Il gesto di Allegri verso Yildiz non deve passare inosservato. Chi può, prenda provvedimenti!

Come alcuni di voi sanno, spesso mi capita di scrivere articoli che, per temi trattati e tesi sostenute, possano anche essere ritenuti, almeno in parte, autobiografici. Essi spesso prendono spunto dalla realtà che vivo, per cui, ogni volta che scrivo un pezzo in cui parlo in parte di me, lo faccio in virtù del diritto di espressione sancito dalla Costituzione italiana nell’articolo 21, il quale afferma che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, persino Yildiz, (poi ne capiremo il perché...), ma, non essendo nato ieri, lo faccio comunque sapendo che mi assumo un rischio che tanti non sarebbero disposti a correre.

Come alcuni di voi sapranno, le mie origini sono lucane, e se a 18 anni ho deciso, dopo aver conseguito la maturità, di proseguire i miei studi in una città del Nord, non l’ho fatto solo per la facoltà che avevo scelto di frequentare, ma anche e soprattutto per sfuggire ad una mentalità, quella lucana, che mi stava strettissima.
Mi rendo conto che alcuni di voi penseranno: “ma questo qui, chi si credeva d’essere?”. Vi toccherà di dovermi credere sulla parola se vi dico che a indurmi a fuggire via dalla realtà lucana non era la presunzione di essere migliore degli altri. Nossignore! Non mi consideravo affatto meglio di nessuno, né precursore di chissà quali costumi, magari accettati come fossero la normalità a Torino, e non altrettanto nel posto da cui provenivo.
La causa, la “colpa” del mio malessere era da ascriversi quasi totalmente a mia madre, che mi ha sempre stimolato, ricordandomi che il mondo non era solo rappresentato dal contesto in cui vivevo allora, ma qualcosa con confini molto più ampi, che mai avrei potuto scoprire, rimanendo a vivere nella città dove avevo fino ad allora vissuto.
Tra le tante cose che mi disturbavano, una su tutte era capace di mandarmi in bestia, ed era la continua ricerca di coloro che, adulti o ragazzi, per il loro modo di parlare, o di gesticolare, venivano irrimediabilmente ritenuti, e bollati per sempre di “Ricchioneria”.
Io, pur essendo eterosessuale, vivevo come fosse anche mio, il loro disagio. Ma era una “solidarietà” silente, la mia, che non poteva essere manifestata pubblicamente, liberamente. Perché un mio spendermi eccessivo nella difesa di un Ricchione poteva anche portare qualcuno ad attribuire anche a me la stessa “lettera Scarlatta”. Ma non quella dell’adulterio, bensì la F, quella della “frociaggine”, E mi scuso per il termine crudo e grossolano, ma l’averlo riportato fedelmente sicuramente potrà aiutare a capire la discriminazione a cui questi ragazzi venivano sottoposti.
Questo modo di considerare le persone diversamente per orientamento sessuale o per qualsiasi altro motivo lo ritenevo una prepotenza di una gravità per me inaccettabile.

OK Piccio, ma perché stai parlando della tua esperienza se l’articolo è dedicato a Yildiz?
Ma qual è l'avvenimento d’attualità, il motivo che ti ha spinto a scrivere questo articolo, invece di farti i fatti tuoi e, così facendo, campare cent’anni? Se non avete gran fretta di saperlo fin da adesso, vi invito a pazientare ancora per una decina di minuti, e lo capirete. E probabilmente confido anche che molti di voi saranno d'accordo con le conclusioni che trarrò.

Sospendiamo quindi per un attimo il racconto delle fasi salienti della mia vita. E parliamo invece di una sentenza che ha avuto ripercussioni sul mondo del calcio inimmaginabili: la sentenza Bosman.
Ricordiamo senza farla troppo lunga in cosa sia consistita, e soprattutto, quali siano state le conseguenze derivanti dall'applicazione di questa sentenza, che tanti temevano avrebbe cambiato (in peggio) il calcio europeo.
La sentenza Bosman fu un provvedimento giurisdizionale adottato nel 1995 dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea per regolamentare il trasferimento dei calciatori professionisti tra le squadre di calcio appartenenti alle federazioni dell'Unione Europea.
Questa sentenza prese il nome dal calciatore belga, Bosman, che giocava nel 1990 nel RFC Liegi con un contratto in scadenza quell'anno. Prima che il contratto scadesse, Bosman prese accordi per trasferirsi alla squadra francese del Dunkerque, alla quale il RFC Liegi chiese un indennizzo, secondo le regole allora in vigore nel calciomercato europeo. Il Dunkerque desistette dal mettere sotto contratto Bosman, che restò in forza al RFC Liegi ma fu posto fuori rosa con uno stipendio ridotto del 60%. A quel punto, Bosman si rivolse alla Corte di giustizia dell'Unione europea, sostenendo che i calciatori avevano restrizioni superiori a quelli dei normali lavoratori dipendenti.
La sentenza Bosman, praticamente, stabilì che i calciatori dell'Unione europea avrebbero potuto trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, in un altro club purché facente parte di uno stato dell’Unione Europea. La sentenza, tra l’altro, impedì così alle varie leghe europee di porre un tetto al numero di stranieri, qualora ciò risultasse discriminatorio verso atleti dell'Unione.
Anche la sentenza Bosman fece scalpore e molti ritennero allora che avrebbe determinato un grave danno al calcio. Oggi, guardando indietro, non potremmo mai concepire qualcosa di diverso da quello che fu sancito da quella sentenza. Alla prepotenza delle società, che per decenni era stata imposta a tutti i calciatori incontrastata, finalmente aveva subito un colpo definitivo. Finalmente si era posto rimedio ad un clima di prepotenza latente inaccettabile, ma a cui tutti eravamo abituati.

Il cambiamento fa paura, questo ancor di più se lo stato delle cose deriva non da un reale diritto, ma dalla sopraffazione dei prepotenti nei confronti dei deboli.

Come la caccia al “ricchione (scappato chissà dove per poter finalmente vivere), così come quella allo straniero di troppo (che una sentenza ha finalmente deciso di considerare uomo, e non solo merce), anche la prepotenza dell’UEFA del bieco Ceferin, e dei suoi accoliti, che era sotto gli occhi di tutti, ha dovuto attendere il pronunciamento di un tribunale perché ci si accorgesse della sua macroscopica illegalità. Il reato ravvisato dalla corte di giustizia Europea, meglio tardi che mai, è di abuso di potere dominante da parte della Uefa e della Fifa, che di fatto, attualmente, esercitano un monopolio. L’UEFA nella persona di Ceferin, al pari, se non peggio di Don Vito Corleone, interpretato da Marlon Brando nel cult movie il Padrino, si era finora persino arrogato il potere di sanzionare club che avessero scelto di non iscriversi ai tornei patrocinati da UEFA e FIFA, ma ad altri tornei, in totale libertà.
La sentenza ovviamente non costituisce un via libera automatico alla Superlega nella forma proposta dai suoi promotori, ma permetterà alle squadre di ridefinire gli equilibri e la struttura dell'intero calcio europeo. Non penso che qualcuno abbia interesse a stravolgere l’assetto attuale, ma tutto dovrà essere fatto tenendo conto di un principio sacrosanto, che è quello di fare impresa, senza che qualcuno possa vantare il monopolio su quel tipo di impresa.

Piccio, ci avevi chiesto 10 minuti di pazienza, ma qui siamo ben oltre…

Arrivo al dunque, citando un episodio che per me rappresenta la prepotenza più insopportabile a cui abbia mai potuto assistere in vita mia. Durante la conferenza stampa, post gara della partita pareggiata col Genoa, un giornalista fa una domanda ad Allegri su Yildiz.
La risposta di Allegri, mi ha letteralmente sconcertato
, giuro! Sono rimasto malissimo, mi sono vergognato di essere juventino.

Allegri, con uno sguardo che esprimeva fortissimo disappunto e irritazione dice
: testuali parole: “Lui… ora intanto domani si va a ttaglià i hapelli, perché si è toccato cento volte i capelli, e domani si deve tagliare i capelli. Questo intanto facciamo le hose come si deve ffare. Poi dopo è un ragazzo che ha delle qualità…

Ho provato a mettermi nei panni del padre di Yildiz. Nel vedere suo figlio, un ragazzino di 18 anni, mortificato in modo così aspro e sprezzante, da un quasi sessantenne, per così futili motivi. Una roba che non si vedeva dai tempi di Boniperti, il quale, si racconta pretendesse che tutti i giocatori venissero educati, che venisse insegnato loro il galateo, come comportarsi in ogni circostanza. Che venisse ad ognuno di loro insegnato come si cammina senza ciondolare, a mangiare stando dritti, senza fare rumore e tanto altro ancora.
C’è però solo una leggerissima differenza: Allegri rappresenta la Juve attuale (2023), Boniperti era presidente della Juventus di 35 anni fa, e quindi operava e ragionava in un contesto storico in cui i giocatori spesso erano analfabeti, e quindi era persino da elogiare questo impegno in più che la società si accollava.

Quello che Allegri ha compiuto nei confronti di Yildiz è una vera e propria violazione di un ben preciso articolo della costituzione, (articolo 3) che recita: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali parla di uguaglianza al di là che non ci debbano essere distinzione di nessun tipo.
Allegri con quella sparata in mondovisione mette in atto una chiara violazione della costituzione che non può e non deve passare sotto silenzio.

Juventini gentili e miti, per una volta svestiamo i panni di persone accondiscendenti e remissive, e giochiamoci il tutto per tutto.
La posta (la cacciata di Allegri) è troppo importante. Mobilitiamoci compatti per convincere la nostra gloriosa società a prendere provvedimenti adeguati alla gravità degli eventi.

Allegri… vattìnn