrebbe tornare a dare l'assalto alla Champions League.
Più distanti i cavalli di ritorno Chelsea (Potter esonerato, concorrenza di Nagelsmann e Luis Enrique), e Real Madrid (Ancelotti sembra diretto al Brasile). Attualmente Mourinho sembra concentrato esclusivamente sulla Roma, sulla corsa alla qualificazione in Champions League e sull'Europa League per continuare la scalata europea e alzare il secondo trofeo continentale dopo la Conference League dell'anno scorso.
Se a fine stagione però il tecnico portoghese dovesse chiudere il suo ciclo in giallorosso, i Friedkin potrebbero scegliere Conte per dare finalmente l'assalto allo Scudetto.
L'allenatore pugliese potrebbe essere allettato dall'offerta della Lupa, stimolato dalla possibilità di riportare la Roma alla vittoria del Tricolore dopo averlo già fatto con Juventus e Inter. Inoltre Conte, nonostante i problemi di Fair play finanziario, dai Friedkin avrebbe carta bianca, sarebbe un manager all'inglese, cioè avrebbe la possibilità di condurre lui stesso il mercato e fare gli acquisti che vuole. Il tecnico ex Tottenham poi avrebbe anche il lavoro facilitato dal fatto che Mourinho ha impostato la squadra sul 3-5-2, il suo modulo preferito trovando così un'ottima base su cui lavorare.

Secondo il mio modesto parere, l'opzione Roma è la migliore a disposizione per l'allenatore.
Un altro progetto interessante per Conte è quello del Milan, ma è una pista molto difficile. Pioli infatti gode della massima fiducia da parte della società e dalla dirigenza, forte dello Scudetto dello scorso anno e del raggiungimento dei quarti di Champions League quest'anno. Inoltre il tecnico ha rinnovato fino al 2025. Solamente in caso di mancata qualificazione alla prossima massima competizione europea Cardinale potrebbe pensare al cambio in panchina e iniziare a sondare l'opzione Conte. Che dal canto suo potrebbe essere attratto dalla possibilità di allenare e magari condurre allo Scudetto anche la terza grande del calcio d'italiano dopo Juventus e Inter.
Il popolo rossonero sarebbe sicuramente soddisfatto e potrebbe anche perdonargli le dichiarazioni post Milan-Juventus 2012 (la gara del gol regolare ma annullato a Muntari) in cui disse a Galliani ma riferendosi al club meneghino: "Siete la mafia del calcio".

Un'ultima strada, più una suggestione che realtà, porta Conte direttamente al Paris Saint-Germain al posto di Galtier, che ha le ore contate. Sicuramente l'opzione parigina avrebbe il suo fascino: il tecnico avrebbe l'occasione di allenare campioni del calibro di Messi e Mbappé e potrebbe avere dallo sceicco Al-Khelaifi tutti i rinforzi che vuole. Inoltre potrebbe rimpolpare il palmares con i trofei francesi e di dare l'assalto alla Champions League, un'ossessione per il club della capitale transalpina che ormai valuta gli allenatori praticamente in base al percorso nella coppa dalle grandi orecchie: Emery, Tuchel, Pochettino sono stati esonerati nonostante le diverse coppe alzate in Francia proprio a causa dei fallimenti europei.
La panchina del Psg sembra più una tagliola che effettivamente un sogno per un allenatore, anche a causa di uno spogliatoio di prime donne, predominato da incomprensioni, litigi, difficile da gestire anche per un sergente come Conte.
Tante le opzioni sul tavolo di Conte, quale sceglierà? 

 

Dedicato a L., grande amico tifoso nerazzurro, grande estimatore di Antonio Conte.