Chi mi conosce e mi legge sa quanto non ami i giudizi definitivi, soprattutto quando la definizione non ha ancora elementi per essere conclusiva. Questo però non significa che mi astenga dall'analisi, anche se "giudicare è un’illusione, perché, se dovete giudicare, vi servite della vostra scala di valori. Dietro al giudizio si cela l’idea che siamo tutti identici" (Swami Prajnanapada). O più semplicemente che si conoscano tutti i presupposti che hanno definito quella situazione. Tra le mie virtù c'è quella di lasciare agli altri la supponenza della verità incontrovertibile.

La Juventus è un cantiere e fin qui c'è unanimità di opinione, se non altro per aver perso Ronaldo a poche ore dalla fine del mercato. Di colpo si è passati dal risolutore solitario alla necessità di avere un gioco di squadra che esalti tutte le componenti attive. Componenti che a Napoli non c'erano. E qui è necessaria la prima considerazione. Senza i Sudamericani e senza Chiesa (l'uomo più in forma del momento), la Juventus ha degni sostituti? Io credo ci sia una panchina corta, almeno in elementi che possano fare bella figura nelle gare di cartello. Sembrano distanti i tempi in cui Khedira raccontava che la partitella del giovedì sembrava un quarto di finale di Champions League. Mancavano i soldi per fare mercato? Può darsi, ma allora a cosa serve la seconda squadra?

Ieri sera ha debuttato dal primo minuto Locatelli e per almeno settanta minuti ha tenuto in mano il centrocampo della squadra, prima di finire spossato per l'applicazione e la corsa messe in campo. Credo che questo giocatore sia un valore aggiunto che fino all'anno scorso non c'era. Qualcosa di buono è stato fatto. Ma sono troppi i giocatori su cui pende la spada di Damocle. Ad esempio: Kulusevski è davvero un campione? Serve a questa squadra?
Anche contro il Napoli si è visto un portiere deconcentrato, impaurito, e mi chiedo se l'assenza di Buffon non abbia rilassato troppo il portiere polacco, assolutamente sicuro del posto in squadra e forse troppo ottimista sulle sue qualità. Quello del portiere è un caso che va affrontato, perché sia a Udine sia a Napoli gli errori sono costati punti. Come dicevo non amo i giudizi definitivi, ma affrontare un'analisi, significa trasformare il giudizio in lavoro, in studio, in confronto tra le varie anime della schiera tecnica. Insistere semplicemente sulla motivazione psicologica significa sperare che le questioni si risolvano da sole. Così Richard Lewis: “Ho smesso la terapia perché il mio analista stava cercando di aiutarmi alle mie spalle.

Contro il Napoli, la Juventus non ha giocato. Ha trovato il gol con Morata e poi si è chiusa in difesa, sperando nella sola applicazione difensiva. Ha riproposto e ritrovato una sontuosa coppia di centrali (fa specie che Chiellini a 37 anni sia ancora uno dei difensori più forti nella marcatura a uomo), ma senza campioni il rischio di chiudersi dietro non lascia molta tranquillità. Purtroppo lo schema è riproposto con continuità da Allegri, come se il gioco del calcio comprendesse solo il detto: prima non prenderle. E qui si apre una riflessione ben più ampia, che ci riporta alla necessità dell'insegnamento dei fondamentali del calcio. Cosa cercano oggi le scuole calcio? Il talento grezzo o l'applicazione e l'insegnamento? C'è ancora un'attenzione alla crescita tecnica e tattica o si punta solo sulla fisicità? 
Pellegrini, ottimo allenatore, era solito dire che "durante la settimana l'allenatore conta per il 90%, ma solo il 10% durante la partita". Alla Juventus sembra che abbiano ragionato in modo opposto. Hanno richiamato Allegri per dare una base al progetto, dimenticando che poi in campo ci vanno i giocatori. Mi chiedo se funziona ancora la politica dei giovani prestati alle società satellite o presunte tali, quando si sa che il salto tra la squadra di provincia e la formazione delle migliori piazze, quelle dove conta la vittoria, sia abissale. Forse è necessaria una politica diversa, una crescita interna della cantera e per interna intendo la prima squadra. Sì, ci vuole coraggio, ma è improponibile rincorrere i campioni già affermati, spendendo troppi soldi per acquisto e ingaggio. E tra l'altro è un modus operandi rischioso, se poi hai il flop del campione.

La Juventus non è finita, quello che non decolla è un progetto di saggezza. Così Eschilo: "La saggezza si conquista attraverso la sofferenza". Almeno questo fa ben sperare.