Nella Premier League e nella Serie A della scorsa stagione si sono messe in luce due formazioni, il Newcastle in Inghilterra e il Monza in Italia, che dopo tanti anni di storia hanno sorpreso e hanno fatto un ottimo campionato. Parliamo di due squadre storiche, con grande tradizione ma che non hanno mai raggiunto importanti traguardi nel calcio moderno prima di un cambio di proprietà che ha rivoluzionato prospettive e obiettivi e che è alla base di questa loro stagione positiva. Probabilmente questo è solo l'inizio: tifosi bianconeri e biancorossi possono sognare in grande in vista della prossima annata.

Newcastle: i bianconeri sono stati fondati nel lontano 1892 e sono una delle formazioni più antiche e nobili d'Inghilterra. Partono dalla seconda categoria, nel 1898 arrivano al 2º posto e ottengono la prima storica promozione in First Division. Nei primi anni del 1900 hanno vinto diverse Premier League, 3 per l'esattezza (in quella del 1905 è stata la prima della storia del club) e 1 Fa Cup e 1 Charity Shield, prima di tanti campionati mediocri conclusi a centro classifica. Negli anni 30, dopo il primo conflitto Mondiale, hanno vinto 1 Premier League e 2 Fa Cup prima di retrocedere in Seconda Divisione, tornare in prima categoria intorno agli anni 50 e alzare al cielo altre 3 Fa Cup. Retrocedono nuovamente in seconda serie, riconquistano la Premier e alzano al cielo la Coppa delle Fiere, primo trofeo internazionale.
Seguono altre annate mediocri e altre due retrocessioni in Seconda Divisione seguite da due promozioni in Prima Divisione.
L'annata 1993-1994 è d'oro per i bianconeri che da neopromossi arrivano al terzo posto in Premier League grazie ai gol di Alan Shearer con cui conquistano anche 2 secondi posti nelle stagioni successive.
Gli anni 2000, tranne il 3º posto nel 2003, sono abbastanza modesti per il Newcastle che naviga sempre a centro classifica e festeggia per la vittoria della Coppa Intertoto, secondo trofeo internazionale.
Nel 2009 retrocedono in Championship, ma risalgono subito. Nel 2005 arriva un insperato 5º posto, seguito da altre stagioni conclude a metà classifica.
Nel 2016 un'altra retrocessione e un'altra vittoria, con Rafael Benítez in panchina,della Championship. Le ultime annate sono state abbastanza tranquille ma mediocri per il club bianconero che si è sempre salvato in anticipo ed ha concluso il campionato a centro classifica.

Nel 2021 però la storia del club cambia, subisce una netta svolta: dopo quattordici anni di gestione Ashley, contestato dai tifosi per i pochi investimenti e i risultati deludenti, il club viene ceduto ad un consorzio guidato dal Public Investment Fund, fondo sovrano dell'Arabia Saudita, affiancato da PCP Capital Partners e RB Sports & Media, uno tra i più ricchi al mondo, dal budget illimitato. Eredita una squadra in condizioni economiche sane, ma ultima in classifica in campionato.
Il nuovo fondo vuole investire pesantemente, inevitabilmente cambia il futuro del club e i tifosi dopo anni tornano a sognare in grande. Già dai primi giorni iniziano a circolare possibili nomi di mercato: Koulibaly, Coutinho, Asensio, Kane, Hazard ma a Gennaio è complicato.
Nonostante questo il nuovo fondo riesce a piazzare 3 bei colpi, uno per reparto: Trippier in difesa, che al Tottenham era il miglior laterale destro d'Inghilterra, Bruno Guimaraes, regista giovane, interessante dai piedi buoni e Isak, attaccante veloce.
Come allenatore dopo aver sondato Pochettino, viene scelto Eddie Howe, protagonista del miracolo Bournemouth, condotto alla vittoria della League Two,League one e Championships e alla prima storica promozione in Premier League della storia del club.
In massima serie ha ottenuto 4 salvezze consecutive prima della retrocessione del 2020. Resta fermo una stagione prima di accettare l'offerta del Newcastle, per lui una grande occasione.

Molti tifosi però sono scettici: la proprietà vuole fare uno squadrone, è ambiziosa, vuole vincere e sognare in grande e affida la panchina ad un tecnico che in Premier League ha ottenuto al massimo la salvezza? Howe però trova la quadra e dopo una grande rimonta, cavalcata conduce i bianconeri ad una tranquilla salvezza. In estate la proprietà saudita rafforza ulteriormente la squadra: arrivano il portiere Pope, bandiera del Burnley retrocesso in Championship e Botman, difensore centrale olandese su tutti.
I bianconeri sono la rivelazione del campionato e stazionano sempre tra zona Champions League, tra 3º e 4º posto.
La prima metà di stagione è da sogno per il Newcastle che conquista anche la finale di Coppa di Lega, persa 2-0 con il Manchester United di Ten Hag. Tornando alla Premier League, i Magpies rallentano un poco e rischiano la beffa ma un'accelerata tra Aprile e Maggio permette loro di mantenere le distanze. Il pari 0-0 con il Leicester è dolcissimo: il Newcastle conquista l'aritmetica qualificazione in Champions League e torna nella massima competizione europea.
In soli 2 anni la proprietà saudita ha riportato lo storico club in Europa sfatando un mito: Manchester City e PSG hanno proprietari provenienti del Medio Oriente, sceicchi precisamente del Qatar, dall'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, che devono la loro ricchezza al petrolio che hanno investito pesantemente nel calcio, anche senza una precisa logica tattica e progettuale ma guardando solo al nome, per raggiungere grandi traguardi e vincere trofei.
Il fondo che ha acquistato il Newcastle si è dimostrato invece molto intelligente e pragmatico dato che ha speso comunque abbastanza ma non molto e sempre in modo funzionale, ragionato. Poche figurine, poco spettacolo ma giovani più promettenti d'Europa per creare un gruppo sano e promettente. In estate la squadra si rinforza ancora (colpo Tonali) e ora punta a confermarsi in alto e poi provare vincere la Premier League, le coppe nazionali inglesi e dare anche l'assalto alla Champions League.
È già cambiata la storia del Newcastle che è stato il club che ha aperto alla pesante, massiccia e prepotente entrata nel cambio dell'Arabia Saudita. I sauditi infatti hanno stabilito, varato un piano, un dossier chiamato "Saudi Vision 2030", quadro strategico per ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio, diversificare la sua economia e sviluppare settori di servizio pubblico come sanità, istruzione, infrastrutture, attività ricreative, turismo e sport. Attraverso questo progetto l'Arabia punta a imporsi ancora di più a livello mondiale e a ripulire la sua sporca immagine fatta di violazione e calpestamento di diritti umani, sfruttamento e condanne a morte.

L’Arabia Saudita non è certo la prima a mettere in piedi una strategia del genere e per trovare degli altri esempi non bisogna andare geograficamente molto lontano. I vicini del Qatar da tempo dettano la linea, soprattutto nel calcio: nel 2011 hanno acquistato il Paris Saint Germain, club francese della capitale e dicembre del 2022 sono riusciti a portare nel loro piccolo Paese l’evento sportivo più seguito al mondo, il Mondiale di calcio. Quella in Qatar è stata una delle edizioni più controverse di sempre, soprattutto per le condizioni di lavoro delle tante persone che hanno costruito gli stadi e non solo. Amnesty International ha presentato una lettera, firmata da oltre un milione di persone di 190 Paesi differenti, per chiedere ufficialmente alla Fifa di risarcire i lavoratori migranti “che hanno subito orribili violazioni dei diritti umani".
In ambito sportivo il processo dell'Arabia è iniziato con l'invito alla Spagna per organizzare nel territorio arabo la Supercoppa Spagnola che qualche anno fa ha anche modificato format in una final four semifinali e finale che ha aumentato partite e introito. L'Arabia ha poi invitato anche l'Italia per organizzare in terra saudita la Supercoppa Italiana che, come quella spagnola, quest'anno ha cambiato struttura a tabellone e anch'essa presenterà 4 squadre.

Dopo aver attratto paesi europei e grandi campioni nel paese, ora l'obiettivo del Governo è rendere attrattiva la Saudi Pro League, il campionato arabo e fare crescere la nazionale araba, che all'ultimo Mondiale in Qatar ha fatto una buona figura superando clamorosamente l'Argentina poi Campione del Mondo (1-2) e facendo due buone prestazioni contro Messico e Polonia nonostante la sconfitta.
Obiettivo finale sarà organizzare il Mondiale 2030 per il quale già c'è una bozza di accordo con altri due paesi, l'Egitto e la Grecia, per una rassegna inedita che tocca 3 continenti diversi, 3 paesi e 3 culture differenti.
Lo sviluppo della lega è iniziato nello scorso Dicembre quando è stato annunciato l'incredibile e sorprendente ingaggio da parte dell'Al Nassr, una delle squadre più vincenti d'Arabia, del fenomeno Cristiano Ronaldo, che cercava una nuova e ultima sfida nella sua carriera. Sfruttando l'effetto CR7 che oltre al calciatore è un brand, un marchio mondiale la visibilità, l'interesse verso il calcio arabo è cresciuto.
Sull'onda in estate i club arabi hanno continuato ad acquistare giocatori europei, attratti da ingaggi clamorosi e faraonici e da una sfida, da un meta nuova ed esotica.

Ancora comunque c'è molto scetticismo attorno all'Arabia, prima di tutto perché parliamo di un paese senza grande tradizione calcistica, che limita le libertà dell'individuo e che sta derubando l'Europa di molti suoi talenti, come fece la Cina tra il 2016 e 2017.
La Cina, Repubblica Socialista Parlamentare Monopartitica, comunista e oligarchica, è stata la principale potenza in via di sviluppo, emergente degli anni 2000 e come 2º paese al mondo dopo l'India per popolazione voleva finalmente crescere, oltre che da un punto di vista economico e geopolitico, anche dal punto di vista calcistico.
Per questa ragione la Cina acquistò numerosi campioni dal calcio europeo offrendo anch'essa contratti molto onerosi. Il Campionato cinese era così diventato la meta dorata di tantissimi calciatori europei e sudamericani, anche molto importanti.
Tra i motivi principali c'era sicuramente la voglia di provare una nuova avventura in un campionato in espansione, una nuova frontiera, vivere un mondo completamente diverso e naturalmente, come detto, l’aspetto economico.
Tra i giocatori che sbarcarono in Oriente, alcuni come Hamsik, Fellaini, Witsel, Paulinho, Bakambu e Arnautovic e soprattutto Mascherano, Tévez e Lavezzi, per citare due assoluti campioni, erano esperti in cerca dell'ultimo, pesante contratto della loro carriera mentre altri come Oscar, Ferreira Carrasco e Hulk, giusto per citare i tre talenti più preziosi approdati in Cina, ma anche El Shaarawy, Alex Teixeira, devastante allo Shakhtar Donetsk erano giovani, erano nel pieno, nel cuore della loro carriera.

La Cina sembrava potesse diventare un nuovo campionato di livello, ma qualche anno dopo però la bolla scoppiò: il governo cinese chiuse i rubinetti, la Chiese Football Association (CFA) impose limiti negli investimenti all'estero, introdusse tasse sui trasferimenti e mise un tetto di 3 milioni di euro lordi allo stipendio dei calciatori stranieri.
Questo fu un provvedimento d’urgenza per mettere un freno al dilagare incontrollato di ingaggi da capogiro, specie per i calciatori stranieri. La decisione sancì la fine della breve era del calcio cinese. Il presidente cinese Xi Jinping, appassionato di calcio, si era reso sostanzialmente conto che la politica di trasferimento praticata era stata deludente, non aveva dato i frutti sperati dato che: il campionato cinese non è stato mai particolarmente seguito e presentava ancora un livello tecnico basso, i giocatori cinesi erano rimasti mediocri, non erano cresciuti nonostante uno sviluppo sportivo e strutturale dei settori giovanili e delle accademie. Inoltre la spesa stava diventando insostenibile e la Cina era vista ancora una destinazione solo per accrescere le condizioni economiche, per svernare e non come un campionato in crescita. Lo scoppio della pandemia poi ha sancito la parola fine al progetto iniziale auspicato da Xi: i campioni sono andati via, alcune società si sono addirittura sciolte e il calcio cinese è tornato nell'ombra. L'Arabia Saudita rappresenta un modello differente anche se probabilmente ha studiato i limiti di quello cinese e le ragioni del suo fallimento. Diverso innanzitutto per la caratura dei calciatori che stanno approdando in Arabia, diverso soprattutto perché alle spalle c'è un investimento diretto da parte del fondo sovrano del regno saudita, lo stesso che ha acquistato il Newcastle ed è proprietario dei quattro club più importanti e prestigiosi.
Gli acquisti di questa finestra di mercato sono stati formidabile, sensazionali. L'Al Nassr dopo aver piazzato il colpo Ronaldo ha acquistato i centrocampisti Brozovic dall'Inter e Fofana dal Lens e davanti Sadio Mané in uscita dal Bayern Monaco. L'Al Ittihad, campione in carica, ha fatto il primo colpo di questa calda estate comprando Karim Benzema dal Real Madrid con cui ha vinto tutto e pallone d'oro in carica, poi i centrocampisti fisici, muscolari e di rottura Kanté dal Chelsea e Fabinho dal Liverpool oltre all'ala D.Jota dal Celtic. L'Al-Ahli, una delle formazioni storiche del calcio arabo, ha costruito un attacco stellare composto da Riyad Mahrez, reduce dal Triplete con il Manchester City, Roberto Firmino, attaccante del Liverpool di Klopp e l'esterno velocissimo Saint-Maximin dai "cugini" del Newcastle. Poi hanno rimpinguato la mediana con Kessie,esubero del Barcellona e la difesa con Ibanez dalla Roma. L'Al Hilal, prima dei calciatori, ha fatto il colpo in panchina: è infatti approdato Jorge Jesus, che in Portogallo ha vinto tutto sulla panchina del Benfica e dello Sporting Lisbona,poi è passato al Flamengo (Brasile), condotto alla vittoria del campionato brasiliano,della Copa Libertadores e della Recopa Sudamericana ed è andato al Fenerbache, con cui ha fatto bene e ha vinto la Coppa di Turchia. Il tecnico ha trovato una squadra già forte in Arabia (Al-Owais, portiere titolare della nazionale e Al-Dawsari, attaccante e capitano dell'Arabia Saudita), resa ancora più competitiva dall'arrivo in successione di Koulibaly, difensore del Chelsea, Milinkovic-Savic, centrocampista della Lazio e Ruben Neves, mediano del Wolverhampton.
La particolarità di questo triplo colpo è che non parliamo di giocatori a fine carriera, prossimi al ritiro ma giovani, nel pieno della maturità calcistica, che potevano dare tanto al calcio europeo a dimostrazione della volontà dell'Arabia di imporsi tra le migliori leghe al mondo. In un secondo momento poi è arrivato anche Malcom dallo Zenit e ora si puntano anche due bersagli grossi,enormi: l'attaccante Osimhen del Napoli, che ha trascinato gli azzurri alla vittoria dello Scudetto, il trequartista Joao Felix dell'Atletico Madrid, ormai in rotta di collisione con Simeone che vorrebbe andare al Barcellona ma ha aperto all'Arabia.
Infine il colpo stellare, l'asso brasiliano Neymar: il PSG ha ormai deciso di liberarsi, di scaricare O'Ney a causa dei troppi infortuni e dei troppi comportamenti discutibili e poco professionali mostrati nei suoi altalenanti 6 anni a Parigi. Il talento carioca, ferito sia dalla società che dai tifosi che lo hanno attaccato e insultato, ha sempre voluto tornare a giocare al Barcellona, ma l'eventuale offerta dell'Arabia Saudita, soprattutto per la componente economica, lo farebbe vacillare. In Arabia tanti campioni sono sbarcati e tanti sono destinati a sbarcare nei prossimi anni: il processo crescita del campionato arabo è iniziato e sta andando bene e anche ad una certa velocità con l'obiettivo come già detto di renderlo affascinante e attraente in una continua sfida con tante partite tra le stelle. Chiaramente però l'arrivo di giocatori importanti deve andare di pari passo, deve favorire la crescita dei giovani arabi.
Insomma, tra un campionato arabo che si preannuncia interessante e un Newcastle tornato al vertice in Inghilterra e ambizioso in Europa, per il Pif e l'Arabia il 2023 può rappresentare l'anno zero di una nuova era.


Monzanel 1910 vengono fondate le due società sportive studentesche di Monza: Pro Italia e Pro Monza. L'anno successivo, nel Novembre 1911, le due squadre si fondono e vanno a costituire la sezione calcio del Veloce Club Monzese, società di tipo polisportivo. Nel 1912 viene fondato il Monza Football Club, che nel 1950 arriva in Serie B e si consolida negli anni come una certezza, una presenza fissa della categoria. 15 anni dopo retrocedono in Serie C ma tornano immediatamente in categoria. Scivolano nuovamente in Serie C nel 1973. Dopo due stagioni ad alto livello, concluse al 3º e al 2º posto e con la vittoria della Coppa Italia Semiprofessionisti, vincono la Serie C e conquistando nuovamente la cadetteria oltre ad alzare al cielo la Coppa Anglo-Italiana e raggiungere la finale di Coppa Italia Semiprofessionisti. Negli anni successivi si affermano nelle zone alte della Serie B ma la promozione in Serie A sfuma ancora e ad inizio anni 80 tornano in Serie C, ma dopo un anno di "Purgatorio" salgono nuovamente in cadetteria. I biancorossi dopo alcune stagioni retrocedono ancora una volta in terza serie. Nell'annata 1987-1988 arriva la vittoria della Serie C, con il conseguente ritorno in Serie B, e della Coppa Italia Serie C per uno storico doblete. Anche negli anni '90 i biancorossi non trovano continuità di categoria, la decade è un sostanzialmente un continuo saliscendi tra Serie B e Serie C con un'altra vittoria della Coppa Italia Serie C. Gli anni 2000 si aprono con una doppia e pesante retrocessione dalla Serie B alla Lega Pro Prima Divisione alla Lega Pro Seconda Divisione. In terza serie i brianzoli, tra Prima e Seconda Divisione, ottengono buoni piazzamenti, concludono il campionato con una certa continuità nelle posizioni di vertice. Nel 2015 per il Monza Calcio arriva però un colpo durissimo, una doccia gelata: il tribunale di Monza decreta il fallimento della società che viene successivamente estromessa dal calcio professionistico italiano. Il marchio viene rilevato all'asta fallimentare da Nicola Colombo, che fonda una nuova società che riparte dalla Serie D. Dopo una stagione di consolidamento,di transizione il Monza di Zaffaroni domina il girone B di Serie D e torna in Serie C. I biancorossi conquistano anche lo Scudetto Serie D. In Lega Pro il Monza, da neopromosso, è subito protagonista e chiude il campionato in 4ª posizione prima di uscire al secondo turno dei playoff. Nel corso della stagione 2018-2019 la storia del club subisce una svolta fondamentale: la squadra viene rilevata dall'imprenditore Silvio Berlusconi, uno dei più ricchi e potenti d'Italia, forse il più influente. Dopo aver iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia,ha costituito la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset, nelle quali convergono altre società come Mondadori Editore e Silvio Berlusconi Communications. Nel 1993 è entrato in politica con la famosa "discesa in campo" e nel gennaio 1994 ha fondato Forza Italia, partito politico di centro-destra. Ha ottenuto quattro incarichi da Presidente del Consiglio: il primo nella XII legislatura (1994-1995), due consecutivi nella XIV (2001-2005 e 2005-2006) e, infine, nella XVI (2008-2011). Con 3339 giorni complessivi, è il politico che è rimasto in carica più a lungo nel ruolo di presidente del Consiglio dell'Italia Repubblicana. Da un punto di vista calcistico nel 1986 ha acquistato Milan. Nei suoi 31 anni di presidenza, assieme ad Adriano Galliani nel ruolo di AD, ha vinto praticamente tutto ed è diventato uno dei presidenti più vincenti della sua storia: 8 Scudetti, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 5 Supercoppe Uefa, 1 Mondiale per club.
Ben 29 trofei, conquistati all'insegna del bel giuoco, di un'idea di calcio offensiva e propositiva. Tanti allenatori lanciati, uno su tutti Arrigo Sacchi, il Vate di Fusignano che ha rivoluzionato il gioco attraverso il calcio totale di ispirazione olandese, ma anche il più pragmatico Fabio Capello, Carlo Ancelotti con il suo famoso albero di Natale tutta qualità e fantasia e il pratico Massimiliano Allegri. Tanti, tantissimi poi i campioni che hanno giocato al Milan di Berlusconi e deliziato l'esigente pubblico di San Siro:i tre olandesi Van Basten, Gullit e Rijkaard,le bandiere rossonere Baresi, Maldini e Costacurta, cresciute nel settore giovanile e diventate leggende, il genio Savicevic, Weah, primo Pallone d'Oro africano,Kakà,trequartista brasiliano arrivato tra lo scetticismo generale ma che ha avuto un impatto devastante sulla squadra mostrando una tecnica, una qualità e una raffinatezza nelle giocate straordinaria e poi Pirlo, Seedorf, Shevchenko,che con il suo rigore ha regalato al club la Champions League contro la Juventus nel 2003, ma anche tre fenomeni assoluti come Ronaldinho, Beckham e Ronaldo il Fenomeno,arrivati al Milan a fine carriera ma capaci ancora di grandi giocate. Insomma Berlusconi in ogni ambito, politico, industriale e sportivo, ha sempre vinto, ha ottenuto grandi risultati, successi e soddisfazioni.
Ora, assieme a Galliani, ha deciso di provare a vincere un'altra sfida, al Monza, vincere la Serie C e tornare in Serie B per poi conquistare la Serie B e approdare finalmente in Serie A, insomma una doppia scalata.
Poco dopo l'insediamento e il debutto vincente contro il Renate (1-0) la coppia decide di esonerare il tecnico Zaffaroni che fin lì aveva fatto anche bene e scelgono Cristian Brocchi, che da giocatore è stato centrocampista del Milan di Berlusconi. I biancorossi fanno bene, chiudono campionato in 5ª posizione, una sotto la stagione precedente e si qualificano ai playoff. I brianzoli, dopo un buon cammino raggiungono anche la finale di Coppa Italia Serie C, persa contro la Viterbese all'ultimo minuto.

Nella post-season il Monza viene eliminato nel primo turno della fase nazionale dall'Imolese per il peggior piazzamento in classifica. Nella stagione seguente Berlusconi e Galliani confermano il tecnico e allestiscono uno squadrone che domina il campionato fino all'interruzione per la diffusione della Pandemia.
A Giugno viene organizzata la ripartenza del campionato di Serie A e di Serie B in estate ma la Serie C decide di non riprendere la stagione regolare e di giocare direttamente i playoff. Per i verdetti vengono prese in considerazione le posizioni prima dello stop: il Monza, che a Marzo era primo, vince così il girone di B di Serie C (primo trofeo per Berlusconi e Galliani in biancorosso) e conquistano la promozione e il ritorno in Serie B.
La coppia ora si ritrova ad un passo dallo obiettivo Serie A e anche per la cadetteria interviene pesantemente, in modo massiccio sul mercato allestendo una vera corazzata che annovera tanti big per la categoria e in cui spiccano due campioni assoluti come Balotelli e Boateng, decisivi al Milan. In panchina viene confermato Brocchi. L'inizio di campionato è abbastanza difficile per i brianzoli che pareggiano le prime 4, a dimostrazione che avere un organico forte non è tutto in una categoria particolare, equilibrata, difficile come la Serie B. I brianzoli perdono a Verona, trovano la prima vittoria stagionale contro il Cittadella ma poi hanno un andamento altalenante, colpa anche di una certa confusione tattica da parte di Brocchi che non riesce a trovare una continuità di moduli, la quadra. I biancorossi comunque giocano bene, esprimono un bel calcio e dominano le partite, come dimostrato dal dato che sono la prima squadra nella classifica per il possesso palla medio ma alcuni risultati sono negativi e perdono troppi punti. Ciò nonostante i biancorossi riescono a chiudere il girone di andata in 2ª posizione con 34 punti, a solo 4 lunghezze dall'Empoli capolista. Nel girone di ritorno il Monza continua ad avere risultati alterni e navigano tra secondo posto e zona playoff mentre l'Empoli, leader del campionato, va un fuga. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare: a Maggio, quando il campionato emana i suoi verdetti, il Monza batte la Cremonese di Ariedo Braida, amico di Galliani, schianta la Salernitana, diretta rivale in trasferta (1-3), supera il Lecce, altra  concorrente per la promozione e il Cosenza. La reazione di orgoglio però non basta ai brianzoli che vengono scavalcati dalla Salernitana, concludono il campionato al 3º posto e sono dunque costretti a disputare i playoff dove possono contare, sfruttare il miglior posizionamento in classifica. Complice probabilmente le scorie della delusione della mancata promozione diretta, la post-season inizia nel peggiore dei modi per il Monza,che con il terzo posto è già qualificato alla semifinale. Nel penultimo atto, nella gara d'andata i biancorossi subiscono una netta batosta dalla rivelazione Cittadella, la quale si impone con un clamoroso e inaspettato 3-0 sui brianzoli che affondano e si trovano già spalle al muro. L'ad Adriano Galliani non si arrende e crede nella clamorosa remuntada, nel ribaltone e lo dimostra tappezzando lo spogliatoio di frasi motivazionali per la partita che vale una stagione.
Nella serata della verità il Monza gioca, ma non riesce a sbloccare il risultato, poi nella ripresa Balotelli trova finalmente l'1-0, D'Alessandro raddoppia e il Monza ci crede ma l'assedio finale non produce il terzo gol, la rimonta resta a metà. Niente da fare per i biancorossi che sono eliminati dai playoff, sfuma il sogno Serie A. In estate la coppia Berlusconi-Galliani decide di attuare una rivoluzione: in panchina fuori Cristian Brocchi, dentro Giovanni Stroppa, che che da giocatore ha militato nel Monza e nel Milan di Berlusconi ed è un tecnico esperto, conosce la Serie B. I due poi correggono l'errore della stagione precedente: evitano di acquistare figurine, grandi nomi e giocatori provenienti anche da campionati stranieri e preferiscono giocatori esperti, che conoscono la Serie B, una categoria come detto precedentemente equilibrata e complicata da affrontare perché imprevedibile e ricca di sorprese. Come nella precendente, anche nella nuova stagione all'inizio i brianzoli faticano e non riescono a trovare continuità (appena 9 punti nelle prime 7) ma poi ingranano la marcia e volano: conquistano 11 vittorie nelle ultime 12 gare del girone di andata ma nonostante lo sprint, al giro di boa i biancorossi sono solo sesti, seppur in una classifica cortissima con tante squadre separate da pochi punti, ad appena 5 lunghezze dal Lecce secondo e a 6 dal Pisa capolista a sorpresa.

Nel girone di ritorno i biancorossi continuano a macinare punti seppur con qualche passaggio a vuoto anche pesante. La lotta per la promozione diretta si rivela molto avvincente,con sei squadre in lizza fino alle ultime giornate: Lecce, Cremonese, lo stesso Monza, Benevento, Brescia e Pisa. Le ultime 3 calano, si staccano e devono rinunciare alla promozione diretta. Prima dell'ultima giornata restano 3 squadre in lizza per un posto in Serie A: primo è il Lecce, con un punto di vantaggio sul Monza e due sulla Cremonese, ma solo due di loro andranno direttamente in massima serie, per una invece sarà delusione e playoff. I verdetti sono emessi all'ultima giornata: il Lecce batte il Pordenone,chiude il campionato al primo posto e vola in massima serie assieme alla rivelazione Cremonese che batte il Como ed approfitta della caduta del Monza nel difficile campo di Perugia. Come l'anno prima, il Monza perde la partita decisiva per la promozione diretta ed è costretto ancora una volta ai playoff. Oltre al danno la beffa per i biancorossi che scivolano addirittura in quarta posizione, affronteranno la post-season a partire dalle semifinali ma sapendo che, in caso di sfida con il Pisa terzo, servirà obbligatoriamente vincere per il peggior posizionamento in classifica.
Il Monza vede sfumare ancora una volta, ma non riesce a conquistare la Serie A che sembra un tabù, una maledizione, una chimera. In semifinale i brianzoli affrontano il Brescia di Corini in un sentito derby lombardo. Nella gara di andata la squadra di Stroppa vince 1-2 in trasferta, successo pesante, che mette un'ipoteca in ottica qualificazione e vince con lo stesso punteggio in casa in un Brianteo infuocato, che ruggisce di passione e che ha voglia di Serie A. Il Monza vola così in finale playoff, fa un turno in più rispetto alla stagione precedente dove si era fermato in semifinale con il Cittadella. Nell'ultimo atto i biancorossi sfideranno il Pisa. Nella gara di andata in casa il Monza si impone 2-1 sul Pisa, buon risultato che permette ai brianzoli di presenta alla sfida di ritorno in una situazione di vantaggio, seppur minima e che non può da l'assoluta certezza, che lascia tutto aperto. Al ritorno l'Arena Garibaldi è una bolgia, un catino infernale con un'atmosfera caldissima ed è piena in ogni ordine di posto. L'inizio di partita per il Monza è da incubo: al 1' Beruatto crossa, Pirola manca l'intervento e Torregrossa con il mancino fa 1-0. Il Pisa ha già incredibilmente recuperato lo svantaggio nella doppia sfida, ha riequilibrato il confronto e all'8' infligge un altro duro colpo al Monza: altro cross di Beruatto per il colpo di testa di Hermansson che fa 2-0 e ribalta tutto. Brutta botta per la squadra di Stroppa che però reagisce benissimo e accorcia subito le distanze con il bel destro di Machin che fa 2-1. Inizio di partita ricco di emozioni, folle, scoppiettante e pirotecnico, tutto perfettamente in equilibrio. Nella ripresa la partita resta vivace, frizzante seppur con un'intensità chiaramente minore rispetto a quella del primo tempo.A metà frazione Puscas colpisce la traversa, poi al 79' il Monza pareggia con Gytkjaer che trova il 2-2.
Il Monza è virtualmente in A. Al 90' la partita sembra finita ed è già pronta la festa dei brianzoli, ma un indomito Pisa non si arrende e pareggia con Mastinu che con bellissimo sinistro al volo, potente e preciso trova l'incredibile 3-2. Ennesima beffa atroce per il Monza che vede svanire ancora una volta la Serie A ed è costretto ai tempi supplementari. L'extra-time si apre con un'occasione per parte, poi i biancorossi tornano in vantaggio nel computo totale con Marrone che, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, trova il 3-3 e riporta il Monza in A. Passano 5 minuti e i brianzoli trovano il 3-4, il gol del sorpasso: errore di Birindelli che perde un pallone sanguinoso, Gytkjaer lo recupera e con il destro infila Nicolas per un uno-due terribile in ottica risultato e psicologicamente. Tripudio Monza, avanti di due gol e ormai ad un passo, più vicino che mai alla Serie A. Nel secondo tempo supplementare il Monza gestisce il risultato e dopo due minuti di recupero l'arbitro fischia la fine. Il Monza vince i playoff di Serie B e conquista per la prima volta nella sua storia la promozione in Serie A. Dopo 110 anni di storia il club raggiunge finalmente la massima serie, è il trionfo della coppia Berlusconi-Galliani che dopo aver rilevato la squadra nel 2018, averla riportata in Serie B, l'ha condotta in A. I due realizzano così il loro sogno, il loro obiettivo e di un popolo intero. In estate la coppia d'oro del Milan rinforza pesantemente la squadra per costruire una rosa forte, attrezzata, competitiva per la Serie A. Non arrivano grandi nomi, ma tanti giocatori interessanti. Lo storico debutto in Serie A del Monza avviene in casa contro il Torino. L'epilogo è negativo perché i granata vincono 1-2 ma il popolo biancorosso è contento dopo aver assaggiato la Serie A e dopo aver assistito alla marcatura nel finale di Dany Mota Carvalho, la prima storica rete del Monza in Serie A. L'inizio di campionato è difficilissimo per i biancorossi che subiscono 5 sconfitte nelle prime 5 gare. Il pari contro il Lecce (1-1) permette al Monza di conquistare il primo, storico punto in Serie A ma non evita l'esonero del tecnico Giovanni Stroppa. Al suo posto la società sceglie un nome a sorpresa: Raffaele Palladino, tecnico del Monza Primavera, profilo giovane e promettente alla prima esperienza in Serie A al posto di un profilo più esperto e navigato. Il debutto del tecnico è da sogno: il Monza batte 1-0 in casa la grande Juventus e conquista la prima vittoria in Serie A della sua storia.
Nelle successive 2 gare arrivano altre 2 vittorie, contro la Sampdoria e contro lo Spezia in un due pesanti scontri diretti. Inizio perfetto per Palladino che ha le stimmate del grande allenatore e può puntare ad una carriera in panchina migliore a quella in campo: 3 gare, 3 vittorie, 6 gol fatti, 0 subiti. Numeri importanti che permettono ai biancorossi di uscire dalla zona retrocessione. Il tecnico sembra già avere esperienza da vendere, mostra idee interessanti e gestisce la rosa con calma e lucidità: crede in un calcio offensivo, incontro le due correnti, filosofie calcistiche del calcio moderno, quella ragionata, manovrata rappresentata dal molto possesso palla, fraseggio e quella più pratica, concreta di Gasperini e Juric, tecnici di Palladino a cui si è ispirato, che propongono un calcio fisico, aggressivo, verticale e basato su marcature a uomo e duelli a tutto campo.
Nelle gare successive i biancorossi alternano qualche vittoria e qualche sconfitta e arrivano alla sosta per il Mondiale in Qatar in una buona 14ª posizione. Ripreso il campionato il Monza continua a fare bene e conclude il girone di andata in 13esima posizione. Il girone di ritorno si apre con una storica vittoria a Torino contro la Juventus, battuta per 0-2 al termine di prestazione ottima, convincente in cui il Monza ha mostrato solidità difensiva e un gioco propositivo, brillante e frizzante. Il Monza può così fregiarsi del fatto che ha battuto la grande Juventus 2 gare su 2, sia all'andata che al ritorno. Nella seconda metà di stagione i biancorossi ottengono altri risultati di prestigio, tra cui un'altra storica vittoria a San Siro contro l'Inter (0-1, rete di Caldirola), un successo casalingo per 3-2 sulla Fiorentina, peraltro in rimonta dal momentaneo 0-2 per i viola e una vittoria casalinga per 2-0 contro il Napoli, appena laureatosi campione d'Italia. I buoni risultati permettono al Monza di rimontare e riavvicinarsi alla prima metà della classifica e sognare addirittura l'ottavo posto che può valere la Conference League, la terza competizione europea, complice la probabile esclusione dall'Europa della Juventus. Nelle ultime 2 gare il Monza subisce due sconfitte e chiude il campionato in 11esima posizione. Sfuma il sogno Europa ma la stagione del Monza, la prima in massima serie, si può considerare assolutamente positiva, ricca di gioie e soddisfazioni tra una salvezza conquistata con largo anticipo bel calcio e tanti giovani lanciati. Dopo la buona stagione, l'ambiziosa coppia Berlusconi-Galliani conferma che l'obiettivo anche per l'annata seguente resta la salvezza ma anche la volontà di provare ad alzare l'asticella e puntare all'Europa.
Tuttavia pochi giorni dopo la fine della stagione, precisamente il 12 Giugno, il Presidente Silvio Berlusconi muore a causa di una polmonite sorta nel quadro di una leucemia mielomonocitica cronica da cui era affetto. Avendo precedentemente detenuto la carica di Presidente del Consiglio,Berlusconi ha avuto diritto per legge ai funerali di Stato,che si sono tenuti il 14 giugno nel duomo di Milano, officiati dall'arcivescovo di Milano Mario Delpini,alla presenza delle più alte cariche dello Stato,di esponenti politici di vari schieramenti ed altre personalità sia italiane sia estere. Silvio Berlusconi lascia le sue ultime volontà in forma di testamento olografo, scritto a più riprese su carta intestata "villa San Martino" e depositato presso uno studio notarile milanese. Il documento non precisa esattamente il destino della formazione biancorossa,rimasta senza una guida. Cosi è stato il figlio Pier Silvio Berlusconi, a margine della presentazione del palinsesto Mediaset, a parlare del Monza. Ha ammesso che la volontà è quella di portare avanti il sogno del papà e che per farlo bisogna lasciare il timone in mano ad Adriano Galliani,storico braccio destro, amico di una vita nel mondo del calcio di Berlusconi e considerato la persona più adatta per gestire un club di calcio.Insomma, stando alle parole di Pier Silvio, sembra che anche il Monza rientri tra l’eredità che l’ex premier ha lasciato ai suoi figli e la volontà, al momento, è quella di non toccare molto, lasciando Galliani alla guida del Monza. Se poi ci sarà la vendita, la cessione del club a un altro proprietario (in tal senso circolava con forza il nome di Evangelos Marinakis, magnate greco proprietario dell'Olympiakos), questo al momento è uno scenario plausibile,ma che non sembra imminente. Il Monza, per il momento, rimane nelle mani degli eredi di Berlusconi e di Adriano Galliani e si appresta a vivere un'altra stagione di massima serie di maggiore consapevolezza, consolidamento e consacrazione.I recenti avvenimenti potrebbero fare pensare a una stagione di transizione, di autofinanziamento e ridimensionamento con l'obiettivo minimo posto ad una tranquilla salvezza per poi, una volta raggiunto, sognare ancora. 
Però mai sottovalutare Adriano Galliani che vorrà sicuramente rinforzare la squadra e regalare alla memoria del suo grande amico una grande stagione ricca di gioie e soddisfazioni per continuare a costruire quel sogno che il Cavaliere ha portatl avanti e inseguito negli ultimi anni della sua vita.