Se fossi il Presidente della Juventus, darei la penna ad Allegri e gli direi di firmare a vita, o almeno fino alla pensione.
Gli amanti del calcio inorridirebbero, ma per un allenatore così marchiato là dove non batte il sole, uno strappo alla regola andrebbe fatto.
Perché tutto si può dire tranne che Mister Acciughina non sia baciato dalla dea bendata, che poi sotto la benda sia il principe dagli occhi dolci o il Polifemo dall’occhio unico, non è dato importante.

Fin qui la Juventus ha stretto la mano alla fortuna per ben 8 volte, così come Lazio ed Empoli, e colpito pali e traverse solo 3 volte: un bilancio davvero positivo se teniamo conto che Napoli, Inter e Milan hanno subito rispettivamente 3, 3 e 5 pali e traverse.
In soldoni significa che i pali hanno salvato la Juventus molte più volte che le dirette concorrenti.
Si dice che la fortuna baci gli audaci e anche in questo Allegri si distingue dalla saggezza popolare. Con solo 7 reti subite e un calcio votato alla difesa, non si può dire che il mister labronico assomigli ad un leader audace. Già... Napoleone ammoniva che “con l'audacia si può intraprendere tutto, ma non fare tutto” e Allegri l’ha preso in parola, tanto che ha preferito scamiciarsi anche dell’audacia.

Ma la fortuna, vituperata dalla parola culo (salvo redimersi davanti ad alcune meraviglie femminili e per molte donne, maschili) non può fare a meno della compagnia del corto muso, tanto che quest’anno gli ha prima falcidiato la rosa dei grandi nomi e poi gli ha ridato con gli interessi il merito di aver lanciato molti giovani promettenti che senza le defezioni non avrebbero mai giocato.
Così Allegri si è ritrovato scopritore di talento, dopo aver proferito a viva voce, come l’arrotino che richiamava l’attenzione delle donne, che i giovani devono crescere (e a 25 ani sono ancora panchinari, ahimé) e che con i giovani non si vince.
Ma la fortuna ci vede bene e, come un gabbiano che sulla spiaggia imballata decide chi colpire e lo fa con cura scientifica, penso che Allegri si sia meritato l’etichetta di baciato dalla buona sorte, come una sposa bagnata o una scarpa affondata nelle feci, perché la simpatia e l’ironia che lo contraddistinguono lo trasformano in un ottimo oratore.
E l'oratoria ammalia.

Insomma, va bene criticare un allenatore per il gioco pessimo che mostra, ma abbattere la propria acredine sull’allievo prediletto dalla dea bendata, beh, sembra la beffa di chi vuol vincere facile.
Perché, come annunciava quel genio inarrivabile di Flaiano: “ci lusinga di più il cieco favore della fortuna, che il riconoscimento dei nostri meriti”.