Il calcio non dorme mai. Finite o quasi le competizioni nazionali e internazionali, il mercato divampa come un incendio estivo sulla nostra penisola. 

Ma non esiste solo il professionismo, perché come diceva Camus: "non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio". In ogni dove, dalle altitudini alle spiagge italiane, c'è sempre qualcuno che rincorre il pallone, fa gol, si arrabbia ed esulta, nella riproduzione precisa dello stato d'animo umano. Perché in fondo il calcio fa anche questo, unisce, divide, ma resta sempre metafora delle emozioni dell'uomo.
Lo scriveva Simon Kuper: "il calcio è un gioco ma anche un fenomeno sociale. Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere solo un gioco". E' l'idea abbracciata dall'anti-tifo, che vede nell'interesse economico una decadenza sportiva del gioco.
E' qui che si inaspriscono le critiche più feroci al gioco del calcio. Certo, dopo tutti gli scandali che hanno percorso la storia del football, qualche dubbio sopraggiunge, ma lo scandalo è spesso enfatizzato dalla comunicazione sportiva; a volte si parla più di scandali che di una giocata strabiliante, di un colpo da campione che al circo sarebbe applaudito fino a spellarsi le mani. 

Ma il calcio ha anche idee genuine, quelle che cavalcano lo spirito migliore dello sport, quelle che animano il calcio dei bambini, che riescono a portare valore allo sport, che fanno dire ad un bambino: "San Siro? Io ci ho giocato". E' lo sport delle federazioni minori, degli appassionati del pallone, degli amatori che a differenza del Don Giovanni non tradiranno mai i valori, nonostante la passione. 
E lo raccontava Galeano: "il gol, anche se è un golletto, risulta sempre un goooooooooooool nella gola dei radiocronisti, un “do di petto” capace di lasciare Caruso muto per sempre, e la folla delira, e lo stadio dimentica di essere di cemento e si stacca dalla terra librandosi nell’aria". E tante sono state le urla dei bambini e degli appassionati di calcio che ieri hanno gridato al cielo tutta la loro felicità, che ieri, sul campo di San Siro, dove il Milan ha entusiasmato e vinto il suo diciannovesimo, hanno partecipato all''Unione Sportiva Acli Day".

Si è giocato per la pace, con la Rappresentativa Consolati, con i medici del Policlinico di Milano, con la Rappresentativa del Comune di Milano. Si è giocato per la legalità, con la Polizia Penitenziaria, con la Lega Coop, e poi si è giocato per la parità di genere, con rappresentative e squadre femminili. Ma tra tutte le iniziative che dalle quattro del pomeriggio a mezzanotte sono state accolte dallo Stadio Meazza di Milano, la gioia dei bambini ha vinto su tutte, perché questo è il calcio, questo è lo sport. E grazie ad una partita di calcio, si è dato risalto al Progetto Nazionale finanziato dal Dipartimento dello Sport, con l'obiettivo di favorire la formazione e l'avviamento al mondo del lavoro di ragazzi tra i diciannove e trentacinque anni, caratterizzati da un disagio socio-economico.
Anche questa è vita, anzi, è Vita!

E allora, lunga vita alle varie federazioni che ricoprono il territorio italiano, perché così l'antitifo potrà accostarsi ad un mondo che unisce e fa crescere. Io ci credo e con me tanti appassionati di calcio.
Ci vuole coraggio, ma già Montale lo affermava: "dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: a quello della sua stessa infanzia", e l'infanzia per US Acli e le altre federazioni è progetto e speranza.