Il nuovo anno, il 2024, ha portato con sé delle novità in Serie A. Solitamente Gennaio è il mese del mercato di riparazione in cui le squadre cercano di rinforzare, sistemare la squadra e rimediare agli errori commessi in estate nella costruzione della rosa. Tuttavia alcune squadre non hanno cambiato solamente i giocatori ma anche allenatori e dirigenti.

Mou out: DDR in: Roma sempre nelle mani di un capopopolo, ma la musica in campo è cambiata.
Il caso più sorprendente è sicuramente la Roma. I giallorossi, partiti in estate con rinnovate ambizioni, hanno avuto un inizio di stagione negativo, poi sono cresciuti e sono tornati in piena corsa per l’obiettivo stagionale, il quarto posto e la qualificazione in Champions League in una classifica molto corta, con tante squadre in pochi punti.
Oltre che in campionato i giallorossi erano ancora in corsa anche per vincere due trofei, la Coppa Italia e l’Europa League. Tra Dicembre e questo inizio Gennaio però la squadra ha affrontato un ciclo terribile di partite con molti scontri diretti dove ha avuto un rendimento altalenante ed è scivolata in 9ª posizione. Inoltre è stata eliminata dalla coppa nazionale ai quarti di finale contro la Lazio. Dopo la sconfitta con il Milan (3-1) José Mourinho è stato a sorpresa esonerato.
Molto difficile valutare la parentesi del tecnico portoghese alla Roma. Ottimo il percorso in campo europeo: nella prima stagione ha condotto la squadra alla vittoria della Conference League, di un trofeo che mancava da 15 anni, oltretutto il primo continentale della storia del club, nella seconda ad una finale di Europa League.
Deludente invece il cammino in campionato, dove la Roma è arrivata per due stagioni al sesto posto ed ha abbandonato sempre prematuramente la lotta per un posto in Champions League, l’obiettivo stagionale. A questo si aggiunge che Mourinho in questi anni non è riuscito a dare una chiara identità di gioco alla squadra proponendo un calcio vecchio, forse superato, basato su attesa, fisicità e ripartenze in contropiede. Il tecnico portoghese inoltre non è riuscito a valorizzare gli elementi della rosa (tranne forse il giovane Bove) e spesso nelle conferenze stampa si è lasciato andare a proteste, polemiche, accuse (soprattutto contro gli arbitri), lamentele, veleni, comunque in pieno stile Mourinho.
La scelta di esonerare lo Special One ha scatenato il popolo giallorosso che lo aveva eletto a condottiero, a capo popolo e si era praticamente consegnata a lui. Nella città eterna, della Roma di Giulio Cesare e Ottaviano Augusto, Mourinho era considerato la guida, il protettore e il portavoce del romanismo e il tifo si è sentito solo, senza il suo fulcro.
La proprietà americana, più pratica e pragmatica, di fronte ai risultati e dei rapporti che si erano incrinati, deteriorati con alcuni giocatori e dirigenti, ha optato per l’esonero, decisione forte e coraggiosa che lo ha invisa ad una piazza calda e passionale che si è posta a difesa dell’allenatore e ha criticato la presidenza.

La scelta del successore del portoghese (probabilmente diretto all’Al-Shabab, in Arabia Saudita), però è stata intelligente, essendo ricaduta su Daniele De Rossi perché torna un giocatore simbolo, una leggenda del club giallorosso da giocatore, che ferma o per lo meno ammorbidisce, riduce e raffredda l’ondata di critiche dei tifosi.
Dopo il ritiro dal calcio giocato, De Rossi ha deciso fin da subito di intraprendere la carriera da allenatore. Fin dall’inizio l’ex capitano giallorosso mette le cose in chiaro sulla sua idea di gioco: i suoi modelli sono il padre Alberto De Rossi, che per tanti anni è stato allenatore della Roma Giovanile e della Primavera e poi Luis Enrique e Spalletti. crede in un calcio offensivo, propositivo e dominante basato su molto possesso palla, fraseggio e baricentro alto.
Entra a far parte dello staff tecnico dell’Italia, come assistente del CT Roberto Mancini. Molto apprezzato dai giocatori, tra i quali ritrova diversi ex compagni, partecipa alla vittoriosa spedizione al campionato d'Europa 2020 ma ad agosto comunica la sua scelta di lasciare lo staff tecnico della nazionale per allenare in prima persona.
Il 23 novembre torna tuttavia in Federazione, come assistente tecnico a disposizione delle nazionali giovanili maschili dall'Under-15 all'Under-20, e il 21 gennaio 2022 fa ritorno nello staff della Nazionale.
Nell'Ottobre 2022, dopo aver lasciato il ruolo da assistente tecnico della nazionale, viene ufficializzato come nuovo allenatore della SPAL, in Serie B. Debutta come tecnico in occasione del match di campionato pareggiato dai biancazzurri contro il Cittadella (0-0). La giornata seguente consegue la prima vittoria da allenatore in casa contro il Cosenza (5-0). Nel Febbraio 2023, dopo 17 panchine in cui, tra campionato e coppa nazionale, raccoglie solo 3 vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte, viene sollevato dall'incarico insieme a tutto il suo staff.
La parentesi estense del tecnico è stata negativa ma se la ricorderà con affetto perché comunque è la prima e per l’esperienza ottenuta, preziosa per il futuro.
Ora per De Rossi si aprono le porte della panchina della sua Roma.
Il debutto alla Roma e in Serie A avviene in casa contro l’Hellas Verona di Baroni. Già dall’inizio si vede una squadra diversa: innanzitutto da un punto di vista tattico, perché De Rossi rinuncia al 3-5-2 di Mourinho e schiera il suo 11 con un 4-3-2-1 e poi nel gioco, nell'atteggiamento perché la Roma mantiene molto più il pallone e pressa più alto, è più aggressiva.
La partenza è perfetta: dopo 25 minuti i giallorossi sono già avanti 2-0 con le reti di Lukaku e Pellegrini e continuano a insistere rientrando negli spogliatoi tra gli applausi. Nel secondo tempo la squadra ha un calo fisiologico, diminuisce l'intensità e inizia ad abbassarsi fino a subire il gol che accorcia le distanze da parte dei gialloblù. I giallorossi però resistono e seppur soffrendo riescono a portare a casa il successo: per De Rossi alla prima partita alla Roma arriva subito la vittoria. Una partita dai due volti: bel gioco, ritmi alti e una squadra quasi sorprendente nella prima frazione, troppo remissivo l’atteggiamento della ripresa. Nel complesso però è una gara che lascia fiducia e buone sensazioni nell’ambiente anche se è ovvio che ci sia molto da lavorare.
Nella giornata successiva la Roma supera la Salernitana (1-2) e conquista il secondo successo di fila in una gara con un canovaccio simile a quella con il Verona ma al contrario: nel primo tempo la Roma mantiene i ritmi bassi ed è troppo lenta, nella ripresa con praticamente due fiammate si porta a casa la vittoria.
Nella terza gara sulla panchina della Lupa dell’ex capitano i giallorossi ottengono una vittoria facile e in scioltezza sul Cagliari del sempre amato Ranieri (4-0). 3 partite, 3 vittorie, inizio perfetto per De Rossi che sfrutta un calendario facile sulla carta con squadre di bassa classifica anche se non era scontato.
Con il nuovo tecnico si è vista una Roma diversa seppur con pochi semplici concetti. Il primo è tattico, con il passaggio alla difesa a 4 e un gioco più offensivo e coraggioso che ha esaltato i giocatori di qualità (su tutti Pellegrini, rinato, autore di 3 gol in 3 partite). Il secondo è di mentalità e di comunicazione perché dal suo arrivo De Rossi ha sempre sottolineato il fatto di avere a disposizione una squadra forte e attrezzata, ha sempre protetto i suoi giocatori, li ha fatti sentire tutti importanti. Insomma, un approccio completamente opposto a quello aggressivo e intimidatorio di José Mourinho, che sembrava aver quasi sfiancato psicologicamente una squadra che aveva bisogno di fiducia e serenità. Pieni di carica ed entusiasmo per i giallorossi arriva la prima prova del 9, il primo esame di maturità, con la sfida alla capolista Inter.
Fin dalle prime battute la partita appare intensa ed equilibrata, giocata su ritmi alti. I nerazzurri passano in vantaggio con Acerbi ma i giallorossi pareggiano subito con Mancini e sorpassano con El Shaarawy dopo una corale azione in transizione. Nella ripresa però la maggior qualità dei meneghini che controribaltano la partita grazie ad una doppietta di Thuram e un gol di Bastoni.
I giallorossi escono battuti (prima sconfitta per De Rossi) ma dopo una grande partita, giocata con qualità, a testa alta e a viso aperto. Il risultato chiaramente non può soddisfare il nuovo tecnico ma la prestazione lascia solo che sensazioni positive in vista del futuro. In settimana, nel playoff di Europa League i giallorossi ottengono un prezioso pari con il Feyenoord (1-1) e conquistano altre 3 vittorie, con il Frosinone nel piccolo derby del Lazio e con le ostiche Torino e Monza. 18 punti in 7 gare, la cura De Rossi ha dato sicuramente i suoi frutti alla Roma, che ora occupa la 5ª posizione, a -1 dalla zona Champions League (in attesa delle rivali).

San Nicola da Empoli
Nella scorsa stagione l'Empoli, guidato dal giovane Paolo Zanetti, ha raggiunto una salvezza tranquilla in campionato con un buon 14º posto finale. In estate il tecnico viene confermato ma viene allestita una rosa oggettivamente inferiore, che non sembra al livello della Serie A, o meglio con una buona difesa, tanti centrocampisti numericamente e un attacco un po' leggero, con pochi gol nelle gambe. L'inizio di annata è stato molto negativo: nelle prime 4 gare di campionato gli azzurri subiscono 4 sconfitte con 0 gol fatti e ben 12 subiti, con la debacle con la Roma (7-0) che sancisce l'esonero di Zanetti. Al suo posto la società nomina Aurelio Andreazzoli, tecnico esperto, navigato che ha già fatto bene sulla panchina dell’Empoli, condotto, in due esperienze diverse e separate, alla vittoria della Serie B e ad una tranquilla salvezza in Serie A.
L'esordio vede una sconfitta, contro l’Inter (0-1), seguita da una vittoria nello scontro diretto con la Salernitana (1-0): in un colpo solo i toscani trovano il primo gol in stagione, la prima vittoria e i primi 3 punti in classifica. La sensazione è che Andreazzoli sia riuscito subito a inculcare le sue idee e a risollevare, rivitalizzare una squadra, ma d'altronde parliamo di un tecnico che conosce questa piazza e riesce sempre a fare bene. Nelle successive gare gli azzurri mantengono un rendimento altalenante, che basta per la salvezza e si tolgono lo sfizio di cogliere due grandi vittorie contro Fiorentina e Napoli entrambe in trasferta.
La squadra ottiene dei pareggi qua e là negli scontri diretti perdendo con le grandi e dimostrando però una certa sterilità offensiva con pochi gol sbagliati. Gli azzurri chiudono il girone di andata al penultimo posto con soli 13 punti, a -2 dal quart’ultimo posto, in una lotta per la salvezza di bassa qualità, con squadre che hanno fatto troppo poco, che hanno avuto un andamento troppo lento e che portano la quota punti finale a essere minore rispetto agli anni scorsi. Il girone di ritorno inizia però nel peggiore dei modi per l'Empoli che perde contro l'Hellas Verona (2-1) in un pesante scontro diretto per la salvezza.
Il ko con i veneti porta il presidente Corsi a esonerare Andreazzoli e a scegliere al suo posto Davide Nicola. Il tecnico è considerato un vero esperto di salvezza, specie in situazioni negative e disperate, capace di risollevare, ridare forza ed energia a squadre in difficoltà attraverso la sua grinta, il suo non mollare mai e un calcio concreto, pragmatico basato su attesa, solidità (prende pochi gol), fisicità e ripartenze in contropiede. Dopo esser retrocesso con il Livorno, ha già condotto alla salvezza Udinese, Genoa e Torino e con due assoluti miracoli, imprese, al Crotone e alla Salernitana. Ora proverà a farlo con l'Empoli che dopo aver sempre percorso la via del gioco per una volta si è affidata alla praticità. È Gennaio ma sembra Primavera per le temperature calde ed è anche il periodo in cui solitamente Nicola subentra per tentare una nuova missione in trincea nella lotta salvezza.
L'esordio è perfetto, come spesso accade alle squadre del tecnico che iniziano sempre bene: l'Empoli travolge il Monza con un netto 3-0 con una strepitosa tripletta di Zurkowski e si rilancia subito nella lotta altezza. La settimana seguente gli azzurri riescono a strappare un ottimo pari contro la lanciata Juventus, in 10 uomini per l’espulsione di Milik (1-1). Dimostrazione di una squadra viva, solida e determinata, risollevata e rivitalizzata soprattutto caratterialmente dall’arrivo di Nicola. I toscani continuano la loro striscia positiva pareggiando con il Genoa, ex squadra del tecnico: uno 0-0 abbastanza noioso, scialbo senza tante emozioni e un punto comunque prezioso per l’Empoli che allunga la striscia positiva con Nicola (1 vittoria, 2 pari) e mette un altro mattoncino per la salvezza.
La giornata seguente mette in programma un vero e proprio scontro diretto per la salvezza contro la Salernitana, ex squadra di Nicola: gli azzurri, più affamati e col mordente, aggrediscono subito la partita e riescono a vincere 1-3 conquistando 3 punti molto pesanti nella corsa alla permanenza in massima serie. I toscani ottengono un ottimo pari con la Fiorentina (1-1) e battono anche il Sassuolo conquistando uno scontro diretto di grande portata. Straordinario fin qui il bottino di Nicola: il tecnico ha conquistato 12 punti in 6 partite (3 vittorie, 3 pari) ed è ancora imbattuto. Certo, la distanza è poca e i punti in palio tanti ma l’Empoli è vivo ed è tornato prepotentemente in corsa per la salvezza.

Intelligenza, passione e... probabilità
La squadra che sembra maggiormente in difficoltà in questo campionato è la Salernitana, ultima in classifica e con un organico considerato da molti attrezzato, valido tra i titolari ma nel complesso pieno di scommesse, di giocatori giovani senza esperienza in Serie A. A Dicembre per rimediare alla situazione il presidente Iervolino si è affidato nuovamente a Walter Sabatini.
Inizia la sua carriera, nel 1992 alla Lazio Sotto la sua supervisione, si mettono in luce in prima squadra giocatori come Alessandro Nesta e Marco Di Vaio. Nel 1994 passa alla Triestina di cui diventa il direttore sportivo. Nello ottobre 1998 viene chiamato dall'Arezzo sempre come direttore sportivo. Fa molto bene: trova come allenatore il conterraneo Serse Cosmi e i due allestiscono una squadra che al primo anno ottiene la salvezza, poi trascinata dal bomber Fabio Bazzani, sfiora la promozione in Serie B. La coppia Sabatini-Cosmi si ritroverà a collaborare a Perugia dove lancia Gennaro Gattuso. Seppur in attesa di scontare una squalifica, Sabatini torna alla Lazio nell'agosto del 2004 dal nuovo patron biancoceleste, l'imprenditore romano Claudio Lotito, tornando così nel club capitolino stavolta come consulente di mercato per poi ricoprire il ruolo di direttore sportivo dopo le dimissioni di Carlo Osti nel maggio 2006.
Con la Lazio, allenata da Delio Rossi, raggiunge la qualificazione in Champions League nel 2007. A Roma porta giocatori come Aleksandar Kolarov, Fernando Muslera, Stefan Radu e Stephan Lichtsteiner, colonne della squadra negli anni successivi. A 2 luglio il Palermo annuncia l'ingaggio per un anno di Sabatini come nuovo direttore sportivo per sostituire Rino Foschi, che ha lasciato il Palermo per fine contratto.
Nel novembre 2010 si dimette dalla carica di ds del Palermo per motivi personali. Fa benissimo, la squadra raggiunge un 8º e un 5º posto, che vale la qualificazione in Europa League il ds riesce ad acquistare giocatori del calibro di Josip Iličič, Javier Pastore, Kamil Glik, Fabio Liverani, Abel Hernandez. Il 2 maggio 2011 diventa consulente di mercato e direttore sportivo della Roma. Fa bene anche nel suo quinquennio giallorosso (2011-2016): nelle prime due stagioni con in panchina Luis Enrique prima, Zeman e Andreazzoli poi, la squadra raggiunge una finale di Coppa Italia ma delude in campionato.
Per aprire un nuovo ciclo viene scelto come allenatore Rudi Garcia, che ottiene due secondi e un terzo posto in campionato con 3 qualificazioni in Champions League. Inoltre Sabatini effettua colpi di livello assoluto sulla sponda giallorossa del Tevere: Mehdi Benatia, Erik Lamela, Miralem Pjanić, Leandro Paredes, Marquinhos, Kōstas Manōlas, Radja Nainggolan, Edin Džeko, Mohamed Salah e Alisson Becker. Il 10 maggio 2017 viene nominato direttore sportivo dell'Inter o meglio coordinatore dell'area tecnica di Suning Sports Group, di cui fanno parte la squadra milanese e il Jiangsu Suning.
Sabatini approda finalmente in una big, fa bene (porta J.Cancelo, Skriniar, Vecino) ma la sua esperienza in nerazzurro non dura nemmeno un anno: il 28 marzo 2018 risolve anticipatamente il contratto che lo legava alla società per via di alcune divergenze di vedute. Il 18 giugno 2018 viene nominato responsabile dell'area tecnica della Sampdoria. Fa bene, la squadra ottiene la salvezza ma il 20 aprile 2019. a seguito di uno screzio con il presidente Massimo Ferrero, si dimette da responsabile dell’area tecnica.
Nel giugno 2019 viene annunciato direttore sportivo del Bologna e coordinatore delle aree tecniche del club rossoblù e del Montréal Impact, entrambe di proprietà di Joey Saputo. Acquista giocatori importanti del ciclo Mihajlovic come Dominguez, Schouten, Denswil, Skov Olsen, Tomiyasu, Hickey, Arnautovic. Dopo due salvezza tranquille, nel Settembre 2021 viene annunciata l'interruzione del suo incarico. Il 14 gennaio 2022 dopo il cambio di proprietà e l’avvicendamento dell’imprenditore Danilo Iervolino viene nominato direttore sportivo della Salernitana, militante in Serie A e ultima in classifica. Sabatini si mette subito a lavoro e porta a termine una massiccia campagna acquisti durante la finestra invernale portando a Salerno gente di esperienza come Sepe, Fazio (che Sabatini aveva già acquistato alla Roma), Radovanovic, Perotti, Mazzocchi e giovani talenti come Bohinen, Ederson e Dragusin e scommesse come Mikael e Mousset. Dopo un periodo di assestamento complice anche un calendario difficile, i granata entrano in un momento di forma eccezionale: vincono molti scontri diretti, macinano punti e risalgono lentamente la classifica tornando in piena corsa per la permanenza in massima serie.
All’ultima giornata la Salernitana crolla in casa con l’Udinese, già salva (0-4) ma il contemporaneo pari tra Venezia e Cagliari (0-0) regala ai granata una insperata salvezza al termine di una rimonta straordinaria, clamorosa con un finale da film. A fine stagione, il 2 giugno successivo la società e Sabatini decidono di non proseguire il rapporto professionale causa divergenze fra direttore sportivo e presidente che sfociano addirittura in una causa in tribunale.
Nel luglio 2023 diventa consulente dell’Athletic Club, club della Serie D brasiliana e nel Dicembre 2023 Sabatini torna alla Salernitana nelle vesti di direttore generale richiamato dal presidente Iervolino, al posto del ds De Santis. Parliamo di un uomo e un direttore molto intelligente, visionario dalla grande passione, molto colto e dalla retorica ricercata, profonda.
Tornando al pratico, fin dai primi giorni Sabatini si mette a lavoro per risollevare la squadra e alla conferenza stampa di presentazione si mostra motivato, determinato e convinto.
Ecco le sue parole: “Non c'è verso a questo punto: devo fare le cose giuste. Avventura giusta, sono giorni che ci rimugino. L'amore di questa città mi ha restituito un tipo di vita al quale non rinuncio. Grazie, presidente, per questa seconda opportunità. Ho il vezzo dell'ossigeno sintetico che porto dietro perché in 50 anni l'ossigeno l'ho consumato tutto. Potrei anche farne a meno, ma adesso mi serve ossigeno supplementare, perché stare qui non è uno scherzo. Ho capito che era il segnale giusto, perché questa è casa mia. Ho in mente tantissime cose da fare, semplici. Dobbiamo anche noi, come i bambini, pensare al calcio come una cosa semplice. Questa non è una squadra scarsa, come la classifica può raccontare. Quello che alla squadra manca è la coesione. Sarà creata dall'allenatore, da me e dagli stessi giocatori perché sono loro i protagonisti di quello che fanno e non fanno. Non basta giocare bene, bisogna andare oltre l'ostacolo. Una squadra o gioca con euforia calcistica, che sarebbe la soluzione migliore. Non ci saranno leggi marziali, come si invoca da più parti.
Non voglio retrocedere. Uso la prima persona: io non voglio, perché mi prendo la responsabilità. Non vivo di illusioni ma di realtà tangibili: la Salernitana si deve salvare costi quel che costi, sempre nella lealtà sportiva. Se questo non dovesse succedere, la Salernitana deve andare negli anni stabilendo un ciclo vituoso. Ma si deve salvare. Se non accadesse, lo considererei un fallimento personale. Il presidente mi dice "vai e salvati". So che è difficile, ma succederà. Inzaghi fa il suo calcio e vediamo che redditività ha. Non è una mia scelta e in qualche modo questo mi condiziona perché se c'è da combattere una battaglia, preferirei combatterla con una scelta mia ma non è esonerato. Ho colto la telefonata del presidente con euforia e quell'episodio antico è stato seppellito in fretta da un equivoco generato da un evento incontrollato prodotto da errore innanzitutto da parte mia. Il calcio è un divoratore di situazioni: bisogna abituarsi a questo tipo di dialettica che non si verifica in altri settori della vita”.

Così come 2 anni fa Sabatini fissa poi una percentuale di possibilità di salvezza: nel 2021 disse 7%, che poi è diventato un simbolo, un mantra di quella strepitosa rimonta e cavalcata, quest’anno 5%, una percentuale minore, un paradosso dato che la squadra potenzialmente sembra più forte e attrezzata rispetto a due stagioni fa e la distanza dalla zona salvezza è di soli 5 punti al momento del suo arrivo.
Sabatini torna così a Salerno, prendendosi le incognite e rischi dei ritorni, delle minestre riscaldate: torna in una piazza dove ha fatto molto bene e può così rovinare il ricordo e rischiare di retrocedere in Serie B per la prima volta nella sua carriera. Così come nella prima esperienza l'esordio avviene con il Milan e identico è il punteggio è lo stesso, un pari 2-2 prezioso, che fa morale per i granata.
La settimana successiva i campani superano l’Hellas Verona (0-1) e conquistano un pesante scontro diretto per la salvezza. Sembra che Sabatini abbia già trasmesso la sua energia, la sua grinta e abbia già dato una scossa alla squadra che ha finalmente reagito.
Ma Sabatini più che sul campo deve concentrarsi sul calciomercato e sulla finestra di mercato invernale, di riparazione per sistemare e rinforzare la squadra. La sessione estiva come detto in apertura è stata molto deludente e non ha portato rinforzi consistenti lasciando inoltre delle lacune in rosa. Sabatini da dirigente esperto non ha il budget di due anni fa ma cerca lo stesso di acquistare un difensore centrale, un terzino sinistro, un centrocampista, un attaccante.
Sul lato cessioni prova a piazzare gli esuberi e cedere lo scontento Dia che può garantire un buon gruzzoletto tra 20-25 mln e favorire il rafforzamento della squadra in tutti i reparti. Nella pratica non va proprio così: la società granata imbastisce uno scambio con il Napoli tra terzini con Mazzocchi che passa agli azzurri e Zanoli che fa il percorso inverso. Arriva poi Basic, centrocampista dalla Lazio adatto al calcio di Filippo Inzaghi. Negli ultimi giorni cede due difensori giovani e interessanti come Daniliuc e Lovato e al loro posto ne arrivano tre, il giovane Pierozzi dalla Fiorentina, l’esperto greco Pasaridis e Pellegrino, oggetto misterioso del Milan.
Chiudono il mercato i colpi Vignato, trequartista molto promettente, pupillo di Sabatini che lo aveva già acquistato al Bologna e Weismann, attaccante del Granada mentre Dia alla fine resta. I colpi più scoppiettanti e intriganti però arrivano dopo la fine del mercato, dagli svincolati: Sabatini riesce a ingaggiare Jerome Boateng e Kostas Manolas, due difensori di caratura internazionale che seppur con i loro fisiologici problemi fisici, acciacchi sono nomi che se riescono ad adattarsi e a calarsi nella lotta retrocessione, possono portare la loro esperienza e la loro carica.
Non è stato nel complesso un mercato così positivo per Sabatini e la Salernitana, piuttosto lento e tardivo: la difesa forse è stata rinforzata ma ha visto aumentare l'età media, il monte ingaggi e ha perso giovani e in prospettiva, il centrocampo resta un po' corto mentre l'attacco ha qualità ma sembra un po' leggero, mancano i gol. In tal senso sarebbero stati perfetti due nomi trattati nelle ultime ore: il giovane Colombo del Monza, che ha deluso anche a causa infortuni ed è chiuso dall'arrivo di Djuric o Nzola della Fiorentina, che con Beltrán e il neoarrivato Belotti, rischia di trovare sempre meno spazio e di diventare un esubero (poteva essere era una grande occasione).
Sul campo nel frattempo le cose vanno abbastanza male: i granata subiscono 4 sconfitte di fila contro Juventus, Napoli, Genoa e Roma), tutte con rimpianti perché le prime due avvengono nel finale, a partita praticamente finita e poi perché in questo poker di gare la squadra ha sempre giocato bene, a testa alta ma non ha raccolto nulla.
Nella prima giornata dopo il termine del calciomercato i granata riescono a strappare un buon pari contro il Torino (0-0) e interrompono la striscia negativa.
La settimana seguente la Salernitana incontra l’Empoli in un importantissimo, delicato scontro diretto per la salvezza: i granata crollano 1-3 e subiscono una pesante sconfitta che compromette sensibilmente il cammino verso la permanenza in massima serie sia per la classifica con il quart’ultimo posto distante 7 punti sia per le sensazioni che lascia, di una squadra spenta, senza quella determinazione che una partita di questa portata richiede. Il ko con i toscani costa la panchina a Filippo Inzaghi. Al suo posto la società sceglie Fabio Liverani.
L'esordio del nuovo tecnico è da incubo con la sconfitta contro un'Inter praticamente perfetta e ingiocabile (4-0): aldilà della troppa ed enorme differenza di livello tecnico e di statistiche horror (26 tiri, 10 tiri in porta a 0, 73%-27% di possesso palla) si è vista ancora una squadra senza carattere, fame e cattiveria. I granata cadono anche contro il Monza (e il tecnico viene clamorosamente già messo in discussione) dopo un'altra prestazione piatta.
La zona salvezza, attualmente a +7, diventa sempre più complicata da raggiungere.

Negli ultimi giorni anche un Sassuolo in crisi nera, che dopo tante stagioni, rischia la retrocessione ha esonerato Alessio Dionisi e nominato come allenatore un altro esperto di salvezze, Davide Ballardini. L'esordio, contro l'Hellas Verona al Bentegodi, è già quasi decisivo.
De Rossi per la Champions, Nicola, Sabatini (e Liverani) e Ballardini per la salvezza: raggiungeranno l'obiettivo?