Borges diceva: "Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio".

La vittoria della Juventus di ieri sera, nel derby di Italia, è stata una vittoria muscolare, senza gioco, contro una squadra che ha cercato di bucare la porta bianconera con azioni solitarie ed estemporanee. Una partita stanca, con un primo tempo di sbadigli e impostata tatticamente per non prendere gol. Da una parte e dall'altra.
Il genio di Nils Liedholm diceva che "l’allenatore di calcio è il più bel mestiere del mondo, peccato che ci siano le partite", ed è proprio alla fine di una partita come quella di ieri sera che le analisi sono più spietate. Certo, è più facile scrivere che allenare, ma il compito di un blogger e di un giornalista è l'analisi.
Per questo dico che la Juventus ha vinto grazie all'agonismo e alla forma di alcuni giocatori, certamente non per il gioco. Se Dumfries avesse realizzato il gol più facile che io ricordi, il risultato sarebbe stato diverso, perché l'Inter le occasioni le ha avute, così come la Juve, ma mai con una coralità di gioco. La Juventus ha solo avuto l'abilità di caricare la voglia di alcuni giocatori, che esaltandosi hanno creato qualche grattacapo agli avversari. Penso a Danilo, penso a Rabiot, penso a Fagioli e penso soprattutto a Kostic, che ha arato la fascia come nemmeno un contadino sa fare. Tre assist (perché annullare un gol come quello di Danilo ha più del ridicolo!) e un palo che l'hanno fatto eleggere miglior giocatore della partita. Ma il gioco?

Il 23 agosto scrivevo: "Fagioli è rimasto in panchina, l'unico che potrebbe imparare a giocare da regista, anche se ben si adatta a fare l'interno. Con un po' di coraggio qualcuno di questi (mi riferivo ai giovani) poteva cominciare dall'inizio, con risultati (per la Juve) certamente migliori".
Il 16 marzo del 2022 scrivevo: "Come ammoniva Seneca, l'opinione è la via del pregiudizio: “spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall'opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa”. Rabiot, giocatore che sembra svogliato, ha una media di 0,5 dribbling subiti a partita, che in soldoni significa: se lo puntano, non lo saltano. Ha realizzato 41 tackle in campionato, primo con Locatelli nella Juventus. E' il terzo della Juventus nel numero di falli compiuti (35), è terzo (dietro a Locatelli e Morata) nei palloni intercettati (34), settantanovesimo in Italia. E' trentaduesimo in Italia per contrasti vinti (130), primo nella Juventus e cinquantanovesimo in Italia per duelli aerei vinti. Certo, non segna, ma realizza l'85,4 % di passaggi durante la partita".
Il 29 novembre del 2021 scrivevo: "Allegri entra in modo egregio nello spogliatoio, mette in campo una buona tattica difensiva e poi spera nella giocata del campione. Ma se non hai il campione, il risultato resta sempre mediocre. Ecco perché non crede nei giovani. Ecco perché Fagioli sta maturando in serie B e Kaio Jorge gioca solo pochi spiccioli di minuti. Non dico che che siano fenomeni, ma è triste non poter dire se lo siano oppure no".

Il gioco non c'è ancora e mai ci sarà, ma almeno Fagioli è in campo, Rabiot ha cominciato a segnare e la penuria di campioni ha dato spazio ai giovani; il bicchiere è mezzo pieno. Ma tutto questo è avvenuto perché i titolari hanno avuto infortuni seri. Non credo ancora in questa Juventus e non giuro che il momento difficile sia passato, anche perché la guida tecnica non dà garanzie. Almeno la forma fisica comincia a dare buoni frutti.
L'Inter è invece una squadra dalla doppia faccia; può vincere contro chiunque e perdere contro tutti. Anche Inzaghi non si è evoluto e anche Inzaghi ha bisogno di campioni per risolvere le partite. La difesa prende gol, il centrocampo non sa interdire (tutto è sulle spalle di Barella) e le fasce incidono senza un criterio di gioco. A volte sembra ci sia più confusione che rigore.
La domanda però è questa: chi sono i titolari della squadra milanese? Su chi si basa l'ossatura della squadra? Credo che anche Inzaghi fatichi a dare una risposta. 


Se le squadre italiane non tornano a fare calcio, ad avere un'idea equilibrata di calcio (non solo equilibrata nella fase difensiva), ad insegnare calcio ai giovani, difficilmente saremo ancora protagonisti. A volte è più bello guardare il calcio estero che le nostre squadre italiane. E Borges diceva: "Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio".
Ecco, forse ci manca la strada.