L’è el dì di Mort, alegher! scriveva Tessa sulla Caporetto del 1917. E' il giorno dei morti, allegri! scriveva Tessa sulla più grande disfatta militare della storia italiana. Oggi, parafrasando quella bellissima poesia, possiamo dire: Allegri, è la fine di un progetto di cambiamento. La Juventus si è piegata ancora una volta al risultato. Al risultato in Italia, perché l'estero poi è un'altra storia. Massimiliano Allegri ha firmato fino al 2025 un contratto da 9 milioni a stagione. Torna a Torino uno degli allenatori più vincenti della storia bianconera. Lo fa da salvatore della patria e quindi con un potere maggiore, un po' come i manager delle panchine inglesi. I tifosi di pancia si rallegrano, chi credeva in un progetto europeo storce il naso. 

Eisenhower affermava che la leadership è "l'arte di riuscire a far fare a qualcuno quello che tu vuoi, perché lui lo desidera”. Insomma, i dirigenti della Juve sono riusciti ad accontentare la piazza e, perché no, ad accontentare la borsa. Dopo la prima era Allegri, si era partiti con la volontà di un progetto di gioco europeo. Prima con Sarri reduce dalla vittoria in Europa League con il Chelsea, poi, per ammutinamento dei giocatori, si era passati a Pirlo, accusato da subito di inesperienza e quindi inutile alla causa. La pazienza italiana nel calcio è data solo dai risultati.

Il ritorno del Max bianconero riporta la Juve al passato, all'idea che il calcio sia solo un modo cinico di ottenere la vittoria, l'estetica è la favola che si racconta ai bambini. Peccato che il Milan di Sacchi fosse riuscito nell'impresa di vincere dando spettacolo e che il City di Guardiola sia in finale di Champions grazie al bel gioco.

Allegri, che con termine offensivo era stato nominato "cagon" da Tevez, per la sua paura di osare, e che Ronaldo aveva umiliato con un gesto eloquente mimando "te la sei fatta addosso!", torna in sella alla Juve con la convinzione che l'1 a 0 sia il risultato preferito per vincere le partite. Tutti gli sportivi italiani avranno ancora in mente la noia vincente del Livornese, quando presentava una Juventus cinica che giocava bene fino al primo gol, poi si barricava in difesa, tirando su muri così ben edificati che sembravano eretti dai muratori bergamaschi. Le partite erano spumeggianti fino al gol dell'1 a 0, poi la noia prendeva il sopravvento. 

Certo, Schopenhauer diceva che "la vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia". Attenzione, con momenti illusori di piacere e gioia. Qualcuno dirà che la presenza di Ronaldo obbligava il mister ad una copertura parossistica della propria area, e questo può anche essere vero, tanto che nel 2017, quando il nostro si convinse del modulo 4231, la Juve fece partite davvero deliziose. Ma se dovesse rimanere in squadra il Portoghese?

Il mercato darà le risposte che si cercano, ma con Chiesa e Kulusevski e gli altri giovani sarebbe un peccato non costruire una mentalità europea e vincente.
Ancora una volta sarà il tempo a definire i risultati, peccato però che non ci sia stato tempo per crescere con allenatori un po' più allenatori. Fu il poeta Eliot a dire: "in un minuto c'è il tempo per decisioni e scelte che il minuto successivo rovescerà". Ai posteri speranza e sentenze.