Per la Vuelta che sta per iniziare...

Il 27 maggio rischia di essere una data che entrerà nella storia della Bundesliga, il massimo campionato di calcio tedesco e del Giro d'Italia, uno dei 3 Grandi Giri ciclistici assieme a Tour de France e Vuelta a España. Calcio e ciclismo, Bundesliga e Giro d'Italia, mondi differenti, apparentemente inconciliabili, uno sport collettivo e uno individuale,seppur con degli aspetti di squadra, con strategie e dinamiche diverse. In quel Sabato di fine Maggio però Bundesliga e Giro d'Italia hanno vissuto un pomeriggio intenso, emozionante, com un filo giallonero che ha unito le due competizioni e i loro drammatici ultimi atti

Andiamo con ordine, partendo dalla Germania e dalla Bundesliga: il Bayern Monaco ha vinto, anzi dominato, il campionato nelle ultime 10 stagioni. I bavaresi sono sempre stati l'emblema della Germania e un modello da seguire: concreti, capaci di vincere, restare competitivi e mantenere i conti sempre in ordine. Quest'anno però le cose sono cambiate: il Bayern si è confermato in vetta già dalle prime giornate ma il livello della concorrenza si è alzato. 
Prima la sorpresa Union Berlino e la rivelazione Friburgo che poi hanno rallentato, successivamente il Lipsia e infine il ritorno del Borussia Dortmund, che dopo un inizio stentato, trova continuità, insidiano la supremazia, lo strapotere bavarese. Con il passare delle giornate i gialloneri, che oggettivamente tra le rivali hanno l'organico più forte e completo, diventano i principali candidati a rompere finalmente il dominio incontrastato del Bayern e tornare campioni dopo 11 anni. Era il 2012 e il Borussia Dortmund di Klopp conquistò la Bundesliga e fu l'ultima squadra a vincerla prima della lunga egemonia del Bayern.
Ad aprile la lotta subisce una svolta a sorpresa, clamorosa: il Bayern Monaco, nonostante avesse vinto la Supercoppa di Germania ad Agosto e fosse ancora in corsa su tutti e tre i fronti (primo in Bundesliga, quarti di finale in Coppa di Germania e in Champions League) esonera Julian Nagelsmann, enfant prodige del calcio tedesco ed affida la panchina a Thomas Tuchel, reduce dalle ottime esperienze al Psg e al Chelsea. Il debutto del nuovo allenatore è subito di fuoco, decisivo per le sorti del campionato, proprio contro il Borussia Dortmund, ex squadra del tecnico e principale rivale per il titolo. I bavaresi si impongono 4-1, esordio perfetto per il tecnico e risultato che mostra la netta superiorità del Bayern sui diretti rivali e in Germania.
Il Bayern è così, o domina e vince con anticipo o è cinico, è squadra esperta che sa colpire al momento giusto e uccidere il campionato quando sembra in bilico troncando senza pietà le speranze delle avversarie. In due settimane però il Bayern Monaco esce sia dalla Coppa di Germania contro il Friburgo che fa l'impresa ai calci di rigore sia dalla Champions League contro il fenomenale Manchester City di Guardiola e Haaland, che si impone nettamente. I bavaresi vedono così sfumare in poco tempo due obiettivi, in campionato faticano, ma resistono in vetta. Alla penultima giornata però il Bayern affonda in casa con il Lipsia (1-3), il Borussia Dortmund, rimasto intanto alle calcagna, vince 0-3 con l'Augusta, attua il clamoroso sorpasso ai danni dei bavaresi e si issa in vetta alla classifica.
Quando manca una sola giornata al termine del torneo la situazione di classifica è questa: Borussia Dortmund 70, Bayern Monaco 68. I gialloneri hanno il destino nelle loro mani e adesso più che mai hanno la possibilità di chiudere la lunga parentesi vincente del Bayern. Nell'ultimo turno al Borussia Dortmund basterà vincere in casa contro il Magonza, salvo, tranquillo e a metà classifica, per laurearsi campione. Può bastare anche un pari o una sconfitta ma i bavaresi devono pareggiare o perdere. Il Bayern Monaco dal canto suo deve vincere con il Colonia, altra formazione che ha raggiunto l'obiettivo salvezza e sperare che il Borussia perda o pareggi per fare un incredibile controsorpasso e vincere il campionato. 

Maggio è il mese in cui la corsa alla Bundesliga è entrata definitivamente nel vivo ma è anche il mese in cui si è disputato il Giro d'Italia. Pronti via ed è subito Remco Evenepoel show: il belga, con Tadej Pogacar, il talento più puro e cristallino del ciclismo moderno, ha subito dato grande spettacolo e ha conquistato la testa della classifica generale e la maglia rosa come leader. Veramente scatenato il giovane fiammingo che mostra finalmente la sua piena forza e il suo potenziale, un'esplosione attesa dal 2019. Il suo percorso di ascesa però si interrompe al Lombardia 2020, nella prima gara dopo il Covid, a causa di una caduta terribile da un ponte che lo costringe ad uno stop lunghissimo che ne condiziona la stagione 2021. Il 2022 segna il ritorno e una rinascita per Evenepoel che vince la Liegi-Bastogne-Liegi, la più importante classica monumento, la prima per il belga, conquista la Vuelta a Espana, primo Grande Giro della sua carriera e infine la ciliegina sulla torta rappresentata dalla vittoria della prova in linea del Mondiale a Wollongong (Australia). Nel 2023 è arrivato il bis di Liegi- Bastogne- Liegi, perfetto avvicinamento al Giro per Evenepoel che si è presentato alla manifestazione in forma strepitosa. Poi però una brutta sorpresa per il belga che dopo aver vinto la cronometro a fine prima settimana viene trovato positivo al tampone per il Covid-19 ed è dunque costretto al ritiro da primo in classifica e con addosso la maglia rosa, insomma da leader della corsa. Una beffa, una vera doccia gelata per il belga che sembrava in grande spolvero. Il Giro perde uno dei suoi grandi protagonisti e i favoriti diventano i suoi diretti inseguitori, dal gallese Geraint Thomas, allo sloveno Primoz Roglic e al portoghese Joao Almeida. La corsa però, persi gli attacchi, lo spettacolo e i fuochi di artificio di Evenepoel, si calma, diventa tattica, poche le emozioni, gli assalti, gli affondi e i sussulti fino al tappone del Bondone. Qui Thomas e Almeida scattano e allungano su Roglic apparso un po' stanco e pesante. Le successive tappe non mutano la classifica generale e così si arriva alla 20ª tappa, penultima e decisiva prima della passerella di Roma, con questa situazione: Geraint Thomas leader, inseguono Roglic con 26" di ritardo e Joao Almeida, più attardato con 59".

Eccoci così arrivati al rush finale delle due competizioni, la Bundesliga e il Giro d'Italia, con un'ultima pagina tutta fa scrivere. Torniamo in Germania dove alle ore 14:30 inizia l'ultima giornata del campionato. A Dortmund l'atmosfera è straordinaria: lo stadio è pieno in ogni ordine di posto, tutto colorato di giallonero con cori e un tifo incessante già dal riscaldamento per spingere la squadra alla vittoria e all'atteso Meisterschale. A Colonia il Bayern cerca la vittoria e spera con un orecchio alla radiolina in un miracolo dalla Renania. I bavaresi partono forte, all'8' passano già avanti con Coman (0-1) e mettono così subito pressione ai rivali: in questo momento i campioni sono loro. Chiaramente per il Borussia Dortmund c'è tempo, sono ancora lunghissime le partite. I gialloneri palleggiano, fanno molto possesso palla per provare a scardinare l'ordinata e compatta difesa degli ospiti e mettere in discesa la pratica. Il Magonza però non è venuto in gita, ad assistere alla festa, vuole giocarsela con leggerezza ed entusiasmo e al 14' passa clamorosamente in vantaggio: calcio d'angolo di Fernandes per l'inserimento di Hanche-Olsen che con un colpo di testa in tuffo porta avanti il Magonza (0-1) e gela il pubblico giallonero.
Inizio shock per il Borussia Dortmund, sotto nel punteggio e con il Bayern avanti. Al 17', 3 minuti dopo il gol subito, la squadra di Terzic ha l'occasione di pareggiare con un calcio di rigore conquistato da Malen ma dal dischetto Haller si vede parare la sua conclusione da Dahmen. E le cose peggiorano ancora per Reus e compagni che subiscono anche il raddoppio ad opera di Onisiwo, sempre di testa, 0-2.Primi 25 minuti horror, disastrosi per il Borussia Dortmund, come peggio non poteva, sotto di 2 gol, con un rigore sbagliato e con il Bayern Monaco avanti. Al Signal Iduna Park inizia a serpeggiare sconforto, delusione e anche rassegnazione nonostante la partita sia ancora al 30', insomma tutto fa pensare ad un pomeriggio storto, sfortunato, ad un autentico psicodramma.
In campo la squadra fatica a reagire, si rende nuovamente pericolosa solo a fine primo tempo, al 43' con Raphael Guerreiro (tiro fuori di poco) e Brandt (ottima parata di Dahmen).
Il primo tempo termina con un incredibile e inaspettato 0-2, il Borussia sta letteralmente buttando via il titolo. Nel mentre a Colonia il Bayern Monaco dopo essere andato avanti, colpisce un palo con Muller e trova con il raddoppio con Sané ma il Var annulla. I bavaresi chiudono il primo tempo avanti e con il Borussia sotto di due reti e in difficoltà, situazione perfetta.
La classifica recita Bayern Monaco 71, Borussia Dortmund 70, bavaresi virtualmente campioni ma c'è ancora tutto un secondo tempo da giocare. Ad ora ai gialloneri servono 3 gol per ribaltare la sua partita e sperare in un difficile crollo del Bayern Monaco che dal canto suo deve gestire e sperare che il Borussia non faccia una rimonta miracolosa.
La ripetizione del verbo "sperare" non è casuale: tra Dortmund e Colonia la parola chiave e in comune e per motivi diversi infatti è speranza. Nella ripresa il Dortmund non sembra scuotersi, anzi il Magonza continua a rendersi pericolosa con Onisiwo che prima spreca (bravo Kobel) e poi colpisce il palo. I gialloneri hanno la grande occasione per accorciare le distanze al 59' con Haller che manca il pallone a porta vuota. Il gol arriva 10 minuti dopo, al 69', con Raphael Guerreiro che con il destro trova l'1-2. Il portoghese carica i compagni che, nonostante una prestazione poco brillante, provano a ribaltare un pomeriggio difficile e a credere ancora al titolo con 20 minuti ancora da giocare.
Intanto a Colonia il Bayern Monaco inizia a concedere qualcosa ai padroni di casa. All'81' avviene un episodio che può decidere il destino della Bundesliga: fallo di mano di Gnabry in area di rigore, calcio di rigore per il Colonia, incredibile. Dal dischetto Ljubicic, trequartista, batte Sommer e fa 1-1. Dramma (ancora questa parola) per il Bayern, mentre un boato scuote Dortmund: i gialloneri stanno giocando male, stanno perdendo 1-2 ma sono virtualmente campioni in quanto il Bayern sta pareggiando. Proprio sul Bayern cala un'ombra di paura: i bavaresi non stanno approfittando del crollo del Borussia e a 10 minuti dalla fine temono seriamente di perdere la Bundesliga. Passano i minuti, Borussia Dortmund e Bayern Monaco attaccano per risolvere partite che si presentavano come formalità, con avversari che ormai non avevano più nulla da chiedere al campionato, ma che invece si sono complicate terribilmente.
La situazione in classifica dice Borussia 70, Bayern 69. Al minuti 89' i bavaresi tornano in vantaggio con un'autentica magia di Jamal Musiala che riceve palla sulla sinista, converge al centro e con un destro sul secondo palo trova un raddoppio pesantissimo che può valere il campionato. Incredibile, ad 1 minuti dalla fine il Bayern passa in vantaggio e sarebbe campione. Altra doccia gelata di un pomeriggio fin lì emotivamente terribile per il Borussia Dortmund che insiste ma non riesce a pareggiare e rischia una beffa atroce quando, nonostante come detto una giornata difficile dopo il pari subito dal Bayern, in molti credevano che i gialloneri vincessero il campionato.
Il Bayern non molla, non muore mai e torna così in vantaggio.
Dopo 6 minuti di recupero ​​​​i bavaresi festeggiano la loro vittoria e con i telefoni assistono al finale della partita del Borussia. A Dortmund i padroni di casa attaccano con la forza della disperazione e con la consapevolezza che servono due gol, il pari non infatti non basta, serve una vittoria ma è una missione praticamente impossibile, il tempo stringe, la rabbia aumenta e la lucidità diminuisce. Segna Haller (annullato), poi Süle che firma il 2-2, ma è il 95', è ormai troppo tardi per pensare di fare il terzo gol e scavalcare nuovamente il Bayern.
A Dortmund finisce 2-2 e si consuma lo psicodramma dei gialloneri. Bayern Monaco e Borussia Dortmund concludono il campionato a pari punti, 71, ma sono i bavaresi a vincere la Bundesliga per la miglior differenza reti (+54 a +39).

​​​​​​I rossi conquistano così l'11 Bundesliga, un risultato straordinario, striscia incredibile, considerando che il campionato tedesco si trova nella top5 di quelli europei ed è dunque tosto e competitivo. Il Bayern però in quest'anno ha tirato però un bel sospiro di sollievo: mai come in questa stagione il titolo sembrava in bilico ma alla fine la forza, l'esperienza e la freddezza dei bavaresi sono risultati decisivi per un altro titolo. Ora però serve cambiare qualcosa per resistere in vetta in terra teutonica e tornare a dominare in Europa. È un trionfo che porta la firma di Jamal Musiala, talento eccezionale che si è imposto definitivamente con prestazioni sontuose ed è ha segnato il gol decisivo e poi la firma di Thomas Tuchel, che ha vinto la prima Bundesliga della sua carriera da allenatore. Piange, si lecca le ferite invece il grande sconfitto, il Borussia Dortmund che ha vissuto un pomeriggio da incubo. I gialloneri avevano il destino nelle proprie mani ma l'inizio, le dinamiche di questa difficile ultima giornata ha provocato il crollo di una squadra a cui è mancata gestione, personalità e quell'esperienza che invece nel Bayern abbonda e che probabilmente ha fatto la differenza. I gialloneri negli anni sono stati metaforicamente derubati dal Bayern Monaco che ha portato in Baviera i talenti più grandi del Dortmund come Goetze, Lewandowski e Hummels. Il Borussia ha mantenuto i conti in ordine, è stato un modello di sostenibilità ma così si è progressivamente indebolito e non è mai riuscito a contrastare il dominio del Bayern. Quest'anno il club della Renania aveva perso Haaland ma aveva costruito una buona squadra, non per impensierire il Bayern che però si è dimostrato più vulnerabile e abbordabile.
Sembrava finalmente l'anno del club giallonero ma anche stavolta hanno prevalso i bavaresi, il destino è stato beffardo. Certo, solo applausi per il Borussia che ha giocato davvero un'ottima stagione ma l'esito fa male, molto male. Specie per due giocatori: il primo è Marco Reus, il capitano, nato a Dortmund che dopo essere cresciuto al Borussia M'Gladbach, si è trasferito nella squadra della sua città. Con i gialloneri mostra tutto il suo talento e la sua qualità, vince 5 trofei, 3 Supercoppe di Germania e 2 Coppe di Germania ma i troppi infortuni, gli acciacchi frenano la sua carriera e gli fanno anche saltare il Mondiale in Brasile, vinto dalla sua Germania. Il n.11 si è dimostrato un campione sia nelle sue giocate, nella sua forza oltre le difficoltà ma anche con il suo attaccamento alla maglia, la sua dedizione e la fedeltà ai colori gialloneri. Mentre tutti i suoi compagni se ne sono andati in cerca di vittorie e maggiori possibilità di guadagno, lui è rimasto, ha giurato eterno amore al Borussia Dortmund e si meritava di vincere la prima Bundesliga della sua carriera. E invece niente, il sogno è sfumato ancora una volta e ripartire sarà difficilissimo.
Quel che è certo che un genio e un uomo con questi valori non si meritava tutte queste lacrime e questa sofferenza. E poi Haller, che dopo essere esploso all'Ajax, è passato al Borussia Dortmund in estate ma ecco una notizia terribile: durante una sessione di allenamento l'attaccante accusa un malore e in seguito a esami di accertamento, gli viene diagnosticato un tumore maligno ai testicoli, che dunque costringe il giocatore a ritirarsi momentaneamente dall'attività agonistica.
Nei mesi successivi, l'attaccante si sottopone a due operazioni e a quattro cicli di chemioterapia, al fine di contrastare la malattia. Il 22 gennaio dello stesso anno, Haller fa il suo debutto ufficiale con il Borussia Dortmund, subentrando a Youssoufa Moukoko al 62º minuto della sfida di Bundesliga contro l'Augusta, vinta per 4-3. In stagione, in 22 presenza, segna 9 gol, un buon bottino che però non è bastato al Borussia per conquistare una Bundesliga che l'attaccante ivoriano avrebbe meritato per la sua lotta, la sua forza di volontà e nella battaglia contro il male. Il calcio di rigore sbagliato all' ultima giornata una crudeltà dello strano mondo del calcio. 


Chiusa la parentesi Bundesliga è ora di tornare a casa nostra, c'è un finale di Giro d'Italia mozzafiato da raccontare. 
La penultima tappa, da Tarvisio al Monte Lussari, è una cronometro individuale, una frazione relativamente breve ma molto tosta, pesante e impegnativa perché, dopo una prima parte di circa 10 chilometri in pianura, bisognerà scalare, inerpicarsi verso il Monte Lussari, santuario Mariano. Piena montagna e pendenze difficili quindi bisognerà gestire bene le energie.
Dalle 11 sfilano i primi corridori, spiccano l'esperto Thibaut Pinot, maglia azzurra del Giro, Sepp Kuss,americano della Jumbo-Visma tra i gregari di Roglic e Damiano Caruso, il migliore tra gli italiani al corsa rosa. Tuttavia bisogna aspettare le 17 per vedere partire e gustare la sfida tra i pretendenti alla corona.
Alle 17:08 parte Joao Almeida, maglia bianca di miglior giovane, costretto a dare tutto per ribaltare una situazione complicata. È un buon cronoman e può aspirare quantomeno alla vittoria di tappa. Alle 17:11 scocca l'ora di Primoz Roglic, favorito per la vittoria della tappa che proverà la grande rimonta per conquistare anche il Giro mentre alle 17:14 scatta Geraint Thomas, leader della classifica e ultimo corridore a partire che deve difendere la maglia rosa. Al primo intermedio Roglic è provvisoriamente in testa con distacchi minimi sui rivali, 2" su Thomas e 4" su Almeida, troppo pochi per pensare alla rimonta. In questa zona si effettua il cambio bici: i ciclisti infatti sono partiti con la bici da cronometro e per affrontare la montagna devono salire sulle bici da prova in linea. Da notare che Roglic cambia solo la bici, mentre Thomas cambia sia bici che casco. Lo sloveno sta bene, va veramente forte e al secondo tempo distrugge di 32" i tempi di Pinot, Kuss e Caruso e di 16" quello di Thomas.
Poco dopo però accade un episodio a sorpresa che può cambiare il destino del Tour: in salita Roglic ha un problema tecnico su un avvallamento (in parole povere, è saltata la catena) ed ha perso una decina di secondi per il cambio bici, prima di ripartire grazie alla spinta di un uomo dell'ammiraglia e di un tifoso che poi si scoprirà essere un suo ex compagno di quando praticava salto con gli sci. Per Roglic è un incubo: lo sloveno sembrava poter recuperare incredibilmente lo svantaggio su Thomas ma il guasto gli preclude probabilmente le speranze di rimonta e di vittoria finale e gli fa rivivere la cronoscalata della Planche des Belles Filles del Tour de France 2020. Quel giorno si presentava da maglia gialla con un buon margine di 57" sul giovane connazionale Tadej Pogacar ma in quella penultima tappa crollò di schianto, sembrava stanco, esausto a differenza del rivale che, andato velocissimo, vinse la tappa,si prese la maglia gialla e la Grande Boucle grazie ad una delle rimonte più incredibili del ciclismo recente.
Ecco, sul monte Roglic rivede il fantasma, il dramma di quella giornata ma è freddo e riparte prepotentemente. Intanto arriva Joao Almeida che segna il miglior tempo provvisorio ma è matematicamente fuori dai giochi per la vittoria finale.
Come ci si aspettava, è duello Thomas-Roglic. Succede un'altra cosa incredibile, un miracolo sportivo: Roglic sgrana il Lussari, è velocissimo e sembra volare mostrando un passo impressionante, circondato da due ali di folla in cui sventolano tante bandiere slovene. Si riapre tutto perché Roglic va fortissimo mentre Thomas incredibilmente sembra appesantito, si pianta in salita e soffre. Roglic divora i metri davanti a sé, dà l'ultima, incredibile, potente accelerata e arriva sul traguardo segnando un tempo incredibile, pazzesco: 44' 23", in cui tra l'altro è compreso il cambio bici e il contrattempo quindi il tempo potenzialmente poteva essere migliore. Thomas arriva poco dopo con il tempo di 45'03". Primoz Roglic si prende tutto: vince la tappa numero 20, conquista la maglia rosa e vince il Giro d'Italia numero 106. Lo sloveno della Jumbo-Visma è riuscito a ribaltare la situazione con una prestazione sontuosa, maestosa che lo ha visto dominare sui rivali nonostante i problemi e le complicazioni avute nel percorso. Roglic non aveva iniziato alla grande questo giro, aveva perso diversi secondi e sembrava in difficoltà ma nella cronometro ha sfoderato una performance magnifica, ha compiuto una vera e propria impresa e all'ultima giornata ha ribaltato tutto e vinto la corsa.
Quando ha la matematica certezza del trionfo e dell'impresa compiuta, Roglic si scioglie in un sorriso, per poi ricevere i complimenti di un campione come Vincenzo Nibali che lo precedette assieme a Richard Carapaz al Giro d'Italia 2019.
Le sue dichiarazioni: "In questo Giro d’Italia mi sono goduto ogni momento. In molti casi è stato un po’ come andare sulle montagne russe ma non abbiamo mai smesso di lottare e di crederci. Non è possibile descrivere quello che ho vissuto oggi. Quello che è accaduto rimarrà con me per sempre. È una sensazione incredibile, sentire il calore del pubblico mi ha dato qualche energia in più, ho creduto che la giornata di oggi potesse essere quella decisiva e ce l’abbiamo fatta”.
Roglic festeggia, attorno a lui "il Lussari è uno stadio sloveno" come ha detto Luca Gregorio, telecronista di Eurosport, pieno di tifosi e bandiere slovene che festeggiano il loro beniamino.
Sconfitta bruciante per Thomas che non spegne la sua immensa classe e la sua sportività. Le congratulazioni a Primoz e alla Jumbo subito dopo la resa sono sincere e meravigliose.

Forse non tutti sanno che Roglic non è stato sempre un ciclista, infatti da giovane ha praticato il salto con gli sci. A gennaio 2007 a Tarvisio è campione del mondo juniores a squadre con il quartetto sloveno e a fine anno debutta nelle gare senior FIS; tuttavia,non riesce a ottenere risultati di rilievo in questo sport e abbandona l'attività nel gennaio 2011 per dedicarsi al ciclismo. Tarvisio, la città friulana in cui è salito sul tetto del mondo con i suoi compagni nello sport invernale è stata curiosamente anche quella in cui è iniziata la penultima tappa della Corsa Rosa che gli ha regalato la vittoria della prestigiosa corsa.
Con gli anni Roglic ha iniziato a emergere nel mondo delle biciclette. Parliamo di un corridore concreto, solido e pragmatico, forse poco spettacolare, che entusiasma poco il pubblico ma molto razionale, strategico e calcolatore, con caratteristiche abile scalatore e ottimo cronoman.
Nella sua carriera da ciclista Roglic aveva già vinto 3 Vuelta a Espana consecutive (2019-2020-2021), 1 oro olimpico con la Slovenia nella cronometro in linea (Tokyo 2020) e 1 Liegi-Bastogne-Liegi (2021), la doyenne una delle classiche più importanti.
Ora può aggiungere alla sua bacheca anche il Giro d'Italia, gli manca solo vincere il Tour de France, difficile da conquistare contro i giovani fenomeni Vingegaard e Pogacar, per completare la Tripla Corona. Infine gli mancano la medaglia d'oro ai Mondiali e agli Europei.

Se c'è un giallonero che piange, quello del Borussia Dortmund che ha subito una grande beffa perdendo il campionato all'ultima giornata contro i rivali del Bayern Monaco, c'è un giallonero che ride e festeggia, quello di Primoz Roglic e dei calabroni della Jumbo Visma (colore giallonero) che sempre all'ultima giornata hanno ribaltato il Giro e conquistato la corsa rosa all'ultima giornata (non conto la passerella di Roma) e conquistato la corsa rosa.

Il 27 maggio gioia e dramma si sono intrecciati accomunati da due colori, il giallo e il nero, che hanno segnato il destino di una delle edizioni più emozionanti della Bundesliga e del Giro d'Italia.

Dedicato ad Andrea, grande appassionato di calcio e ciclismo.