I bianconeri tornano dall' andata di Champions League con una sconfitta, non certo compromettente, ma pur sempre un altro stop stagionale che crepa il lavoro fin qui svolto di un progetto che stenta evidentemente a decollare.
Sotto accusa, ancora una volta, Maurizio Sarri che sale sul banco degli imputati per non avere dato una mentalità vincente al gruppo e nemmeno la parvenza del gioco che lo ha fatto conoscere ai tempi di Empoli e Napoli. Tanto che molti sostengono sia inadatto al ruolo ricoperto nel club bianconero. Il tanto ricercato "gioco" finora a suo dire non si è mai visto. Da settembre osserviamo un esperimento e quelli di noi più pazienti dicevano che ci vorranno un paio di mesi. Poi sono arrivate le sconfitte con la Lazio, poi partite modeste e ora questo. Quando de Ligt la passa a Sandro, Sandro a Bonucci, Bonucci ci pensa e la dà a Cuadrado. Questo è l'anticalcio.

Una Juve così meschina e brutta non si ricordo da tempo. Sbagliano passaggi orizzontali. L'equivoco di questa Juve è che non si vedono i meccanismi di Sarri, ma neppure più quelli di Allegri. Siamo a metà del guado, una situazione che nessuno si sarebbe aspettato a fine febbraio, quando si entra nella fase delicata della stagione. Le difficoltà a cambiar pelle hanno avuto riflessi pure in campionato così ora la Juve non può neppure allentare la tensione in Serie A per cercare di concentrarsi sulla Champions, che rimane comunque il grande obiettivo del presidente Agnelli. Dopo sette mesi di lavoro è come se la Juventus non avesse un allenatore.
E' come se si allenasse da sé. I giocatori cercano di seguire indicazioni vaghe, confuse, non assimilate. Quando Maurizio Sarri ammette di non riuscire a far passare un concetto in fondo semplice come la velocità nei passaggi e nella circolazione della palla, dimostra una candida impotenza: è il maestro che dice ai genitori di non essere capace a insegnare l'alfabeto ai ragazzini. E' come se la Juve non avesse un'identità, e nemmeno una formazione-tipo. Sarri ha oscillato per mesi tra il trequartista o le tre punte, ora sembra avere scelto la seconda soluzione ma la squadra si muove improvvisando, è lenta e soprattutto manca di furore agonistico. Ogni volta che questo singolare allenatore apre bocca, il mondo bianconero trema. A Lione è riuscito a dire che in Italia gli arbitri avrebbero fischiato quei rigori su Ronaldo e Dybala. A parte il fatto che era netto solo quello sull'argentino, certamente Sarri voleva spiegare un diverso metro di valutazione. Ma è come se avesse detto che in Italia la Juventus è aiutata dagli arbitri. Non voleva dirlo, ma lo ha detto.
Non vorrei fosse vero quanto detto da Fabregas, “le squadre di Sarri potrebbero morire di schemi”: se tu imponi delle cose e la squadra appare riluttante nel riceverle c'è qualcosa che non va. Sembra che i bianconeri siano bloccati dai schemi di Sarri proprio come Superman è bloccato dalla Kryptonite.
Detto che la Juve, anche questa Juve, può tranquillamente ribaltare la situazione al ritorno, non è tanto questione di risultato. La squadra deve ritrovare in fretta condizione, mentalità (pesanti in tal senso le parole di Bonucci) e punti di riferimento per mordere i match europei dal primo minuto: qualche tifoso ha paura di una precoce eliminazione ma può anche essere l'inizio di un nuovo percorso che porti a Istanbul il 30 maggio.