Il mondo attuale è assolutamente evoluto. Le forme e le strategie comunicative hanno raggiunto livelli eccezionali. Dalla politica alla scuola, in tutte le attività umane tale fondamentale aspetto è divenuto centrale e di primaria importanza. In ogni grande azienda vi sono molte figure addette a questa disciplina diventata ormai determinante nell’attività imprenditoriale. Anche i piccoli e medi artigiani si trovano a dover ricorrere a esperti della comunicazione per cercare di rendere più redditizia la propria attività, al fine di consentire la conoscenza di sé e dei propri beni o servizi a una maggior porzione di clientela.

Negli ultimi anni, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione è stato incredibilmente dirompente. Dal mondo dei mass media a quello dei social sino a giungere alle varie applicazioni disponibili sui nostri dispositivi, ci si esprime attraverso qualsiasi forma e in ogni modo. In maniera direttamente proporzionale a tale travolgente sviluppo sono sorte nuove figure professionali che rendono questa attività, ancora in grande espansione, una delle principali colonne portanti del nostro futuro.

La velocità con la quale tale disciplina sta progredendo non è assolutamente casuale e diventa difficile immaginare un brusco stop. Sovente si ode ancora il classico ritornello di coloro che non considerano importante questo ambito della vita umana. Ritengono che sia qualcosa di superfluo. Pensano si tratti di pura e semplice immagine senza un valore concreto. In realtà non è così. La comunicazione ha assunto un ruolo fondamentale. Come esemplificato in maniera banale e assolutamente riduttiva con il precedente esempio della clientela, è una componente tremendamente pragmatica di ogni attività umana.

Questo vale anche per il mondo del calcio. Anzi, tale magnifico sport si nutre dell’aspetto comunicativo in modo assolutamente pregnante. Il pallone vive e prolifera grazie ai media, ma vi sono i fautori di un calcio romantico. Sono tanti coloro che vorrebbero un ritorno al passato rinverdendo le radici di questa attività. Solo per esemplificare ancora una volta in maniera alquanto banale, si pensi all’eterna querelle sul “calcio spezzatino”. Un turno di serie A è ormai diviso su 4 giorni. Dal venerdì al lunedì vi sono gare a qualsiasi orario. Il pallone è divenuto un servizio del quale l’appassionato può continuamente fruire. Durante la stagione, è assolutamente rara la mancanza della possibilità di assistere a un match nell’arco di 24 ore. Costantemente si trovano novità su questo sport che assume sempre più un ruolo centrale nella vita dell’individuo. In effetti, non vi è nulla di negativo. Così strutturato, il calcio ricopre anche un’importante funzione sociale perché diviene un “sano” passatempo al servizio della massa. Il singolo individuo deve poi sapersi gestire nella maniera più opportuna. Non deve esagerare e trasformare tutto questo “ben di Dio” in una dipendenza.

E’ naturale che in una struttura simile, l’aspetto comunicativo ricopra un ruolo chiave e determinante. Sotto questo punto di vista, l’idea del matrimonio tra Maurizio Sarri e la Juventus è qualcosa di incredibilmente glamour e affasciante.

Molti tifosi bianconeri non sono convinti della bontà di questa operazione. Hanno persino sognato di poter vedere Guardiola seduto sulla panchina dello Stadium come guida e vate della Vecchia Signora. Il pensiero era assolutamente intrigante e, sportivamente parlando, quasi arrapante. Se si riflette nel profondo, però, il tecnico di Figline Valdarno può regalare qualcosa di diverso che va persino oltre a quanto avrebbe fornito il catalano. E’ inutile negare che il toscano è quanto di più fresco possa esprimere il mondo del calcio. Il “sarrismo” non è soltanto un concetto mediatico e culturale, ma rappresenta prima di tutto uno stile di gioco ben definito con una identità assolutamente marcata e dirompente. Si può considerare vicino al tiki-taka, ma ha tratti totalmente differenti. E’ l’evoluzione più moderna di questo genus.

Quando si tratta di scegliere l’allenatore difficilmente Andrea Agnelli compie decisioni banali. Sovente le sue operazioni sono assolutamente azzeccate e straordinariamente adeguate al momento. E’ molto probabile che, anche in questo caso, abbia centrato l’obiettivo. I Campioni d’Italia necessitano di un cambiamento al fine di non aggrovigliarsi all’interno di usi e abitudini che rischiano di soffocarli come la più infestante pianta rampicante. Così, la dirigenza piemontese si è gettata a capofitto su quella che è la più fresca e innovativa scuola filosofica che possa proporre il calcio attuale.

Il suo passaggio dal Napoli al Chelsea, ha dimostrato come Sarri sia assolutamente in grado di adattarsi alla situazione in cui si viene a trovare e deve lavorare. Questo consente di immaginare che alla Juventus sarà prodotta una “rivoluzione moderata”. Come sostenuto da Max Allegri, vecchia guida bianconera che i tifosi non dovranno mai rinnegare, ogni squadra ha un proprio Dna e il tecnico non può operare aggiornamenti del sistema che vadano a intaccare questa microstruttura. Non succederà nemmeno a Torino. L’allenatore di Figline Valdarno ha sempre sostenuto che non conti solo trionfare, ma pure il modo in cui si giunge a tale obiettivo. Ha anche affermato che il decennio tra il 1970 e il 1980 non sarà ricordato per coloro che hanno alzato i trofei, ma per il calcio proposto dall’Olanda. Uno dei più celebri manifesti del pensiero della Vecchia Signora afferma che “vincere non è importante. E’ l’unica cosa che conta”. E’ chiaro che le due scuole di pensiero non paiono totalmente in linea, ma possono assolutamente trovare un punto in comune. Così accadrà.

Intriga e non poco pure il rapporto che potrà sorgere tra Sarri e Cristiano Ronaldo che davvero paiono poli opposti. Il tecnico è quanto di più genuino e meno legato a un’immagine di sé possa proporre il mondo del pallone. Al contrario, CR7 ha fatto della propria personalità un marchio che fattura cifre da capogiro. L’amore che nutrono per la loro professione sarà il collante che porterà queste figure agli antipodi a trovare un punto in comune. Con il tecnico toscano, Higuain ha realizzato 36 centri in serie A superando il record di Nordahl. Il potenziale del lusitano che entra in contatto con l’apoteosi del collettivo classica del sarrismo può originare seriamente un’esplosione atomica. Nella sua carriera, il campione di Madeira non è mai stato allenato da un tecnico simile. La propensione che questo uomo ha per la fatica e il lavoro gli consentiranno senza alcun problema di adeguarsi alle indicazioni del suo nuovo mister. Come accaduto con Hazard, sicuramente il toscano sarà in grado di garantire alla sua stella più luminosa la giusta dose di libertà di manovra.

Come detto, però, l’aspetto sportivo del nuovo sposalizio tra la Juventus e il sarrismo è solo parte dell’eco mediatico di tale operazione. Nel suo periodo partenopeo, il tecnico toscano è stato l’emblema di una rivoluzione culturale. Prendendo a prestito un motto di una celebre pagina Facebook che per anni ha seguito da vicino le vicissitudini del “Comandante”, si diceva: “Fino al Palazzo”. E’ chiaro che con questo termine si intendesse proprio colei che vive all’interno del citato edificio. La Vecchia Signora, la Regina d’Italia che da 8 anni è comodamente seduta sul trono dando vita a una vera e propria egemonia, era il reale obiettivo di questo attacco al potere. Sarri ha sfiorato tale risultato e lo ha fatto con l’apoteosi del collettivo cioè sfruttando l’arma contraria a quella che utilizzava la Juve per regnare.

Il tecnico di Figline Valdarno ha indirettamente accettato questo importante ruolo di promotore di una “rivoluzione proletaria” del nostro calcio. E’ stato la guida, il vate e il mentore di questo “attacco al potere”. Pure lui ha preso a prestito spunti politici e filosofici per manifestare propri concetti, pensieri e opinioni. Resta impressa nella mente di tutti, la celebre intervista nella quale affermò che per “fare un colpo di stato bastano 18 persone”. In questo caso, Sarri voleva giustificare e spiegare l’utilizzo reiterato degli stessi giocatori che, in realtà, è stata per lungo tempo una caratteristica rivedibile del mister toscano.

Pure la celebre tuta che Maurizio ama indossare durante qualsiasi match della sua squadra con il mozzicone di sigaretta tra le labbra e il brogliaccio con penna che utilizza al fine di segnarsi gli appunti, paiono l’apoteosi della rivoluzione. Niente giacca e cravatta, nessuno strumento tecnologico di ultima generazione, Sarri è l’opposto del glamour e ha rappresentato in maniera palese l’antitesi dalla potente Juventus degli Agnelli. Insomma, è risaputo: l’Italia calcistica si divide tra chi ama il bianconero e chi invece non lo sopporta. Il toscano era divenuto il simbolo di questa seconda fazione e su questo si può romanzare con metafore incredibilmente affascinanti.

Ora, però, Sarri ha deciso di sposare la causa della Vecchia Signora e tutta quella parte d’Italia che si affidava al “Comandante” si trova spaesata e delusa. Questo è comprensibile come è altrettanto accettabile la scelta professionale di un uomo che dopo una lunga e faticosa gavetta sui campi della provincia toscana, a 60 anni, riesce a diventare il tecnico di una compagine che lotta per la vittoria in Champions League. Nel napoletano, e precisamente a Bagnoli, una targa dedicata al toscano è già stata rimossa. Alcuni profili social che portavano l’immagine del vate di Figline, quasi in segno di lutto, hanno sostituito tale figura con uno sfondo nero. Una celebre pagina Facebook dedicata a Maurizio ha deciso di non pubblicare più. Questa è solo una piccola parte dell’eco mediatico che sta avendo questo incredibile matrimonio calcistico.

Insomma, il fascino di tale notizia è qualcosa di assolutamente dirompente. Con il dovuto rispetto e senza voler originare alcuna allusione filosofica o politica, vedere Sarri come nuovo tecnico della Juventus ha la portata calcistica che avrebbe avuto un eventuale alleanza tra Marx e il capitalismo. Nell’operare la propria scelta, gli esperti della comunicazione bianconera avranno sicuramente valutato attentamente anche tale aspetto. Questo "ratto" può anche essere utile a unire sempre più chi fa parte del mondo bianconero compattandolo "contro" tutto il resto.