Solo due partite ed è già cominciato il processo alla Juventus. Nella prima di Udine, si era visto un buon primo tempo dei bianconeri e poi il solito calo fisico e di concentrazione già visto nel recente passato. Ieri c'è stato un buon primo tempo (se la Juventus fosse passata sul 3 a 0 grazie alle invenzioni di Chiesa e di Cuadrado, nessuno si sarebbe lamentato!) poi il gol fortunoso di Mancuso e quindi il vuoto bianconero, segno di insufficiente personalità e di una condizione assolutamente deficitaria. Prima di questo incontro, c'è stata una settimana di tensione sul leitmotive: Ronaldo resta, Ronaldo va, che non ha di certo aiutato la preparazione della partita con l'Empoli. Non sono giustificazioni, sono dati di fatto. Ma il tifoso non conosce la parola pazienza.

Ieri l'Allianz Stadium ha fischiato la prova della squadra bianconera, ma anche i singoli giocatori, non l'allenatore, che ha l'aura di vincente e per ora è intoccabile. D'altra parte per il dopo Sarri e per il dopo Pirlo si era gridato a gran voce il nome dell'allenatore toscano, uno che sa gestire ma non sa allenare, se per allenare si intende dare un gioco alla squadra. Auguri mister Allegri!

Ma in una settimana come quella passata, qualche alibi si può avanzare. La Juventus ha assolutamente necessità di una punta centrale e di un vero regista, così che Bentancur possa fare l'interno evitando le figuracce di ieri sera. In realtà un regista ci sarebbe già, ma per la mentalità italiana un giovane di vent'anni non è maturo per il nostro campionato: sto parlando di Nicolò Fagioli, uno che all'estero migliorerebbe giocando, mentre qui cresce guardando gli altri. E con un gestore in panchina, il tempo della maturazione è sempre rimandato.
La Juventus di oggi è una squadra giovane e si sa che con i giovani ci vuole pazienza, ma qui torniamo al discorso della progettualità, cominciato con Sarri e abbandonato con Pirlo, altro allenatore che prima ha pagato l'inesperienza, poi la sfiducia di giocatori che hanno lavorato per conto loro come se fossero sindacalmente autorizzati all'ammutinamento, con tanto di silenzio da parte della Società. 
Ma c'è un ma. Quale squadra può crescere se non c'è chi comanda, chi tiene il bastone e propone la carota, chi tiene a bada il rispetto dei ruoli e dei compiti da svolgere? Agnelli fa il Presidente e sappiamo che un presidente deve occuparsi di politica e relazioni; sotto di lui c'è un amministratore che con delega muove il timone nel rispetto della rotta, quindi il direttore che alla fine fa il lavoro sporco, quello del controllo e dei no. Alla Juventus esiste questa figura? Senza rimpiangere Moggi (sarà vero?), forse si dovrebbe individuare una figura simile.

Allegri è arrivato con l'aura del saggio, il mentore che risolve tutti i problemi, ma dargli in mano una squadra che va formata sembra l'ennesimo azzardo. Allenare significa "dar lena" ossia far esercizio per acquistare forza, non significa mettere in campo una squadra e sperare che si faccia un gol più degli altri (per il mister toscano basta l'uno a zero). Fare esercizio per acquistare forza significa avere la pazienza di costruire buone fondamenta, sapere che spesso si ha a che fare con l'imprevisto, ma il tifoso italiano sa attendere la costruzione di una squadra che non si fa certo dall'oggi al domani? Bastano due giornate di campionato per denigrare una stagione?
Forse la Juventus è vittima del suo stesso motto, quel ribaltamento del famoso detto di De Coubertin: "vincere è l'unica cosa che conta", uscito dalla bocca di un Presidente come Boniperti, uno che però sapeva benissimo cosa significhi costruire prima le fondamenta e dare importanza alle regole e al rispetto. Oggi, con una squadra di giovani, quel motto è un boomerang che non fa bene all'ambiente. Perché credere che chiamarsi Juventus significhi pretendere subito la vittoria? Così la Juventus non va da nessuna parte, soprattutto se hai in organico campioni non ancora affermati o presunti tali. C'è da lavorare e c'è bisogno di pazienza.

Ora il mercato, perché se Ronaldo era un costo esagerato, ora senza di lui gli investimenti si possono fare. Oculati sì, ma si possono fare. Se punti su Kean, sai che devi avere pazienza, se punti su Icardi, sai che hai un attaccante esperto. Se prendi un regista di fama internazionale, sai che alle sue spalle devi far crescere i più giovani, non lasciarli in panchina come se fossero statuine per il presepe natalizio. Altrimenti sì che si butterebbe un altro anno.
Il tempo per crescere c'è, ma il tempo è spesso relativo e basta poco per buttare tutto all'aria.