Due punti conquistati in tre giornate. Nove gol subiti, di cui sette in rimonta dopo essere stati sul 2-0. Sono i numeri drammatici del periodo che sta attraversando la Juventus di Sarri. Numeri che, nel loro essere sinceri, sbattono la realtà in faccia a tutti: ai tifosi, ad Andrea Agnelli, a Paratici&Nedved. E sono numeri che non si possono contestare, la cui verità non può essere scalfita da improbabili giustificazioni. Scarsa brillantezza, le squadre affrontate sono le più in forma al momento, blackout momentaneo. Nulla di tutto questo. La Juve è crollata, ma in realtà lo aveva già fatto tra gennaio e febbraio. Lo ha confermato con semifinale e finale di Coppa Italia. Anche in quel caso a nulla vale la scusa dello stop per il Covid. Così come la Juve non ha giocato per tre mesi, non lo ha fatto nemmeno il Napoli. Eppure i partenopei hanno giocato a calcio, seppur il loro, la Juve no. I partenopei hanno creato occasioni da gol, la Juve no. I partenopei sono stati lucidi durante i rigori, la Juve no.

Le vittorie in campionato arrivate dopo quella debacle (secondo trofeo stagionale perso su due giocati) avevano mascherato la realtà. I bianconeri erano ritornati alla vittoria con valanghe di gol e mettendo in cassaforte lo scudetto perchè nel frattempo Lazio e Inter stavano alzando bandiera bianca. Ma era tutta un'illusione. La Juve era semplicemente tornata alla vittoria perchè aveva affrontato squadre di ben altro valore tecnico. Squadre che lottano per la salvezza, che hanno, ognuna, i propri problemi. E' bastato alzare il tasso tecnico degli avversari per riscoprire la realtà. E' bastato affrontare il Milan per toccare con mano l'impalpabilità di questa Juventus sotto il profilo organizzativo e del gioco. Come ha detto Sarri, la Juve contro i rossoneri ha disputato forse i 60 minuti migliori del campionato, ha creato azioni, ha segnato due gol, ha messo in campo un gioco spumeggiante. "Si vabbè, ma allora come abbiamo fatto a perdere 4-2?", direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo. Semplice, dopo il 2-0 il Milan ha cominciato a giocare a calcio. Ha superato la metà campo, si è affacciato nell'area bianconera e in 5 minuti ha segnato tre gol. All'ottantesimo ha chiuso la partita. Tutto in maniera molto elementare, senza ostacoli. E' semplicemente venuto fuori che la Juve, finchè attacca e quindi si affida ai suoi campioni, è imprendibile, quando deve difendere e quindi serve il lavoro di squadra e il gioco, è un Lecce qualsiasi (con tutto il rispetto per i salentini).
Contro l'Atalanta è andata anche peggio. La Juve è stata bombardata dai bergamaschi. Dopo 20 minuti la squadra di Gasperini aveva fatto registrare il 79% di possesso palla. Roba che non si vede nemmeno in allenamento con il classico torello. Per quasi otto minuti di fila la Juve non aveva toccato palla. E' stato solo un caso se il primo tempo sia finito 1-0 per l'Atalanta. E la Juve alla fine deve ringraziare quel regolamento balordo sui falli di mano in area, norme alla mano ci stavano tutti anche se, eticamente parlando, quello di De Roon non lo avrei fischiato. Ma il regolamento dice altro, atteniamoci. Con il Sassuolo è andata più o meno come con il Milan. Anche se in questo caso la Juve era passata sul 2-0 dopo 10 minuti. Da prassi quando si crea questo scenario, la partita finisce in goleada. La Juve si è fatta ribaltare, non ha perso solo grazie ad Alex Sandro: gol e successivo salvataggio sulla linea (facendomi vincere al fantacalcio, grazie Alex).

Cos'è successo in queste tre gare? E' emerso che la Juve non ha gioco e la squadra non segue più l'allenatore. Basti vedere la fase difensiva. Non c'è fiducia in quello che chiede Sarri: difesa alta e pressing. Si preferisce giocare alla Allegri maniera, bassi e attendere. Il problema è che Max impostava in quel modo le partite e alla fine la Juve non subiva tiri, oggi la squadra deve improvvisare. E prende 9 gol in tre partite. Dalla ripresa del campionato ad oggi è emerso un dato non più sottovalutabile: la squadra ha commissariato Sarri. Un'eventualità di cui avevo parlato già in una riflessione all'indomani della sconfitta in Coppa Italia, ipotizzando due exit strategy per la Juve per salvare la stagione, esonero o commissariamento. E non per aver perso la finale, ma perchè erano riemersi tutti i problemi già noti nel pre-Covid. Il club ha optato per la seconda via, è ormai palese, ma i frutti sperati non stanno arrivando. Ed ecco che si riparla di esonero di Sarri in caso di non vittoria con la Lazio. Il campionato rischia di essere riaperto in maniera preoccupante, soprattutto se Inter e Atalanta dovessero vincere, ma il problema principale riguarda la Champions. Questa squadra, diciamocelo chiaramente, alle condizioni attuali non passerà l'esame Lione. La Juve rischia seriamente di uscire agli ottavi di finale, dopo aver già perso Supercoppa e Coppa Italia (e chissà quale sarà la classifica di serie A al 2 agosto).

Avanza nelle ultime ore l'idea Andrea Pirlo traghettatore, con l'aiuto di Gigi Buffon. Lo ammetto, all'inizio non ho preso in considerazione l'ipotesi. Poi ho cominciato a fare due conti. L'ufficialità di Pirlo sulla panchina dell'under 23 è arrivata in maniera un po' troppo rapida e sospetta (per usare un eufemismo). Quasi a volerlo mettere subito sottocontratto nella prima casella disponibile. Ma a farmi riflettere è quel parallelismo incredibile con l'avvento di Zidane sulla panchina del Real. Il periodo era diverso, precisiamolo subito. Era gennaio, non c'era stato il Covid, il Real attendeva di disputare gli ottavi di champions da lì a un mese. Oggi c'è stato il Covid, si gioca in campionato ogni 3-4 giorni, non c'è il tempo per rifiatare figuriamoci per importare un nuovo allenatore con conseguente cambio di modulo. Anche in questo caso, però, la Juve deve giocare gli ottavi di champions da qui a un mese, anche in questo caso c'è lo stesso malumore di spogliatoio. Quello dei Blancos aveva rigettato le idee tattiche di Benitez, proprio come sta accandendo a Torino con Sarri. I primi a chiedere la testa dell'allenatore furono i senatori, a cominciare da Ronaldo. Anche i senatori della Juve non sono soddisfatti di Sarri, basti vedere come stanno in campo e come attuano le indicazioni del tecnico. Bonucci fa l'esatto opposto di quello che gli viene chiesto. Di Ronaldo si è già detto. "Vuoi fare la punta centrale?". "Non ci penso proprio".

Ecco appunto, Ronaldo. Anche a Madrid fu tra i principali artefici dell'esonero di Benitez e fu tra i primi a chiedere Zidane. A Torino non sappiamo cosa stia accadendo, la Juve è sempre brava a lavare i panni in famiglia. Ma il malumore c'è, qualcosa filtra. L'idea Pirlo non è tanto campata in aria. Al pari di Zidane rappresenta quel possibile allenatore ben visto dallo spogliatoio e non per questioni tattiche visto che non ha mai allenato finora (Zizou almeno aveva l'esperienza con il Real Madrid Castilla). Pirlo porta in dote il carisma e il rispetto dai compagni. Andreino ritroverebbe i suoi ex compagni, quelli con cui c'è una forte stima reciproca. Troverebbe, poi, altri giocatori cresciuti all'ombra del suo mito. La sua figura potrebbe tranquillizzare uno spogliatoio sul punto di esplodere. Lo scenario è identico a quello che accompagnò l'arrivo di Zidane sulla panchina del Real. Sanificò uno spogliatoio polveriera, venne ben accolto, ma anche richiesto dai suoi ex compagni. Restituì gioco e serenità in campo alla squadra.
E c'è un altro parallelismo. I problemi che vivevano i blancos con Benitez sono gli stessi che vivono i bianconeri con Sarri. Entrambi alle prese con allenatori integralisti che pretendono dai propri uomini giocate e ruoli non nelle loro corde o che quanto meno sminuiscono il proprio potenziale. Zidane arrivò e chiese ai suoi ex compagni di fare quello che sapevano fare. Il Real in pochi mesi ribaltò i pronostici e vinse la Champions. E continua a vincere.

Che fine farà Sarri? Non è dato saperlo, per ora si va avanti per ipotesi e valutazioni personali dei tifosi. Quel che sembra certo è che la sua stagione sia già segnata, come lo è stata quella dello scorso anno al Chelsea. Anche in quel caso l'allenatore venne commissariato dallo spogliatoio con l'intesa: chiudiamo la stagione nel migliore dei modi e poi ognuno per la sua strada. Quella di Sarri alla Juve potrebbe finire prima, dopo la sfida con la Lazio.
Di fronte a una non vittoria anche Paratici&Nedved sarebbero costretti a recitare il mea culpa, prima di farlo dopo il Lione.