Sarà che il campionato è ricominciato a giugno e le coppe sono terminate ad agosto.
Sarà che questo calciomercato tutto sta facendo tranne che incendiare i cuori degli appassionati (tutte le attenzioni sul caso Messi e poi?).
Sarà che si ricomincia a giocare forse troppo presto, forse troppo tardi, forse non lo so.
Sarà che ancora non mi è passata la rabbia per la finale persa contro il Siviglia.
Sarà che questo mese faccio il tifo per Arsenico17, il quale merita assolutamente vincere il mensile di settembre di VXL.

Insomma, sarà quel che è, ma io devo ancora entrare nel mood campionato.
Nel momento in cui scrivo mancano meno di sessanta minuti e la Serie A 2020/21 prenderà il via.
Ci ho pensato in questi giorni e, forse per la prima volta da quando ricordi, non ho ancora metabolizzato l’inizio del torneo.
E stavolta credo di essere in buona compagnia.
Il filosofo Lessing sosteneva, tanto, ma tanto tempo fa, che «l’attesa del piacere rappresentasse essa stessa il piacere». Si pensi alla ricerca del partner ideale, al concerto-evento, alla nuova stagione di una serie che deve arrivare.
Chiudi gli occhi e immagina cosa sarebbe tutto ciò senza quel lasso di tempo indefinito che ti separa dal raggiungimento del culmine.
Fare l’amore con la persona desiderata, cantare a squarciagola le canzoni del tuo cantante preferito, vedere i nuovi episodi di quel prodotto di intrattenimento da te adorato.
Tutto ciò senza il corteggiamento, gli inviti rifiutati, le incomprensioni; senza fare il conto alla rovescia, ripassare i brani dell’intera discografia, indovinare la scaletta con i propri amici; fare congetture su quel personaggio che non si sa che fine ha fatto, controllare ossessivamente forum e siti per avere notizie sul casting, ideare e immaginare il finale.

Cosa ne resterebbe? Mancherebbe l’essenza.
Ecco, io mi sento in una situazione paradossale: ho una voglia matta di (ri)cominciare a vivere partite, giocate, reti spettacolari; dall’altra parte, però, con l’abbuffata di match di quest’estate, non ho vissuto quella spasmodica adrenalina che solo l’attesa può creare. E questo, inevitabilmente, perché essa è stata la grande assente.

Terminata la Champions League, infatti, sapevamo tutti che dopo appena tre domeniche di sosta saremmo ritornati subito in campo.
In condizioni normali, tre domeniche senza calcio sarebbero qualcosa di tragico. Quando, però, il campionato finisce, quell’interruzione, sebbene lunga e a tratti estenuante, fa bene. È necessaria, per il bene stesso dello sport.
Senza quella pausa, quei sogni inseguiti durante il calciomercato, quelle formazioni-tipo in cui almeno una volta ci siamo lanciati tutti… diciamo la verità, è come se fosse mancato un pezzetto di quel che è la bellezza del campionato.
È come se i Mondiali si disputassero ogni anno: perderebbero la loro attrattività.
E allora… perché questo titolo? Indaco, non è che mi sarai diventato pure tu un amante del clickbait?
Assolutamente no! Ho bisogno della Serie A proprio perché non sono ancora pervaso dall’euforia che da sempre ha accompagnato l’inizio della stagione. Ho bisogno che si cominci a fare sul serio, che si vedano le classifiche muoversi, che le partite comincino a valere. E la soluzione al problema è il problema stesso: il calcio giocato.
Solo ritornando a vivere le emozioni all’interno del rettangolo di gioco si potrà risentire quella voglia di calcio che per una volta non è stata piena come al suo solito.
Uno stimolo che può arrivare, dunque, solo iniziando.
Solo muovendo la prima sfera in quel di Firenze alle ore 18.
Dunque, mettendo da parte questo mio stato d’animo contrastato, che c’è da attendersi da questa Serie A?

-Scudetto: è la volta buona?
Lo dico subito: l’Inter, quest’anno, deve vincere.
Non importa cosa. Che sia il campionato, la Champions League (sì, certo), l’Europa League o anche solo la Coppa Italia, ma il palmares deve tornare ad essere rimpinguato. L’anno prossimo saranno esattamente dieci anni dall’ultimo trofeo alzato al cielo nella finale della coppa nazionale contro il Palermo. L’anno scorso sono stato uno strenuo sostenitore dell’operato di società e tecnico, e continuerò a farlo. Tutti, però, sappiamo che questo è l’anno in cui bisogna cominciare a raccogliere.

Attenzione, però, ad illudersi.
Come al solito, vedo già proclami allucinanti. Inter favorita, il tricolore torna a Milano, stavolta non ci sono scuse ecc.
Calma! Fermi tutti! Mettiamo le cose in chiaro.
In primis, il mercato non è ancora chiuso, quindi molti ragionamenti potrebbero essere corretti nei prossimi quindici giorni, ma basandoci sui dati attuali, questa è la situazione.

La Juventus rimane la squadra da battere.
Non sto mettendo le mani avanti, altrimenti non avrei scritto sopra della necessità di vincere un trofeo. Sto analizzando, a mio avviso, in quali posizioni di forza partono le due principali contendenti al titolo.
Quindi, la Juve rimane la più forte perché vince da nove anni e perché ha in rosa Cristiano Ronaldo. Già solo per il fatto di avere il lusitano in squadra si ha l’onere e l’onore di essere i favoriti. Il partner offensivo, sia Dzeko piuttosto che Suarez, poco cambia (oltre al fatto che vi è Dybala, il calciatore che più di tutti vorrei all’Inter): il potenziale offensivo dei bianconeri è da paura. A centrocampo Arthur si rivelerà un portento ed in difesa De Ligt procederà nella sua maturazione.
Insomma, io non sarei così pessimista nei panni di un tifoso bianconero.
Piuttosto, e ne ho avuto modo di discutere con lo stimatissimo blogger Giovanni Terenziani, ciò che potrebbe far sperare nello scucire il titolo dal petto della Signora è la juventinità perduta. Da tre stagioni a questa parte, nonostante l’arrivo di uno dei più forti interpreti della storia di questo sport, il sentimento juventino si è assopito. Nessuno ne ha saputo approfittare in Italia, ahinoi. Però, oggettivamente, la Juve sta calando di stagione in stagione. A ciò si aggiunga l’incognita Pirlo: sarà un novello Guardiola o un flop colossale? Nessuno può saperlo e, a mio avviso, se il gioco dovesse essere quantomeno accettabile, gli si potrebbe perdonare anche una mancata vittoria.
Insomma, se teniamo in considerazione queste condizioni e a ciò aggiungiamo che la differenza si sta assottigliando (Hakimi è già dentro, e se approdasse anche Vidal saremmo realmente quasi alla pari) allora seriamente possiamo parlare di Inter seria concorrente al trono della Serie A.

-Corsa Champions League: il Milan tornerà. Napoli davanti all’Atalanta
Se dovessimo giocare e formulare una potenziale classifica, dietro le prime due che, a mio avviso, viaggeranno su un altro pianeta, per me i rossoneri e il Napoli saranno le due squadre che si aggregheranno al treno per la massima competizione continentale.
Certo, detta così è priva di senso, ma i pronostici di inizio stagione sono belli anche perché imprevedibili e perché, un minimo, bisogna fidarsi delle sensazioni.
Il Milan tornerà in Champions League perché ha finalmente fatto un mercato senza figurine (eccetto Ibra, che era però fondamentale) e sembra avere un’idea di gioco pulita e lineare dopo non so quanti anni.
Il quarto posto, a mio avviso, sarà del Napoli: la Coppa Italia vinta e Gattuso in sella sono mosse che vedranno i partenopei grandi protagonisti.
Ogni anno viene messa in caduta e poi sorprende sempre di più: l’Atalanta di Gasperini è la realtà più bella che il calcio italiano abbia prodotto negli ultimi anni. Quello che sta facendo è straordinario. Ci avranno preso gusto e lotteranno per diventare una presenza fissa in Champions League, ma se dovessero ancora una volta centrare il piazzamento europeo (l’Europa League) sarebbe comunque da levarsi il cappello.

-Le romane: tanti, troppi dubbi
La Lazio e la Roma: le squadre della Capitale le vedo lontane.
I biancocelesti hanno tenuto le loro stelle e potranno dare continuità al progetto, ma giocare su tre fronti non sarà semplice (il post-lockdown ha dimostrato quanto abbia inciso sul cammino della squadra di Inzaghi). La panchina si sta allungando, ma sarà all’altezza?
La Roma, dopo aver soffiato Kumbulla proprio ai cugini (e ai sogni di Indaco di vederlo in neroazzurro), deve ripartire. Kolarov ha già lasciato, Dzeko è in procinto di farlo, Zaniolo è out: sarà una stagione di fatica. Fossi in Fonseca punterei tutto sulle coppe e in campionato non bisognerà essere severi. Meglio una stagione fuori dall’Europa, ma che consenta di creare una solida base per togliersi qualche soddisfazione in futuro.

-Le outsider? Fiorentina e Sassuolo
Ad insidiare le zone europee saranno le due squadre succitate.
I gigliati non hanno scuse: un’altra stagione come quella appena terminata non è tollerabile. La rosa ha i mezzi per poter dire la propria e tornare a lottare per l’Europa.
Il Sassuolo prosegue sulla scia di De Zerbi: se le romane molleranno, i neroverdi potranno senz’altro essere la rivelazione del campionato e andare dritti in Europa.

-Salvezza e neopromosse: come siamo messi?
Nel gruppone c’è un po' di tutto, ma vanno fatte le dovute differenze: squadre come Bologna e Cagliari dovrebbero non avere grossi problemi. Anzi, potrebbero indovinare la stagione e lottare per traguardi più prestigiosi.
Ben diverso il discorso per le rivelazioni dell’anno scorso: Hellas Verona e Parma. Entrambe hanno perso le loro stelle e replicare quanto fatto sarà complicatissimo. Ci sarà da tenere duro.
Il Torino rimane sempre a metà: difficilmente inquadrabile.
Le genovesi viaggiano invece su direzioni opposte: il Genoa, dopo anni di delusioni, potrebbe finalmente offrire qualcosa di diverso, grazie anche ai nuovi arrivi. Situazione completamente opposta sulla sponda blucerchiata: salvarsi non sarà semplice, così come per l’Udinese. Spiace per i friulani, ma se dovessi indicare una retrocessa, non avrei dubbi nell’indicare la squadra bianconera. Non si è rinforzata a dovere, anzi, sta perdendo i pezzi più pregiati (Fofana, Barak e probabilmente De Paul).

Infine, le neopromosse.
Voglio andare controcorrente: in molti indicano il Benevento come la più attrezzata tra le tre. Invece, sono convinto esattamente del contrario: i giallorossi hanno commesso lo stesso errore della loro prima esperienza, collezionando nomi di spicco ma tutti da rivedere. Discorso diverso per Crotone e Spezia: con i loro limiti, hanno messo su delle squadre che ai più dirà poco, ma che potrebbero essere funzionali per l’obiettivo stagionale (segnatevi il nome di Messias). Chi ha seguito la cadetteria sa che Stroppa e Italiano hanno proposto il miglior gioco della categoria: da non sottovalutare.
Finalmente si parte, con la voglia di tornare a parlare di calcio e di campo.
Buon campionato a tutti!

Indaco32