Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se due giocatori della Lazio, mettiamo il cattivissimo Lulic e il serbo Mikinkovic Savic, fossero andati sotto la famigerata curva Nord con la maglia di Bakayoko, ostendendo con un ghigno beffardo il trofeo dello sconfitto. Probabilmente La Repubblica sarebbe uscita con una prima pagina listata a lutto, Gramellini avrebbe iniziato la sua striscia serale con un minuto di silenzio e l'onorevole Fiano sarebbe sceso in piazza contro ogni forma di istigazione all'odio etnico e razziale.
Immaginiamo anche che Adani, Thuram e Sterling non avrebbero perso l'occasione di censurare, con aria professorale o con virile turpiloquio, il gesto in tv e su Twitter, magari con un rapido retweet di Spike Lee.

Chiariamoci subito: il gesto di ieri di Kessié e Bakayoko è, in termini etimologici, ignobile, ovvero privo di nobiltà.
Il termine nobile, infatti, oltre ad avere un significato primario legato al rango sociale, richiama per estensione una superiorità riconducibile a prestigio, elevatezza, eccellenza. Tutte qualità che mancano a questo inedito gesto e potrebbero invece ascriversi alla vittima, Acerbi, giocatore che nella vita ha dimostrato di essere più forte della malattia e che sul rettangolo di gioco, da difensore e nazionale, è arrivato ad un passo dal record di fair play di Javier Zanetti.
Il gesto di Kessie e Bakayoko, per le modalità, richiama curiosamente proprio le abitudini tipiche di quel mondo ultrà contro cui gli stessi giocatori di colore hanno spesso manifestato: ovvero esporre uno striscione rubato agli avversari nel corso di uno scontro sul campo di battaglia. Inoltre, per l'inaudita e inedita violazione di un codice cavalleresco di ingaggio, richiama ai meno giovani, per l'improvviso ribaltamento di prospettive, una scioccante foto di inizio anni novanta: mentre tutta l'opinione pubblica si scagliava all'epoca contro le atrocità dei militari e paramilitari serbi nella guerra in Jugoslavia, fu pubblicato uno scatto che vedeva un combattente musulmano bosniaco, con tanto di barba lunga, portare in trionfo la testa decapitata di un soldato nemico.
Non si era mai visto prima: nonostante milioni di fotografie di guerra e milioni di morti documentate. Così come non si era mai visto prima, nonostante milioni di partite, un gesto del genere su un campo di calcio. Che non può essere derubricato a sciocchezza o scherzo, come fanno ora i due centrocampisti del Milan (e solo a questo nome, trema di vergogna la Storia): perché Kessie era appena reduce da una furiosa bagarre dopo la fine della partita, con tutte e due le squadre impegnate a dare un pessimo spettacolo, e perché Bakayoko era stato reduce in settimana da una polemica proprio con Acerbi. Con lo scambio della maglia, Acerbi, in virtù di quella che ora appare una chiara superiorità morale, aveva voluto siglare il massimo patto cavalleresco, riconoscendo dignità all'avversario vincitore. Stupisce che né Kessie, col suo saluto militare ad ogni gol, né Bakayoko, con la sua barba da santone, ne abbiano colto il senso e lo abbiano voluto onorare. Anzi, questo patto lo abbiano voluto rompere e perfino dileggiare.

Come insegnava bene il Padrino, perfino in un contesto mafioso esiste un codice d'onore: per questo Don Corleone definisce una infamata, termine a cui Puzo e Coppola hanno dato dignità planetaria, la repentina violazione di un patto che si è finto di suggellare.
Nel caso di Bakayoko, lui ha finto di scambiare la maglia con l'avversario, a chiusura della polemica social in settimana e di una partita tesa, per poi offrire il trofeo in pasto alla curva. Intollerabile.
Ha ragione Immobile, che ha ben definito i contorni del gesto e di chi lo ha compiuto. Non so quali provvedimenti saranno presi dalla Federazione e quali censure il gesto riceverà sulla stampa, ma personalmente so cosa farò io nel caso non vi siano prese di posizione al passo con tutta la sguaiata cagnara che, ad esempio, ha accompagnato la presunta reazione della curva del Cagliari alla discutibilediscutibile esultanza di Moise Kean.
Andrò, non come Don Juan, ma come Giovanni Lippa, tifoso juventino con un lavoro borghese e istruzione superiore, in Curva Nord al prossimo Lazio - Milan a dare a Kessie e Bakayoko lo scherzoso benvenuto che i ragazzi vorranno goliardicamente dedicare loro. Perchè se non viene sanzionato duramente un gesto così odiosamente antisportivo, la devono passare liscia tutti gli altri sfottò, senza se e senza ma.