In questo Calciomercato completamente fuori di testa, con la Juve che spende e spande, l'Inter che vorrebbe seguirla a ruota senza spendere né spandere, la Roma che vuole tutti i giocatori del Milan e il Napoli che non riesce a fare mercato per colpa di ADL, fa specie vedere la vetrina dei giocatori in vendita.
Icardi, Perisic, Dzecko, Higuain, Matuidi, Keidira, Cutrone, Suso... Ovverro alcuni tra i top player (o presunti tali) della scorsa stagione che valzer di panchine, esigenze di bilancio e capricci vari hanno trasformato in esuberi.

Personalmente mi chiedo quale sia la verità. Da tempo, come tanti, credo che il calcio moderno sia rovinato dai procuratori che comprano e vendono i propri assistiti alla stregua di un titolo azionario, continuando a cercare nuove provvigioni.
Certo Icardi è il caso più evidente, ma non è ne l'unico.
Pensate a Kean, che in pochi mesi è passato dall'essere il nuovo Ronaldo, ad essere il (vecchio) Balotelli. A perderci però è il movimento stesso che assomiglia sempre di più ad un incontro di wrestling dove tutto è finto. Come si fa a baciare la maglia e a dichiarare amore eterno a gennaio e poi chiedere il trasferimento a giugno? Idem le società che corrono dietro alle (dannate) plusvalenze, trasformate da sporadico elemento di encomio, ad operazione necessaria e tassativa per poter alimentare il circo.
Non so cosa abbia per esempio davvero Correa in più di Cutrone, se non la possibilità di generare l'infame plusvalenza.

Ma c'è anche un altro elemento che mi viene in mente: parliamo davvero di campioni? La CL come l'EL ci hanno spiegato che l'eccellenza sta oltremanica. Un campionato in cui Higuain ha realizzato 5 gol su 15 partite e Maurizio Sarri è arrivato 5° a 30 punti dalla prima. Però a quanto pare le valutazioni sono esenti dai risultati se è vero come è vero che se chiedi di Perisic o Suso 40 milioni potrebbero non bastare, nonostante un'annata non proprio indimenticabile. Normale che le società che hanno bisogno alla fine vadano a guardare in basso o al ribasso, sottolineando l'ovvio, ovvero che le nostre squadre sono piene zeppe di onesti giocatori che vorremmo trasformarsi in campioni non appena indossano certe maglie.
Cosa che quasi mai funziona.