A partire dal campionato 2017-2018 è stato introdotto in serie A il video assistant referee, primo tra i campionati maggiori a istituire questa novità.
A detta di tutti il var (o la var o come cavolo si vuole chiamarla) avrebbe dovuto porre fine a tutti quegli incredibili errori (orrori) arbitrali capaci di indirizzare partite e anzi addirittura campionati, in favore delle solite squadre (più che altro la solita squadra).
Vivremo un calcio bello, pulito, dove ogni vittoria sarà frutto solo della superiorità sull'avversario e non giunta grazie a scellerate (e prezzolate) decisioni arbitrali. E ogni vittoria verrà applaudita anche dagli avversari perché non ci saranno più recriminazioni da fare.
Questo è ciò che si diceva all'epoca, ma ben presto ci siamo accorti che si trattava di pura utopia.

Oggi, a sei anni di distanza, stiamo ancora qui a discutere di errori arbitrali e, guarda caso, ciò avviene subito dopo un episodio ipoteticamente a favore della Juve. Certo, in questi anni gli errori ci sono stati anche a favore di altre squadre e contro i bianconeri. Ma quegli episodi contano meno o non contano affatto; come ha fatto giustamente notare Allegri nella conferenza stampa postpartita.
Il buon Simone Inzaghi non perde occasione per lodare e santificare gli arbitri quando questi sbagliano in suo favore per poi passare all'immediato linciaggio in caso di svista a suo danno. Infatti Inzaghi, nello scorso torneo, commentava positivamente gli arbitraggi dei derby d'Italia che, in 3 sfide su 4, videro episodi arbitrali tutti a suo vantaggio. Così come aveva fatto in occasione del fallo di Ranocchia su Belotti in Torino-Inter che tutti gli abitanti della terra avevano visto, meno l'addetto al var che aveva visto il tocco del difensore prima sul pallone e poi sull'avversario.
Vero è che il tecnico nerazzurro è probabilmente tra i maggiori esponenti della tecnica del piagnisteo insieme a Gasperini, ma questo è praticamente l'atteggiamento di tutti. Infatti, il primo motivo che rende e renderà sempre inutile qualsiasi tentativo di spegnere le polemiche, è proprio il retropensiero. La malizia di voler sempre pensare che dietro gli errori che ci penalizzano ci sia un disegno o una volontà chiara mentre quelli a nostro favore, semplicemente non esistono.
Il secondo è che è assolutamente impossibile ottenere (e quindi anche pretenderlo) un'assoluta uniformità di giudizio se il regolamento prevede una moltitudine di situazioni in cui l'arbitro deve decidere a sua discrezione. Un regolamento già complesso di suo e che di anno in anno diventa più ingarbugliato.
Il gol di Kostic all'Inter è l'ultimo esempio. Un fallo di mano, per invalidare una rete, deve avvenire nell'immediatezza della stessa. Per capirci stop di mano/braccio, tiro e gol e va annullato. Se il fallo di mano avviene nel corso dell'azione ma il gol arriva dopo un po'(come in questo caso) vanno analizzati due parametri. Il primo è la volontarietà e il secondo è l'averne ricavato un vantaggio.
Ora si può essere d'accordo o meno, ma in questo caso al var avranno pensato che queste due condizioni non si siano verificate nei tocchi di Rabiot (sempre se lo tocca) prima e di Vlahovic poi. E si ritorna quindi alla discrezionalità dell'arbitro. Del resto, che il var servisse a poco si era capito già dai primi due casi in cui venne utilizzato.
Alla prima giornata del campionato 17/18 la prima partita fu tra Juve e Cagliari. Sul risultato di 1-0 per i bianconeri ecco il primo intervento var della storia. All'arbitro in campo sfugge una "pizzicata" di Alex Sandro sul piede del centravanti rossoblu Cop. On field review e rigore assegnato ai sardi.
Ecco, già alla prima giornata il primo furto dei bianconeri è stato sventato. Senza il var avrebbero rubato l'ennesima partita. Ma qui accade quello che i complottisti calcistici da sempre non mettono in conto. Sul dischetto si presenta Farias, che calcia in porta, ma Buffon intuisce il lato e respinge la conclusione mantenendo il risultato sull'1-0. Ebbene sì cari amici, il rigore una volta assegnato deve essere anche trasformato. E non è così automatico. Promemoria per chi ancora parla di scudetti rubati per un presunto rigore non assegnato circa 25 anni fa.
Il secondo caso avviene alla giornata successiva. La Juve è di scena a Genova contro un'altra squadra rossoblu. Va subito sotto per un autogol e al settimo minuto altro intervento var. Stavolta viene segnalato un tocco di Rugani su Galabinov, sanzionato con il rigore. Peccato che al var, concentrati sul tocco incriminato, si siano persi il fatto che l'attaccante bulgaro fosse partito da posizione di fuorigioco. Ma intanto Galabinov tira e segna e il Genoa va sul 2-0. Ed ecco che accade un'altra cosa che ai complottisti sfugge. Pur avendo subito un torto arbitrale la partita non finisce e gli uomini di Allegri la ribaltano fino a vincerla 4-2 con tripletta di Dybala e gol di Cuadrado.

Quindi cari amici, altro messaggio per voi. Si può vincere anche subendo un errore a proprio danno. Questi sono due esempi in cui il var non ha cambiato il risultato o comunque non ha influito sul risultato finale. Per non parlare di quando da regolamento non può intervenire. Come sulle seconde ammonizioni (ricordate il contatto Pjanic- Rafinha, certo che sì) o ad esempio su punizioni e calci d'angolo. E se poi da questi scaturisse un gol? Chissenefrega!

In conclusione ecco la mia domanda. A cosa serve il Var? Finora vedo gol annullati per fuorigioco di 5 centimetri e calci di rigore assegnati per piedi che si sfiorano. Con l'unico risultato che ad ogni rete i calciatori in campo e i tifosi da casa, si vedono strozzare l'urlo di gioia in gola per poi poter esultare in differita di 4-5 minuti se viene convalidato.
Forse, a suo tempo, avremmo fatto meglio ad accettare gli errori degli arbitri come parte del gioco, evitandoci così questo strazio invece di pensare sempre male.