Come un fulmine a ciel sereno le dimissioni del C.T. Roberto Mancini hanno scosso questa vigilia di ferragosto degli amanti del pallone.
Assopiti da un mercato con trattative che si trascinano da mesi (Vlahovic-Lukaku, ricerca del centravanti per Milan, Inter e Roma), gli appassionati si sono improvvisamente ridestati dal torpore con questa notizia bomba.

Ancora non si sanno i motivi che hanno portato il Mancio a tale decisione ad appena due settimane dalla sua nomina a responsabile tecnico di tutte le nazionali. Probabilmente qualche incomprensione con i vertici della federazione proprio sulla composizione delle nazionali giovanili e del suo staff e magari qualche mega offerta recapitata dell'Arabia Saudita. Come sempre accade in queste situazioni poi, in Italia ci si divide tra i sostenitori dell'ex C.T. che sono dispiaciuti e i suoi denigratori che invece esultano fin troppo contenti.

Io credo che Mancini, nella fase iniziale del suo mandato, abbia svolto un lavoro impeccabile e fatto veramente l'impossibile con lo scarso materiale a disposizione. Ha dotato la nazionale di un gioco riconoscibile ed ha raccolto 37 partite senza sconfitte, 13 vittorie consecutive e la vittoria dell'Europeo, cosa che non era riuscita ad allenatori più considerati di lui e con ben altra qualità a disposizione tra i convocabili.
Poi, dopo aver mancato la qualificazione al mondiale, anche per un po' di sfortuna (come era stato fortunato prima durante l'Europeo), ha iniziato a complicarsi la vita da solo, ritardando l'inevitabile cambio generazionale ed affidandosi un purtroppo ai suoi fidi scudieri.
Ma è riuscito comunque a raggiungere due volte il podio della Nations League.
In ogni caso credo che Mancini vada comunque ringraziato per quanto fatto con la nazionale e per le gioie che ci ha regalato. Cosa nient'affatto facile e scontata.

Per la sostituzione in pole position pare esserci Spalletti e leggermente più defilato Antonio Conte. Voci che parlano di ex campioni del mondo del 2006 con scarsa o scarsissima esperienza in panchina, mi sembrano fin troppo fantasiose.
Spalletti sembra a tutti gli effetti l'uomo giusto. La sue squadre da sempre praticano un gioco offensivo e spettacolare e lavora spesso con il 4-3-3 utilizzato da Mancini da cui potrebbe ripartire per non dover rivoluzionare tutto a pochi giorni dalle partite già decisive di settembre.
La sua Italia potrebbe essere più o meno questa: Donnarumma (Meret), Di Lorenzo, Scalvini, Bastoni, Dimarco, Barella, Locatelli, Tonali, Zaniolo (Politano), Scamacca, Chiesa. Ma attenzione, gli interpreti del 4-3-3 spallettiano a Napoli, sono molto diversi da quelli che potrebbe schierare nell'Italia.
Per capirci, in Italia non ci sono i Kim, gli Anguissa e soprattutto i Kvaratskhelia e gli Osimhen. E non è cosa da poco. Inoltre il suo carattere particolare e fumantino potrebbe metterlo in difficoltà con l'attuale dirigenza della Federcalcio abituata ad essere un po' troppo presente.

Certo, anche l'alternativa Conte non è certo uno malleabile. Però il suo tipo di gioco si basa più sulla prestanza fisica e sulla corsa che sulla tecnica e potrebbe risultare più semplice ottenere risultati positivi nonostante la scarsa qualità dei giocatori a disposizione. Inoltre la maggior parte dei giocatori convocabili, specialmente per la difesa, gioca abitualmente in una difesa a 3, marchio di fabbrica del tecnico salentino. Darmian, Acerbi e Bastoni nell'Inter, Toloi, Scalvini e Okoli nell'Atalanta, Gatti nella Juve, Mancini nella Roma e anche Casale e Romagnoli della Lazio si potrebbero adattare facilmente (Casale giocava a 3 quando era al Verona).
Il suo 3-5-2 potrebbe essere questo: Donnarumma, Gatti, Acerbi (Scalvini), Bastoni, Di Lorenzo, Barella, Tonali, Frattesi, Dimarco, Chiesa (Raspadori), Scamacca. Ma anche per il suo ingaggio decisamente più alto pare partire sfavorito rispetto a Spalletti. In entrambi i casi però, la guida della nazionale sarebbe nelle mani di un allenatore capace e carismatico. Sperando che questo basti per portarci a disputare un buon Europeo da campioni in carica e, finalmente, a partecipare nuovamente ad un mondiale a 12 anni di distanza dall'ultimo.