Da quando l'uso dei social è accessibile a tutti l'uso è diventato di routine, un mondo di tuttologhi, allenatori, giornalisti, filosofi. Tutti un poco troppo sicuri protetti da un monitor e anonimato e quindi liberi di esprimersi liberamente. Troppo.

È diventato comune imbattersi in pagine e pagine tema calcio, grandi seguiti, tanti temi trattati, ma un tema ricorrente è da attenzionare che colpisce, un malcostume che passa un poco per invidia, per sufficienza, per comodità, meno per sfottò, sempre più comune.

C'è sempre più la credenza a questo punto popolare, che l'unico trofeo che ha un valore sia solo la Champions, come se i campionati e le coppe nazionale contino niente, ora vero che in alcune nazioni il vertice è per pochi che in Italia, Germania e Francia ci sono addirittura egemonie che sembrano senza fine Juventus, Psg, e Bayern Monaco sono dominanti da svariati anni. Che sia un modo per sminuire le vittorie delle squadre di qui sopra? Un modo per non pensare a quanto le altre squadre siano distanti per svariati motivi? Invidia?

Le domande i dubbi le polemiche spesso gratuite e forzate le si montano sempre più spesso per sviare la polemica su altri attori, i candidati alla vittoria dell'oscar, quelli che vincono statuette in serie. Quelli che restano in silenzio, che rispondono se interpellati, non cercano consensi gratuiti, ma soddisfazioni sportive. Quando chiaramente quelli che dovrebbero essere al centro della scena della critica dovrebbero essere quelli che falliscono puntualmente gli obbiettivi. Le analisi dovrebbero essere in cerca delle motivazioni dei perché da una parte si vince e invece dalle altre si perde.

Fanno passare il messaggio che questi campionati sono inferiori, quando dovrebbe essere riconosciuto il valore di chi sa fare, di chi prepara la vittoria con gente valida dentro e fuori del campo, invece ci si arrampica sugli specchi campando questa e quella scusa, riducendo tutto ad "se non vinci la Champions non hai vinto niente". Gli stessi giocatori allenatori quelli veri non virtuali sempre più spesso cercano di far capire quanto lavoro c'è nel provare a vincere, e per tutta risposta dopo un giusto tributo che può essere quantificato con uno speciale, con un dvd, il minimo indispensabile e poi............ Via cerchiamo la notizia di mercato, la polemica. Verrà ricordato di più chi spezzerà il dominio di chi lo ha tenuto, gli verranno riconosciuti chissà che meriti in un giochino ragionamenti al rovescio, subdoli e apprezzati solo da chi non sa accettare la meritocrazia altrui. Nei paesi con cultura sportiva evidente si stringe la mano al vincente e si applaude il secondo classificato, non si sminuiscono mai le vittorie, siamo un paese di ipocriti e invidiosi, un malcostume che si espande e che diventa comune, che arriva alle nuove generazioni traviando la verità e i valori dello sport.

Un poco più di controllo una serie di limitazioni occorrerebbero, quando si dice che "ferisce più la lingua che una spada", può sembrare un ragionamento fuori tempo da "bacchettone" ma le verità non vanno capovolte la meritocrazia va’ riconosciuta, non sei all'altezza di vincere? trova il perché, ci stiamo riducendo alla conclusione della favola della "volpe e dell'uva" peccato. Ricominciamo ad insegnare il valore dello sport, del impegno della fatica, così magari si capirà di più il valore e la soddisfazione nella vittoria sportiva.