Dopo 48 anni c'è una storica trasmissione che rischia di non partire il prossimo anno, l'appuntamento storico della giornata sportiva per milioni di sportivi, il primo momento per rivedere i goal della giornata: 90esimo minuto.

Con i nuovi accordi per i diritti tv si starebbero portando regole per le quali non sarà più possibile trasmettere replay in determinate fasce orarie, quelle in cui la storica trasmissione va in onda da sempre. 90esimo minuto è stato per anni una delle trasmissioni più viste della storia della televisione italiana, da quegli schermi si sono presentati al pubblico fior fior di giornalisti e qualche personaggio divertente.

Tutto nasce il 27 settembre 1970 con la storica conduzione di Paolo Valenti e Maurizio Barendson fino al 1980, per poi lasciare il campo il solo Valenti, tralasciando i più moderni conduttori, rimangono storici i lanci di collegamento per le sedi esterne e con i loro referenti. Alcuni di questi passarono alla storia per il loro modo di commentare, dando spesso una nota di colore del tutto personale, i vari Tonino Carino, Franco Costa, Gianni Vasino, Luigi Necco e tanti altri, con le loro voci alcune curiose, le loro influenze dialettali, davano un calore, una semplicità che piaceva a tutti e univa tutta Italia da nord a sud.
Era un momento anche di aggregazione, specie all’inizio, nel 1970 non c’erano tutti questi mezzi per la visione e spesso ci si riuniva nei bar o a casa di amici che avevano l’unico televisore. Cose molto semplici, oggi possono sembrare assurde ma quello c’era e quello si vedeva. Una trasmissione che ha lanciato anche ottimi giornalisti e conduttori i vari Sposini, Mazzocchi, Galeazzi, Maffei, gente che probabilmente senza 90esimo minuto non avrebbe avuto una carriera giornalistica rilevante.

C’è anche chi pensa che il ciclo storico della trasmissione abbia fatto il suo corso e come tutte le cose prima o poi deve finire, gli ascolti non sono più quelli di un tempo, anche perché oggi la domanda è sempre la stessa ma l’offerta è maggiore, forse troppo, il calcio piace praticamente a tutti in Italia, ma se ci sono trenta trasmissioni a dividersi venti milioni di telespettatori ne toccherà una quota per ognuno, meno offerta più ascolti, certamente il prodotto deve essere all’altezza. Nei tempi moderni con l'evoluzione del modo di fare giornalismo il format e molto cambiato, per molti in peggio, probabilmente troppi tecnicismi, la ricerca continua dello scoop e della polemica, ma oggi si vuole questo in tv e si prova a darlo. In oltre la fascia oraria in questione rimarrebbe scoperta in chiaro, con cosa si riempirebbe il buco lasciato? Con una televisione pubblica in difficoltà per ascolti gli si andrebbe a togliere una delle ultime frecce dalla faretra.

L'idea di perdere una trasmissione così storica fa male alla memoria, e già ci si sta muovendo per provare ad intervenire in sua difesa, sia da parte Rai che da parte degli organi di stampa. Se si riuscirà a mediare e riuscire a salvare la trasmissione la redazione sportiva dovrebbe fare delle analisi, sicuramente farsi delle domande, cercare di attrarre gente all’ascolto, con un programma che venga visto come un modello da imitare come in passato non come un ramo secco da tagliare.
La sigla iniziale con le immagini dello stadio che si riempie velocemente e con il logo finale fanno parte della storia della televisione italiana... non perdiamo 90esimo minuto.