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La sconfitta interna di ieri sera contro l'Udinese sancisce il definitivo addio della Juventus al sogno scudetto.
Sogno che per la verità era diventato già quasi del tutto chimera dopo il pareggio, sempre in casa, contro l'Empoli e la successiva sconfitta nello scontro diretto contro l'Inter.
E dire che la fine del sogno è arrivata proprio quando tutti pensavano che i bianconeri avrebbero potuto concretamente intaccare le certezze interiste approfittando del calendario "favorevole" e dei molteplici impegni degli uomini di Inzaghi, divisi tra campionato, Supercoppa Italiana e Champions League.

Invece, proprio in queste circostanze, la Juve ha dimostrato quanto ancora sia lontana dalla formazione meneghina in termini di qualità, di profondità della rosa e, soprattutto, di mentalità e personalità. Un gap evidente che è il solo modo per spiegare come sia stato possibile racimolare solamente un punto nelle due partite giocate in casa contro Empoli e Udinese che, con il dovuto rispetto, non potevano rappresentare un ostacolo per una squadra da titolo.
Certo, Allegri paga dazio anche alla fortuna che in qualche circostanza lo ha aiutato durante la prima parte di stagione mentre adesso sembra voltargli clamorosamente le spalle. Contro Empoli e Udinese la squadra ha subito gol nel primo e unico tiro in porta degli avversari mentre contro l'Inter il gol decisivo è frutto di una sfortunata deviazione di Gatti nella propria rete, sebbene poi Lautaro e compagni abbiano ampiamente legittimato la vittoria. Di certo però Allegri ci mette anche del suo con scelte non proprio lungimiranti. Infatti contro gli uomini di Nicola, preferì schierare Milik al posto di un lanciatissimo Yildiz e il polacco lo ripagò con un insensato cartellino rosso dopo appena 15 minuti, con il risultato di condizionare il resto della partita.
Mentre ieri sera si è ripetuto schierando Alex Sandro, lodato e incensato in conferenza stampa, in luogo del sempre prezioso Rugani che pure si era fatto trovare pronto quando sceso in campo e ora colpevolmente dimenticato dal tecnico livornese. Così, anche l'esterno brasiliano ha ripagato cotanta fiducia confezionando il gol vittoria friulano  dapprima causando la punizione con un fallo sciocco e poi respingendo male la spizzata di Kristensen e servendo a Giannetti un pallone solo da scaraventare in rete.

Ma, a parte le scelte cervellotiche del mister, l'impressione che da la squadra nelle ultime due settimane è che abbiano accusato il peso di non poter fallire, mentre i nerazzurri abbiano giocato con una certa tranquillità, consapevoli delle proprie capacità e della propria forza. Forse questo aiuterà gli amici interisti a capire che un giocatore può anche essere pagato 40, 50 o 80 milioni, ma se ha sempre giocato nel Sassuolo, nel Torino o nella Fiorentina e non è abituato a lottare per vincere un campionato, non può avere l'esperienza per affrontare certi momenti come invece ce l'hanno giocatori che hanno giocato nel Manchester United, nel Bayern Monaco o nel Milan, anche se sono stati presi a parametro zero. In ogni caso, per quanto Allegri vada ripetendo da inizio stagione che l'obiettivo è il quarto posto, evidentemente la squadra iniziava veramente a credere che fosse possibile ottenere qualcosa in più.

Adesso l'allenatore dovrà essere bravo a motivare i suoi uomini e ricalibrarli sulla corsa champions prima che la delusione per l'addio allo scudetto incida gravemente nelle loro gambe e nella loro testa.
Il margine dal quinto posto è ancora rassicurante, ma la strada è lunga e piena di partite difficili. Specialmente se sei in grado di perdere anche contro l'Udinese in casa.