Mia moglie ha indossato lo sguardo straziato d’ordinanza: viso rigato da copiose, irrefrenabili, lacrime e, guardandoci, ha  l’espressione disperata di chi è certo che “mai più” ci vedrà fare ritorno a casa! State attenti, non prendete rischi, E’ PERICOLOSO! E rivolta a me: tu (io?) prima di tutto non correre con la macchina! Ma perché non ve l’avevo detto che nei ritagli di tempo do lezioni di guida ma solo ai più importanti piloti dei Rally e della Formula1? Sebastien la prossima è una D2+ sterrata 90… Lewis, questa delle Acque Minerali devi farla a 242 all’ora… Moglie taci e fammi il piacere di non portar sfiga! Sono, da sempre, prudentissimo alla guida (quando devo), figuriamoci con prole al seguito. L’altra metà del cielo, incurante delle mie parole, prosegue: ti ho messo nello zaino qualche panino (al controllo ne conteremo 18!!!), due pacchi di biscotti (da un chilo!!!) ed uno di merendine; un po’ d’acqua (4 litri) e qualche succo di frutta caso mai sentiste la necessità di bere. Timidamente eccepisco che non stiamo partendo per l’attraversamento del Gobi, ma ormai è tutto inutile… è completamente priva di freni. La mia indispensabile mezza mela (mi domando quotidianamente, privato dei suoi “preziosi” consigli, come potrei riuscire a sopravvivere “senz’ansia” e prendendo la vita con leggerezza ), manco stesse impugnando la Colt di Billy The Kid, ha infatti pure la mano già pronta sullo smartphone  avendo procurato, non so come, il numero di cellulare della Sciarelli; ragiono freddamente e metabolizzo che se dovessimo sgarrare di 10 minuti l’orario di rientro previsto, so per certo che Chi l’ha Visto, “messo in croce” da mia moglie, sguinzaglierebbe subito i suoi cani per la nostra ricerca cui parteciperebbero, ovviamente, vigili del fuoco, la protezione civile, il 118 e tutti i nosocomi regionali.
Alla fine, con l’ultimo fiato che le è rimasto (per grazia di Dio), ci accompagna sulla porta e ci dispensa l’altrettanto ultimo accorato appello/minaccia e mi congeda: e sta’ attento che non prenda freddo!
Prendere freddo? Sembriamo Totò e Peppino a Milano e  temi che rischiamo di prendere il raffreddore? Guarda moglie che se portiamo anche le bombole completiamo l’attrezzatura necessaria per scalare, senza problemi, un OTTOMILA dell’Himalaya: Dopo sci, tuta termica, triplo dolcevita in puro “merino”, muffole, passamontagna e cappellino d’ordinanza con tre palle scodinzolanti! Tesò, ma sei confusa? Stiamo “solo” andando allo stadio a vedere una partita di calcio!

Finalmente io e l’amato bene (la prole luce dei miei occhi) riusciamo a liberarci della stretta mortale di quell’anaconda in ciabatte e grembiule da cucina e ci incamminiamo verso l’auto. Appena entriamo in macchina, visto quello che ci aspetta, ci disfiamo entrambi velocemente dei panni di Bruce Wayne a rischio costipazione per indossare quelli più consoni (e comodi) di Batman: “out” tutto quell’armamentario ingombrante e “in” jeans, giubbino ma, soprattutto, sciarpe e bandiere del… MILAN!
Lasciamo l’auto in parcheggio e c’incanaliamo nel fiume rossonero che va verso gli ingressi; non ho preso apposta i posti numerati: la nostra prima partita insieme dobbiamo viverla nel modo più coinvolgente possibile, senza freni. In curva! Fischio d’inizio, si parte! Papà non vedo! Posso salire sulle tue spalle? Puoi salire? E’ da quando ti ho messo al mondo (non sottilizziamo, comunque ho contribuito in modo fattivo al “progetto creativo” sin dalla sua idea di partenza) che non aspetto altro… noi due insieme allo stadio a tifare “la nostra” squadra del cuore. Ma scherzi? Arrampicati pure dove e quanto vuoi; esplodo di gioia nel farti da sgabello, da trespolo e sono pure pronto a diventare il tuo scaletto a 3, a 5 o a… ennepioli (pardon mister) pur di farti trovare la visuale migliore per assistere alle gesta dei nostri eroi in maglietta, pantaloncini e scarpini.  così Fede, comodamente sulle mie spalle, si lascia ben presto travolgere dal tifo: Urla, cori “d’incoraggiamento” all’arbitro, insulti contro gl’interventi avversari fallosi e la  sciarpa che non sta mai ferma, sempre vorticosamente agitata. In un irrefrenabile climax da ultras scatenato tira fuori il meglio (vabbè, lasciamo perdere, avete capito benissimo) del perfetto manuale del tifoso, degno del peggior camallo verace, sciorinando tutte le parolacce dello scibile umano! “Sangu miu” (traduciamo per i non siciliani…”sangue del mio sangue”, si usa affettuosamente ma anche per sfottere), non immaginavo tanta erudizione, ma dove l’hai imparate? Ma come papà? Ti stupisci? Mi è bastato ascoltarti mentre guardi la partita… dai Theo, dai Rafa, dai Sandro… mamma mia è tremila volte meglio di quanto avessi immaginato, dice “sangu miu” rivolgendosi a me e, passando un colpo di spugna sulle parolacce, mi sento orgoglioso e fiero d’avere trasmesso il DNA milanista ed ancor di più quando, ispirandosi a Cattelan, alza il dito medio contro gli odiati tifosi rivali sicuri di segnare… ma Mike Maignan dice “no!!!” con un balzo prodigioso. Tiè! (dito medio)! E poi…e poi…segniamo NOI. E’ un’azione bellissima, corale, cattiva, rabbiosa come può e sa fare solo chi ha vinto 7 Champions; e la vinciamo noi questa partita; la vinciamo 1 a 0 ma ci basta e, soprattutto…la mia Fede, la mia adorata Federica, la mia principessa,  pazzerella come è sempre stata, mi salta al collo e mi abbraccia e mi riempie di baci, felice come solo i bambini (anche quelli non milanisti) riescono a essere. Ed anch’io l’abbraccio e la stringo forte-forte come solo i papà sanno fare. Contenta Fede? Mamma mia papà, è stata l’ora e mezza più emozionante della mia vita, ma hai visto quando Fik…e via a raccontarmi nei dettagli tutto quello che abbiamo vissuto insieme pochi minuti prima; papy adesso però torniamo svelti a casa, altrimenti l’anaconda, con le sue spire mortali avviserà tutti che siamo scomparsi e non ci lascerà più andare allo stadio insieme. Certo, hai ragione, saggezza fatta bambina. Muoviamoci!
Papà mi spieghi solo una cosa, mi dice mentre torniamo a casa, che non l’ho capita troppo bene quando me l’hai detta stamattina… quella della barba…vabbè adesso te lo ripeto ma non l’ho detta io per primo ‘sta cosa: “Essere un buon padre è come farsi la barba. Non importa quanto sei stato bravo a raderti oggi, devi farlo di nuovo domani”.

                                                                                                                                                                                                                                                                        A Giak1981, che non si facesse troppi problemi; verrà “naturalmente” tutto da sé e poi, coi figli, “come fai fai, sbagli!” e quando diranno “papà l’aveva detto” è solo perché son diventati genitori anche loro!

P.S. l’indegno compositore di questa favoletta non ha figlie femmine (quanto ne ho desiderato una…) essendo stato capace di fare solo maschietti, entrambi peraltro completamente disinteressati allo sport più bello del mondo.
Pazienza, vuol dire che mi rifarò in un’altra vita…