Non è stata una bella partita, tutt’altro. È inutile nasconderci. La Juve ha deluso sotto molti punti di vista, il Milan anche ma era condizionato dalle pesanti assenze e Rebic ha fatto il resto. A monte, però, ci sono 3 mesi di lontananza dai campi. Troppi anche per dei professionisti che, nonostante il Covid e il lockdown, hanno continuato a tenersi in forma. Tre mesi senza giocare non si vedono nemmeno in estate quando ogni club affronta un ciclo di amichevoli necessario a far ritrovare confidenza con il campo ai propri calciatori. Ieri si è vista proprio questa assenza in entrambe le squadre: la dimestichezza con una partita, l’affrontare l’avversario. E’ andata tutto sommato bene se si considera che temevo qualche infortunio proprio a causa di questa prolungata lontananza da una sfida agonistica. Per il resto la sfida contro il Milan ha consegnato delle certezze a Sarri, sia in negativo che in positivo. Tra cui Miralem Pjanic.

Partiamo dai lati che regalano un sorriso a mister Sarri. Due su tutti: Dybala e Bentancur. La Joya, nonostante le polemiche artatamente create (da altri) sul rinnovo, ha disputato un’ottima gara. Non è stato il miglior Dybala, quello con cui ci eravamo lasciati contro l’Inter, ma non dimentichiamo che il ragazzo veniva da 40 giorni di Coronavirus. La sua preparazione durante il lockdown non è stata la stessa dei compagni. Eppure in campo ha dato il massimo. Sempre presente nelle azioni, sempre desideroso di andare a prendersi il pallone dai compagni. La Joya c’è, lo ha dimostrato anche ieri, vuole stare al centro del gioco, vuole dire la sua. Ha voglia di mettersi in mostra e si vede. Con buona pace di chi prova a gettare benzina su un fuoco che continua ad essere spento.
Bentancur. Il ragazzo è forte, ma soprattutto ha carattere, aspetto fondamentale per chi a centrocampo sarà chiamato a dirigere il gioco. Parte mezzala e poi prende il posto di Pjanic in regia, 90 minuti disputati ad altissima intensità e adattandosi al meglio nei due ruoli che Sarri gli ha affidato. Da mezzala copre tutta la sua zona, avanti e indietro. Quando il Milan prova ad avanzare dalle sue parti recupera la stragrande maggioranza dei palloni che arrivano, fermando quasi tutte le azioni. Quando si tratta di avanzare non si perde d’animo. Partecipa al gioco, costruisce, si inserisce (su questo dovrà migliorare, ma l’intraprendenza c’è). Poi Sarri decide di spostarlo in cabina di regia, lui con molta nonchalance sveste i panni dell’interno e si mette a fare il metronomo. Risultato: palla che corre veloce quando passa tra i suoi piedi, aperture lunghe, buona visione di gioco e, soprattutto, argine davanti alla difesa.
Tra le note positive inseriamo anche il pacchetto arretrato, non che abbia dovuto svenarsi, ma l’attenzione è stata ai massimi livelli per tutta la gara, tranne qualche disattenzione sui calci piazzati, ma quella è una croce che la Juve si porta addosso da inizio stagione. Bene anche i terzini. Non era facile fare avanti e indietro per le fasce per 90 minuti, come chiede Sarri, dopo 3 mesi di assenza dai campi. Danilo e Alex Sandro si sono destreggiati bene.

E veniamo alle note dolenti. Partiamo dalle più blande. Matuidi. Il ragazzo conferma che è tutta quantità e poca qualità, ma già lo si sapeva. Morale della favola, quando la forma fisica non c’è, il francese in campo diventa un oggetto del mistero, al netto della generosità perché c’è da dire che non si è fermato mai. Ha fatto tutto quello che gli chiedeva Sarri, compreso i tanto amati inserimenti in area. Ma la tecnica è quella che è, non gli si può chiedere di più a conferma che la Juve ha bisogno di un altro innesto in quella posizione del campo e con ben altre qualità.
Ronaldo. La critica lo sta bersagliando per la prova opaca. Certo ha sbagliato un rigore, può capitare a tutti. Ci abbiamo perso un mondiale nel ’94 dove sbagliò anche un certo Roberto Baggio. La prova del portoghese è stata incolore, però non dimentichiamo il ruolo in campo. Cristiano è stato chiamato a fare la prima punta e lui odia quella posizione. Lo sanno tutti, Sarri compreso, ma da grande professionista si è adeguato alle assenze. Il vertice alto di un attacco non è nelle sue corde, lo dimostra il fatto che per quasi tutta la partita tendeva ad allargarsi a destra o sinistra. Cristiano non sa stare fermo in avanti in attesa che gli arrivi un pallone, lui deve partecipare al gioco, come Dybala deve starvi al centro. Il ruolo della prima punta è troppo limitante per uno come lui. Senza dimenticare il modo in cui si è incanalata la partita dopo l’espulsione di Rebic: il Milan ha quasi alzato bandiera bianca, decidendo per il catenaccio e contropiede. A quel punto per Ronaldo è diventato tutto più difficile in assenza di spazi in cui è abituato a giocare. Quella di ieri ha dimostrato che la Juve ha bisogno di un attaccante fisico per partite in cui si deve fare a sportellate. Non deve farlo Ronaldo, soprattutto se di fronte ci Sono i fisici di Romagnoli e Kjaer.
E veniamo alla bocciatura, quella pesante: Pjanic. Sarri in settimana aveva utilizzato parole dure, ma al miele per il bosniaco. Un modo per spronarlo a tirar fuori tutta la sua tecnica e rabbia. Il risultato è stato deludente. Il Pjanic di ieri è stato lo stesso tristemente ammirato fino al lockdown. Calciatore normale, mai una giocata sopra le righe, ha svolto il compitino semplice. La palla arriva al regista e lui la cede al compagno più vicino. E a Sarri non deve aver fatto piacere visto che la sostituzione al 63esimo profuma di bocciatura. Il tecnico decide di rifare il look al centrocampo e inserisce due mezzali, Rabiot e Khedira, ma i cambi non sono suolo per ruolo. Se il primo entra al posto di Matuidi, il tedesco prenderà il posto non di Bentancur, ma di Pjanic, con l’uruguaiano che verrà dirottato in cabina di regia. Se non è una bocciatura questa, poco ci manca. Beninteso, non sono tra quelli che sostengono che stia già con la testa a Barcellona. Il Pjanic di ieri è lo stesso del pre Covid, quello che venne mandato in panchina contro l’Inter nell’ultima sfida prima del lockdown, quando Sarri gli preferì, indovinate un poco, Bentancur. Quanti indizi servono per fare una prova?

Note a margine: non mi aspettavo giocasse anche Rabiot, a tratti non mi è dispiaciuto, ma se arriva un'offerta è meglio venderlo. Idem per Bernardeschi che invece ha steccato l'ennesima occasione. Ogni volta che sta in campo dimostra di non essere da Juve. Non è una questione di tecnica, ma di carattere. Bentornato Khedira, che bello vedere in campo tanta intelligenza di gioco. Douglas Costa? Rimandato, da lui serve altro, ma lo conosciamo bene e lo aspettiamo a braccia aperte.