"Ci prendiamo qualche giorno per riflettere e fare valutazioni, in modo da riuscire ripartire con rinnovato entusiasmo nella prossima stagione". A caldo, Andrea Agnelli, è riuscito a mantenere un aplomb invidiabile. L'eliminazione contro il Lione bruciava ancora e brucia anche adesso, ma lui non si è scomposto. Fa parte dello stile Juve d'altronde. Certo è che quel "qualche giorno" si è tradotto in poco più di dodici ore. Tante sono bastate ad Agnelli per dare il benservito a Sarri, ma in realtà si è trattato solo di una formalità.

L'esonero di Sarri era stato già ufficiosamente firmato mesi fa. Non credo alla teoria del "se avesse vinto la Champions sarebbe stato confermato". Lo dimostra quanto accaduto lo scorso anno al Chelsea, anche in quel caso rapporto con lo spogliatoio e la società deteriorato dopo poco tempo e biglietto d'addio in tasca a prescindere dai risultati finali. I segnali, quest'anno c'erano tutti. Agnelli non ha mai speso una parola per Sarri, mentre le difese d'ufficio erano compito di Nedved e Paratici, anche se si trattava più di una difesa al loro operato che a Sarri in sé. L'unica volta che Agnelli ha parlato concretamente è stato ieri e non serviva nemmeno leggere tanto tra le righe per capire che il tecnico era stato già silurato.  

Sarri andava esonerato perchè non è riuscito a spiegare il suo gioco, a farsi capire dallo spogliatoio nè a voler capire lo spogliatoio. Ha preferito provare ad imporre le sue idee piuttosto che cercare un punto in comune e questo non può avvenire in una grande squadra dove ci sono campioni che hanno vinto tutto mentre tu hai in bacheca solo un'Europa League. Con i campioni serve sempre il compromesso. Non è una resa dell'allenatore, è buon senso e anche intelligenza. E' ingiusto dire che lo spogliatoio bianconero non lo abbia seguito, a inizio stagione ci ha provato, ma poi qualcosa è andato storto e alla fine le parti hanno viaggiato un po' per conto loro. Nulla di scandaloso, capita anche nelle migliori famiglie. E' successo in passato al Real, sta capitando quest'anno al Barça tra squadra e Setien. Non sono d'accordo sul mercato fallimentare della Juve quale complice del fallimento di Sarri, anche perchè non c'è stata l'occasione giusta per valutarlo. Sicuramente non è stato un mercato tutto rose e fiori, ci sono stati dei buchi: pochi terzini, una sola punta. Ma la Juve aveva ringiovanito la coppia centrale di difesa, De Ligt-Demiral, non è roba da poco in un mercato scarso di difensori di prospettiva. Ramsey non è stato un errore, semplicemente venne preso a gennaio in funzione di Allegri, poi è arrivato Sarri e ha preteso che giocasse come voleva lui senza tener conto delle caratteristiche del gallese. Rabiot veniva da una stagione senza giocare a ciò si aggiunge che i francesi storicamente ci mettono tempo ad integrarsi (va valutato il prossimo anno, ma non è scarso). Cancelo è andato via per Danilo su indicazione di Sarri. Lo stesso che ha mandato via Emre Can e Mandzukic. Squadra nel complesso non all'altezza? Può essere, ma alla fine la Juve è stata eliminata dal Lione, non dal City. Contro il Lione non servono chissà quali campioni, basta una squadra ben organizzata in campo. 

Sarri andava esonerato perchè aggrapparsi a Dybala infortunato per sperare di superare un modestissimo Lione è sinonimo di resa incondizionata. E per inciso, La Joya ieri si è infortunato seriamente per colpa di tale scelleratezza. Morale della favola: se la Juve avesse passato il turno avrebbe giocato la fase finale senza Dybala e avendo già Douglas Costa infortunato. Insomma ieri era quasi inutile passare il turno. Il City avrebbe demolito i bianconeri, già senza idee nè anima, in più privi di Dybala e Douglas. Avremmo assistito di nuovo a un indomito quanto solitario Ronaldo nel tentativo estremo di tenere a galla i suoi.

Sarri andava esonerato perchè ha passato una stagione a battibeccare con i giornalisti che gli facevano notare i limiti tattici della sua squadra, piuttosto che cercare di capire come migliorare una formazione che in 14 mesi di fila non è riuscita a disputare una partita all'altezza esprimendo un briciolo di gioco.

Sarri andava esonerato perchè è inconcepibile vedere una Juve che scende in campo senza mordente. Ieri i bianconeri sembravano già in vacanza. Di fronte al modestissimo Lione non sono riusciti ad imporsi e a schiacciare gli avversari. Il passivo di 1-0 era facilmente ribaltabile per una squadra che avesse avuto un minimo di grinta e voglia di vincere. Per intenderci, quella squadra che l'anno prima aveva umiliato l'Atletico Madrid.

Sarri andava esonerato perchè nessuno ha capito che cosa appuntasse su quel taccuino. Ha trascorso 14 mesi a prendere note. Ogni volta che la Juve andava sotto o rischiava di essere rimontata, invece di mettersi a bordo campo a dare indicazioni e caricare i suoi ragazzi, si accomodava in panchina e prendeva appunti. Secondo i più ottimisti, in quel momento stava annotando gli errori tattici e dei singoli. Poi, però, la partita successiva ricapitavano uguali. E lui annotava ancora. E la storia si ripeteva per 14 interminabili mesi. Avrà utilizzato fiumi di inchiostro, ma non si sa per quale ragione. La Juve vista contro il Lione è stata la stessa del Verona, del Milan, del Napoli, dell'Udinese. La stessa di un'intera stagione.

Sarri andava esonerato perchè se una squadra arriva a fine stagione e continua a commettere gli stessi errori, che siano impostazione del gioco o semplice posizionamento in campo, vuol dire che l'allenatore non ha svolto bene il suo compito.

Sarri andava esonerato, ma la verità è che se la Juve avesse avuto coraggio lo avrebbe dovuto fare dopo la finale di Coppa Italia persa. Quella partita che aveva rispolverato tutti i limiti e i dubbi di questa Juve visti già prima del lockdown. In quel momento è parso chiaro che i bianconeri non avevano risolto i loro problemi. Che i tre mesi di stop forzato non erano serviti al tecnico per analizzare nel dettaglio il campionato fin lì disputato e trovare i giusti correttivi. In quel momento la dirigenza avrebbe dovuto compiere un atto estremo: esonerare l'allenatore, chiedere scusa ad Allegri (ancora sotto contratto) e ridargli la sua squadra. Con Max si sarebbe visto qualcosa in più (d'altronde era facile riuscirci). Allegri avrebbe ricompattato lo spogliatoio bianconero, già palesemente in rotta con Sarri, e la Juve avrebbe avuto la possibilità di giocarsi le sue carte in Champions. Non dico vincerla, ma almeno uscire in maniera dignitosa. A quel punto, magari, sarebbero venuti alla luce gli errori della dirigenza in sede di mercato, ma la verità è che Sarri non ha dato il tempo a questi errori di emergere. Il suo operato li ha offuscati

Ora la palla passa ad Agnelli. A lui l'ingrato compito di ricompattare società, spogliatoio ed individuare il nuovo tecnico perchè è indubbio che questa volta non seguirà le indicazioni di Paratici e Nedved, ma imporrà il suo nome. E' giusto. Si è fidato lo scorso anno, ma i risultati hanno premiato lo scetticismo di Agnelli. 

Ps: la mia riflessione non è figlia della figuraccia in Champions. Queste cose le avevo già scritte nei mesi scorsi, soprattutto l'avvicendamento Sarri-Allegri. Così come in più occasioni avevo dato per certa l'eliminazione contro il Lione e non per tirare i piedi al tecnico, ma perchè quando vedi la Juve giocare in quel modo contro Sassuolo, Milan, Atalanta, Udinese, ti rendi conto che devi fare i conti con la realtà. Contro il Lione si è rivista la stessa impalpabile Juve di una stagione intera.