NOTA della redazione per i blogger: per il mese di febbraio, sono stati sospesi i voti agli articoli, ecco perché tutti i blogger ricevono una bassa valutazione con il voto 1; vogliamo dunque chiarire che non è un giudizio negativo al pezzo qui proposto. Grazie per continuare a scrivere su VxL.


Il 24 febbraio 2022 la Russia invase l’Ucraina dando così avvio ad un conflitto che tra una decina di giorni festeggerà un anno.

Così un anno fa iniziai l’articolo con il quale descrissi il Pianeta Terra in guerra, con la minaccia nucleare che ci faceva tremare le gambe, con il gas e il petrolio di cui non possiamo ancora fare a meno che avevano raggiunto prezzi record, con la popolazione ucraina senza luce, acqua, riscaldamento, sotto i boati delle bombe che bruciavano le loro case.

Ipotizzai, condannando la folle e criminale invasione russa, che Zelensky fosse riuscito nell’intento di trascinare il mondo occidentale nella terza guerra mondiale, in un conflitto globale per svincolare l’Ucraina dalla Russia, per uscire una volta per tutte dal soffocante, schiacciante peso dell’ex Unione Sovietica e di tutto ciò che quel modello rappresentava e ancora rappresenta nella testa di chi, come per esempio il signor Putin, il cambiamento NON lo vuole.
Scrissi che gli ucraini non si dovevano prostrare dinanzi allo Zar Vladimir, ma forse, arrivati a quel punto, avrebbero dovuto mettere un pochino da parte l’orgoglio e trovare una soluzione, anche fastidiosa, per metter fine ad una guerra che stava solo, come tutte le guerre, portando disperazione, povertà, odio, morte e distruzione.

E’ passato un anno esatto dal mio articolo, tra una decina di giorni ne saranno passati due dall’inizio delle ostilità, e anche se quasi nessuno più ne parla, perché nel frattempo il conflitto globale ha preso stanza nella zona araba diventata assai più interessante mediaticamente di quella est europea, i missili sulle strade, sulle case di Kyiv, di Char’kiv, di Zaporižžja, di Mykolaïv, di tutta l’Ucraina continuano a cadere, ad impoverire, a distruggere, ad uccidere.
Intanto, come ho scritto qualche riga qui sopra, il conflitto mondiale si sta allargando a macchia d’olio, ogni piccolo o grande pretesto è buono per sparare, per incendiare, per massacrare, per distruggere, per destabilizzare un’economia globale ormai senza regole dove il prezzo delle materie prime oscilla come il pendolo di Foucault.
Ogni mattina ci svegliamo con la speranza che tutto sia finito
, che la pace padroneggi finalmente ad ogni longitudine, ad ogni latitudine, che i potenti si mettano una mano sulla coscienza e dicano basta a barbarie di ogni genere, a eccidi senza senso, ma ogni risveglio invece ci fa spesso scoprire ahimè nuove minacce, nuovi bisticci che presto diventano vere e proprie aggressioni.

Non si tratta di essere politicamente di destra o di sinistra, di essere europei, americani, arabi, ebrei o africani, ma semplicemente di avere il buon senso di capire che quello che sta succedendo fa male a (quasi) tutti, porta beneficio momentaneo solo a chi specula sulla guerra, a chi vende armi, a chi un giorno andrà a ricostruire ciò che è stato abbattuto.
Possiamo vivere in un mondo dove per arricchire pochi bisogna continuare a massacrare fisicamente, psicologicamente, economicamente gli altri?
Qualcuno mi dice: è da quando esiste il mondo che funziona così, non è niente di nuovo.
E’ vero, da sempre ci sono guerre, ci sono ricchi e ci sono poveri, ci sono aggressori e aggrediti, ma la domanda che rivolgo ad ogni singolo abitante del Globo è: in pace, anche con qualche soldino in tasca in meno, non si sta meglio?
Tra europei non ci siamo mai voluti un gran bene
, ci siamo sempre presi a sberle, poi la seconda guerra mondiale ci ha diviso sotto ogni punto di vista e lì abbiamo forse capito che uniti si sta meglio, si è più forti, si è più liberi, che in pace è tutto più bello.

Portare a livello mondiale il modello europeo fatto finalmente di unione e di pace è un’utopia?
Tra dieci giorni due anni
, auguriamoci finisca presto, finisca domani.