La serie A è pronta a ripartire. «Al 99,9% il campionato riprende il 13 giugno», ha confermato il presidente del Coni, Giovanni Malagò. E non c’è che rallegrarsene. Oltre due mesi senza campionato (che diventeranno tre alla ripresa) sono stati sicuramente pesanti. Precisiamo subito: lo stop è stato giustissimo. L’Italia si è trovata nel bel mezzo di una pandemia, era sacrosanto fermare il calcio, come è accaduto per gli altri sport. Ma è indubbio che per chi, come me, vive di calcio non è stato semplice affrontare questi due mesi. Ho consumato tutti i video amarcord degli ultimi 30 anni, evitando di gran carriera quelli dolorosi. L’idea di un campionato che si avvicina alla ripresa mi fa ben sperare, anche perché ho finito i video. Immaginate se la Serie A facesse come la Ligue 1: campionato chiuso qui e arrivederci a fine agosto. Altri insostenibili mesi di attesa.

Se la serie A si dice pronta a riprendere, protocolli a parte, c’è un tema che ancora non è stato affrontato.
Cosa si fa con i giocatori in scadenza il 30 giugno?
La risposta più immediata sarebbe: proroghiamo tutti i contratti fino alla nuova conclusione del campionato. Ma non è così semplice come sembra. Lo ha lasciato intendere il ds del Parma, Daniele Faggiano, pochi giorni fa: «Servono regole uniformi», ha dichiarato citando a caso tre giocatori Kulusevski, Regini, Radu, che rappresentano, però, sfaccettature dello stesso problema. Radu e Regini sono arrivati in prestito a gennaio, il primo per sostituire l’infortunato Sepe, il secondo per fare numero in panchina. La vicenda di Kulusevski è nota. Sui tre, però, il Parma farebbe volentieri valutazioni differenti, immagino.
Alla data del 30 giugno, Radu e Regini sarebbero ormai superflui e forse lo sono già, soprattutto il primo visto che Sepe ha recuperato dall’infortunio e i ducali si ritrovano con un portiere in più. Faggiano non lo dice, ma il Parma eviterebbe di continuare a pagare l’ingaggio ad alcuni suoi giocatori dopo il 30 giugno.
Su Kulusevski il discorso è diverso: il Parma lo terrebbe volentieri fino al termine del campionato, ma la Juve sarebbe d’accordo? Lo stesso Faggiano la sollevato un dubbio: «Se la Juventus dice a Kulusevski di non giocare più, dato che dal 30 giugno scadrà il suo contratto col Parma, perché lui dovrebbe giocare?». Servono regole chiare e uniformi come ha chiesto il Ds dei ducali, ma sarà impossibile accontentare tutti. E il problema riguarda ogni società di serie A, giocatori compresi. E' di natura economica perchè un mese o due in più di ingaggi da pagare, possono pesare molto a bilancio, soprattutto se non previsti a inizio stagione in fase di programmazione.

Molte squadre farebbe volentieri a meno di continuare a pagare gli ingaggi oltre il 30 giugno a determinati giocatori in rosa. C’è chi è salva, chi non ha più nulla da chiedere al campionato. Ci sono poi, quei calciatori presi in prestito solo per sostituire un infortunato (come Radu), altri che sono in rotta di collisione con i club e non attendono che andare in scadenza.  Questi giocatori rischiano di diventare un lusso per i propri club, se si dovessero vedere obbligati a prolungare i rapporti per altri due mesi. Ricordiamo, aspetto fondamentale, che non in tutti i club i giocatori hanno deciso di tagliarsi gli ingaggi durante lo stop per l’emergenza Covid.  

Nel loro dei calciatori, poi, il problema è un altro. Una permanenza forzata fino al termine del campionato, chiuderebbe loro molte porte per altri club, soprattutto all’estero, perché si libererebbero solo ad agosto, a mercato inoltrato e rose quasi allestite. Se vanno via prima, il club di appartenenza si ritrova a concludere il campionato con una rosa monca.
Prendiamo la vicenda Mertens, dovrebbe andare all’Inter, ma non si sa se potrà farlo il 30 giugno o il 2 agosto. E se l’Inter lo tessera il 30 giugno, può schierarlo o deve semplicemente pagargli l’ingaggio mandandolo in tribuna? Intanto il Napoli si ritrova senza un calciatore con il campionato da concludere.
Discorso simile per Icardi nel caso in cui il Psg non lo riscattasse. Ho citato due esempi a caso, ma chiaramente ce ne sono molti altri. Senza dimenticare la programmazione sul mercato dei club.

Attendere la fine del campionato per cedere un giocatore significa rimanere in stand by. Difficilmente un club acquisterebbe un giocatore che disputa ancora il campionato, con il rischio che si possa infortunare. Senza la certezza di poter vendere i propri giocatori in esubero, le società non potranno operare in entrata. E la confusione sarà servita.

I club, tutto questo, già lo sanno. Fabio Paratici, nei giorni scorsi, ha detto chiaramente che questo sarà un mercato creativo e si opererà principalmente con gli scambi. Non solo per una questione economica, ma perché i club, per operare in entrata, dovranno giocoforza inserire contropartite se vogliono liberare le caselle in rosa. Cedere solo per cash sarà difficile, perché dall’altro lato ci sarà chi non potrà acquistare finchè non si libera dei suoi esuberi. Ed ecco che, molte trattative che si leggono in questi giorni prevedono sempre contropartite.
Ma resta il dubbio: che si fa con i giocatori in scadenza il 30 giugno se il campionato termina ad agosto inoltrato?