Il "Divin Codino" ha appeso gli scarpini al chiodo nel 2004, eppure c'è chi pagherebbe oro, pur di rivederlo sui campi da gioco. Innumerevoli vedove indossano abiti da funerale dal giorno in cui Baggio ha esalato l'ultimo respiro calcistico. Mala tempora currunt nel nostro sistema, un nuovo Roberto non può nascere nei campetti di periferia, tantomeno si possono portare indietro le lancette dell'orologio o tentare di clonare in laboratorio questo artista del pallone. Artista, proprio così, ribattezzato "Raffaello" dall'Avvocato Agnelli, uno che di arte si intendeva; altra connotazione proferita dall'ex presidente della FIAT, relativamente al fenomeno di Caldogno, era "Coniglio bagnato". Forse perché, checché se ne dica, il penultimo Pallone d'Oro italiano potrà essere considerato come uno dei migliori giocatori nella storia del calcio, ma non spiccava certamente per personalità. ed era solito "avere qualche problema negli spogliatoi". Da un'idea di Stefano Tacconi, durante un'intervista rilasciata a "Corriere TV".

A sostegno di questa tesi, sono numerosi gli aneddoti che vedono coinvolto Baggio e una serie di allenatori, con i quali ha lavorato, nell'arco di 22 anni di professionismo.

In principio fu Eriksson, suo tecnico alla Fiorentina, promotore di un calcio propositivo, il quale, tuttavia, nei confronti del Codino, ostentò una certa insofferenza, in virtù del fatto che, quest'ultimo, da buon fantasista, tendesse ad eludere lo spartito tattico. Il bastone e la carota dello svedese, peraltro oggetto di imitazioni, eseguite dallo stesso Baggio, risultarono scelta più che azzeccata nell'atto di forgiare un talento in rampa di lancio.

Nonostante le vicissitudini dell'asso vicentino si siano intersecate con quelle di diverse squadre, è la maglia della Nazionale che lo consacrò ufficialmente nell'Olimpo del Calcio. 

Protagonista (in positivo e in negativo) al Mondiale di USA '94, Baggio non ebbe uno spiccato feeling con Arrigo Sacchi. Il Vate di Fusignano rivelò, in un'intervista, di intravedere, nelle movenze del Codino, una mancanza di autostima, fra un allenamento e l'altro, tanto da chiedere al resto della truppa, di farsi saltare in dribbling dal campione, nel tentativo di rianimare le sue motivazioni. Sempre il tecnico romagnolo, con l'Italia in 10 uomini per 69', nel match contro la Norvegia, decise di sacrificare proprio il suo uomo migliore, per far subentrare Marchegiani, al posto dell'espulso Pagliuca, scatenando la rabbia dei tifosi azzurri. L'episodio più controverso con Sacchi risale all'aprile 1997, giorno di Milan-Juve 1-6, quando Baggio, relegato in panchina, dapprima rifiuta di entrare, salvo poi lasciarsi convincere dal lavoro di mediazione del vice allenatore Carmignani.

Quattro anni dopo, il tecnico azzurro Cesare Maldini assegna al Divin Codino un ruolo da comprimario per il Campionato del Mondo, che si disputerà in Francia. A scalzare gerarchicamente l'ex Pallone d'Oro è il giovane Alex Del Piero, inducendo i giornali dell'epoca a ipotizzare una rivalità fra i due. Secca smentita filtrerà, in più occasioni, dalle parole di Baggio, sempre pronto a fare da chioccia al suo conterraneo. Benchè autore di 2 gol, Maldini lascia che il fenomeno si riscaldi, a bordo campo, durante l'incontro degli ottavi contro la Norvegia, senza mai effettuare la sostituzione. Tralasciando, in seguito, l'epilogo della competizione transalpina, questa sarà l'ultima spedizione del vicentino con la maglia dell'Italia.

Già, perchè al Mondiale nippo-coreano Giovanni Trapattoni non ne vuole proprio sapere, di arruolare quel vecchio fenomeno dal vistoso Codino. "Io moralmente mi sento a posto verso Roberto. Le svelo una cosa, ormai sono passati 14 anni. Io dissi a Baggio e al suo agente, Vittorio Petrone, se gli andasse di aggregarsi a noi in Giappone come 24esimo. Una sorta di riserva aggiunta, per tutelarsi in caso di infortuni dell’ultima ora. Avremmo potuto cambiare la lista sino a 24 ore dall’esordio. Lui si sentì forse considerato come una ruota di scorta e per orgoglio disse no. Lo capii. In pochi capirono me. È il calcio". Parole del Trap inequivocabili, rilasciate a "Il Corriere della Sera" il 16 Maggio 2016. Dal canto suo, Baggio, sempre a mezzo stampa, rilasciò, nel 2010, le seguenti dichiarazioni circa l'operato del tecnico di Cusano Milanino, prima della kermesse: "Il Mondiale del 2002. Sarebbe stato il quarto e io dovevo esserci. Era giusto, era sacrosanto. Per la carriera che avevo avuto ne avevo diritto. Mi dovevano portare, darmi quell’occasione... Anche se fossi stato in carrozzella mi dovevano portare. E poi avevano appena allargato la rosa dei convocati a ventitrè. E l’avevano fatto perché potessimo partecipare anche io e Ronaldo che venivamo da infortuni e potevamo essere un rischio. Un uomo in più, che problema c’era? Invece Ronaldo andò, risorse e vinse. Io, a casa". 

"Con Lippi giocavo solo se c' era un' epidemia". "Una volta, in partitella, faccio un lancio smarcante per Vieri e lui mi applaude insieme a Panucci. Ma Lippi è andato fuori: "Vieri, Panucci, che cazzo fate, credete di essere a teatro?".  "Lippi mi chiese se l' aiutavo a scoprire i giocatori che avevano remato contro nell' Inter e chi osteggiava, più o meno palesemente, il suo lavoro. In pratica, mi chiese di fare la spia". Baggio-Lippi, botte (verbali) da orbi, sintomo di una ferita, mai risanata dallo scorrere del tempo. Per dovere di cronaca, è necessario riportare anche quanto sia uscito dalla bocca del tecnico viareggino, non troppo propenso a gettare acqua sul fuoco. "Anche i topi che escono dalle fogne sanno che Baggio non mi stima e che io non stimo lui. Un po' come Agroppi, che ovunque vada ripete di non stimarmi. Ma a me non frega niente. Il bello nella vita è anche avere dei nemici, purchè siano dichiarati. Si sta tanto bene".

Dulcis in fundo, non sono mancati attriti neppure con Renzo Ulivieri, durante l'esperienza al Bologna, autore di scelte impopolari, ossia riservare al Codino posti privilegiati, in alcune circostanze, fra la panca e la tribuna. Baggio lo desciverà come un uomo affetto da manie di protagonismo, poco propenso al dialogo e scopritore dell'acqua calda.

Per giustificare le dinamiche alla base dei rapporti fra il vicentino e i tecnici, il primo ha asserito che, ciascuno o buona parte degli allenatori, con i quali ha intrattenuto rapporti professionali, ha quasi sempre ostenato un atteggiamento di invidia nei suoi confronti. Non ha tutti i torti, Roberto, fra i pochi calciatori a mettere d'accordo tifoserie di un Paese intero. Lo stesso Paese che lo ha conosciuto nelle "notti magiche", lo ha visto esplodere e scendere in un abisso sotto il sole americano, lo ha visto ignorato nelle successive due edizioni della Coppa del Mondo. 

Al di là di ogni valutazione che si possa dare sul suo conto, fenomeno o cagasotto, Baggio è figlio di un pallone che non tornerà più, dai contorni romantici, incentrato sulla passione della gente. Siamo tutti, tornando al discorso iniziale, vedove del Divin Codino, tifando, almeno, per una di quelle squadre che hanno abbracciato il suo estro. Persino la musica è rimasta ammaliata dalle gesta di Roberto. De Gregori sosteneva la scarsa importanza di un calcio di rigore, se rapportato al "coraggio", all' "altruismo" e alla "fantasia" di un giocatore. A torto o a ragione, Cesare Cremonini sentenziò, addirittura :"Ah, da quando Baggio non gioca più [...] Non è più domenica".