Juve-Inter dell’altro ieri è passata quasi inosservata come una qualsiasi partita tra provinciali accordatesi tacitamente per non farsi del male, per prendersi un punticino a testa che muove la classifica e non fa danni né da una parte né dall’altra, aspettando il momento clou della stagione per scontrarsi in duello vero.

Allegri, a dispetto di chi ne dice male, si sa, è un grande stratega, uno di quelli che al Risiko non vorresti mai avere di fronte, uno di quelli che ti fa pensare di essere il più intelligente, il più bravo, il più fantasioso, e poi ti frega.
Inzaghi, invece, forse non ha ancora raggiunto la totale consapevolezza dei propri mezzi e di quelli dei suoi soldati, sembra un eterno indeciso: attacco o mi accontento? Forse l’epilogo del campionato 2021/22 gli ha portato un tormento dal quale non riesce a staccarsi, un’ansia cronica che lo schiaccia nei momenti in cui dovrebbe imporre ai giocatori di premere l’acceleratore anche in curva, quando dovrebbe farli guidare alla Gilles Villeneuve, non alla Alain Prost.

La Juve ha fatto il suo, ha giocato tutta la partita con l’intero undici dietro la linea della palla, alternando pressing alto a difesa nella propria metà campo, rimanendo sempre compatta, corta, stretta, tranne nell’azione del goal del pareggio interista.
L’Inter non mi è piaciuta, troppo compassata, timorosa, lenta e attenta nel passarsi la palla, mai un tentativo di dribbling fino all’ingresso dell’ex juventino Cuadrado. Una squadra con personalità e voglia di mandare un messaggio chiaro alle rivali italiane non si comporta così.

Se guardiamo ad oggi i numeri della stagione, non possiamo che fare un applauso ai nerazzurri primi in campionato con il miglior attacco e la miglior difesa, primi nel girone di Champions League e qualificati agli ottavi di finale con due turni di anticipo, ma quello che da interista mi fa un po’ paura è quel non riuscire a demolire i sogni di gloria di Juve, Milan e Napoli, squadre per ragioni diverse in difficoltà in questa prima parte di stagione, ma purtroppo lì a pochi punti dall’Inter. Due partite sbagliate e le abbiamo tutte addosso o peggio ancora davanti a noi.

Domenica andiamo a Napoli, la partita non sarà facile, il nuovo allenatore partenopeo Mazzarri ha voglia di rivincita nei confronti della Beneamata che qualche anno fa lo ha scaricato in quanto ritenuto colpevole di mancate qualificazioni all’Europa che conta. E’ rientrato Osimhen, sarà difficile contenerlo, sarebbe un grandissimo ed inaspettato successo uscire dal “Maradona” con una vittoria, sarebbe una tremenda batosta psicologica uscirne sconfitti.
Cosa farà Simone Inzaghi, giocherà come ha fatto quarantotto ore fa a Torino sperando di uscirne allo stesso modo indenne o suonerà la carica accettando gli uno contro uno, i capovolgimenti di fronte in campo aperto, i ritmi alti di un Napoli all’inglese?

Nell’attesa, domani sera c’è Benfica-Inter che vale ben poco ma può valere tanto per provare quei giocatori che siedono sempre in panchina e che volenti o nolenti serviranno nel proseguo di un’annata speriamo ricca di partite fino a giugno come quella scorsa.
Amici juventini, ci vediamo a San Siro il quattro febbraio per un duello (sportivo) vero, senza tatticismi e paure: solo per la vittoria!