"Nello sport la parola vicino significa niente". Non vogliamo assolutamente pensare che Sarri, nel suo intimo, sia un sadico e che quindi la sconfitta di Udine sia servita a dare forza al suo teorema. Quella disfatta è figlia di tanti problemi. Uno di questi risiede proprio nella frase pronunciata dal tecnico prima della gara. Una frase che ha il sapore di chi vuole mettere le mani avanti, ma a sua insaputa Sarri aveva anticipato la sua non capacità nel caricare a dovere una squadra, nel tenere alta l'attenzione. La partita ha mostrato nuovamente tutti i limiti della Juventus a marchio sarriano. 

In una riflessione precedente avevamo elogiato il coraggio delle scelte del tecnico quando aveva deciso di affrontare la Lazio a viso aperto, con cun centrocampo inedito, più vicino alle sue idee di gioco e rinunciando dal primo minuto a tutti gli uomini che componevano il centrocampo di Allegri. Mai in questa stagione era sceso in campo senza almeno uno di quegli interpreti. Aveva deciso di farlo nella sfida più attesa e ha avuto ragione. La gara con l'Udinese riporta tutti con i piedi per terra restituendoci una squadra non in grado di gestire partita e avversario, nemmeno uno modesto come la squadra fruliana. E tutto questo per un'atroce verità: questa squadra non ha un'anima. Con buona pace delle continue giustificazioni di Sarri legate al calo fisico, alla difficoltà di giocare ogni quattro giorni, ai 12 rigori subiti ecc.ecc. Tutte scuse che non trovano appiglio nella realtà. E' vero che si gioca ogni quattro giorni, ma è vero anche che una squadra come la Juve deve essere abituata a farlo, anzi lo è. I bianconeri, ogni, anno, partecipano stabilmente alla Champions, torneo che nel periodo autunnale ti costringe a giocare ogni quattro giorni. In fondo con quale frequenza si giocava a inizio stagione? Campionato, poi subito Champions. Se non c'era l'impegno europeo, c'era il turno infrasettimanale. Certo ora è tutto più frenetico, ma non molto in più per una squadra che deve essere abituata a giocare con tale frenesia. 

La verità è un'altra e non è per niente quella che racconta Sarri. Quando c'è tutta questa frenesia, serve l'impianto di gioco per avere la meglio oltre che alla tenuta fisica. Lo straordinario campionato post lockdown che stanno facendo Atalanta e Milan (primi nella classifica speciale dopo la ripresa) è frutto dell'ordine in campo, della chiarezza dei ruoli e degli schemi. Gasperini e Pioli hanno dato un'identità alle loro squadre e i risultati si vedono. La Lazio, senza gli infortuni e con una rosa leggermente più ampia, non avrebbe subito questo tracollo. L'Inter vive lo stesso imbarazzo tattico della Juve. La squadra non è oliata a dovere e il campo lo dimostra.

Sarri ha sciupato il primo dei match point, si sta sostenendo da ieri. Non è vero. Li aveva già sprecati contro il Milan e il Sassuolo. Contro l'Atalanta era miseramente crollata, salvo poi dover ringraziare il braccio malandrino di Muriel. Contro la Lazio ha rischiato di sciupare tutto nel finale, cosa che invece è riuscita a fare perfettamente contro un'Udinese la cui ambizione era riuscire a portare a casa il pareggio, invece ha fatto il capolavoro.

Questa squadra non ha un'idea tattica, diciamolo per l'ennesima volta. Non ha gioco, lo spogliatoio non segue gli schemi dell'allenatore e il tecnico sembra ancora non conoscere i suoi ragazzi. Ramsey rende bene solo se schierato trequartista e non nella mezzala come la intende Sarri. Bernardeschi non è in grado di fare l'ala alla Douglas Costa. Deve partire largo per accentrarsi. Morale della favola ieri la Juve ha giocato con due in meno in campo. 

A distanza di un anno è assolutamente imbarazzante vedere una squadra ridotta in questo stato, costretta a subire il gioco dell'Udinese. Incapace di contrastarla quando ripartiva, ma soprattutto incapace di rendersi pericolosa in attaco. E badate bene, l'Udinese non ha fatto altro che attendere la Juve nella sua metà campo, non si è nemmeno sforzata di pressare i bianconeri. Semplicemente si chiudeva a riccio e attendeva l'errore per ripartire. Una squadra come la Juve, con quei giocatori, è riuscita a rendersi pericolosa solo con i tiri da fuori, senza mai provare a cercare un varco. Troppo imbarazzante. 

La squadra bianconera ormai sbanda su tutti i fronti, dalla condizione mentale al gioco. Serve l'intervento di Agnelli che deve cominciare a vestire i panni dell'Avvocato. Nei momenti delicati lui stava sempre vicino alla squadra, faceva notare e pesare la sua presenza. Criticava, quando ci voleva, accarezzava quando era necessario. Andrea Angelli ha lasciato l'incombenza a Paratici e Nedved, ma non sta funzionando. Le difese di rito a Sarri da parte di Paratici sono diventate imbarazzanti. Nedved è un oggetto del mistero, non si capisce quale sia il suo ruolo e cosa debba fare. Sappiamo tutti che Agnelli non avrebbe voluto Sarri, ora deve far valere la sua posizione. Deve far sentire la sua voce. Non chiediamo l'esonero, in questa fase della stagione sarebbe quasi impossibile, ma serve un cambio di rotta. Va data un'anima a questa squadra, anche imponendo all'allenatore di rivedere le sue idee tattiche che, ad oggi, si sono rivelate fallimentari. Lo dice il campo. Non c'è nulla di strano in un presidente che impone le sue idee all'allenatore. Berlusconi lo faceva continuamente, a ragione. 

Agnelli, però, deve farsi sentire anche con Paratici. Partiamo da una precisazione. Questa squadra non è scarsa come tutti si affannano a dire. Paratici lo scorso anno ha portato a Torino De Ligt, strappandolo a mezza Europa. Ma anche Demiral, altro grande suo capolavoro. Costruendo la coppia centrale del futuro. Ha strappato Rabiot a costo zero e finalmente il francese sta dimostrando che Paratici aveva ragione nel volerlo a tutti i costi (lo seguiva da anni). Ha fatto un capolavoro economico cedendo Joao Cancelo per soldi e Danilo (quest'ultimo non è un campione, ma sempre meglio del portoghese che nemmeno Guardiola è riuscito a valorizzare). Certo resta l'incognita Ramsey, ma lui venne preso a gennaio per Allegri e non per Sarri. Insomma, le operazioni non sono state proprio malvagie, nonostante alcuni buchi: un terzino, un attaccante. 

Forse a Paratici va contestato il fatto di non aver allestito una squadra all'altezza di Sarri, sicuramente, ma nemmeno il tecnico si adegua ai suoi giocatori. Cosa che fa ogni allenatore del mondo. Il toscano no, siccome lui è un integralista, è lo spogliatoio a doversi adeguare.

Agnelli, nonostante ciò, deve farsi sentire anche con Paratici, ma in chiave futura. La Juve, dopo le operazioni Kulusevski (complimenti) e Pjanic-Arthur (operazione solo economica, il calcio non c'entra) si è fermata. Tutte si stanno muovendo. L'Inter ha in mano Tonali, il Napoli Boga. Giusto per citare qualcuno. La Juve è ferma, probabilmente per le incertezze sul futuro di Sarri. Resta o non resta? Va deciso subito. Quest'anno ci sarà poco tempo per fare il mercato e vanno fatte delle scelte. Questa squadra va sicuramente cambiata per ringiovanirla e riempire quelle caselle vuote, ma il tutto va fatto in funzione dell'allenatore del futuro e le idee non sono chiare. E' evidente dallo stallo in attacco. La Juve necessita di una punta, a prescindere dalla permanenza di Higuain. Il Napoli vuole vendere Milik, la Juve lo vuole comprare. E' noto da mesi, eppure è tutto fermo. Ufficialmente per via della quotazione: 50 contro 40 milioni. La Juve, 12 mesi fa, non ha battuto ciglio di fronte agli 80 milioni per un difensore, oggi lo scoglio sarebbe una forbice di dieci milioni? Non ci crede nessuno. La verità è che non c'è certezza su chi allenerà la Juve e quindi Milik potrebbe andar bene per Sarri, ma non per un altro, cosa che blocca per lo stesso motivo anche l'inserimento di Bernardeschi come contropartita. Il tecnico toscano sembra avallare l'idea, ma la Juve sa che un altro allenatore potrebbe valorizzare a dovere quel patrimonio. E quindi resta tutto fermo. A conferma di ciò c'è la volontà della Juve di provare ad inserire in ogni scambio quei giocatori che non andrebbero bene per nessun allenatore ipotetico, i vari Romero e Perin, per citare qualcuno. 

Serve una scossa, in chiave presente perchè questa Juve non superarà l'esame Lione (ce lo dice il campo) e in chiave futura perchè rischia di arrivare impreparata alla prossima stagione. E affidarsi di nuovo a Ronaldo e Dybala per raddrizzare la barca è un'idea folle.