Recenti ricerche in campo sociologico affermano che tifare calcio può rendere abietti ed insensibili.
Luigi, tifosissimo della Juventus, e sua moglie Sara, completamente indifferente al calcio, oggi ci raccontano la loro recente esperienza sull'argomento.

Luigi: sta seguendo la partita Genoa - Juventus: "Bene così! adesso dalla subito a Cambiaso che è libero... A Cambiaso dovevi darla, imbecille, non a quel bambascione di Miretti, adesso speriamo solo di non farci fregare di rimessa..."
Sara: “Luigi, ti ricordi di quella tua compagna di classe delle medie… quella carina…”
Luigi, che sta seguendo con grande concentrazione la partita, quasi come se l’esito dell’incontro dipendesse, in minima parte, anche dal suo impegno, cerca di cavarsela con Sara pronunciando frasi interlocutorie, espresse con voce tra il lamentoso e l’implorante: “Sara… abbi pazienza… non potremmo parlare dopo? Alle medie c’era almeno una quindicina buona di ragazze, di cui almeno sei o sette definibili come carinenon ti sembra che sia un po’ troppo poco per permettermi di capire di chi stai parlando?”
Sara, non comprendendo le ragioni, che solo il tifoso conosce, di non essere disturbato durante la partita, interpreta la risposta di Luigi come reticente ed evasiva: “Ma sì, dai, quella coi capelli castani… un po’ mossi…”
Luigi, sempre cercando con tutte le sue forze di seguire la partita, comincia ad essere vagamente infastidito, e a stento si contiene:
“Carina e coi capelli mossi! Caspita! Adesso sì, che abbiamo tutti gli elementi per capire di chi stai parlando! Se magari, poi, mi dicessi anche come si chiama, questa informazione potrebbe rivelarsi decisiva: forse riusciremmo persino a capire di chi stai parlando, cazzarola martire”...
Sara: “Sbaglio o ci stiamo innervosendo? Forse ho toccato qualche nervo scoperto? Comunque mi sembra che si chiamasse Giorgia… no, no! Adesso che ci penso, forse si chiamava Federica… sì mi sembra si chiamasse Federica”
Luigi, che le sue magagne le aveva pure, ma molto ben nascoste, cominciava ad essere impaziente di chiudere quanto prima la discussione, ma non perché avesse nulla da temere, bensì semplicemente per poter riprendere a seguire con la dovuta attenzione le azioni della gara senza rotture di scatole: “In classe con me alle medie non ho avuto né Giorge, ne’ Federiche. Direi che la possiamo chiudere così. Non ti ricordavi bene? Succede! Non devi sentirti mortificata.”
Sempre Luigi, poi, per essere sicuro-sicuro che Sara non se la fosse presa per il modo spiccio usato per liquidarla e chiudere la discussione ed evitare inutili e lunghe code: “Tu pensa, Sara, che l’altro giorno, e te lo dico solo per farti capire che son cose che possono succedere davvero a tutti; dicevo: a me è persino capitato, quando me l’hanno chiesto, di non ricordarmi più per quale motivo ti avessi sposata. Ahahahah, tu pensa! Detto questo, detto tutto! Per cui: tranquilla, nessun problema!
Poi, cambiando espressione talmente rapidamente da far venire un brivido ai presenti, passando da quella dolce e rassicurante di pochi istanti prima, a quella sprezzante, tipica di chi non vuole essere infastidito dall’extracomunitario di turno che vuole venderti accendini o fazzoletti di carta, Luigi esprime un desiderio: “Adesso, però, se fosse possibile, vorrei vedere la partita, e sentire cosa dicono i commentatori della partita e in particolare Marelli, visto che c’era un mani grosso come una casa e il VAR non ha neanche fermato l’azione per una on field review…”

Ad un certo punto Luigi si rende conto di aver ecceduto in schiettezza, e che quello che aveva detto a Sara per consolarla (e liquidarla), forse non sarebbe risultato così consolatorio come lui distrattamente aveva pensato.
Sara, infatti, verde di rabbia, con una faccia che se fosse stata un barometro avrebbe indicato Tempesta forza 12, non lasciava presagire niente di buono: “in effetti, adesso che me lo dici, non sono più tanto sicura che fosse tua compagna di classe… va beh, vorrà dire che mi ricordo male io… d'altronde se non interessa a nessuno…
Luigi, che ormai dopo tanti anni sapeva perfettamente individuare i pericoli imminenti, distinguendoli dai falsi allarmi, o da quelli che hanno tutto il tempo di ridimensionarsi da soli, man mano che si avvicinano: “Ma no, che c’entra? non volevo dire questo. A me interessa! Se tu ricordi di questa mia compagna delle medie, sarà senz’altro come dici tu”.
Vedendo che la situazione non accenna a migliorare, Luigi si butta sui vezzeggiativi: “Sarina, amore! Ma cosa dici mai, e soprattutto cosa vai a pensare! Mi interessa tutto quello che dici, ci mancherebbe! Quello che chiedo, se possibile, sarebbe di rimandare, e di parlarne dedicando tutto il tempo che vuoi, a dopo la partita”.
Poi, abbozzando un sorriso più somigliante ad una emiparesi facciale che ad un gesto rassicurante: “Ahahah, ormai quanto vuoi che debba durare ancora? Una quarantina di minuti ancora di gara, altri 10 minuti per i commenti a caldo sulla partita, le valutazioni di Marelli sugli episodi poco chiari, le dichiarazioni degli allenatori e dei giocatori più rappresentativi, le conferenze stampa, e poco altro… dopodiché sarò tutto tuo, per parlare di tutte le persone che vuoi!”
Sara, imperterrita, come se Luigi non avesse detto nulla: “No no la conosci, la conosciEccome se la conosci! Me la ricordo benissimo. Aveva i capelli ricci e gli occhi castani. Hai ragione nel dire che forse non è venuta a scuola con te, ma ti posso garantire che me la ricordo bene, tant’è vero che ho incontrato sua madre al mercato proprio stamattina”.
Luigi, esasperato ed inebetito, per un attimo cerca di comprendere il senso dell’ultima frase da lei proferita, ma, ovviamente, non riuscendoci (perché un senso, quella frase non ce l’aveva), decide di lasciar perdere per qualche minuto la partita, nella speranza di riuscire, mettendocisi d’impegno, a capire dove Sara volesse andare a parare: “Senti… ma si può sapere perché è così urgente che io capisca proprio adesso chi caccio è questa qui: se non è questione di vita o di morte, non potremmo parlarne quando finisce la partita?
Sara: “Hai capito il signorino? Per carità! Non ti si può più dire niente, manco la giocassi tu la partita al posto di questi qua, che corrono dietro ad una palla in 22, strapagati alla faccia tua. C’hanno tutti minimo la Ferrari. E secondo te chi gliela paga a questi ignorantoni in mutande la Ferrari?
Alla domanda, che avrebbe anche potuto rimanere retorica, senza che nessuno per questo se ne lamentasse, Sara (guarda un po’), trovò una risposta seria: era lui, Luigi, colui che, insieme a milioni di altri come lui, pagando l’abbonamento, facevano inconsapevolmente sì che i giocatori fossero dotati di soldi a palate, per comprare Ferrari, ville al mare, in montagna e chissà quali altri posti bislacchi”
Sara, ironica: “Comunque, solo per chiudere, se mi viene concesso di disturbarti per trenta secondi ancora: era solamente per dirti che la madre, che ho incontrato stamattina, mi raccontava che la tua compagna delle medie, carina, coi capelli ricci e castani ha avuto un figlio. Tu pensa…”
A questo punto Luigi, che fino a pochi secondi prima non era a conoscenza del motivo di così tanta insistenza, e, rimanendo nel dubbio che fosse qualcosa di importante, si era fino a quel momento comportato in modo civile, avendo ora saputo che si trattava di futilissimo motivo per distoglierlo dal seguire la partita, si trova adesso ad un bivio: o perdere definitivamente le staffe e imbestialirsi, oppure cercare di controbattere la disturbatrice seriale con l’arma dell’ironia.
Alla fine, Luigi, considerando anche le conseguenze nefaste che la prima scelta avrebbe determinato, propende per l’ironia: “Addirittura! Ma me lo potevi dire fin dall’inizio che volevi parlarmi di una cosa così importante: il miracolo della vita che si rinnova! Cosa ci potrebbe essere di più entusiasmante per uno che, come me, vorrebbe poter seguire in santa pace una partita di calcio, tra l’altro potenzialmente decisiva per effettuare il sorpasso sulla attuale capolista, di sapere che l’umanità, già sovrappopolata, si è arricchita di un nuovo componente, che provvederà ad allargare il buco dell’ozono e ad accelerare il processo dell’effetto serra, per il solo fatto di esistere?
Se poi sarà un maschio, con buona probabilità dovrà affrontare tutta una serie lunghissima di rotture di scatole stratosferiche come questa. E’ bene che si abitui, come ho fatto io!”
Sara, sgomenta da tanto rancore represso, fatto sgorgare solo ora, come un fiume in piena, in tutta la sua dirompenza: “Non ti riconosco più! Sei diventato intollerante, un essere abietto. Ecco cosa può succedere a star dietro al calcio. Sei sempre più nervoso… più scostante. Ti parlo di una persona che ha avuto un bambino e questa è la tua reazione? Forse ti conviene non vederle più queste partite, se questo è l’effetto che ti fanno!
Luigi
: “Ma sant’iddio, e tutti i santi del paradiso, si può sapere che caspita me ne deve fregare a me del fatto che una (che ancora adesso, dopo mezz’ora, non si è capito chi sia) abbia avuto un figlio? Cos’è, uno spot pubblicitario per far venire voglia anche a me di avere un figlio? No, perché se veramente era questo il tuo intento, se prima una mezza intenzione poteva esserci, adesso me l’hai fatta passare, ma non solo adesso, ma nei secoli dei secoli, cazzarola ladra! Figurati se sono così pazzo da contribuire a mettere al mondo uno che non si potrà nemmeno permettere di vedere una caspita di partita della Juve in pace, perché ci sarà chi glielo impedirà pretendendo di disquisire di nascite di neonati.
Se poi proprio deve nascere, gli consiglio, se vorrà vedere le partite della Juve in pace, di farsi monaco trappista, dedito alla preghiera e alla contemplazione delle opere dell’altissimo, in solitudine, senza che nessuno gli vada a rompere le scatole durante le partite della Juve!

Eccheccazz!