Il racconto di come sia nata la trattativa per portare Cristiano Ronaldo a Torino è ben saldo nella memoria di ogni juventino. Lo stesso Fabio Paratici lo ha illustrato in più occasioni: Jorge Mendes gli dice che a CR7 farebbe piacere giocare nella Juve. Roba da far rabbrividire qualsiasi direttore sportivo. Il giocatore più forte al mondo, insieme a Messi, desidera vestire bianconero e te lo fa sapere lui, senza che tu ti sia mai permesso di chiederlo perché a nessuno verrebbe in mente di strapparlo al Real. Eppure lui voleva una nuova avventura e perché no quella Juve ormai stabilmente tra le grandi d’Europa.
Di recente Andrea Agnelli ha festeggiato i suoi 10 anni alla guida della Juve. L’acquisto di CR7 è sicuramente il più importante, ma questo decennio ha visto approdare a Torino tanti giocatori di primissimo livello, tutti desiderosi di vestire bianconero e provenienti da club altrettanto importanti se non di più, nel momento del loro acquisto, ma pronti a sposare quel progetto importante che Agnelli stava mettendo su con Marotta e Paratici. Giusto per citarne qualcuno. Carlos Tevez, trattato proprio da Paratici. Andrea Pirlo, non uno qualunque. Un giovanissimo Paul Pogba che lascia lo United di un certo Sir Ferguson per sposare la causa bianconera. Non faccio l’elenco completo, cito qualcuno solo per sottolineare come la Juve, in questi dieci anni, sia riuscita a far crescere il suo appeal internazionale, sia per quanto riguarda i campioni affermati che gli astri nascenti.

Veniamo ai giorni d’oggi. La telenovela Pjanic-Arthur si arricchisce ogni giorno di nuove puntate fino a diventare stucchevole, come insegna il proliferare delle serie tv che, di norma, dopo la terza stagione diventano inutili e ripetitive, salvo qualche eccezione dovuta alla bravura degli sceneggiatori. Con la maggior parte delle serie tv, però, c’è un momento in cui la produzione decide che è arrivato il momento di chiuderla qua, non ha più senso andare avanti.
Nel caso nostro è arrivato il momento di chiudere la telenovela Pjanic-Arthur, quanto meno per il capitolo che riguarda il brasiliano. A differenza dei calciatori che in quest’ultimo decennio hanno deciso di sposare la causa bianconera, il numero 8 blaugrana non ne vuole proprio sapere. Il secco “no” alla Juventus arriva dopo mesi di corteggiamento insistente. Un vero e proprio smacco per uno come Paratici che ha trattato direttamente gente del calibro di Tevez, ma soprattutto di Ronaldo. Campioni affermati e consacrati, ambiti da tanti club di primo livello.

Un giocatore che dice “no” alla Juve dopo tutto questo corteggiamento va lasciato dove si trova. Non c’è più bisogno di insistere o di fare pressioni. Il suo rifiuto deve segnare la parola definitiva e non per presunzione o permalosità. Arthur non è convinto del progetto bianconero nonostante a Torino avrebbe trovato una maglia da titolare e la centralità nel gioco sarriano. Se tutto ciò non basta, allora è meglio lasciarlo in Spagna. Ricordiamo che il giovane Pogba arrivò a Torino senza la certezza del posto da titolare, ma con la garanzia di giocarsela. Dipendeva da lui. Accettò la sfida, il suo carattere forte fece il resto. Diventò fondamentale.
Di Arthur la Juve non ha bisogno perché a Torino devono arrivare solo giocatori convinti al 100%. Ma c’è un altro motivo per cui ritengo che il brasiliano non serva. Io mi ascrivo di diritto a quella parte del popolo bianconero che non vede di buon occhio lo scambio con Pjanic. Precisiamo, per me la Juve fa bene a cedere il bosniaco. Ha 30 anni, non ha mai fatto il definitivo salto di qualità verso il nuovo Pirlo e non va bene per il calcio veloce di Sarri. Il problema è lo scambio con Arthur ed ecco che quel “no” rifilato a Paratici, se da un lato è uno smacco per chi è abituato a trattare i campioni, dall’altro può diventare un fortunato rifiuto. Le qualità tecniche del giocatore non sono in discussione, ma tanti altri aspetti non convincono.

Partiamo dal primo: perché il Barcellona, squadra sempre attenta alle giovani promesse, vuole liberarsi a tutti i costi di un 23enne definito al suo arrivo come il nuovo Iniesta per prendere un 30enne? Poi c’è la tenuta fisica del ragazzo. Dai tempi del Gremio, Arthur ogni anno salta molte partite per infortunio, tutti problemi di lieve entità, ma che evidenziano una certa fragilità fisica del ragazzo. E questo è un problema per un giocatore a cui andrebbero affidate le chiavi del centrocampo.
C’è poi la questione puramente tattica, la Juve vorrebbe scambiare il suo regista titolare con un panchinaro-jolly. Uno che all’occorrenza viene schierato mezzala destra o sinistra, mai centrale che poi sarebbe il suo ruolo naturale. Un giocatore, insomma, che il tecnico blaugrana schiera a seconda delle esigenze: far riposare Rakitic, Vidal o il coetaneo De Jong, lui sì al centro del progetto Barca a differenza di Arthur che, tra tutte le competizioni, ha un minutaggio molto più basso di quello che ha l’olandese nella sola Liga. Se il Barca vuole privarsi di questo ragazzo per un 30enne un motivo ci deve essere.

Dal mio punto di vista sarebbe meglio incassare cash da investire sul talentuoso Tonali, acquisto molto più intrigante se si vuole puntare su un giovane o sull’usato sicuro Jorginho che non sarà un fenomeno, ma almeno conosce alla perfezione il gioco di Sarri.
Insomma, questo scambio “non s’ha da fare” men che meno ora che Arthur si è “permesso” di rifiutare la Juve.