Nelle ultime ore ha preso sempre più quota la possibilità di uno scambio tra Juventus e Chelsea in cui i bianconeri otterrebbero Lukaku e gli inglesi Vlahovic.
Anche a fronte di un robusto conguaglio economico in favore della Juve, resterebbe secondo me un errore madornale. L'ennesimo di una società che, pur cambiando dirigenti con la frequenza della biancheria intima, da qualche anno a questa parte non ne imbrocca una neanche per sbaglio. E anche le operazioni che sembrano giuste, nella confusione e nell'approssimazione regnante, finiscono per non portare risultati.
Come ad esempio proprio l'acquisto di Valhovic. Vero, è stato pagato uno sproposito (anche se poi vedo la quotazione di Hojlund e mi rincuoro) ma preso a 21 anni garantiva un ottimo centravanti per almeno 10 anni. E come rischia di essere anche l'arrivo di Giuntoli in queste condizioni.
Ma la società continua una sequela di svarioni iniziata nel 2018 quando, dopo 7 anni di dominio incontrastato in Italia e ottime figure in Europa, Agnelli decide di regalare a se stesso e ai tifosi nientepopodimeno che Cristiano Ronaldo. Un acquisto che ha senz'altro fatto sognare noi tifosi ma che in effetti ha segnato l'inizio della fine. Il colpo del secolo, dai costi stratosferici, ha di fatto comportato tutta quella serie di operazioni che poi sono finite sotto la lente d'ingrandimento della giustizia ordinaria e sportiva e che ha condotto all'ultima sciagurata stagione con penalizzazioni e squalifiche. E per cosa? Per portare in bacheca 2 scudetti, 2 superocoppe e una coppa Italia, bottino francamente alla portata anche senza il fenomeno di Madeira.
Subito dopo l'arrivo del portoghese è seguito l'allontanamento di Marotta. L'esperto dirigente che probabilmente aveva già fiutato la catastrofe economica successiva all'avvento del 5 volte pallone d'oro e si era detto contrario. Lasciato libero come fosse un vecchio rottame il buon Beppe si è accasato all'Inter dove, nonostante una situazione societaria particolare e una situazione debitoria anche peggiore, non ha mai fallito l'accesso alla champions e in più ha vinto uno scudetto, 2 coppe Italia, 2 supercoppe Italiane e centrato una finale di Champions e una di Europa League. Alla faccia del vecchio bollito.
Passando poi al 2019 Agnelli si lascia convincere da Paratici e Nedved sul fatto che Allegri, con il suo calcio vecchio e poco propositivo, non sia il tecnico giusto per le ambizioni europee della squadra. Quindi mette alla porta il tecnico livornese anche se questi suggeriva invece, e non a torto, di rivoluzionare l'organico giunto a fine corsa in parecchi suoi elementi. Il presidente però non si lascia convincere sul nome del sostituto. Nedved avrebbe voluto il ritorno di Antonio Conte, il condottiero capace di portare una squadra da settimo posto a vincere il campionato per 3 anni di seguito con tanto di record di punti europeo. E invece Agnelli pone il suo veto ancora livoroso nei confronti del tecnico salentino per l'addio di 5 anni prima. Così Conte migra all'Inter a ricostituire la coppia vincente con Marotta, che in due anni mette a segno un secondo e un primo posto in campionato e raggiunge una finale di Europa League. Mentre alla Juve ripiegano su Sarri. Un tecnico che ha bisogno di tempo per insegnare il suo calcio alla squadra, ha bisogno di giocatori adatti al suo tipo di gioco ed è troppo avvezzo al lamento e al turpiloquio per far parte della Juve che tra l'altro ha sempre ammesso di non amare particolarmente (eufemismo).
In ogni caso l'ex mister del Napoli delle meraviglie vince un campionato nonostante le difficoltà portate dalla pandemia, perde in finale la Coppa Italia ai rigori contro la sua ex squadra ed esce agli ottavi di champions contro il Lione che poi però eliminerà anche il City di Guaridola e spaventerà anche i futuri campioni del Bayern Monaco.

Ma questo non basta alla società che, siamo nell'estate 2020, decide di esonerare Sarri per sostituirlo con Andrea Pirlo. Il "maestro" e guida della Juve di Conte quando era in campo è chiamato ad essere maestro e guida dei giocatori dalla panchina. Ma senza aver mai fatto alcun tipo di esperienza prima d'ora, nemmeno da vice o alla guida delle squadre giovanili.
Intanto, una girandola di giocatori che vanno (Cancelo, Mandzukic, Pjanic), vengono (Danilo, Rabiot, Arthur) e ritornano (Buffon, Morata), non fa altro che aumentare la confusione. Alla fine Pirlo porta a casa la Supercoppa Italiana e la coppa Italia, giungendo al quarto posto che vale la Champions sebbene grazie all'harakiri del Napoli all'ultima giornata.
Ma in società comincia a serpeggiare il dubbio che si è sbagliato qualcosa. E così si decide di dare il benservito a Paratici e di chiamare Arrivabene per sistemare I conti che non tornano. E qual è la genialata del 2021? Una volta avviato un progetto sui giovani con Pirlo in panchina e giocatori come Chiesa, Kulusevski e McKennie, si allontana il tecnico bresciano per richiamare Allegri.
Ma come? Era stato considerato vecchio e sorpassato 2 anni prima e gli si affida una squadra di giovani? Proprio a lui che non è mai stato propenso a dare fiducia ai giocatori di scarsa esperienza? E per di più con un contratto quadriennale a cifre astronomiche per una società che già deve fare i conti con le casse disastrate dall'effetto Ronaldo e dalla pandemia.

Anche sul mercato le cose non vanno meglio. Ronaldo passa buona parte dell'estate a manifestare il suo malcontento ma riesce ad andar via a 3 giorni dalla chiusura delle operazioni. E la dirigenza, completamente impreparata, opta per il ritorno di Moise Kean per sostituirlo. Tra l'altro pagandolo più di quanto aveva incassato al momento della cessione 2 anni prima. Di bene in meglio. Quindi, passando per l'ennesimo ritorno (Pogba) e l'ennesimo parametro zero prossimo al ritiro (Di Maria) dagli ingaggi pesantissimi e di quasi nessuna utilità, si arriva a questa sessione di calciomercato dove, ancora una volta, la società dimostra di non aver capito nulla puntando a sostituire un attaccante di quasi 24 anni che percepisce un ingaggio da 7 milioni annui, con uno di 31 anni che ne chiede 9/10.

Ancora una volta non si è capito che è giunta l'ora di puntare sui giovani. Quest'anno, senza la partecipazione alle coppe europee ampiamente prevista, era l'annata giusta per affidarsi ad un tecnico in grado di dare un gioco propositivo alla squadra, senza avere l'affanno dell'impegno infrasettimanale e far crescere un gruppo di ragazzi di qualità senza mettergli troppa pressione addosso. Si doveva puntare su Soulè, su Iling, De Winter, Rovella e Cambiaso. E invece si parla nuovamente di cedere loro per far cassa e poter prendere i soliti elefanti in odore di cimitero, con ingaggi spropositati i quali passeranno più tempo in infermeria che in campo.
Eppure negli ultimi 2 anni Milan e Napoli hanno dimostrato che si può vincere ringiovanendo la squadra e diminuendo il monte ingaggi. Ma la Juve, chissà perché, cambiano i presidenti, gli amministratori, i direttori sportivi eppure la mentalità non cambia mai.

Continuiamo così, facciamoci del male.