Se ne parla dappertutto. Da ieri ne parlano i telegiornali, i quotidiani, i talk show, persino le assemblee condominiali, fors'anche i salotti buoni del politicamente corretto. Qualcuno sostiene ne abbiano parlato anche i complottisti, i terrapiattisti, i novax e i clochards. Lo avrebbe raccontato anche il Manzoni ai vicini di tomba, nel famedio milanese: "questa Superlega non s'ha da fare", ma su questo lascio il beneficio del dubbio.

Cos'è? La Super League è una Lega che comprenderà 15 squadre fondatrici (al momento 12) e cinque invitate di volta in volta secondo un criterio non ancora definito. Saranno divise in due gironi da dieci squadre e giocheranno l'andata e il ritorno prima della fase ad eliminazione diretta. Queste Società dovrebbero rappresentare il top del calcio, inteso come prestigio storico, come seguito internazionale e come palmares. Per l'Italia al momento ci sono Juventus, Inter e Milan. La Lega è sostenuta dalla Banca Americana Jp Morgan, disposta a mettere subito sul piatto 3,5 miliardi di euro, cosa che garantirebbe 230 milioni di euro sicuri alle Società fondatrici. Senza avere grandi capacità di analisi finanziaria, si intuisce immediatamente come queste Società sanerebbero i debiti causati dalla pandemia.

Uefa. Il motivo di una tale Superlega (ne parlava già Berlusconi nel 1993 e sempre con il vecchio presidente del Real Madrid) sembra riconducibile alla bramosia della Uefa che gestisce le royalties di tutte le competizioni d'Europa, dividendo gli incassi tra le Società che la compongono e mantenendo per sé il 25%, cosa che non sta bene a chi pretende di più, se non altro per il rischio di impresa. Lo scontro sembra totale, anche se non sarà questo il modo di risolverlo. 

I tifosi. Dall'annuncio della nascita della Super League, tra i tifosi si è scatenato l'inferno. Moltissimi si sono scagliati contro le Società fondatrici, spesso enucleando tra gli altri aspetti quello del tradimento, senza riconoscere che ormai le squadre sono imprese finanziarie, spesso quotate in borsa, e che il vecchio concetto di passione ha lasciato il posto al nuovo concetto di profitto. Lo scontro tra emittenti televisive per i diritti o l'aumento spropositato dei biglietti per lo stadio ha sancito la distanza tra mondo fatato e mondo speculativo.

I campionati nazionali. Le Società che parteciperanno alla Super League, continueranno a partecipare ai campionati nazionali e alle coppe europee, cosa che non trova d'accordo le avversarie. Ma è possibile un rifiuto? Non entro nei meriti legali, anche perché non sono un avvocato, ma gli scenari sarebbero deleteri per le stesse avversarie. Provo a spiegarmi. Se (parlo di Italia) Juve, Milan e Inter non partecipassero al campionato italiano, tutte le altre avrebbero ricavi inferiori, tenuto conto che le tre di cui sopra, raccolgono l'80% dei tifosi italiani e questo comporterebbe un allontanamento di sponsor e di diritti televisivi dal campionato nostrano, con ricavi inferiori e un livellamento verso il basso della qualità dei giocatori. Temo che questo condurrebbe molte al fallimento. Se invece le tre Società partecipassero, ci sarebbe un divario economico così evidente che andrebbe a discapito della competitività (anche se, già oggi, difficilmente si vede il titolo di Campione d'Italia lontano dalle solite tre squadre del nord). Dunque che fare?

Old Style. Come dice Stefano Barzaghi: "io sono old style", ossia nostalgico di un calcio dove tutti hanno pari opportunità o quasi, dove l'impresa dell'Atalanta entusiasma più dell'impresa della Juventus, dove lo sfottò è il sale della settimana, è la benzina che ti spinge alla sveglia del lunedì mattina, sapendo che in Ufficio ti aspetta il noioso nerazzurro che ha appena perso il derby. Nostalgico di un calcio nostrano che si confronta con le squadre estere mantenendo l'identità della penisola, l'identità di quel calcio dove l'ultima in classifica può fare risultato contro una grande. Ma questo calcio esiste ancora?

L'etica. Il termine deriva dal greco antico êthos, cioè «carattere», «comportamento» e quindi l'etica distingue i comportamenti umani in buoni, giusti, leciti e via dicendo. Per definire cosa sia buono è necessario definire il valore della bontà, riconosciuto come valore indiscutibile. Ma come direbbe Nietzsche: "Dio è morto" già da parecchio. E qui subentrano quelli che sono i nuovi dei, ossia la tecnica e la finanza, valori autoreferenziali e orientati all'individualità più che all'universale. Ma questo mondo l'abbiamo voluto noi, e il calcio l'abbiamo trasformato nella bramosia del potere. Dunque, perché oggi ci lamentiamo?

Quindi. Quindi cosa accadrà ora? E' difficile dirlo, anche se non credo che si arriverà davvero ad una Super League così come è stata definita. Credo più che altro che si arriverà finalmente a quello che è il vero motivo di tutto, ossia un tavolo di lavoro per migliorare certe competizioni e certi atteggiamenti aggressivi dei vertici della Uefa. Ci vuole tanta buona volontà e forse quella passione che sta alla base dello sport e che spesso il business mette tra parentesi.