“Why always me?”. L’immagine di Balotelli che esulta mostrando la scritta sulla maglia è un po’ l’icona del calciatore. A 9 anni di distanza da quello sfogo nulla è cambiato. E l’interrogativo rimane inevaso. L’attaccante continua a dividere il mondo calcistico, tra sostenitori e detrattori, anche se i primi si vanno ad assottigliare sempre di più. La sua carriera rimane un mistero: giovane promessa mai esplosa, ma in grado di attirare sempre le attenzioni di qualche club pronto a ricoprirlo di milioni di euro, eccezion fatta per il Brescia. L’esito, però, è sempre lo stesso: mai la dimostrazione del suo reale valore. E ogni stagione, con ogni club, viene sempre accompagnata da attriti.

Al Liverpool venne classificato dai tifosi come il peggior acquisto di sempre nella storia dei Reds. Al City disputò tre stagioni tra alte a bassi. Al Milan non ha mai inciso più di tanto, ma pagò anche una situazione confusionaria nel club rossonero. E poi c’è stata la parentesi Nizza. In Francia Balotelli si era trasferito per una sorta di rinascita. Le prime due stagioni non vanno male. Supermario, gioca e segna, ma poi arriva Vieira in panchina e la situazione non cambia. I due non hanno un buon rapporto a causa di esperienze passate. Balotelli finisce ai margini e decide di cambiare aria, spostandosi a Marsiglia dove si comporta discretamente nella seconda parte del campionato. In mezzo ci sono le esperienze in Nazionale, tra l’Europeo del 2012 in cui regala il passaggio in finale all’Italia grazie a una sua doppietta. Ma poi c’è lo scellerato mondiale della Nazionale nel 2014 dove gli azzurri alzano subito bandiera bianca e Supermario non riesce ad incidere. Verrà additato come il principale responsabile della debacle.

La storia calcistica di Balotelli è piena di alti e bassi, condita da critiche, anche feroci, per i suoi comportamenti in campo e fuori (in Inghilterra ne ha combinate veramente molte). Arrivato a 30 anni il suo curriculum si arricchisce di un nuovo episodio. Brescia doveva essere la piazza in cui rilanciarsi, forse per l’ultima volta. L’occasione era ghiotta, tornare nella sua città e giocarsi il posto per gli Europei che si sarebbero dovuti tenere questa estate. L’epilogo invece è una storia già letta: ferri corti con il club e licenziamento dietro l’angolo. Eppure alcune cose non tornano. Oggi Balotelli si presenta al campo di allenamento e viene respinto perché il suo certificato medico scade domani. Se c’è un certificato medico allora quelle assenze dei giorni scorsi erano pienamente giustificate e non, come è stato detto più volte, che erano immotivate. E quindi verrebbero meno anche le motivazioni per un licenziamento in tronco. Ma forse alle spalle c’è una storia che non conosciamo.

La stagione di Balotelli è stata sicuramente fallimentare. Solo 5 gol segnati, varie partite saltate per squalifica (le prime per una sanzione pregressa), incomprensioni con gli allenatori. Altro che rilancio. La stella di Supermario sembra essersi spenta definitivamente, ma forse non si è mai accesa. La giovane promessa dell’Inter è rimasta, appunto, una promessa. E già in quel periodo cominciava a far parlare di lui più per il suo lato comportamentale che per quello calcistico. Come dimenticare quella maglietta buttata a terra al termine di un’importante vittoria in Champions.

Il suo talento è sempre stato offuscato dai suoi atteggiamenti. È indubbio come spesso i giudizi siano stati caricati da preconcetti a cui, chiariamo, lui ha contributo non poco ad alimentarli. Ma è altrettanto indubbio che abbia gettato alle ortiche una carriera che sarebbe potuta essere diversa, un po’ come è avvenuto con Cassano. Con due differenze, la prima è che il barese, arrivato a una certa età, ha avuto il merito di far leva sulla saggezza, accettare una piazza diversa da quelle a cui era abituato, rimettersi in gioco e ripulire la sua immagine, cosa che non è riuscita a fare Balotelli. E poi c’è il secondo aspetto. Se da un punto di vista comportamentale i due si somigliano molto, sul talento c’è un abisso. Quello di Cassano è cristallino e non è mai stato messo in discussione, le sue qualità sono sempre state evidenti e forse i rimpianti sono ancora maggiori perché tutti noi sappiamo che l’Italia non ha potuto godersi quello che a tutti gli effetti sarebbe dovuto diventare un campione da potenziale pallone d’oro. Su Balotelli i dubbi aumentano: fu vero talento? Fu vera gloria?

A distanza di anni dai suoi esordi con la maglia dell’Inter questi dubbi cominciano a diventare certezze. Probabilmente Balotelli è stato un calciatore spacciato troppo presto per fenomeno e il suo carattere ha finito per peggiorare il suo ego. Sicuramente è un ragazzo che ha il gol nelle sue corde, ma questo non basta per definirlo di talento. Chiellini, nelle ultime settimane, ha fatto parlare di sé con le dichiarazioni su Supermario, prima definendolo come “una persona negativa” poi rilanciando “ha solo il tiro”. Parole non dolci, ma che forse, dopo gli ultimi episodi vanno rivalutate con attenzione. Balotelli è riuscito nell’impresa di rompere i rapporti con vari club e spogliatoi in cui ha giocato. Può capitare di non aver un buon rapporto con una squadra, ma se diventa una costante allora c’è un problema. E se il Brescia, squadra in lotta per la salvezza, decide di licenziare la sua punta di diamante (almeno queste erano le valutazioni iniziali) a 12 giornate dal termine, allora ci deve essere qualcosa sotto che va ben oltre qualche allenamento saltato per problemi di salute certificati.

Sicuramente Balotelli è stato un ragazzo bersagliato da tifosi, critica, stampa, allenatori e quant’altro. Ma quel “Why always me?” Supermario dovrebbe cominciare a rivolgerlo a se stesso. Arrivato a  30 e non essendo più un ragazzino, è giunto il momento di un esame di coscienza. Non è più il tempo per continuare a ritenersi come  la vittima sacrificale sull’altare del moralismo isterico. D’altronde lo stesso Cassano ha più volte lasciato intendere di aver gettato una carriera alle ortiche ammettendo di aver fatto troppe cavolate. Forse è giunto il momento di un mea culpa anche per Balotelli.