La notizia va presa con le pinze, ma stavolta sembra trattarsi più di una semplice voce: le strade di Inter e Milan si separeranno da San Siro.
I neroazzurri stanno verificando la fattibilità di un impianto nei pressi di Rozzano, mentre i rossoneri virano verso San Donato. Le milanesi fuori da Milano e soprattutto dal tempio profano del calcio. Mondiale, non italiano. Una delle strutture di cui possiamo fare vanto nel globo intero. Insomma, ancora qualche anno, e poi le gare casalinghe di due tra le big dell'élite pallonara non avranno più quell'esodo che rendeva quel quartiere lontano dalle vie più trafficate il centro della città per almeno due ore.
La metro affollata, la fila per i panini con salamella e salse ad accompagnare, le luci, gli anelli mastodontici: tutto questo va goduto ancora per poco tempo, poi si andrà verso il futuro.
Probabilmente ci affezioneremo agli stadi nuovi, per i ragazzi diventerà il nuovo simbolo e non faranno neanche caso al fatto che il Meazza ha rappresentato, per le generazioni precedenti, più che un semplice contenitore di eventi. È magico, sublime, ti porta in una dimensione completamente differente rispetto a tutti gli altri stadi italiani.
Dunque, prepariamoci ad abbandonare alcuni dei riti che hanno reso la città di Milano ancor più affascinante da vivere
. Se non altro, però, sembra giungere una buona nuova: San Siro non sarà abbattuto. Su di lui poggia un vincolo culturale, che ne imporrà il mantenimento in piedi. Pertanto, potrà essere ancora utilizzato per le gare della Nazionale e, soprattutto, per i concerti.
E proprio quest'anno, il 2023, ha segnato un vero e proprio record: mai così tanti eventi hanno scandito la stagione concertistica milanese. Un trend che probabilmente, vista la situazione, tenderà ad aumentare.
Se le esigenze di Inter e Milan impediscono di usufruire dello stadio fino a fine stagione, dal 2028/29 in poi (se i tempi di realizzazione degli stadi nuovi saranno rispettati) è probabile che si possa aprire a molte più performance musicali, calendarizzando concerti già a partire dai mesi primaverili, ben più congeniali rispetto alle date estive che di certo non aiutano a godere pienamente degli spettacoli messi in piedi dagli artisti a causa delle elevate temperature. Un connubio, quello tra calcio e musica, che il Meazza ha reso esagerato: non esiste un altro impianto sportivo così ambito dai cantanti, soprattutto quelli italiani, al punto che arrivare a suonare sul palco in cui hanno giocato Mazzola e Rivera significa aver raggiunto l'apice della notorietà nazionale. E dunque, in attesa di proiettarci nel mondo che verrà, ecco una lista di alcuni concerti memorabili della storia di San Siro, in un parallelo con le grandi Inter vissute nel corso della storia, in un abbraccio ideale tra arte e sport.

1) Bob Marley, 29 giugno 1980 - I successi degli anni '50
Il primo in assoluto ad aprire gli orizzonti alla Scala del calcio fu il Re del reggae, che incantò gli oltre centomila presenti allo spettacolo, rendendolo ancor più indimenticabile in quanto fu il più "partecipato" dal pubblico nell'arco di tutta la sua carriera. Fu l'inizio di tutto, un po' come quella Inter che negli anni '50 aprì il primo grande ciclo della storia neroazzurra, vincendo due scudetti, con Lorenzi ben coadiuvato dalla sua band. Fu il primo segnale di quella che sarebbe diventata una meta per tutti i musicisti; analogamente, quell'Inter lì si radicò nella memoria per essere diventata la prima a dimostrare che era possibile vincere per più anni di seguito.

2) Edoardo Bennato, 19 luglio 1980 - Il sergente Bersellini
Quando si parla delle grandi Inter della storia, in molti ovviamente fanno riferimento a quelle di Herrera, Mourinho e Trapattoni. Lecito, ma se c'è una squadra che in 5 anni ha vinto uno Scudetto e 2 Coppe Italia (non semplice, visto che la Juventus di quel periodo era devastante e aveva in rosa il nucleo di quella che sarebbe diventata la Nazionale campione del Mondo) è quella allenata da Bersellini, che poteva contare su Oriali e Altobelli. Ed è proprio nel 1980 che quel lustro conobbe la sua vetta, riportando dopo 9 anni lo scudetto nella Milano neroazzurra (mentre quella rossonera conosceva la prima retrocessione in Serie B) e regalando il dodicesimo tricolore. Così come il punto più alto della sua strepitosa carriera musicale fu lo show di Edoardo Bennato, primo italiano a sbancare il Meazza e reduce da successi stratosferici quali "Burattini senza fili" e "Sono solo canzonette": il Peter Pan della musica italiana suggellò il percorso con il concertone del 1980, pochi mesi dopo il tripudio meneghino.

3) Bruce Springsteen, 21 giugno 1985 - L'Inter di Herrera
«È colpa di Bruce Springsteen se i concerti durano così a lungo»
Questo lo scherzoso j'accuse di Paul McCartney, ex Beatles, rivolto al Boss della musica mondiale. La sua rivoluzione live ha ridisegnato gli stilemi e la durata dei concerti: se fino all'avvento del rocker del New Jersey un evento musicale poteva durare tranquillamente 90 minuti senza che qualcuno avesse da ridire, dopo di lui tutti si sono dovuti reinventare per mantenere il passo. Un innovatore, una pietra di paragone, esattamente come l'Inter di Corso, Facchetti e Suarez. L'orchestra diretta dal Mago ha tracciato la linea da seguire, ha costretto i posteri a fare i conti con i risultati mostruosi che questa rosa aveva prodotto: se Springsteen ha invaso San Siro con tre ore e mezza di adrenalina, quella di Herrera ha travolto l'Italia e l'Europa vincendo a valanga tra il 1963 e il 1966, collezionando trofei a raffica.

4) Vasco Rossi, 10 luglio 1990 - L'Inter dei record
Chi è il cantante dei record di San Siro? Non ci sono dubbi, c'è un solo nome: Vasco Rossi. Sei concerti in un solo anno, 29 volte fino ad oggi, perennemente sold-out: tutti i numeri di San Siro sono dalla sua parte.
E l'origine fu quella dell'estate dei Mondiali italiani. Le notti magiche sono appena finite, il colpo per la mancata finale fa ancora tremendamente male, ma a restituire colore al Paese ci pensa il Blasco, che mette piede per la prima volta sul palcoscenico che diventerà casa sua. E “Fronte del palco” diventa icona dei concerti nazionali, una pietra miliare.
Per il cantautore dei record di Zocca, non può trovare accostamento migliore la formazione condotta al successo da Giovanni Trapattoni appena un anno prima, mettendo dietro squadroni come il Milan di Sacchi e il Napoli di Maradona. Un abisso, un solco creato in quella stagione che è stata memorabile per i sostenitori neroazzurri, che hanno poi potuto sorridere con una Supercoppa Italiana e anche con la prima Coppa UEFA della storia nel 1991. Il grande chitarrista di quella strepitosa Inter non poteva che essere Matthaeus, Pallone d'Oro proprio nell'anno in cui Vasco trovò la definitiva consacrazione a Re della musica italiana.

5) Luciano Ligabue, 27 giugno 1997 - L'Inter di Ronaldo
Il 21 giugno il calcio italiano si sveglia con una notizia ufficiale che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia del movimento calcistico nazionalpopolare: Ronaldo vestirà la maglia dell'Inter. Moratti ha deciso di versare la clausola rescissoria fissata dal Barcellona per portare all'ombra della Madonnina il più forte del mondo. Pochi giorni dopo, nello stesso stadio che di lì a poco avrebbe visto il Fenomeno furoreggiare, facendoci sfiorare uno scudetto ancora amaro e conducendo la band di Gigi Simoni alla conquista della Coppa UEFA, avrebbe fatto la sua comparsa Luciano Ligabue. In quel momento, il più forte di tutti. Il rocker di Correggio viene da un clamoroso boom targato "Buon compleanno, Elvis!", e in quel periodo è letteralmente venerato, il vero numero uno della musica italiana. Se si chiede a diversi appassionati di calcio, interisti e non, in molti condividono l'idea che quello che ha realizzato Ronaldo in quel periodo è stato fuori dal comune. Ecco, musicalmente, quello che ha fatto il Liga in quell'anno non ha rivali nel panorama musicale italiano.

6) Jovanotti, 19 giugno 2013 - L'Inter di Mancini
Inter Sampdoria 3-2
. Stagione 2004/05. Fino all'88' i nerazzurri perdono 2-0 in casa. In molti non ci credono più, abbandonano lo stadio, cominciano a mugugnare. Poi, si ribalta tutto: Martins, Vieri, Recoba. Impossibile restare al proprio posto al cospetto di un'impresa del genere. Così come fu impossibile non muoversi nel triplo evento che Lorenzo Cherubini propose 10 anni fa, coronando più di 25 anni di successi, perseverando anno dopo anno. Caratteristica peculiare del quadriennio interista dell'attuale Commissario Tecnico azzurro, che ha macinato energie su energie prima di raggiungere gli obiettivi prefissati, aprendo la strada all'epoca scintillante del Mago di Setubal.

7) Ed Sheeran, 19 giugno 2019 - L'Inter di Leonardo
Quando il fenomeno pop mondiale annuncia la data in quel di San Siro, sono in molti a chiedersi se sia la cosa giusta. È indubbiamente famoso, piace ad un blocco importante di pubblico e sicuramente riuscirà a riempire lo stadio, ma qualcuno nutre dubbi sulla sua inesperienza. Eppure, va: il concerto riscuote successo, così come Leonardo, che passò dalla sponda rossonera del Naviglio a quella interista, raccogliendo un'Inter demotivata dall'approdo di Benitez post-Triplete. Lui, tra le mille diffidenze, riuscì a restituire credibilità ed entusiasmo, sfiorando il campionato e uscendo dalla Champions League a causa di una sconfitta irripetibile ai quarti di finale contro lo Schalke. Eppure, a fine anno porterà in dote la Coppa Italia, che per 10 anni risulterà essere l'ultimo trofeo della storia neroazzurra.

8) U2, 7 luglio 2009 - Il periodo di Conte
La band irlandese va in scena nel 2009 e porta sul palco professionalità, energia, comunicazione e voglia di lasciare il segno. Tratti distintivi della venuta di Antonio Conte sul Naviglio, che in due anni porta sul piatto tutto ciò che ha dimostrato in carriera, riportando al vertice l'Inter e sfatando anche il tabù europeo personale, arrivando a disputare la prima finale internazionale nel 2020, perdendo contro il Siviglia l'Europa League, con Lukaku che aveva mostrato i primi segnali di scarsa tenuta nelle partite fondamentali, come poi ripeterà tre anni dopo nella manifestazione più importante. Il tecnico salentino ha incarnato alla perfezione lo spirito interista, facendo ricredere gli scettici che vedevano nel suo passato juventino un ostacolo insormontabile. Il diciannovesimo porta la sua firma, che nessuno lo dimentichi.

9) Coldplay, 2017-2023 - L'Inter del Triplete
La band britannica, nelle due occasioni in cui ha conquistato la Scala del calcio (per sei concerti totali), è stata semplicemente perfetta. Come ho avuto modo di raccontare in un articolo precedente (https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/barvxl-andate-a-un-concerto-dei-coldplay), lo show di Chris Martin e soci è stato sontuoso, un insieme di luci, colori, hit, momenti intimi, giochi, sperimentazioni, duetti, festa, brani indimenticabili. Chi ha vissuto questa esperienza (auguri ai fortunati che hanno acquistato i tagliandi per Roma 2024) sa bene che nulla potrà eguagliare la performance speciale dei più grandi del mondo. Ecco, se c'è un'impresa che niente e nessuno potrà pareggiare, se ci sono delle sensazioni provate che nessun momento potrà restituire ad un tifoso interista, questa è quella che José Mourinho nel 2010 ha reso unica ed inimitabile. Il Triplete è un'emozione, ma frutto di un percorso fatto di tanti successi. Esattamente quello che hanno realizzato i Coldplay, sfornando uno spettacolo unico dopo tanto sudore e dopo essere entrati nei cuori di milioni di persone. Così come hanno fatto Milito e compagni.

10) Maneskin, 24/25 giugno 2023 - L'Inter di Simone Inzaghi
Esplosi a X-Factor, hanno vinto Sanremo, poi l'Eurovision, hanno duettato con Iggy Pop, aperto il concerto dei Rolling Stones, partecipato a Glastonbury. Finita qui? Neanche per scherzo: finalmente, sono arrivati a San Siro, che, come detto, certifica la definitiva ascesa nell'Olimpo musicale italiano. Ecco, la squadra di Simone Inzaghi si trova nella medesima condizione: ha vinto 4 trofei, ha avuto il riconoscimento internazionale raggiungendo la finale di Istanbul, ma per la consacrazione serve solo un risultato: lo Scudetto. San Siro sta ai Maneskin come il tricolore sta a Simone Inzaghi: la prima equazione è stata soddisfatta con sacrificio, la seconda è in corso d'opera. E, con lo stesso modo di agire, quella seconda stella potrà finalmente illuminare una squadra a cui manca solo la vittoria in Serie A per essere inserita nel novero delle grandi Inter di tutti i tempi.

Work in progress: alla batteria (dei centrocampisti) sta per aggiungersi Samardzic.

 

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