Ogni amante del calcio nato tra gli anni 70, 80 e 90 da bambino non può non sapere a cosa mi riferirò nelle prossime righe. Un passaggio naturale che ogni ragazzo ha fatto.

Dieci ottobre 1983, data della prima puntata italiana di uno dei cartoni animati che per molti bambini è stato l'appuntamento giornaliero fisso per anni, mi riferisco all'opera di Yoichi Takahashi, Captain Tsubasa, in Italia conosciuto come Holly e Benji. Per anni i bambini hanno visto e rivisto le avventure calcistiche dei nostri giovani eroi, in attesa della fine di un tiro in porta che poteva durare anche una intera puntata, del campo che sembrava in salita dai colori simili alla buccia delle angurie, delle manovre circensi, dei riferimenti ai calciatori del passato. Le sfide calcistiche dei nostri Holly e Benji, erano la perfetta visione di come dovrebbe essere il calcio, sportivo e di sani valori. Molto differente dalla realtà, ma quella era fatta per bambini, provava ad insegnare amicizia e rispetto. Un modo semplice e pulito di avvicinarsi al calcio. Un piacere unico guardarlo. Ci teneva, perché io c'ero non ne perdevo una, in compagnia magari dell'amico di scuola incollati per quella mezz’ora, con un bicchiere di latte e una fetta di pane e cioccolata. Poi? Giù in cortile a provare a emulare quello appena visto, con pessimi risultati, qualche caduta di troppo e tante risate. Era la normalità dei bambini. Molti hanno approcciato al calcio anche grazie a questo cartone.

Giugno 2018: scopro navigando in rete che c'è il reboot del cartone. Un poco dubbioso, perché tendiamo a “santificare” l’opera originale innalzandola come unica e irripetibile, mi informo vedo delle immagini, provo a vedere dei trailer e piano piano mi sale la nostalgia e la voglia di vedere di più; via a cercare nei siti giapponesi le puntate, magari sottotitolate in inglese o meglio in italiano. Non ho potuto resistere, è stato più forte di me, tanti ricordi e voglia di staccare la mente per qualche minuto dalle routine, un tuffo nella fanciullezza venticinque minuti alla settimana, grazie al Giappone e ai manga ka, ovvero i creatori del fumetto che danno vita a queste pagine in principio, e alla tv giapponese, sempre alla ricerca di opere di questo genere. Sì, opere, perché per tradizione le definiscono così. Per molti può sembrare ridicolo, potrebbero sostenere: ma quando cresci? Hai 40 anni... E quindi?

In un mondo senza emozioni, di pregiudizi, di ipocrisie, io preferisco essere magari fuori schema, emozionarmi per un ricordo, un suono, un’immagine, un cartone animato del passato, tornare bambini per mezz'ora alla settimana è un toccasana, non può far male a nessuno e magari ci può far rivedere quel compagno di scuola e raccontare di questa piacevole sorpresa trovata in rete, e sedersi magari in compagnia ora di una birra e bistecca a ricordare le risate e i fallimenti nel ricreare le manovre dei nostri eroi. Fortunato chi ha memoria e non ha paura della propria umanità. Avrò qualche principio della sindrome di Peter Pan. E non me ne vergogno. Ma rimango piacevolmente soddisfatto dopo magari una settimana di lavoro, di stress, di problemi, a dedicare 25 minuti al ricordo di bambino. Una bella ricarica. Quindi una volta alla settimana mi metterò a cercare nei siti giapponesi il mio Holly e Benji versione 2018. Grazie Giappone!