Era nell'aria e puntualmente è accaduto. La sconfitta contro l'Inghilterra era talmente prevedibile che tutti l'avevano vista arrivare, meno il nostro C.T.
Premetto di non essere mai stato convito dal Mancini allenatore. I suoi maggiori successi sono arrivati alla guida dell'Inter postcalciopoli (troppo superiore agli avversari) e del Manchester City (troppo superiore agli avversari grazie ai petrodollari). Eppure, alla guida della nazionale, Mancini era stato in grado di farmi ricredere.
Giunto in un momento di profonda depressione dopo la mancata qualificazione ai mondiali in Russia, con ben poca scelta tra i calciatori da convocare, il buon Mancio ha saputo ridare entusiasmo all'ambiente, lavorare sul poco che offriva il nostro campionato e creare un gruppo compatto e granitico in grado di infilare 37 partite senza sconfitte e di conquistare l'Europeo e un terzo posto nella Nations League.
Da lì in avanti però il commissario tecnico non ne ha azzeccata più una. Troppo legato agli eroi che gli avevano regalato il trionfo di Wembley, ha ritardato un già difficile ricambio generazionale arrivando a dilapidare un discreto vantaggio nel girone di qualificazione ai mondiali qatarioti, facendosi scavalcare dalla non irresistibile Svizzera, per poi cedere negli spareggi alla modestissima Macedonia del Nord. Eppure, visto la scarsità di scelte a disposizione, la sfortuna avuta nei rigori falliti da Jorginho contro la Svizzera e l'indubbiamente ottimo lavoro svolto in precedenza, sono stato contento della sua conferma alla guida degli azzurri nonostante il fallimento mondiale.

Ma Mancini sembra non imparare dai propri errori e persevera, andando avanti imperterrito con le proprie idee. Dopo essere passato brevemente al 3-5-2 nelle gare di Nations League dello scorso settembre (ottenendo 2 ottime vittorie proprio contro l'Inghilterra e in trasferta in Ungheria) al C.T. è bastata una sconfitta in un'amichevole insulsa contro l'Austria per tornare sui suoi passi e riprendere il caro vecchio 4-3-3. E questo nonostante attualmente in serie A quasi tutte le squadre di alta classifica applichino la difesa a 3. Con due sole eccezioni la capolista Napoli e la Lazio seconda. Ma se i partenopei hanno ben poco da offrire alla nazionale (Di Lorenzo, Meret e Raspadori attualmente infortunato), già la squadra di Sarri avrebbe qualche convocabile in più. Lazzari, Casale, Cataldi e soprattutto Zaccagni non vengono praticamente mai considerati e anche Romagnoli viene convocato come ultima scelta. Inoltre, volendo schierarsi con il 4-3-3, non sarebbe stato più opportuno convocare i due esterni offensivi più in forma del momento, ovvero il già citato Zaccagni e Orsolini del Bologna? Anche il resto delle scelte non convince. In difesa ha schierato come centrali il duo Toloi-Acerbi, da sempre molto più a loro agio proprio in una difesa a 3 mentre a centrocampo ha confermato il trio Barella-Jorginho-Verratti, tutti in un periodo di forma piuttosto scadente (col brasiliano passato dalla panchina del Chelsea a quella dell'Arsenal) regalando chili e centimetri ai corazzieri inglesi. E tutto questo con Tonali lasciato in panchina per 70 minuti e Locatelli (attualmente in forma strepitosa alla Juve) nemmeno convocato.
Sull'attacco c'è meno da dire. Sembrerebbe giusta l'idea di puntare sull'oriundo Retegui. Le alternative sarebbero state Kean e Pinamonti, non proprio fenomeni. Già discusso degli esterni arriviamo al punto più controverso. La convocazione di Pafundi. Sembra quasi che il C.T., dopo la scoperta di Zaniolo a suo tempo, debba per forza stupire con un nome a sorpresa. Dopo Gnonto ecco apparire il giovane dell'Udinese. Con l'aggravante dei soli 9 minuti disputati in stagione dal classe 2006 e l'ovvio inutilizzo del ragazzo poiché impresentabile in certi contesti. Non sarebbe stato più utile farlo giocare nell'under 19/20/21 anziché portarlo in nazionale maggiore senza alcuna speranza di scendere in campo?
Si potrebbe pensare che Mancini lo faccia per costruirsi la fama dell'allenatore attento ai giovani e pronto a puntarci su, cosa che però non accade mai. Infatti, guardando le formazioni che manda in campo ci si accorge che, con l'eccezione di Donnarumma e ieri Retegui (entrambi classe 99, non proprio di primo pelo comunque), schiera sempre giocatori alla soglia dei 30 anni o anche oltre. E i giovani che lui si vanta di scoprire e valorizzare? Languono in panchina, in tribuna o addirittura non convocati come l'ottimo Fagioli di questo periodo lasciato all'under 21.

Urge un immediato cambio di rotta già dalla prossima a Malta. Altrimenti, dopo due mondiali, rischiamo di mancare anche ai prossimi europei.